I fatti sino fin troppo noti: il mattino del 26 ottobre vengono arrestati i vertici del Cociv, il consorzio di costruttori incaricataci dell’opera del Terzo Valico. È un “lavoro affidato o dato in concessione da soggetti pubblici con il sistema del General Contractor”, insomma il famigerato sistema della Legge Obiettivo di Berlusconi.
In tutto del Cociv finiscono in manette il Presidente (Longo), il suo Direttore Generale e vice presidente (Pagani), due suoi ex Direttori Generali pro tempore (Marcheselli e Pelliccia), il suo Responsabile Unico del Procedimento (RUP) relativo alle procedura aperta di affidamento di lavori (Ottolin), i suoi due ausiliari del RUP (Lorenzi e Puma), il suo coordinatore del settore costruzioni (Frulloni), il suo responsabile degli affidamenti ed approvvigionamenti (Dionisi), il suo membro effettivo del comitato tecnico e a buon peso due esponenti della società Condotte d’Acqua facente parte di COCIV stesso (Astaldi e Coraggio), insomma si salvano in pochi! Praticamente a piede libero sono rimasti pochissimi dirigenti di secondo o terzo piano, una manciata di ingegneri di cantiere e qualche segretaria.
I reati contestati sono Associazione a delinquere, connivenze con la malavita organizzata, concussione, corruzione e turbativa d’asta.
In parole povere: il solito caro vecchio e consolidato giro di tangenti, escort e mazzette. Nulla di nuovo negli affari di stato.
Oltre alle classiche mazzette il grosso delle tangenti sembrerebbe elargito riassegnando lavori; in pratica, per ringraziare di aver ottenuto un appalto con la compiacenza dei vertici di COCIV, queste ditte davano lavori in subappalto ad altre, riconducibili al Direttore Lavori per COCIV (De Michelis) e a un imprenditore suo amico (Gallo). Nel caso di Ceprini, questi subappalti di comodo superavano il mezzo milione di euro, nel caso di Oberosler non la si era esclusa anche se aveva omesso di calcolare il costo del vitto e alloggio per il personale, ammontando a circa 800.000€.
Per dire la verità queste cose in maniera documentata il movimento NoTav Terzo Valico le diceva da tempo. Tanto più che abbiamo subito 6 spudorate denunce per diffamazione, denunce fatte dai “galantuomini” del Cociv. Solo per fare un esempio tra i tanti, Michele longo, presidente e vice direttore del Cociv, ha firmato querele contro il movimento, la prima già nel 2013, tutte per diffamazione, perchè i NoTav avevano osato parlare di mazzette e tangenti nei lavori del terzo valico. Michele Longo che sosteneva che ci eravamo inventati l’ombra della corruzione oggi è in galera perché preso con le mani nella marmellata.
Ora non voglio in alcun modo elogiare fuor misura il lavoro della magistratura, è chiaro che benché tutto era fin troppo palese, finché si è potuto si è fatto finta di niente, ma poi, per intrighi o dissensi interni al potere o anche solo e semplicemente per salvare la faccia, si è ritenuto opportuno scoperchiare la pentola con le denunce e gli arresti.
Oggi è palese che nei lavori regna la ‘ndrangheta con imprenditori prestanome delle cosche, con minacce ma anche corruzione, regali tra i quali anche notti con escort e chi più ne ha più ne metta, in alcune intercettazioni telefoniche si capisce come lavoravano: “Cemento come colla” e “calcestruzzo che defluisce a cazzo” dunque materiale scadente e nessun rispetto per la sicurezza.
Non c’è subappalto che non sia stato truccato.
Nel cantiere di Cravasco c’è una mazzetta per la fornitura delle centine in ferro della galleria. Nel lotto di Libarna, affidato alla ditta Oberosler – già condannata per corruzione – viene esclusa una ditta che aveva presentato un ribasso maggiore perché “non paga”. Nel lotto Serravalle viene scelta la Fincosit, che aveva presentato un ribasso anomalo, perché escluderla avrebbe comportato un probabile ricorso e un risparmio minore, visto che la seconda in gara aveva fatto un’offerta “normale”. Nel lotto di Pozzolo il capolavoro: viene esclusa la prima in gara – Claudio Salini – per l’offerta anomala, la seconda, la Fimet, fallisce, la terza
-CCC, le cooperative emiliane legate al PD – presentano anche loro un’offerta anomala e andrebbero escluse, ma la quarta – Consorzio Valori, che tra le altre cose ha ristrutturato la scuola di Amatrice crollata – non è gradita al responsabile del procedimento Andrea Ottolin e quindi si tengono le cooperative anche se non potrebbero e si sa già che mireranno ad alzare il prezzo adducendo problemi in corso d’opera.
