Milano- San Siro: giù le mani dal parco dei capitani UN CALCIO ALLE SPECULAZIONI

Le dismissioni delle strutture pubbliche sportive non si contano più: Agorà Palazzetto del Ghiaccio, la piscina del Lido, l’ippodromo, la piscina Scarioni, lo stesso Stadio di San Siro è messo in vendita nei progetti. Tutte strutture pubbliche offerte alle speculazioni dei privati, come nel caso di importanti costruttori di piscine che hanno già messo gli occhi per trasformare, quelle dismissioni, in progetti di privatizzazione a scapito dell’utenza più popolare per un’offerta alle classi più agiate”.

Questo scrivevamo qualche numero fa su questo giornale in occasione della protesta contro le Olimpiadi invernali previste per il 2026 nell’area tra Cortina e Milano. La protesta, definita Utopiadi, si era realizzata con l’occupazione dell’ex Palazzetto del ghiaccio, tuttora abbandonato, rivitalizzato per l’occasione da una tre giorni di pratica degli sport popolari organizzati dalle varie associazioni di base, dalla boxe al calcio, con relativi spazi per i dibattiti: un’iniziativa in contrapposizione alle speculazioni messe in atto sul territorio come conseguenza dell’evento delle Olimpiadi invernali.

Proprio in questi giorni è tornata di attualità la questione della svendita dello Stadio comunale Meazza nella zona di San Siro. Un progetto che vuole realizzare il sindaco Sala, il sindaco “svendo tutto”. Ma la cosa curiosa è che, benché della cosa si stia molto parlando, nella realtà lo stesso Consiglio Comunale non ha mai affrontato la questione, per cui il progetto verrebbe portato avanti di nascosto alle stesse istituzioni. Il progetto sarebbe questo: l’attuale Stadio Meazza, ristrutturato negli anni ‘80, è una struttura pubblica di proprietà comunale che rende importanti guadagni rappresentando un’entrata. Tale struttura dovrebbe essere venduta alle associazioni calcistiche di Milan e Inter, che in contemporanea acquisterebbero, a pochi passi, il Parco dei Capitani, un ampio polmone verde utile a dare ossigeno agli abitanti della zona. Per cui lo Stadio pubblico di San Siro verrebbe abbattuto e nelle immediate vicinanze verrebbe costruito un nuovo Stadio privato nell’ampia area del Parco dei Capitani requisito a tale scopo. Ma l’operazione non finisce qui, perché nell’intera area del Parco, a ridosso del nuovo Stadio, verrebbe edificata una serie di centri commerciali. Una grossa operazione speculativa a favore dei privati e a danno del pubblico.

Nei giorni scorsi è stato occupato lo spazio interno al Parco da parte di una impresa attrezzata con trivelle e altri macchinari, con lo scopo preciso di trivellare e sondare il terreno. Da parte di abitanti vicini, che si sentono danneggiati da simili interventi, sono state fatte delle foto di questa presenza ingombrante e inviate in giro per dare l’allarme. Ci siamo immediatamente domandati chi ha dato il permesso a questa ditta dal momento che la cosa non è mai stata discussa a livello istituzionale, cosa che ci è stata confermata consultando dei Consiglieri della stessa maggioranza.

Nella mattina del 28 gennaio si è mobilitato il Comitato San Siro Città Pubblica, che sotto la pioggia battente è enyttrato nel Parco dei Capitani, dove da alcuni giorni era stato impropriamente attivato il cantiere. Circa una ventina erano i partecipanti a questa iniziativa di protesta, che sono entrati all’interno del cantiere e ne hanno denunciato le irregolarità. Nonostante la richiesta del Comitato, non è stata mostrata nessuna autorizzazione ad effettuare gli interventi, mentre il Comitato stesso ha contestata la mancanza di segnaletica adeguata ai lavori in corso. La protesta è stata ripresa da una trouppe televisiva e trasmessa nel notiziario di RAI 3. Lo scopo dell’incursione era quello di denunciare questo progetto di privatizzazione e speculazione a danno dell’ambiente e del verde, con la cancellazione di un Parco pubblico. Il Comitato si impegna a continuare la battaglia per fermare questa ulteriore follia voluta dal sindaco Sala, all’oscuro, come ribadiamo, dello stesso Consiglio Comunale milanese.

E. Moroni

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