Le dimissioni di Mario Draghi da presidente del Consiglio dei Ministri (21 Luglio) e di Nello Musumeci da Presidente della Regione Sicilia (5 Agosto) hanno portato ad un grosso fermento all’interno delle forze politiche istituzionali.
Nell’ultimo mese, personalità come Meloni, Salvini, Letta, Berlusconi, Calenda e Conte, si sono esposti a livello pubblico in comizi cittadini, talk show e social network per accaparrare consensi e tornare, così, a gestire la cosa pubblica secondo gli interessi dei gruppi di potere economico che stanno dietro costoro.
Il momento storico che affrontiamo, però, è diverso da quello delle precedenti elezioni nazionali (2018): la guerra russo-ucraina, i rialzi dei prezzi dei beni energetici e una speculazione finanziaria a tutto spiano hanno impoverito la massa cosiddetta elettorale, spingendola a disaffezionarsi ancor di più al mondo politico.
Nel caso sia siciliano che catanese, le dimissioni di Draghi e Musumeci – a cui si aggiungono anche quelle del sindaco sospeso di Catania, Salvo Pogliese (28 Luglio) -, hanno di fatto aumentato questo disinteresse al mondo politico. [1]
Gli slogan delle varie personalità politiche – da Meloni a Salvini, da Letta a Conte e via dicendo -, palesano una retorica dialettica vuota di un mondo politico istituzionale incapace di rispondere ai bisogni della popolazione.
Una panoramica succinta di questa situazione possiamo vederla nelle varie rilevazioni statistiche di fine Agosto-Primi di Settembre riportate dagli enti di ricerca [2] :
-per l’Istituto Demopolis il 67% dei 2004 rispondenti (su 6020 contattati) andrebbero a votare;
-per la “SWG Spa”, esperta in ricerche di Mercato, Sociali e di Opinione, il 39% dei 1200 rispondenti (su 4702 contattati) non si esprime su quale partito andrebbe a votare;
-per la “Tecné srl” il 44,1% dei 2000 rispondenti si astiene o è incerto.
Come scritto da Pietro Vento, direttore di Demopolis, si ipotizza che con queste elezioni di Settembre, rispetto a quelle precedenti del 2018, vi sarà più di un quinto degli italiani che non andrà a votare e/o sarà indeciso. [3]
In questo articolo cercheremo di entrare nel dettaglio su questa disaffezione, analizzando in modo critico le questioni socio-economiche e politico istituzionali e, al tempo stesso, spiegando perché l’anarchismo punti all’astensionismo attivo.
-Il quadro socio-economico
I dati provvisori sull’inflazione forniti dall’ISTAT, indicano come nel mese di Agosto l’inflazione si aggiri intorno all’8,4% su base annua, con un aumento dello 0,8% su base mensile.
L’accelerazione inflazionistica è dovuto principalmente ai prezzi dei prodotti energetici che passano dal 42,9% di Luglio a 44,9% di Agosto. L’aumento dei prezzi di questi prodotti è da imputare al mercato libero dell’energia elettrica e del gas: il primo passa dal 109,2% di Luglio al 135,9% di Agosto; il secondo dal 42,8% di Luglio al 62,5% di Agosto.
Le conseguenze non si sono fatte attendere: rispetto all’Agosto del 2021, i prezzi dei beni alimentari (in cui sono inclusi quelli lavorati e non lavorati) sono aumentati del 10,2%. [4]
Rispetto ai dati che riportammo a Marzo [5], il peggioramento della situazione economica coincide con quella sociale.
Seppur i dati di Giugno riportino come l’occupazione sia salita al 60,1% (con un incremento dello 0,2% rispetto a Maggio) e i Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro siano stati rinnovati con aumenti retributivi (in particolare per settori metalmeccanici, artigianato ed edile) tra Marzo-Giugno, i salari e il Reddito di Cittadinanza non riescono a coprire le numerose spese – specie con l’aumento inflazionistico di beni alimentari ed energetici -, che la popolazione deve sostenere.
Ma vi è un profondo divario in tutta questa situazione: le aziende che si sono trovate avvantaggiate nei primi sei mesi di questo 2022 sono state quelle dei servizi energetici, petroliferi e della Distribuzione Organizzata.
