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Sciopero generale e antifascismo

Sciopero generale e antifascismo

Torino. Venerdì 23 ottobre, sciopero generale di tutte le categorie proclamato dal sindacalismo di base. In piazza Palazzo di Città, davanti alla sede del Comune, si è tenuto  uno dei due presidi cittadini organizzati dalla CUB, con i lavoratori e le lavoratrici delle scuole comunali e statali in prima fila.

Salari da fame, precarietà, disoccupazione, sovraffollamento e mancanza di sicurezza sul posto di lavoro, tagli ai servizi sociali fondamentali e attacco alla libertà di dissenso al tempo della pandemia, sono solo alcune delle questioni energicamente sollevate. Anarchici e anarchiche erano presenti all’appuntamento con un proprio volantino:

“Salute, istruzione, trasporti, salario, casa…

Un terno al lotto

Nelle scuole di Stato non c’è nessuna reale tutela per lavoratori e studenti, al di là di disposizioni palliative su banchi, temperature e mascherine, che, dentro scuole sovraffollate, paiono del tutto insufficienti. Non ci sono spazi nuovi e mancano gli insegnanti. Tanti sono ammalati o in quarantena. Per chi se le può permettere ci sono scuole private, corsi di formazione all’estero, aule grandi e spazi all’aperto. Per gli altri le classi pollaio, i docenti usa e getta, le scuole che ti crollano addosso.

Tutto come prima, peggio di prima.

Chi non può permettersi il lusso di viaggiare in auto spera di trovare un bus non troppo pieno. Anno dopo anno, hanno diradato i passaggi alle fermate, ridotto le linee, aumentato il costo dei biglietti. Per chi se li può permettere ci sono i trasporti privati, per gli altri lunghe attese di autobus sovraffollati e costosi.

Era così prima dell’epidemia, ora è anche peggio.

In fabbrica e nella logistica non basta un poco di gel a scongiurare il diffondersi del contagio. Lavoratori e lavoratrici rischiano la vita, mentre la precarietà è sempre più normale, i salari non riescono a seguire l’aumento dei prezzi.

Negli ospedali e negli ambulatori la situazione è disastrosa: code infinite per accedere a ogni tipo di visita o esame. Persone fragili obbligate ad attendere in strada al freddo per accedere ad ambulatori e studi medici.

Sono passati tanti mesi dall’inizio della pandemia, ma poco o nulla è cambiato, se non in peggio. Alle file di chi si ammala e muore di covid si aggiungono quelle di chi soffre di altre patologia e trova sbarrata la strada per esami e visite. La prevenzione è diventata un miraggio.

Per chi se le può permettere ci sono le cliniche private, la prevenzione, le cure. Per gli altri la vita, specie in questi mesi, è diventata un terno al lotto.

Era così prima dell’epidemia, ora è anche peggio.

Ci raccontano che non ci sono abbastanza soldi per la salute, l’istruzione, i trasporti. Mentono.

Le spese militari in Italia crescono da anni, così come i tagli alla scuola, alla sanità, ai trasporti.

Ma a decidere non è mai il destino. Decidono padroni e governi.

Sono loro che hanno scelto dove e come investire, dove e perché spendere il denaro sottratto alle nostre buste paga.

La spesa militare è passata dall’1,25 per cento del Pil fino a raggiungere un picco del 1,45 per cento mentre quella sanitaria è scesa di un punto percentuale.

Nel 2020 sono stati stanziati circa 26,3 miliardi in spese militari, un miliardo e mezzo in più rispetto al 2019. 5,9 miliardi di euro sono destinati all’acquisto di nuovi sistemi d’arma.

In estate il governo ha deciso il rifinanziamento delle missioni militari. Riconfermate le oltre 40 missioni dello scorso anno, tra cui spiccano quelle in Libia, Iraq, Niger, Afganistan, Libano, Balcani e Lettonia, per una cifra complessiva che, in linea con gli anni precedenti, supera ampiamente il miliardo di euro.

Si aprono altri fronti dalla Libia al Sahel sino al Golfo di Guinea e cresce il numero di militari impiegati, che tocca gli 8.613.

Provate ad immaginare quanto migliori sarebbero le nostre vite se i miliardi impiegati per ricacciare uomini, donne e bambini nei lager libici, per garantire gli interessi dell’ENi in Africa, per investire in armamenti, militari nelle strade delle nostre periferie fossero usati per scuola, sanità, trasporti.

Ma immaginare non basta. Occorre mutare paradigma.

Servono cambiamenti radicali. Inutile crogiolarsi nella riproposizione di una prospettiva welfarista oggi inattingibile. L’illusione welfarista consegna una delega in bianco allo Stato, che oggi, quando è sotto forte pressione, si limita a elemosine.

Costruiamo assemblee territoriali, spazi, scuole, trasporti, ambulatori autogestiti. Ci raccontano la favola che una società complessa è ingovernabile dal basso mentre ci annegano nel caos della gestione centralizzata e burocratica delle scuole, degli ospedali, dei trasporti. La logica è quella del controllo e degli affari. Occorre spezzarla.

È urgente cambiare la rotta. Con l’azione diretta, costruendo spazi politici non statali, moltiplicando le esperienze di autogestione, costruendo reti sociali che sappiano inceppare la macchina e rendano efficaci gli scioperi e le lotte territoriali.

Un mondo senza sfruttati né sfruttatori, senza servi né padroni, un mondo di liberi ed eguali è possibile.

Tocca a noi costruirlo.”

Federazione Anarchica Torinese

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Torino. Sabato 24 ottobre. In opposizione al tentativo mal riuscito di convogliare in città vari gruppi della destra autoproclamatasi identitaria, a un anno di distanza dall’apertura della sede di Aliud – giovane formazione neofascista – in zona San Paolo, antifascisti e antifasciste hanno fatto sentire la propria voce in quartiere, ribadendo il proprio sdegno nei confronti della feccia fascista, nient’altro che il braccio armato informale dei governi e del padronato, ben contenti di tenersi stretti chi è abituato a soffiare sul fuoco della guerra tra poveri, rimestando le acque, accanendosi sui soggetti più vulnerabili, impedendo di identificare le reali responsabilità di chi quotidianamente inventa nuovi sistemi per sfruttarci ed opprimerci. Odio e violenza razzista, omofoba, misogina, vengono indirizzati contro chi viene identificato di volta in volta come “nemico interno” da perseguitare e cancellare. La folta schiera di poliziotti in antisommossa è sempre pronta a difendere l’operato strisciante di chi alimenta questa narrazione, e adoperare la forza bruta contro chi, al contrario, non ci sta affatto a digerire in silenzio lo stato di cose esistente e decide di alzare la testa, organizzarsi e lottare per la libertà, l’uguaglianza e la giustizia sociale, esattamente come quei partigiani che combatterono e morirono strada per strada, per consegnare al futuro un mondo migliore dove poter vivere.

Un presidio, trasformatosi in un corteo rumoroso e comunicativo, ha oggi smascherato la vera natura dell’estrema destra in questo paese e messo in evidenza le politiche criminali ed antiproletarie del governo in periodo di crisi pandemica ed economica.

Oggi come ieri. Azione diretta contro Stato e fascisti!

Federazione Anarchica Torinese

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