Al momento in cui scriviamo (Domenica 27 Maggio) il Professor Conte designato da M5S e Lega come Premier incaricato ha fallito nel costruire il primo Governo giallo verde della storia d’Italia, trovandosi di fronte il niet del Presidente della Repubblica. Sappiamo però che questo illustre sconosciuto, grande collezionista di titoli accademici, sarebbe stato un semplice esecutore delle politiche sovraniste autoritarie dei cosiddetti vincitori delle ultime elezioni. Si trattava in ogni caso di una scialba controfigura, legata fino a poco tempo fa al giglio magico renziano e che improvvisamente è stato agganciato dai grillini per mettere in campo l’ennesimo capolavoro di trasformismo politico.
In questi tre mesi i giallo verdi hanno proposto i vecchi compromessi della partitocrazia con gli intrallazzi di una nuovissima casta che ha pescato fuori dal Parlamento pure il Presidente del Consiglio, smentendo tutte le critiche rivolte a governi guidati da personaggi non eletti e quindi, a detta loro, non legittimati a presiedere l’esecutivo. Non è un caso che nella proposta dei Ministri del nuovo Governo troviamo vecchi burocrati, dalle mani sempre in pasta provenienti dalla Confindustria, dai carrozzoni statali e governativi ed una manciata di dilettanti allo sbaraglio sulla scia di quanto fatto da Virginia Raggi, inseriti dalla Casaleggio Associati.
Se questo Governo fosse partito, saremo stati in presenza di un Presidente del Consiglio al guinzaglio di pentastellati e leghisti e di un Parlamento silenziato dalla nuova casta giallo verde che non consente ai propri eletti la possibilità di esprimersi liberamente. Un governo che di certo non avrebbe rappresentato, e non avrebbe potuto, rappresentare nessuna istanza di cambiamento, nonostante le speranze di chi anche dalla sinistra extraparlamentare e dal sindacalismo di base ha sostenuto fino a ieri i Cinque Stelle. Altro che Terza Repubblica annunciata ai quattro venti da Di Maio!
D’altra parte se è vero che i governi sono i comitati d’affari della classe dominante è naturale che la loro composizione rifletta le fratture interne a quella classe. È questa la natura profonda degli intrallazzi. D’altra parte quando si decide di delegare l’azione sociale all’azione politica di una “sfera separata” non bisogna poi stupirsi che questa agisca secondo gli interessi suoi e di chi realmente rappresenta.
Sia che il tentativo di costituire un governo Governo, non più di Conte, vada a buon fine sia che si ricorra a quello direttamente espresso dal Presidente della Repubblica, la crisi politica e istituzionale del Paese si manterrà nel tempo e non avrà facili soluzioni. Ci troveremo quindi in un periodo dove le elezioni anticipate saranno all’ordine del giorno almeno fino alle prossime europee del 2019.
Quel che è certo che qualsiasi governo, sia in ottica sovranista che in ottica liberal-europeista, attuerà le decisioni sulla pelle dei lavoratori, dei disoccupati, attuerà politiche classiste, razziste e patriarcali, senza riguardo neanche chi è caduto in qualche illusione votaiola ed ha votato i suoi carnefici.
Su questo dobbiamo riflettere e far riflettere per costruire una proposta alternativa che crei un intervento costante incentrato sul valore dell’astensionismo libertario. La nostra proposta astensionista va inserita all’interno della battaglia per la difesa degli interessi immediati e delle libertà sociali, sempre più minacciati da politiche reazionarie e razziste. Da qui alle prossime elezioni europee andranno elaborate alcune proposte autogestite rivolte alla metà degli italiani che non votano più.
FAI Reggiana