Prendiamo i dati di ENI, ENEL e di NielsenIQ:
-l’ENI ha chiuso con un utile per il suo gruppo di 11,3 miliardi di euro (+293% rispetto al primo semestre del 2021), mentre per i suoi azionisti l’utile è stato di quasi 7,4 miliardi di euro (+671% rispetto al primo semestre del 2021) [6];
-l’ENEL ha avuto un ricavo di 67 miliardi (+85,3% rispetto al primo semestre del 2021) ma con un utile di gruppo di quasi 1,7 miliardi [7] – causato principalmente dall’importazione di energia elettrica dall’estero, oltre che dalle difficoltà strutturali nell’avviare e/o potenziare le infrastrutture energetiche rinnovabili (in particolare il comparto idroelettrico);
-le aziende della Grande Distribuzione Organizzata, secondo i dati di NielsenIQ, registrano nel solo mese di Luglio un fatturato di 9,5 miliardi euro (+10,4% rispetto al Luglio del 2021); chi fattura di più in tale ambito sono i Discount (MD, Penny, Eurospin etc) con un incremento dell’11,9% [8], facendo arrancare colossi come Carrefour e Coop (in particolare nel Sud Italia).
In un contesto di crisi e di difesa a spada tratta dei propri privilegi, gli imprenditori e i loro alleati politici si prodigano non solo nel mantenere in auge questa differenza sociale e (soprattutto) economica ma proclamano anche delle “crociate” mediatiche contro i percettori del reddito di cittadinanza e chi non accetta contratti considerati vantaggiosi.
A sostegno della guerra contro questi cosiddetti “fannulloni”, vi sono testate giornalistiche come “La Repubblica”, “Il Messaggero”, “Il Sole24Ore” etc, oltre i vari programmi televisivi (specie sui canali Mediaset).
L’esempio calzante di questa violenza mediatica, borghese e politica lo troviamo nel settore turistico italiano.
Dai dati pre-pandemici, il turismo corrispondeva al 6,2% del PIL nazionale e al 6,7% dell’occupazione italiana (dato ISTAT del 2019). Il biennio pandemico (2020-2021) ha messo a dura prova i profitti aziendali (spesso e volentieri basati sull’iper-sfruttamento del personale e pagamenti irregolari o in nero). Con l’inizio del 2022, la situazione sembra volgere a favore di questo settore – seppure enti ed istituzioni come il Ministero del Lavoro, Banca d’Italia e Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL) vedano degli indebolimenti strutturali derivanti dal precedente crollo pandemico. [9]
L’inizio dell’estate 2022 ha visto un’affluenza turistica maggiore rispetto all’anno passato: nello studio “Panorama Turismo-Mare Italia” dell’Osservatorio italiano JFC viene previsto un fatturato pari a quasi 32 miliardi di euro – superiore sia al biennio pandemico 2020-2021 che a quello pre-pandemico. [10]
Lo studio citato è stato pompato dall’ANSA e da una serie di giornali (in particolare da “IlSole24Ore”) con l’obiettivo di dimostrare come i soldi e il lavoro ci siano e chi si è rifiutato di lavorare per 1300 euro al mese (come esternato da Federalberghi nel Maggio di quest’anno) è un fesso che si è fatto abbindolare dal Reddito di Cittadinanza.
Il punto, però, è come questa modalità comunicativa alimenti lo sfruttamento lavorativo stesso e non risolva il problema della mancanza del personale.
Il paradosso così creato viene riportato sotto forma di dato dal World Travel and Tourism Council (WTTC): ad Agosto, 250mila posti di lavoro nel settore turistico in Italia sono rimasti vacanti nonostante il terzo mese di picco.
La Presidente e CEO del WTTC, Julia Simpson, ha affermato per il caso italiano che “se questi posti rimarranno scoperti, si attenueranno ulteriormente le possibilità di rilancio delle imprese del settore viaggi e turismo in tutta Italia, che hanno lottato per più di due anni nello sfuggire all’impatto della pandemia”. [11]
Questo esempio sul turismo e sulle comunicazioni tossiche e violente possono essere applicate a qualsiasi settore lavorativo in cui vige una gerarchia lavorativa specifica e piramidale.
La giustificazione di questo approccio da parte della borghesia, deriva dal fatto che determinati settori economici italiani sono strategici (l’energetico) e/o coprono ampie percentuali del PIL (come il terziario e il terziario avanzato che corrispondono al 72,6% del PIL (dato del 2021)).