Fregandosene delle leggi sugli appalti ogni graduatoria viene truccata con una tale sfacciataggine che i responsabili delle aziende arrivano al punto di fare riunioni operative con i dirigenti del Cociv ancora prima dell’apertura delle buste. E se proprio non si riesce a far andare le cose nel verso giusto “si annulla la gara e si riparte”.
Tra le carte dell’inchiesta emergono per ora appalti che le imprese legate all’‘ndrangheta sono riuscite a portare a casa contratti per circa 1,7 milioni di Euro, divisi in diversi appalti e diverse società, comunque riconducibili all’imprenditore calabrese Domenico Gallo che, come cita l’ordinanza, ha legami con la cosca di Platì. Gli affari venivano portati avanti attraverso una miriade di società intestate ai familiari di Gallo e del suo socio, il direttore dei lavori del Terzo Valico De Michelis.
Per non parlare dei controlli sull’amianto che è presente in grande quantità nella zona dove scavano, le ditte lo sapevano, lo dicono le intercettazioni telefoniche, la cosa era risaputa e ampliamene documentata da esperti, anche non di parte, e documentato in vari dossier del movimento.
Questo can-can non ci tragga in inganno: in questo momento mentre i magistrati continuano le indagini su ciò che da tempo si sa, i lavori continuano, con le stesse ditte e con le stesse pratiche!
Il Terzo Valico nel progetto definitivo dovrebbe collegare Milano a Genova, ma per ora si tratta solo di una parte del lavoro, il resto – che esiste solo sulla carta – non si sa né se verrà fatto, nè quando.
Per ora si sta lavorando solo sul pezzo che va da Genova a Tortona, che secondo le previsioni dovrebbe finire nel 2021 – cosa impossibile nei fatti – si tratta di 39 chilometri di galleria su una tratta di 53 chilometri il tutto, per un costo previsto di 6 miliardi e 200 milioni di euro – ma si è già detto che è destinato a crescere – ossia 115 milioni di euro al km. Un’assurdità da tutti i punti di vista!
Ovviamente essendoci una bella torta da dividere tutti si sono avventati come api sul miele, così il sindaco di Alessandria Rita Rossa – Pd di osservanza Renziana – che è anche il kapò della provincia, visto che il terzo valico non riguardava la sua città si è fatta avanti, mi sembra di vederla chiedere come una bambina “e a me niente torta??’” così per essere coinvolta in qualche maniera, ha iniziato una goffa danza di richieste; tanto ha insistito che alla fine è stata premiata: ha ottenuto che almeno le cave di Alessantria venissero utilizzate per scaricare lo smarino ovvero i detriti dei lavori. Cosa che è avvenuta puntualmente, che importa se lo smarino contenga amianto, cosa importa se è probabile che insieme allo smarrino ci si metta… altro! Pensate: i controlli su quello che si butta nelle cave lo fa solo il Cociv, così magari insieme all’amianto del terzo valico ci si mette anche qualche rifiuto industriale smaltito dalle ‘ndrine.
Lo stato promette 60 milioni ai territori coinvolti in qualche maniera dall’opera come compensazione e, capirete, Alessandria che non era interessata direttamente al TAV, mica poteva restare a bocca asciutta. Così la concessione delle cave, è stata la divina provvidenza!
