Nel 1968 si costituiva a Palermo il gruppo Nestor Mackhno, aderente alla Federazione Anarchica Italiana. Nella sede del gruppo, in piazza Meli (nel settecentesco Palazzo Pantelleria), ferveva l’attività degli anarchici palermitani, si svolgevano dibattiti e incontri su temi politico-sociali che vedevano la partecipazione attenta di tutti i presenti. Nel gruppo, Gianni Costanza “Mustang” era un punto di riferimento obbligato per la sua capacità di analisi, per la sua attitudine al dialogo ed alla mediazione, per il suo instancabile impegno: era, insomma, un mito, come scrive Bibi Bianca nel suo libro Mamma stanotte non torno. Quella Palermo del ’69 (pag. 65).
Giovanissimo, Gianni fu tra coloro i quali si impegnarono – negli anni di Piazza Fontana e della strategia della tensione – in una capillare opera di controinformazione su quanto stava avvenendo in Italia, denunciando le artificiose montature governative contro gli anarchici e le manovre giuridiche e poliziesche che furono alla base delle accuse nei confronti di Pietro Valpreda, nonché della defenestrazione di Pino Pinelli nella questura di Milano.
In tale contesto Gianni accolse con entusiasmo e dedizione l’idea del processo parallelo, da condurre nelle strade e nelle piazze, proposta al movimento dal compagno Antonio Cardella, per informare correttamente e sensibilizzare la maggior parte dell’opinione pubblica sui mandanti ed esecutori della strage di Milano e sugli obiettivi reali degli apparati statali. Su questo tema è interessante consultare, a firma di Antonio Cardella, l’articolo “Procedimento legale e procedimento reale” in Umanità Nova del 16 ottobre 1971, n. 34.
Antonio stesso, su incarico della F.A.I. aveva contribuito insieme ad altri militanti alla costituzione del Comitato Politico-Giuridico di Difesa che assieme a Soccorso Rosso Militante, a Lotta Continua, a Crocenera Anarchica ed a Camilla Cederna, giornalista de L’Espresso, in quelle vicende ebbe un ruolo determinante. In ragione di ciò Gianni cominciò a intraprendere con gli inseparabili Antonio, Claudio, Angelo ed altri compagni del Makhno una serie di contatti con i legali che avevano aderito al Comitato Politico-Giuridico di Difesa (quali Eduardo Di Giovanni, il compagno Placido La Torre, Francesco Piscopo, Rocco Ventre, Giuliano Spazzali). Allo stesso tempo intensificò i rapporti con i compagni di Milano, con Aldo Rossi ed Anna Pietroni del gruppo “Bakunin” e della redazione romana di Umanità Nova. A questa battaglia di giustizia e di verità parteciparono giornalisti, artisti quali Franca Rame, Dario Fo ed altri intellettuali. In particolare, Angelo si impegnò a stabilire dei contatti col Comitato Italiano del Tribunale Russell, di cui era presidente Lelio Basso, e con Massimo Pinchera del Comitato Vietnam, che riuniva vari pezzi della sinistra.
Gli anni ’70 videro Gianni intervenire intensamente nella vita pubblica della sua città e partecipare a vari Convegni e Congressi della F.A.I. Fu così che nel X Congresso della F.A.I. del 1971 Gianni, con altri compagni del gruppo, fu designato a far parte della Commissione Movimento Studentesco. Palermo, con Milano e Roma, era a quei tempi uno dei più importanti poli della controinformazione e lo testimoniano anche i continui viaggi che Gianni ed i suoi compagni, in lungo e in largo per l’Italia, intraprendevano per intessere rapporti con tutte le realtà di movimento, per la crescita politica dello stesso e nell’obiettivo comune di una difesa efficace dalle trame di Stato.
Gianni e i suoi compagni, sin dalle prime riunioni del “Makhno”, approfondirono l’analisi sul potere, che tende a spostare sempre più oltre l’ambito del controllabile e del disciplinabile allo scopo di inglobare tutti in vista di una società totalmente controllata. Erano gli anni che videro nelle scuole palermitane una forte presenza anarchica ed il formarsi tra gli studenti di raggruppamenti che sarebbero approdati ben presto alla costituzione di altri gruppi anarchici. È grazie alla sua febbrile attività di informazione e di propaganda che Gianni stimolerà la presa di coscienza libertaria di numerosi studenti del liceo scientifico “Galilei” di Palermo – la scuola da lui frequentata – alcuni dei quali costituiranno il gruppo anarchico “Giuseppe Pinelli” che aderirà alla F.A.I.