In questo modo, le mosse applicate sul piano comunicativo sono essenzialmente due: la prima è un attacco contro chi minaccia l’integrità economica interna del paese (percettori del reddito di cittadinanza, persone che non accettano cosiddetti lauti contratti etc); la seconda è una difesa verso chi porta lavoro e ricchezza (le associazioni di categoria).
Nella logica della propaganda capitalistica, il cosiddetto “eroe e sfruttato da compatire se fallisce” è l’imprenditore, non chi percepisce un compenso basato su una concertazione tra sindacati e gruppi di potere economico specifico al settore in cui si ricade.
Questo capovolgimento di ruoli si inserisce in una fase di forte abbassamento culturale (dato dalle ultime riforme scolastiche e dai media tradizionali e nuovi) e della citata crisi economica; la logica che ne deriva, a livello comunicativo e lavorativo, è quello di illudere gli individui (specie quelli salariati) su come il Capitalismo sia una forma di progresso e ricchezza alla portata di tutti – quando invece è solo alla portata di pochi privilegiati.
-Il quadro socio-politico
La caduta del governo Draghi e la maggioranza che ha sostenuto fino a quel momento l’esecutivo (Movimento 5 Stelle, Lega, Forza Italia, Partito Democratico, Italia Viva, Insieme Per il Futuro, Liberi e Uguali e altri partiti minori che hanno dato l’appoggio esterno) ha chiuso la diciottesima legislatura.
La legge elettorale con cui erano stati votati deputati e senatori il 4 Marzo 2018 è nota come “Rosatellum Bis” o “Legge 3 novembre 2017, n. 165” [12] che ha sostituito la precedente legge elettorale (la cosiddetta “Italicum”).
Proposta da Ettore Rosato, all’epoca capogruppo alla Camera del “Partito Democratico” (passato successivamente nel 2019 nel partito “Italia Viva” di Matteo Renzi), la legge elettorale vigente prevede un sistema misto per Camera e Senato: proporzionale e maggioritario. Per maggioritario si intende quel candidato che in un collegio è riuscito a conquistare la maggioranza dei voti, mentre per proporzionale si intende un’assegnazione dei seggi in base ai voti che ciascuna coalizione o lista di partiti ha preso in un collegio.
Secondo questa legge, il 37% dei seggi verranno assegnati con un sistema maggioritario, il 61% dei seggi verranno ripartiti in modo proporzionale tra le coalizioni e le singole liste (effettuate a livello nazionale per la Camera e a livello regionale per il Senato), mentre il 2% dei seggi è destinato al voto degli italiani residenti all’estero e assegnato con un sistema proporzionale.
L’inghippo di questa legge elettorale risiede nel fatto che vi è un controllo dei partiti istituzionali attraverso: la distribuzione dei voti non solo per il candidato ma per tutto il listino proporzionale; la presenza di candidati in diversi collegi circoscrizionali (massimo 5); l’obbligo dell’alternanza di genere; la soglia di sbarramento elettorale nazionale per i singoli partiti (devono ottenere almeno il 3 %) e per le coalizioni (devono raggiungere il 10%).
I nomi e i seggi così dati sono blindati e i leader dei partiti possono, per l’appunto, controllare gli eletti – salvo che poi gli eletti e le elette cambino schieramento politico, con il rischio potenziale per una loro futura ricandidatura alle successive elezioni nazionali.
Come visto nel 2018, all’atto pratico questa legge elettorale non ha portato ad una vera e propria maggioranza ma ad una sorta di tripartitismo dove Lega, Cinque Stelle e Partito Democratico si sono alternati nei primi due governi Conte. Successivamente, questi tre partiti insieme ad altri (con l’esclusione di Fratelli d’Italia e del gruppo misto) hanno costituito il governo Draghi.
I critici del “Rosatellum” hanno definito questa legge come una forma di democrazia limitata dove chi comanda sono i leader di partiti che possono candidare e blindare i propri candidati in diversi collegi.
Il punto della questione, però, non è se la legge elettorale funzioni o, quanto meno, sia indice di democraticità; essa è l’espressione degli interessi di frange di potere economico e politico, dimostrando come la democrazia, di base, sia limitata di suo.
Ma c’è di più: in un contesto elettorale del genere, si conferisce ad un gruppo di persone (la cosiddetta e celebre “maggioranza”) la capacità del proprio agire e volere. In sintesi: si delega la propria volontà ad altri individui.
