Nella memoria del primo antifascismo solidarietà alle antifasciste e agli antifascisti sotto processo

Di seguito il testo del volantino distribuito il 1 dicembre al teatro Goldoni di Livorno all’ingresso dello spettacolo “Perché non dobbiamo aprire? Siamo gente per bene” promosso dalla So.crem, con il patrocinio della Provincia e del comune di Livorno, per ricordare nel centenario dei fatti dell’Agosto 1922 i fratelli Pietro e Pilade Gigli. Pilade era anarchico. Abbiamo colto l’occasione per ricordare alla platea che in città è in corso un processo per le contestazioni del 2018 alla Meloni.

 

Nel ricordare il primo antifascismo e coloro che come i fratelli Gigli hanno pagato il prezzo più alto di fronte alla violenza fascista, vogliamo esprimere solidarietà a chi oggi si trova inquisito per aver manifestato il proprio antifascismo in una piazza di questa città.
A Livorno si sta tenendo un processo a 40 antifasciste e antifascisti – dai minorenni ai settantenni – che hanno osato contestare Giorgia Meloni nel febbraio 2018 in Piazza Garibaldi, a poche centinaia di metri da dove furono uccisi Pietro e Pilade Gigli. Sono accusati di “adunata sediziosa” e “resistenza” per una normale contestazione antifascista, in un periodo in cui gli esponenti politici di destra, tra cui Giorgia Meloni, spendevano parole di comprensione per l’attentatore razzista Luca Traini che a Macerata il 3 febbraio 2018 ferì sei persone nere sparando colpi di pistola dalla sua auto.

A 100 anni dal 1922

Nell’estate del 1922 si giocano le ultime carte per fermare la reazione antiproletaria: il paese è attraversato da un crescendo di aggressioni compiute dai fascisti nei confronti delle organizzazioni del movimento operaio e dei singoli militanti; si contano decine di morti fra gli antifascisti. In quei mesi l’Unione Anarchica Italiana e il giornale “Umanità Nova” si battevano per costituire un fronte unico proletario che organizzasse la difesa, come il movimento degli Arditi del Popolo. Su iniziativa del Sindacato Ferrovieri Italiano è costituita l’Alleanza del Lavoro, a cui partecipano tutti i sindacati, con l’appoggio dell’Unione Anarchica, del Partito Repubblicano, del Partito Comunista e del Partito Socialista. L’Alleanza del Lavoro indice uno sciopero generale ad oltranza per fermare le violenze fasciste a partire dalla mezzanotte del 31 luglio. I fascisti finanziati da agrari e industriali, armati da Carabinieri ed Esercito, protetti dalla monarchia e dalla Chiesa, aggrediscono le roccaforti operaie.

In molte città, fra cui Piombino, Ancona, Parma, Civitavecchia, Bari i fascisti vengono respinti anche grazie all’azione degli Arditi del Popolo. Nel momento in cui la resistenza operaia cresce, CGL e PSI, sperando in un ennesimo compromesso, si ritireranno dalla lotta, aprendo la strada alla rappresaglia armata del Governo. Livorno è uno dei centri dello scontro. Tra il 1° e il 2 Agosto 1922 squadre fasciste provenienti da tutta la Toscana lanciano la caccia agli antifascisti livornesi, facendo irruzione nei quartieri popolari che resistono all’invasione.

Molti furono gli assassinati in quei giorni. Popolani, militanti comunisti, anarchici, repubblicani e socialisti, tra i quali Luigi Gemignani, Gilberto Catarsi, Pietro Gigli, Pilade Gigli, Oreste Romanacci, Bruno Giacomini, Genoveffa Pierozzi, Filippo Filippetti.

Federazione Anarchica Livornese // cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it // federazioneanarchica.org

 

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