Non c’era assemblea studentesca in cui Gianni non facesse il punto della situazione su Piazza Fontana. Non c’era intervento pubblico in cui non smontasse pezzo per pezzo, con lucidità e precisione, non solo le accuse rivolte da polizia e magistratura ai compagni arrestati per gli attentati ma anche l’infame versione sulla morte di Pinelli partorita dalla questura di Milano. C’è chi ancora oggi ricorda i suoi interventi mentre imbraccia giornali e documenti di controinformazione. Determinante fu la sua azione militante nell’emarginare e nell’allontanare dalle scuole una componente squadrista che richiamava frequentemente la presenza di veri e propri boss del fascismo nazionale. Nello stesso periodo Gianni fu impegnatissimo nella campagna di liberazione per Giovanni Marini, colpevole di essersi difeso dalla violenza fascista, e nell’appassionata denuncia pubblica dell’assassinio di Franco Serantini per mano del reparto celere di Roma.
Sul fronte antifascista Gianni godeva della stima e della fiducia non solo di militanti delle formazioni extraparlamentari ma anche di quanti, appartenendo alla base dei partiti della sinistra ufficiale, disobbedivano volentieri agli imperativi dei vertici. Questa stima si estendeva sino a quelle componenti operaie che non di rado concorrevano a respingere minacce e aggressioni di una teppa squadrista agguerrita e protetta dalla polizia: all’occorrenza Gianni “Mustang” aveva un filo diretto con alcuni lavoratori del Cantiere Navale di Palermo.
Impossibile per le compagne e i compagni più anziani dimenticare le notti insonni all’insegna della vigilanza, in attesa che rientrasse la tensione prodotta dal “rumore” nelle caserme (golpe Borghese, golpe bianco, Rosa dei Venti), notti animate da uno spirito di mobilitazione di cui Gianni, Antonio, Claudio ed altri compagni del “Makhno” furono elementi propulsori. Gianni, in particolare, in quelle circostanze e per tutti gli anni a venire sarà un punto di riferimento essenziale per i compagni più giovani.
Ancora negli anni ’70 Gianni fece parte del Comitato Anarchico di Difesa della F.A.I., occupandosi fra l’altro della solidarietà nei confronti dei detenuti antimilitaristi. Nello stesso periodo fu tra i fondatori della Federazione Anarchica Palermitana. Nel 1974 partecipò con interesse alle riunioni che si tennero da Angelo Tirrito, volte alla elaborazione della “Vita parallela”. Questa era concepita come insieme di attività sottratte alla logica del dominio, tutte le volte che il sistema lascia fessure, interstizi, crepe, in cui sia possibile “sabotare” l’esistente e tratteggiare un modo diverso di vivere ispirato ai valori dell’anarchismo. Aveva il compito di aprire varchi di socialità difficilmente raggiungibili dal potere, “zone franche” dove gli individui possano incontrarsi sottraendosi alla mortificante riduzione in ruoli e categorie. Era anche concepita come strumento di lotta che, attraversando l’ambito del sociale e dei luoghi frequentati dal potere, avrebbe determinato un movimento “parallelo” a questi. Metteva in gioco, scrive Cardella, la “capacità che avremo di procedere in ‘clandestino’ parallelismo con le manifestazioni parcellizzate della logica di dominio (…) cioè organizzare – poco per volta – e laddove si può – un complesso di attività che surroghino le funzioni del sistema, con una logica interna che non le renda alternative a questa, ma che le caratterizzi in modo tale da disegnare una nuova e più umana mappa di esigenze collettive” (Umanità Nova n. 7 del 23.02.1980).
Il “Makhno” si distinse subito per le analisi economiche e politico-sociali aggiornate sulla società contemporanea, sulle variegate forme che il potere andava assumendo, sui nuovi meccanismi di controllo, coazione e formazione del consenso. Ne sono testimoni i vari documenti, articoli e interventi che furono prodotti nel corso di una lunga attività militante, riguardanti molteplici aspetti della realtà e importanti problematiche del Movimento, dei quali c’è abbondante traccia nei dibattiti della F.A.I.
Gianni, così come tutti i compagni della Federazione Anarchica Palermitana, rifiutò sempre di considerare l’organizzazione come il momento prevalente di ogni progetto associativo, perché per gli anarchici nessuna forma organizzativa avrebbe mai potuto colmare le lacune teoriche e di progettazione politica e non vi erano scarti qualitativi tra la proposta e la sua articolazione pratica.
Per quanto riguarda il mondo del lavoro, il “Makhno” aveva delle posizioni che Gianni portava avanti sin dai tempi del liceo: muoveva dalla premessa che un processo rivoluzionario non potesse partire da una contrattazione con la controparte perché ogni forma di contrattazione prevede implicitamente una mediazione e, storicamente, la mediazione è stata sempre favorevole al sistema di produzione esistente, costituendone la razionalizzazione progressiva. Inoltre, privilegiare lo scontro sul fronte del sistema di produzione capitalistico significava riconoscere implicitamente il ruolo di coprotagonista – corresponsabile, sia pure conflittuale – dello sfruttato nel processo produttivo voluto dal sistema, mentre passava in subordine la realtà concretissima della complessità, varietà e ricchezza delle vocazioni dell’individuo, dei suoi sentimenti più autentici e delle sue più genuine aspirazioni, soffocate dalla cosiddetta etica del lavoro. In via preliminare, occorreva, dunque sottrarre l’individuo ai ruoli che il sistema gli imponeva e all’interno dei quali c’è solo una accettazione rassegnata e/o fatalistica dell’esistente.