La funzione della delega politica in un contesto dove vi è un minimo di welfare state e presenza di enti di assistenza (esempio: la Caritas), porta gli individui a diventare passivi e indolenti di fronte a qualsiasi stravolgimento governativo (come quello avvenuto col governo Draghi) o addirittura economico.
La disaffezione e l’apatia, quindi, sono dietro l’angolo e gioca a favore dei partiti politici e delle compagini economiche.
-L’apatia politica come rassegnazione e vittoria del potere
Secondo “LoZingarelli. Vocabolario della lingua italiana”, l’apatia è “indifferenza, inerzia, mancanza di volontà e di interesse di fronte alla vita, ai sentimenti.”
Nel contesto politico, il sociologo Morris Rosenberg spiega che l’apatia degli individui derivi principalmente da tre fattori: “1) La politica viene evitata a causa di sentimenti di inadeguatezza o debolezza psicologica; 2) Si evita la politica perché i valori culturali producono reazioni negative nei suoi confronti; 3) Si evita la politica perché non riesce a soddisfare i bisogni positivi e pressanti dell’individuo.” [13]
Questi tre fattori, secondo Rosenberg, traevano origine dall’impotenza e dal fatalismo.
L’impotenza, secondo il sociologo statunitense, è data dalla “nostra società di massa” dove “gli individui si dedicano a compiti minuscoli e specializzati, inseriti nel complesso tessuto della nostra economia. I grandi blocchi economici e di potere, rappresentati dalle grandi aziende e dai sindacati, spingono l’individuo a subire pressioni troppo forti per poter resistere. Di conseguenza, è probabile che l’individuo si senta sopraffatto e impotente. In base a questa sensazione, l’idea che la sua debole forza possa competere con i giganti è assurda e l’individuo sente di non poter fare nulla per cambiare il modo in cui il mondo è gestito. Sollevare la sua debole voce contro l’enorme fragore dei mass media e dei giganti della politica è inutile.” [14]
Il fatalismo, invece, è un atteggiamento “psicologico che deriva dalla prolungata frustrazione di bisogni urgenti”, in cui gli obiettivi non raggiunti (che spesso sono irrealistici o irrealizzabili) portano l’individuo ad “arrendersi [e a] smettere di cercare di incidere sul mondo. Questo atteggiamento fatalista trova espressione generale nell’idea che ci saranno sempre guerre, depressioni, corruzione e pregiudizi e che non ha senso cercare di fare qualcosa al riguardo; questo è il modo del mondo e, forse, la legge della natura. Perché preoccuparsi di cercare di porre rimedio ai mali sociali con l’azione politica? In forme estreme questo può assumere la veste di un rifiuto religioso del mondo, semplicemente dando a Cesare quel che è di Cesare e andando avanti per i fatti propri.” [14]
Certi aspetti descritti da Rosenberg non si discostano da quel che avviene oggi giorno
Le performance di un Letta cameriere di PizzAut, una Meloni e un’attivista LGBT su un palco, un Salvini e un Berlusconi su TikTok per apparire giovani e al passo con i tempi, sono tutte mosse comunicative politiche atte a creare un mix di emozioni contrastanti (attrazione, supporto, ostilità, repulsione) dove gli individui, assistendo a rappresentazioni del genere, diventano spettatori di questi commedie e indotti passivamente ad attendere l’intervento delle persone specializzate. [15]
Una degna rappresentazione di questo stato di cose in Italia, a livello fumettistico la troviamo per esempio in opere come il manga e anime “Capitan Harlock” (1977-1979): l’umanità è completamente assuefatta dal benessere e la compagine politica è rilassata e indolente al pericolo incombente (l’invasione aliena del popolo delle Mazone).
Per poter capire al meglio come si arriva a questo punto, è necessario analizzare le attuali mosse comunicative politiche.
Nel periodo storico in cui viviamo, la tecnologia si è sviluppata velocemente, portando le notizie dalle reti cartacee e audiovisive (radio e TV) a quelle internet.
Le reti internet (siti, social network, forum etc) hanno fornito agli individui delle scelte comunicative maggiori rispetto a fino a trent’anni fa – quando erano disponibili soltanto canali radiofonici e/o cartacei.
Se però con i media tradizionali vi era una maggiore ricezione delle notizie riportate– in quanto erano gli unici mezzi disponibili -, con la rapida ascesa e lo sviluppo di Internet e dei social media, coadiuvato da una massiccia liberalizzazione dei canali radio-televisivi, le informazioni riportate possono essere scelte a secondo del proprio pensiero e/o stato d’animo.
