Questo mese di Agosto ha visto il benservito dato (meglio: annunciato) da Matteo Salvini ai suoi alleati “contrattuali” di governo, ultimo atto di una sceneggiata che, fin dall’inizio degli accordi post-elezioni dell’anno scorso, mi ha fatto venire in mente uno dei più bei film del regista anarchico Rainer Werner Fassbinder: Il Diritto del Più Forte (1974).[1] Il film di Fassbinder in questione è, all’interno della sua produzione, quello più platealmente legato alle tesi dell’anarchismo sociale;[2] qui però lo utilizzeremo come linea interpretativa del rapporto tra i due ex alleati di governo.
Franz Bieberkopf, detto Fox, è un operaio omosessuale di un luna park di Monaco di Baviera, vive con la sorella e frequenta alcuni squallidi luoghi di ritrovo degli omosessuali della sua città. Perde il lavoro ma, allo stesso tempo, ha una grossa vincita alla lotteria. Fino a quel momento, la sua vita era tutta all’interno degli affetti familiari e del gruppo di amici gay del quartiere di periferia: la ricchezza lo porta però nel giro della facoltosa borghesia omosessuale e lì incontra Eugen, rampollo di una nota famiglia “bene” della città, imprenditori nel campo tipografico. Eugen, accortosi della mutata condizione sociale di Fox, lo circuisce passando sopra ai suoi modi “prolet” ed all’imbarazzo che può creargli con amici e famiglia.
Non si tratta però ovviamente di amore: l’impresa di famiglia, in realtà, è sull’orlo del fallimento ed Eugen, profittando della superiorità culturale su Fox, lo convince ad appianare gratuitamente i debiti dell’industria tipografica, a comprargli case e quadri d’autore, vacanze di lusso, ecc. il tutto all’interno di una comunicazione ambigua, in cui Eugen, in effetti, dice a Fox tutto quello che di male ha intenzione di fargli, senza che però questi riesca a capirlo nonostante gli avvisi della sorella e dei vecchi amici. Il rapporto con Eugen lo allontana dagli affetti precedenti e, alla fine, quando Eugen si rende conto che ha spillato a Fox tutto, lo abbandona. Fox cerca di riagganciare gli affetti di un tempo che, però, ora sono sospettosi verso di lui, cosa che lo porta al suicidio.
Il Movimento 5 Stelle è nato quattordici anni fa dal gruppo di fan del comico genovese Beppe Grillo che, all’epoca, mostrava un atteggiamento “di sinistra” legato ai movimenti di opposizione al Berlusca ed alle politiche neoliberiste. Di qui l’idea di costituire i meetup, gruppi di discussione e di azione sul territorio strutturati in una democrazia diretta che veniva mutuata dai movimenti sociali di opposizione cui i grillini inizialmente si ispiravano ed erano fortemente presenti: il movimento noTAV, contro il disastro ambientale in Campania, contro l’ILVA di Taranto, in appoggio a determinate lotte operaie, ecc.
Dopo un paio d’anni di vita, si comincia a parlare di partecipazione alle elezioni locali: di qui le liste civiche “Amici di Beppe Grillo” che iniziano ad avere un minimo di consensi a livello locale, cosa che si rafforza, tre anni dopo, con le “Liste Civiche a 5 Stelle”. Il fatto che il movimento dei meetup si stia affermando elettoralmente comincia a mutarne la composizione, per cui in esso cominciano a vedersi molti personaggi minori “trombati” della politica partitica – molti provenienti anche dalla destra – desiderosi di vedere il movimento trasformarsi in vero e proprio partito.
Casaleggio porta la figura carismatica di Grillo a fare il grande passo: si forma il “Movimento 5 Stelle” che comincia ad accumulare sempre più consensi elettorali nelle amministrative locali e regionali del 2010, 2011 e 2012, fino a giungere all’exploit delle elezioni parlamentari nazionali del 2015, dove i pentastellati superano il 25% dei consensi. Successi elettorali che portano il Movimento ad allontanarsi sempre più dall’originaria impostazione “di sinistra” e ad imbarcare sempre più personaggi, come dicevamo prima, “delusi” dalla politica non per motivi ideali ma perché messi in posizioni minori all’interno di questa. Anche molti provenienti dall’ambiente originario cominciano ad “adeguarsi” al nuovo corso ed i processi di “democrazia diretta” sono un vago ricordo, mentre le espulsioni verso i dissidenti che si rifanno ai principi originari fioccano in continuazione.
