Situazione a Ventimiglia, No Borders e repressione

no-borders-ventimigliaPubblichiamo il racconto di un compagno presente in questi giorni a Ventimiglia. Solidarietà a tutti i compagni colpiti dalla repressione.

Sono giorni tremendamente difficili quelli che si stanno vivendo attualmente al confine, sia da parte dei migranti (sgomberati successivamente all’ultima protesta ai balzi rossi risalente al 5 Agosto) che degli attivisti e dei solidali che tentano di dare il proprio contributo concreto, un supporto medico-sanitario, informativo, ecc. esterno a quello, praticamente inesistente, di matrice istituzionale, al fine di migliorare la situazione già aggravata dalle politiche del nostro governo e di quello degli altri paesi europei, tendendo verso l’abbattimento di ogni frontiera, di ogni confine, di ogni muro invisibile eretto per scoraggiare la mobilità ed incentivare/accentuare l’odio razziale; odio evidenziato più volte da forze dell’ordine e digos che come testimoniano video piuttosto recenti non si fanno nemmeno troppi scrupoli ad esternare il proprio insito fascismo nei confronti del più debole e del diverso. Il tentativo di dare il proprio apporto umanitario da parte dei compagni a Ventimiglia, oltre ad essere ostacolato dalla forza bruta delle unità in divisa e dall’accanimento amministrativo e penale da parte della procura, non sta traendo i frutti tanto desiderati, dal momento che una vera e propria rete di solidarietà non si è evidentemente venuta a creare, molti degli abitanti in provincia di Imperia non celano troppo il proprio disgusto verso chi in una maniera o nell’altra andrebbe a minare quello che a detta loro è considerato il quieto vivere e il semplice calarsi nei comodi panni del modus vivendi da “bravo cittadino”.
Venendo ai fatti, provo a raccontare con poche e semplici parole quello che è avvenuto nel pomeriggio di Sabato 6 Agosto, una giornata come un’altra ma che mi ha visto coinvolto in una serie di tristi vicende che si prestano facilmente ad assumere i connotati emblematici di queste ultime ondate repressive. Nel mattino dello stesso giorno diversi compagni si recano in spiaggia per volantinare l’esistenza di un corteo che si sarebbe svolto l’indomani, dopodiché una cinquantina di ragazzi decide di muoversi verso il centro della Croce Rossa Italiana, nella quale sono ospitati diversi migranti, al fine di dargli un saluto ed esprimere tutto il proprio supporto e la propria solidarietà. Tempo di avvicinarsi al presidio percorrendo una linea ferroviaria abbandonata del Parco Roja, che una camionetta della polizia antisommossa ci raggiunge e i celerini si dispongono linearmente davanti a noi; a detta loro ci intimano di indietreggiare, pochi secondi dopo si sentono i primi spari e piovono lacrimogeni, i compagni indietreggiano e la celere avanza, tutto questo fino a che non si abbandona la linea ferrata e si raggiunge Ponte Aniante, qui comincia la barbarie vera e propria, diversi manifestanti si voltano e vedono arrivare a gran velocità due camionette della polizia (sembra quasi di rimembrare alcune immagini risalenti al G8 del 2001…), una si ferma all’inizio del ponte, l’altra supera molti compagni e inchioda prima del bivio; chi riesce a fuggire prende una delle due strade, per gli altri, oramai chiusi in un vero e proprio panino non resta che subire, inseguimenti e manganellate, in pratica una caccia alle streghe violenta e indiscriminata. I fermati risulteranno essere 11 sul ponte e 2 poco fuori da esso; nel momento dell’arresto e successivamente ad esso molti risulteranno essere gli accanimenti verbali e fisici (minacce non troppo velate e calci rabbiosi), il rilascio di 11 dei 13 fermati avverrà almeno 8 ore più tardi, alle 3:30 circa, successivamente ad una serie di insulti e di violenze psicologiche all’interno del commissariato. Da segnalare come un agente di mezza età sia rimasto vittima di un infarto fulminante durante questa degenerante operazione; la stampa e i media di regime sono riusciti puntualmente nel loro intento di strumentalizzare i fatti a tal punto da ribaltare le dinamiche dell’accaduto e criminalizzare ulteriormente il movimento, arrivando addirittura ad accusare implicitamente i manifestanti del decesso del poliziotto, sottolineando l’esistenza di tafferugli/scontri mai avvenuti effettivamente (13 ragazzi, compreso il sottoscritto, hanno ricevuto fogli di via dalla provincia di Imperia, denunce di partecipazione a radunata sediziosa aggravata e resistenza a pubblico ufficiale aggravata, solo in quella giornata…Già, perché di questi tempi cercare di evitare un cs o una manganellata è un grave atto di resistenza!)…In ogni caso 11 di loro vengono per l’appunto liberati la notte stessa, per altri 2, accusati anche di lesioni, non verrà adottata la stessa procedura, anzi verranno puntualmente isolati dal mondo esterno, impedendogli persino di parlare con il proprio avvocato, nel frattempo vengono rinchiusi una nel carcere di genova e l’altro in quello di imperia. Solo stamattina viene deciso dal gip se convalidare o meno l’arresto e i due ragazzi sono ora a piede libero, con il solito foglio di via sul groppone ed un processo fissato in Autunno.
Ci sarebbe davvero tanto, tantissimo altro da aggiungere, ma per ora mi fermerò qui. Quest’oggi a Ventimiglia l’elevatissimo livello di intolleranza e di oppressione non è altro che la prassi, e non l’eccezione; oggi a Ventimiglia si respira la loro risposta che è la loro paura; oggi a Ventimiglia si lotta per un mondo diverso, più giusto, più libero e lieto.

Stefano

a questo link di anarres di seguito trovate link a video e altre testimonianze

 
 

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