Gli individui, quindi, non sono più costretti a guardare un programma destinato al grande pubblico. Le reti internet rendono tutto ancora più flessibile rispetto alla radio e alla televisione: basta seguire uno o due siti affini al proprio modo di vedere il mondo, chiudendo quelle pagine web giudicate noiose o monotone.
In mezzo a questo “mare” di canali informativi, i professionisti dei mezzi di comunicazione puntano sostanzialmente su tre punti riguardo i contenuti da veicolare: la scelta delle informazioni, mettere in risalto le notizie e il contesto dei fatti avvenuti.
Attraverso questi tre punti, i mezzi di comunicazione determinano la direzione dei pensieri e delle conversazioni degli individui, concentrandosi su specifici argomenti o eventi e dando una percezione e comprensione binaria (buono o cattivo, giusto o sbagliato etc) di quest’ultimi.
Nel rapporto politico-mass-mediatico, le informazioni riportate vengono trasmesse attraverso determinati mezzi di informazione (tradizionali e nuovi che siano) ed interpretate e presentate da chi li trasmette. In tal modo si può orientare l’opinione pubblica e definire un agenda politica atta a raccogliere consensi da parte degli individui. [16]
Secondo Ivana Čerkez, il rapporto tra politica e mezzi di comunicazione ha principalmente tre funzioni:
-informazioni limitate: “i media non si limitano a informare il pubblico, ma hanno anche una sorta di limitazione da parte dello Stato, perché non tutte le attività pubbliche sono pubbliche. I mass media, con i cambiamenti e la velocità della loro azione, si pongono nei confronti del pubblico in modo diverso. Da mediatori dell’opinione pubblica diventano i loro creatori. Sebbene l’ambito delle cose che vengono divulgate al pubblico si espanda a quelle che non sono solo politiche, il pubblico vero e proprio si restringe, perdendo la sua precedente funzione critica”;
-formativo pubblico: “i media partecipano anche alla formazione e al mantenimento del pubblico come punto di controllo per il governo. I media che hanno una funzione di controllo si collocano tra il pubblico e lo Stato. A volte sono più vicini all’uno e a volte all’altro. Il principio del pubblico (basato sull’osservazione critica del governo politico) è sostituito dal principio della “pubblicità”, basato [a sua volta] sul principio del conformismo e del consenso prodotto. […] nei mass media [questo] serve a produrre l’ “immagine” diretta all’auto-presentazione[…]”;
-capitalistico: “i media giocano una partita di mercato e come tali devono rispettare la legittimità del mercato, poiché l’obiettivo di un’entità commerciale è quello di ottenere un profitto. Oggigiorno il ruolo dei media come strumento di conoscenza civica del potere e delle istituzioni democratiche diventa sempre più discutibile. Le influenze economiche nei Paesi a democrazia sviluppata hanno un ruolo crescente nel funzionamento dei media. Il possesso di un numero sempre maggiore di azioni e di quote di grandi colossi economici rappresenta una minaccia per il ruolo indipendente dei media – che viene distrutto. I media, in quanto informatori del pubblico e correttori del governo, diventano ostaggi di alcuni gruppi di interesse.” [17]
Le modalità comunicative così create hanno lo scopo di inviare notizie di parte spacciate per essere oggettive ed equidistanti, ponendo i personaggi politici in chiave o positiva o negativa.
Gli obiettivi di queste forme comunicative sono principalmente due: da un lato si fa accettare un tipo di comunicazione dove la delega e i privilegi sono il vero progresso e ricchezza di una società; dall’altro si “spegne” l’individuo portandolo ad accettare una situazione descritta da Rosenberg.
Di fronte ad un sistema di poteri basato sul consenso, sulla delega, sullo sfruttamento e sulla conservazione dei privilegi, come si può invertire la rotta vigente?
-L’astensionismo elettorale anarchico
Il rifiuto di votare in fase elettorale da parte del movimento anarchico trae origine da quel che è il regime democratico.
La democrazia, considerata come il massimo grado di sviluppo sociale a livello storico, è diventata una sorta di moderno fondamentalismo religioso basata sulla tolleranza, sul pluralismo, sulla non violenza, sul consenso, sul dialogo e sull’uguaglianza.
