Il governo più “a sinistra” della storia italiana ha dichiarato di aver abolito i decreti sicurezza di Salvini. «I decreti propaganda/Salvini non ci sono più» ha dichiarato uno Zingaretti soddisfatto. «Verso un paese con più diritti ed umanità» ha scritto Peppe Provenzano, mentre Orlando sostiene che si sia riorganizzata l’accoglienza «per promuovere l’integrazione e garantire la sicurezza per tutti». Insomma, mancano solo le campane a festa e le sfilate dei caroselli per strada.
Tutto ciò sarebbe bello se solo fosse vero, anche solo in parte, ma la verità che si pone di fronte ai nostri occhi è un’altra ed è molto diversa. Prima di tutto viene da chiedersi secondo quale logica i decreti Salvini sarebbero stati smantellati, dal momento che sono stati solo, parzialmente e moderatamente, modificati, in alcuni punti anche peggiorati. Stupisce che partiti abituati ad abolire la povertà si esaltino per aver leggermente modificato un decreto! Entriamo però nel dettaglio.
I decreti “sicurezza” erano stati fatti per la sicurezza dei padroni. Nei decreti sicurezza c’è una parte, rilevante, di contrasto all’opposizione sociale, con la previsione della partecipazioni a manifestazioni come “aggravante” per un reato, il carcere per chi si coprisse il volto, facesse una scritta sul muro o accendesse un fumogeno. Sono state aumentate le pene per tutti i reati solitamente contestati ai manifestanti nel corso di incidenti di piazza (con l’obbrobrio giuridico per cui si viene condannati a 20 anni per aver rotto un bancomat durante un corteo ed a 7 anni per aver rapinato una banca). Era stata ampliata la repressione delle manifestazioni pubbliche che rallentassero la circolazione delle auto o dei treni, previsto l’uso del taser anche da parte della polizia municipale e il Daspo urbano per motivi politici. Di questo nulla è stato toccato.
Poi c’è una parte di guerra ai poveri. Sono previsti gli sgomberi delle case occupate, con uso della forza pubblica e senza alcuna previsione di sostegno per le persone e i bambini che fossero alloggiati all’interno. L’accattonaggio è previsto come reato (arresto da 3 a 6 mesi). Sono state ampliate le possibilità di confisca amministrativa di veicoli o beni di proprietà delle persone indebitate. Anche di questo nulla è stato toccato.
Non ci addentriamo oltre nella disamina del contenuto dei passati decreti, anche se riteniamo importante segnalare le norme che sono state confermate da questo esecutivo. Veniamo allora alla parte razzista dei decreti, l’unica che è stata in minima parte modificata.
Viene ridotto da 180 a 120 giorni il periodo massimo di prigionia nei CPR per i migranti “irregolari”, peccato che prima dei decreti fosse di 90 giorni. Hanno fatto uno sconto di 2 mesi, mantenendo quattro mesi di reclusione: un’enormità per rinchiudere uno che non ha fatto nulla di male, se non avere un problema di carattere amministrativo.
Hanno dovuto reinserire la possibilità per l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo. Del resto, il divieto di farlo, previsto nel precedente decreto, l’aveva già abrogato la Corte Costituzionale. Hanno ridotto da 4 a 3 anni la durata dell’iter per ottenere la cittadinanza (prima dei Decreti sicurezza era a 2 anni), con l’ulteriore beffa che, NON avendo effetto retroattivo, chi ha già fatto la domanda dovrà aspettare un anno in più.
Hanno tolto la sanzione amministrativa del sequestro della nave per le ONG ma hanno trasformato il salvataggio in mare in reato penale, lasciando oltretutto inalterate le multe da 10 a 50 mila euro. Anche se infiocchettato, rimane in vigore il principio secondo cui il Ministro dell’Interno – in determinate situazioni – può vietare l’ingresso e il transito di navi non militari in acque italiane.
Viene reinserita la “protezione speciale” per i richiedenti asilo (una volta si chiamava “umanitaria” ma questi l’umanità non sanno neanche cosa sia), che del resto era a rischio di abrogazione da parte della Corte Costituzionale e lo stesso Mattarella aveva segnalato che non rispettava gli “obblighi costituzionali e internazionali dello Stato”. Per mantenere l’impostazione razzista hanno però deciso un procedimento accelerato per una decisione “direttamente alla frontiera o nelle zone limitrofe” che comporterà sicuramente, per chi se la vedesse respinta dopo qualche ora dal funzionario di turno in prefettura, l’espulsione immediata e l’impossibilità di fare ricorso.
Vengono anche aggiunte alcune cose: viene introdotto un diritto penale speciale per i reati commessi nei CPR con la facoltà di arresto immediato con rito direttissimo: provvedimenti volti a reprimere e disincentivare le rivolte dentro le strutture. A questo si aggiunge l’introduzione di norme per aumentare l’isolamento nel 41-bis (trasformando degli illeciti disciplinari in reati veri e propri). Infine, è stato istituito un DASPO anti-risse che prevede il divieto di ingresso in una serie di locali scelti dal questore per chi abbia avuto comportamenti violenti al di fuori di un locale.
È evidente che, di là della propaganda, c’è una continuità nella politica di repressione del dissenso, di criminalizzazione della povertà e nel razzismo che prescinde dal colore dei singoli governi. Tra i decreti liberticidi di Minniti (2017), di Salvini (2018-2019) e quello attuale le modifiche sono solo di forma e dimostrano, una volta di più, quanto sia illusoria la speranza di chi ritiene che votare questo o quello cambi qualcosa. Invitiamo tutte e tutti a praticare l’unico modo per cambiare veramente le cose: lottare contro questo Stato di repressori, sfruttatori e razzisti.
Gruppo anarchico “Bakunin” – FAI Roma e Lazio