Tra il ’77 e il ’78 Gianni fece parte del gruppo redazionale del giornale ciclostilato Nient’al più che, stampato nella sede di piazza Meli, era aperto agli interventi e alle tematiche del movimento di protesta e di dissenso cittadino. Negli incarichi affidati al gruppo “Makhno” (Commissione di Corrispondenza, nel 1975 – Redazione e Amministrazione di Umanità Nova, nel 1979) Gianni si impegnò con costante dedizione. Dedizione che manifestò ancora negli anni ’80, quando altri impegni, familiari e di lavoro, occupavano gran parte delle sue giornate; ciò non gli impedì, comunque, quale componente dell’Amministrazione di Umanità Nova e della apposita Commissione, di dare esecuzione agli adempimenti necessari per costituire la Cooperativa Editrice di Umanità Nova, così come disposto dal XV Congresso della F.A.I. (Roma 9-10-11 Aprile 1982) e di continuare a dedicarsi infaticabilmente all’amministrazione del settimanale.
Gianni leggeva molto, scriveva quando le varie attività nelle quali si impegnava glielo permettevano. È firmatario, per esempio, sulla prima pagina di Umanità Nova n. 28 del 13 settembre 1981, di un articolo dal titolo “La lezione dei fatti”, scritto con Antonio Cardella, Angelo Tirrito, Ludovico Fenech, Rocco La Torre, Franco Riccio. Sullo stesso n. 28 di U.N., in quanto componente della Redazione, partecipa alla stesura dell’articolo “Gli equilibri degli squilibrati” nel quale Gianni, con i suoi compagni, si focalizza sui temi della guerra e del suo rifiuto con un appello alla necessità per gli anarchici, di “costituirsi, con iniziative esemplari, polo di aggregazione per questa gigantesca battaglia contro la distruzione e la morte, che tutti siamo chiamati a combattere”.
Importante tappa del suo percorso intellettuale fu l’insegnamento, quale docente a contratto di Scienza della Comunicazione, nell’Università di Palermo. Delle sue qualità umane e della sua grande competenza sono sincera e commossa testimonianza i tanti messaggi, inviati alla famiglia, degli ex studenti che lo ricordano con stima, affetto e rimpianto. Così lo ricorda Angelo Tirrito, compagno dei tempi del “Makhno”: “Finché non incontri uno… Sì, è così. Sembra di sapere quasi tutto, si ha una idea precisa della società e dei perché la si vuole totalmente diversa. Si legge tanto, si scrive, magari troppo e, soprattutto, si parla, si parla, si parla. Finché non incontri uno… Gianni Costanza. Sapeva di quella cosa difficile che è l’essere anarchico. Scriveva poco e spesso interveniva non su ma per gli altri, soprattutto per quelli che non parlavano per timidezza o indecisione. Il suo esempio e la sua capacità di sintesi incoraggiavano come nient’altro. Il ‘Controprocesso’, ‘La vita parallela’ sono idee che videro Gianni in prima fila. Idee che volevano essere condivise e non imposte. E questo è rivoluzionario perché il potere non potrà mai capire come si possa realizzare qualcosa senza l’esercizio della violenza”.
Per concludere, citiamo quanto scritto dal compagno Alberto La Via: “In molti hanno ricordato il suo percorso professionale legato al mondo della comunicazione e del marketing pubblicitario. Mise a disposizione queste sue capacità allorché fu lui a ideare e realizzare il logo di Libert’Aria, lo spazio di cultura che nacque nel 2011 in (dis)continuità con l’esperienza del circolo libertario di Via Lungarini 23, nel centro storico di Palermo. Graficamente, era un tratto di pennello agile e veloce, un po’ a la Mirò, con inchiostro nero e un apostrofo che ‘spezzava’ la parola arricchendola semanticamente. La nostra piccola sede voleva essere uno spazio aperto dove respirare aria di libertà: Libert’Aria, per l’appunto. Dopo l’apostrofo, Gianni inserì il più conosciuto e comunicativo tra i simboli del movimento anarchico: una A cerchiata rossa, nella sua versione più sbarazzina e dinamica, con il cerchio che a malapena contiene la lettera. Un po’ come l’aria e la libertà (che in fondo sono la stessa cosa, come diceva Calamandrei). Gianni non ha mai smesso di seguire con interesse le vicende della FAI e di tutto il movimento. Partecipava regolarmente alle riunioni del Gruppo ‘Failla’ non mancando mai di dare il suo contributo. Sempre lucido, sempre generoso, sempre sinceramente interessato al bene della Federazione ed all’avanzamento delle nostre idee”. Hasta siempre, “Mustang”, imprescindibile compagno Gianni.
Gruppo Anarchico “A. Failla” – FAI Palermo
Individualità anarchiche palermitane