D’altronde Rita Rossa, per entrare nelle grazie di RFI – Rete ferroviaria Italiana – e per suggellare l’accordo, fingendo di non sapere che da tempo era in corso un’indagine della magistratura sul Cociv, con la provincia aveva già da tempo organizzato un evento mediatico per sponsorizzare la grande opera. Un bel convegno, ad Alessandria il 29 Ottobre, che per non sbagliarsi aveva anche lo scopo di ricordare allo stato che in cambio deve sganciare la grana: a questo proposito ha scelto un titolo chiaro ed eloquente “60 milioni di opportunità per lo sviluppo del territorio”. Nel titolo non si nominava il Terzo Valico pur essendo lo scopo del convegno, si nominavano, invece, i 60 milioni promessi come compensazione nelle zone interessate all’opera. Sicuramente agli organizzatori
interessavano principalmente quelli: infatti al convegno sindaci interessati all’opera dovevano parlare di come spendere i soldi.
Ecco che invece sfiga delle sfighe il 26 ottobre arrivano gli arresti dei dirigenti Cociv proprio alla vigilia del convegno.
Rita, che non sa come cavarsela, ritorna a danzare, rinviare il convegno o non rinviarlo cerca aiuto, subito si fa avanti Daniele Coloris segretario cittadino del Pd – e dipendente R.F.I. – che chiede che venga nominata una figura che faccia riferimento all’autorità nazionale anticorruzione perchè in ogni caso i lavori devono perseguire, è in gioco una partita fondamentale per il nostro territorio, un’opera fondamentale, incalza Chiamparino presidente della regione Piemonte e gli fanno eco quello della Liguria Toti e quello della Lombardia Maroni – anche se per ora del tratto dell’opera lombarda non se ne parla nemmeno, ma chi sa? forse in futuro ci può essere qualcosa da mangiare anche per loro – un opera importante non solo per il nostro territorio ma per tutto il paese e per l’Europa così il convegno è confermato.
Nei suoi intenti era un evento pubblico per convincere più gente possibile, anche se probabilmente non avrebbe avuto un gran pubblico, così in origine il movimento contro il Terzo Valico aveva deciso di non partecipare, lasciandoli cuocere nel loro brodo.
Gli organizzatori però per salvare la faccia hanno cambiato il titolo del convegno intitolandolo così “Quali garanzie vogliamo per la sicurezza e la legalità dei cantieri, e quali opportunità generate dal terzo valico possiamo cogliere per lo sviluppo del territorio?”.
Anche qui il soggetto è sotto inteso, un titolo lungo che si arrampica sugli specchi, ma la cosa più importante non manca ma per non dimenticare la cosa più importante “Sganciate la grana”.
In questa maniera sicuramente si sarebbe avuto un altro impatto, anche di pubblico, una presa in giro e un’offesa alla capacità di pensare, così noi No Tav abbiamo deciso di andargli a rompere le uova nel paniere.
Al mattino presto circa 200 NoTav, tra i quali anche gli anarchici che hanno portato una striscione con scritto STATO = MAFIA, si sono presentati davanti al Centro Gricio, dove si è svolto il convegno, per “salutare” i relatori e impedirgli di entrare. La polizia interviene e manganella, qualche testa rotta, insulti, i relatori costretti ad entrare da una porta secondaria scortati dalla polizia.
Una vittoria perchè nessuno ha assistito ad un convegno con questa tensione, anche se non totale, ma un segnale chiaro: non ci stiamo! Certo non eravamo molti, ma moltissimi erano con noi nelle idee e nell’indignazione. Purtroppo ancora una volta il movimento si trova a giocare su un terreno non scelto da noi, comportandosi in maniera tutto sommato prevedibile, penso che invece sia il caso di decidere noi i momenti della lotta, fuori dalle scadenze dettate dagli avvenimenti.
Per i sindaci è comunque andata bene, al convegno è stato detto da l’AD RFI Maurizio Gentile che i milioni possono essere anche 70, poi ha assicurato che prenderà in mano la direzione del lavoro e dei controlli anticorruzione. Anche Maurizio Gentile è indagato, perché in concorso con altri imputati turbava una gara d’appalto di Rfi così da favorire l’aggiudicazione della gara ad una ditta prescelta, nell’inchiesta della Procura di Firenze sul “sistema grandi opere”. Guarda caso è lo stesso modus operandi che emerge dall’inchiesta che ha falcidiato i vertici del Cociv.
Ora la polizia annuncia altre denunce non ci hanno intimorito e non ci intimoriranno.
Salvatore Corvaio