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Torino. In strada per smilitarizzare la città

Torino. In strada per smilitarizzare la città

Come sempre il 2 giugno la Repubblica ha celebrato sé stessa con esibizioni militari, parate e commemorazioni. Una “festa” nazionalista e militarista.
Una “festa” che anche quest’anno è stata contestata attivamente in due giornate di informazione e lotta.
Sabato 1 giugno antimilitarist si sono dati appuntamento in corso Palermo angolo via Sesia, dove da gennaio staziona un gippone dei militari dell’operazione “Strade sicure”.
Ad attenderci oltre ai soldati c’erano carabinieri, due gipponi dell’antisommossa, vigili urbani. Una scena bellica che è ormai consueta in quest’angolo di periferia posto sotto costante assedio dallo Stato italiano.
Al nostro arrivo le forze dell’ordine si sono appostate nelle retrovie, mentre i soldati, saliti rapidamente sul loro mezzo si sono spostati in largo Giulio Cesare.
Un corteo vivace comunicativo ha attraversato il mercato di piazza Foroni con numerose soste per interventi. La Clown Army e una delegazione di percussionisti della Murga hanno messo in scena, ridicolizzandoli, i continui pattugliamenti dei militari. Quest’area del quartiere è sottoposta ad occupazione militare da oltre sei mesi, nella lunga campagna elettorale in cui le destre e le sinistre puntano su legge ed ordine, tra leggi sempre più liberticide e forme di controllo sempre più soffocanti. Nel mirino i quartieri poveri, dove campare è sempre più difficile, dove il governo, in tutte le sue articolazioni territoriali, tratta le questioni sociali in termini di ordine pubblico.
Il corteo si è poi diretto verso largo Giulio Cesare, dove il gippone pieno di soldati si è nuovamente allontanato in gran fretta.
Evidente la scelta della questura di evitare il contatto tra soldati ed antimilitaristi, i primi armati di tutto punto, i secondi con nasi rossi, megafono, volantini e percussioni. A quanto pare la loro fiducia nell’efficacia propagandistica dell’operazione “strade sicure” vacilla un po’.
Il corteo è poi tornato nello slarghetto di corso Palermo dove ci sono stati interventi e il canzoniere antimilitarista di Alba e Carenza503.
Per un giorno quest’angolo di Barriera è stato smilitarizzato.

Il buon giorno si vede dal mattino. Domenica 2 giugno un gruppo di antimilitarist ha bloccato l’ingresso di Leonardo in corso Francia. Sullo striscione la scritta “spezziamo le ali al militarismo!”
É stata la prima tappa della seconda giornata di informazione e lotta per smilitarizzare la città.
Il blocco alla sede torinese di Leonardo era una tappa obbligata. Leonardo produce a testa le armi impiegate nelle guerre di ogni dove. Le usano le truppe italiane nelle missioni di “pace” all’estero, le vendono le industrie italiane ai paesi in guerra. Queste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi territori.
Leonardo e il Politecnico intendono costruire la Città dell’aerospazio, nuovo polo per la fiorente industria aerospaziale di guerra, che sorgerebbe sui ruderi dell’Alenia di corso Marche. Lo scopo è di progettare armi sempre più sofisticate, precise, veloci, mortali.
Per fermare la guerra non basta un No. Occorre incepparne i meccanismi, gettando sabbia negli ingranaggi.

Dopo il blocco a Leonardo, gli antimilitarist si sono spostati in corso Ferrucci, al parco “Artiglieri di montagna”.
Un’aquila sormonta il brutto monumento piazzato al centro di questo parchetto striminzito votato alla movida serale.
Un’iscrizione celebra gli orrori della prima e della seconda guerra mondiale e i genocidi compiuti durante la conquista coloniale della Libia e dell’Eritrea. Guerre di un passato che si riverbera in un presente altrettanto feroce.
Da decenni l’Italia finanzia la Libia perché intercetti e blocchi le navi dei migranti e rigetti uomini, donne e bambin* nell’inferno dei campi di concentramento libici. Le frontiere sono segni su una mappa, linee fatte di nulla rese vere da uomini in armi.
L’Italia è anche oggi tra i protagonisti della devastazione e del saccheggio dell’Africa.
Sul monumento è stato appeso lo striscione “No missioni militari in Africa”.