La base della legittimità democratica sta nel presentarsi come un sistema in grado di riflettere la volontà di una presunta maggioranza e di dialogare con la minoranza sconfitta.
Questa maggioranza e minoranza, però, sono intese a livello “legale” e non a livello strettamente numerico.
Una coalizione di partiti può vincere le elezioni al di là delle leggi elettorali vigenti, di chi si astiene passivamente o vota per un altro partito. Un esempio calzante sono le elezioni regionali siciliane del 2017 dove la coalizione di centrodestra riuscì a vincere con il 39,85% dei voti su un’affluenza che si aggirava intorno al 46,76%.
Vincendo le elezioni, la maggioranza “legale” con annessa minoranza sarà suscettibile di atti corruttivi e di compromessi; questi cambiamenti di posizione e di prospettive non derivano da presunti tradimenti ma da evoluzioni di prospettive (camaleontismo o trasformismo, per usare termini ad hoc) nel difendere i privilegi politici acquisiti.
“I candidati, prima delle elezioni, si affannano a tener comizi e discorsi per illustrare il “programma” del loro partito”, scriveva Emilia Rensi, in “Elezioni…in vista”[18] , “per spiegare quali benefici riceveranno gli elettori se daranno loro il voto […] La gente ascolta, e crede che i nostri facondi oratori siano veramente preoccupati del suo benessere, mentre in realtà ai partiti non importa nulla né di saggia amministrazione, né di leggi favorevoli al popolo, né di giustizia: pensano solo a beneficiare se stessi col danno altrui, a mandar avanti i loro, sfruttando gli altri. E per questo scopo si preparano a tutti i casi possibili. Non si contano i compromessi che compiono pur di arrivare al sospirato traguardo. […] Perciò i programmi sbandierati dai partiti in lotta, durante la campagna elettorale, sono soltanto lo specchio per le allodole: non appena la faticosa meta è stata raggiunta, il programma viene “adeguato” alle circostanze, che possono richiedere mutamenti, o capovolgimenti complessi. E a chi venisse in mente di “reclamare” il compimento delle promesse si risponderebbe che è privo di senso politico, altrimenti capirebbe, come capiscono coloro che sono dotati di “squisito intuito”, che si debbono accettare le rinunzie necessarie, in vista del supremo bene: il potere.”
Insieme a questa classe politica, vi sono coloro che controllano l’accesso ai mezzi necessari per produrre ciò di cui si ha bisogno per vivere – mentre tutto il resto deve vendere la propria forza lavoro per guadagnare un salario (accettando le condizioni che i datori di lavoro ritengono opportune).
Le basi e la legittimità democratica, quindi, non sono altro che dei miti e dei dogmi con cui si è costruito lo Stato e difeso l’attuale modello economico capitalistico.
Per la classe borghese, la democrazia è un modello vantaggioso rispetto ai precedenti regimi dittatoriali (fascisti, militari, comunisti) in quanto i tre poteri fondamentali dello Stato democratico (legislativo, esecutivo e giudiziario) sono i garanti di questo sistema economico che, in nome del progresso, della civiltà e della libertà, uccide e devasta per il profitto.
L’individuo plasmato in un contesto del genere è un essere che opera come cittadino quando lo Stato lo riconosce come tale, elettore quando si vota, lavoratore quando produce, cliente quando acquista, soldato quando vi è una guerra.
La manipolazione dello Stato e dello Capitale fa sì che l’individuo non possa fare a meno di queste due cosiddette entità.
Per questi motivi il movimento anarchico rifiuta il voto elettorale in quanto con esso non si può aspirare ad un modello sociale ed economico diverso da quello attuale.
L’astensione elettorale anarchica è un’occasione perfetta per attaccare il principio di autorità nella sua espressione democratica (le elezioni) e scuotere dal torpore chi vota o meno.
L’invito alla lotta costante da parte del movimento anarchico, senza delegare la propria volontà ai politici e ai politicanti, oltre che a qualsiasi istituzione, significa conquistare un’autonomia che è sempre stata negata.
Imparare a vivere – e non a “sopravvivere a discapito degli altri”, come insegnatoci nelle scuole e in famiglia fin dall’infanzia – è un primo passo nel superare dei concetti di potere che consideriamo normali (come la delega e i vari binarismi di buono e giusto), iniziando così a conquistare un’autonomia che viene sempre più negata sotto forma di violenza statale, culturale ed economica.