Nelle elezioni parlamentari nazionali del 2018 il Movimento 5 Stelle raccoglie il 33% dei consensi ed è il partito di maggioranza relativa. Un vecchio praticante della politica, Matteo Salvini, vede allora in parlamento la presenza di un branco di sprovveduti – politicamente parlando: sia chi di loro veniva dallo spirito dei movimenti, sia i “trombati” minori della vecchia politica – che maneggiano un terzo dei voti e la possibilità di fare il colpo gobbo. Lascia allora il gruppo del centrodestra e propone un “contratto” di governo ai pentastellati. Questi, da sprovveduti politici quali sono non fanno l’unica cosa logica che avrebbero dovuto fare: rifiutarsi di governare con chiunque fosse stato al governo nei decenni precedenti e, di conseguenza, colpevole dello sfascio, ecc., aspettare la fine di un governicchio qualunque che si sarebbe potuto creare, affrontare le nuove elezioni e stravincere governando poi da soli. Cadono, invece, in pieno nella trappola, incapaci di resistere al profumo di una poltrona qui e subito che gli viene offerta.
Il resto è storia recente: 1. Salvini si fa dare un ruolo di primo piano mediatico e lo sfrutta fino in fondo in maniera a dir poco spregiudicata; 2. distrugge il rapporto dell’alleato con la base meetup (la quale, che già dal 2015 aveva smesso di contare anche da un punto di vista formale,[3] ora si vede rinnegati uno ad uno i punti forza del movimento, con i parlamentari pentastellati che votano l’esatto contrario pur di compiacere l’alleato leghista e non perdere la poltrona); 3. alle elezioni europee sottrae all’alleato di governo il suo elettorato più marcatamente di destra e rovescia letteralmente i rapporti di forza; 4. costringe l’alleato alla resa simbolica per eccellenza – il Si alla TAV – portandolo allo sfascio definitivo con la sua base più attiva; 5. non potendo più ottenere altro perché il Movimento è in caduta libera nei sondaggi ma chi lo abbandona ora non ha comunque nessuna intenzione di votare Lega, lo abbandona da solo incontro al Documento di Economia e Finanza ad intestarsi le politiche di sangue e sudore che presumibilmente ne verranno; 7. infine, porta l’ex alleato ad elezioni politiche in solitaria con i sondaggi che lo danno ogni giorno sempre più giù.
Cosa accadrà ora? Si vedrà: al momento in cui scriviamo Salvini sembra aver fatto male i suoi conti, perché l’“opposizione”, anch’essa spaventata dall’ascesa del leader leghista, pare intenzionata ad offrire una stampella ai pentastellati, i quali paiono del tutto intenzionati ad aggrapparvisi, un po’ per sfregio all’ex alleato “traditore”, ma soprattutto per non perdere la metà o forse peggio delle poltrone.
Come vada l’epopea del “Movimento 5 Stelle” sembra essere l’ennesima riaffermazione di della celebre frase di Luigi Galleani: “Mandateli lassù, investiti d’un mandato che s’intesse delle vostre abdicazioni e delle vostre rinunzie, i vostri compagni migliori e, prima che l’alba spunti, prima che il gallo canti, come Simone rinnegò Cristo, essi, i vostri compagni migliori avranno rinnegato l’ideale, venduto i fratelli, fucilati in nome dell’ordine e pei trionfi del capitale i figli della gleba, dell’officina e della miniera. Mandateli lassù![4]
Enrico Voccia
NOTE
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Il_diritto_del_più_forte .
[2] Il tema del film è, tra l’altro, un’evidente critica alla mitizzazione della cultura LGBT in quanto tale, mostrando esplicitamente che il problema reale nelle relazioni affettive sono i rapporti di potere economici, culturali e politici che non superano affatto i confini di classe e che superano, invece, quelli delle inclinazioni sessuali, cosa che lo portò all’epoca a scontri molto vivaci con alcuni esponenti del mondo gay di cui pure era un’icona.
[3] http://www.ilgiornale.it/news/politica/m5s-rottama-i-meet-non-siete-voi-movimento-1153687.html .
[4] Cronaca Sovversiva, 5 settembre 1903.