Nella terza tappa del loro giro attraverso la città gli antimilitaristi hanno rifatto il look al monumento al bersagliere di corso Galileo Ferraris.
Uno striscione con la scritta “no a tutti gli eserciti” ed un fantoccio insanguinato regalano a Torino un monumento antimilitarista.
C’è chi crede basti una bandiera della pace, c’è chi pensa che basti dire no.
Ma opporsi alla guerra senza opporsi al militarismo è una prospettiva miope, perché alimenta l’opinione che vi siano eserciti buoni. E non basta mettere la parola “resistenza” al posto di “esercito” per modificare il senso di guerre combattute per assicurarsi il controllo esclusivo di questa o quell’area geografica. Solo l’alleanza transnazionale degli oppressi e degli sfruttati spezza le frontiere, frantuma la logica statalista e patriottica, fa saltare il tappo identitario legato al luogo, alla religione, alla tradizione per aprire uno spazio simbolico e reale al non luogo, all’utopia, che non è l’irrealizzabile ma solo l’irrealizzato.
I monumenti militaristi sono ovunque in città: è una vergogna che si celebrino uomini che, per mestiere, uccidono, stuprano, distruggono città e paesi, devastano il territorio.

“L’ENI produce guerra”. Antimiltarist* hanno aperto questo striscione di fronte all’ENI Store di via Garibaldi.
C’è una stretta interconnessione tra le tante missioni militari italiane in Africa (ma non solo) e gli interessi dell’ENI.
La diplomazia in armi del governo va dalla Libia al Sahel al Golfo di Guinea. Queste aree hanno un’importanza strategica per gli interessi dell’ENI, perché vi si trovano i maggiori produttori africani di gas e petrolio. L’obiettivo è la protezione delle piattaforme offshore e degli impianti di estrazione, perché al di là delle chiacchiere sulle rinnovabili, l’energia ricavata da fonti fossili rappresenta il core business del colosso italiano.
L’ENI rappresenta oggi la punta di diamante del colonialismo italiano in Africa e non solo.
La bandiera con il cane a sei zampe dell’ENI sventola a fianco di quella tricolore in luoghi in cui la desertificazione e la predazione delle risorse macinano le vite di tanta parte di chi ci vive.
Gli antimilitarist hanno distribuito volantini e fatto interventi. Uno striscione con la scritta “ENI: sangue, petrolio e guerra” è stato legato alle serrande.

A Torino i militari ogni anno occupano piazza Castello. Come ogni anno non potevano mancare gli antimilitaristi, che hanno contestato la cerimonia delle forze armate.
Sono comparsi in piazza con lo striscione “Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere”. Una contestazione molto vivace che non è stata gradita dai manichini in divisa.
Mentre i militari erano impettiti per l’inno d’Italia, gli antimilitaristi cantavano “nostra patria è il mondo intero”,
Digos e antisommossa si sono schierati a fronteggiare gli antimilitaristi. Finita la cerimonia abbiamo attraversato in corteo la piazza smilitarizzata.
Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra.
Le cerimonie militari del due giugno servono a giustificare enormi spese militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni militari all’estero dall’Ucraina all’Africa. Guerre, stupri, occupazioni di terre, bombardamenti, torture, l’intero campionario degli orrori umani, se compiuto da uomini e donne inquadrati in un esercito, diventa legittimo, necessario, opportuno, eroico.
Le divise da parata, le bandiere, le medaglie, la triade “dio, patria, famiglia” non sono il mero retaggio di un passato più retorico e magniloquente del nostro presente, ma la rappresentazione sempre attuale dell’attitudine imperialista e neocoloniale dello stato italiano.
Contestare attivamente queste cerimonie è la chiave di volta per impedire che diventi normale la presenza dei militari per le strade della nostra città, che diventi normale che qualcuno uccida, bombardi, stupri, occupi e devasti i territori in nostro nome.
Questa è stata l’ultima tappa della due giorni di lotta al militarismo e alla guerra.
Continuiamo a smilitarizzare la città!

Assemblea Antimilitarista
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46 – riunioni ogni martedì dalle 20
www.anarresinfo.org

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