“Vuoi la cultura, la libertà, l’uguaglianza, la giustizia? Vai a conquistarle se non vuoi che gli altri te le tolgano. La forza che tu non metti, rimarrà così e rimarrà solo la volontà. Questa politica della provvidenza non ha realizzato nulla e nulla realizzerà. La tua emancipazione sarà opera tua se non vorrai restare schiavo per sempre. ” (Ricardo Mella, “Vota, pero escucha”, “Solidaridad Obrera”, Gijón, 25 Dicembre 1909)
Gruppo Anarchico Galatea-FAI catania
Note
[1] “Tecnè srl”, istituto di ricerca ed elaborazione strategica, nel periodo che va dal 26 al 29 Agosto ha chiesto ad un campione di 2000 persone residenti in Sicilia su chi avrebbero votato alle prossime elezioni regionali. Ben il 52% degli intervistati ha risposto di essere incerto e/o di astenersi.
[2] Vedere:
– “Barometro Politico dell’Istituto Demopolis: il peso dei partiti a 30 giorni dal voto” del 26 Agosto;
– “Tecné srl. Verso le elezioni Politiche” del 31 Agosto”;
– “SWG spa. Intenzioni di voto” del 30 Agosto.
Link: http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/ListaSondaggi.aspx?st=SONDAGGI
[3] “Il consenso ai partiti a 30 giorni dal voto: Barometro Politico dell’Istituto Demopolis”. Link: https://www.demopolis.it/?p=10473
[4] “Prezzi al consumo. Agosto 2022. Dati Provvisori”. Link: https://www.istat.it/it/files//2022/08/CS_Prezzi-al-consumo_Prov_Agosto2022.pdf
[5] “Dati Istat e dichiarazione del CNEL” in “Inflazione e povertà: dramma nazionale, dramma regionale”. Link: https://gruppoanarchicogalatea.noblogs.org/post/2022/04/14/inflazione-e-poverta-dramma-nazionale-dramma-regionale/
[6] “Eni: risultati del secondo trimestre e del semestre 2022”, pagg. 23-24
[7] “ENEL: Investimenti a 5,9 miliardi di euro nel primo semestre, in aumento del 22,4%, per accelerare ulteriormente la transizione energetica”, pagg. 1-3; 7
[8] “Esplode il costo della spesa. L’analisi di NielsenIQ sui consumi degli italiani a Luglio 2022”, gdonews del 30 Agosto 2022. Link: https://www.gdonews.it/2022/08/30/esplode-il-costo-della-spesa-lanalisi-di-nielseniq-sui-consumi-degli-italiani-a-luglio-2022/
[9] “Il mercato del lavoro: dati e analisi”, Luglio 2022.
[10] “Panorama Turismo-Mare Italia”, Luglio 2022, pag. 17
[11] “WTTC: 250,000 Vacancies in Italy’s Travel & Tourism Sector to Remain Vacant”, schengenvisainfo.com del 3 Agosto.
[12] “Legge 3 novembre 2017, n. 165. Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali”, pagg. 1-26.
Link: http://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2017/11/11/264/sg/pdf
[13] Rosenberg Morris, “The meaning of politics in mass society”, pubblicato in “Public Opinion Quarterly”, Vol. 15, n. 1, Primavera 1951, pag. 8
[14] Ibidem, pagg. 9-10
[15] Pur essendo differente dall’ “Effetto spettatore” da noi descritto in “Come si uccide un essere umano”, l’attesa passiva che un qualcuno (l’eroe o gli eroi) salvi la situazione da un pericolo incombente può essere applicato in qualsiasi campo (in questo caso politico elettorale)
[16] Questa modalità viene spiegata con l’esempio statunitense nel paragrafo “Functions of the Mass Media forthe Political System” in Janda Kenneth, Berry Jeffrey e Goldman Jerry, “The Challenge of Democracy American Government in Global Politics”, Wadsworth, Boston, 2012, Undicesima Edizione, pagg. 190-199
[17] Čerkez Ivana, “Osnovna obilježja medijske komunikacije u demokratskoj kulturi” (trad: “Caratteristiche di base della comunicazione dei media nella cultura democratica”), pubblicato su “Socijalna ekologija”, Vol. 18, n. 1, 2009, pag. 31
Link: https://hrcak.srce.hr/file/64293
[18] Pubblicato su “Volontà. Rivista Anarchica Mensile”, n. 4, Aprile 1968, pagg. 197-200