La fucilazione di Francisco Ferrer nell’Ottobre del 1909 scatenò proteste in tutta Italia: si costituirono comitati, non solo nelle città italiane ma anche in realtà di provincia come nel Biellese. A Biella il moto spontaneo, l’indignazione portarono in piazza persone disposte a non dimenticare ed a indicare i mandanti di tale assassinio: la chiesa. Il Corriere Biellese, bisettimanale socialista, il 15 Ottobre 1909 in prima pagina annunciava per Domenica 17 corrente un grande corteo popolare nelle strade di Biella per “(…) una protesta contro il più orrendo delitto commesso contro Francisco Ferrer”, mentre riportava, sempre in prima pagina, la cronaca di una manifestazione che “annunciata da grandi manifesti ebbe luogo ieri sera [14 Ottobre] il comizio pro Ferrer che riuscì imponentissimo”, parlarono i rappresentanti del PSI, dell’associazione del libero pensiero, i radicali, gli antimilitaristi, i massoni, per gli anarchici Alberto Rinaldo,[1] per sindacalisti Giacinto Ferrarone,[2] mentre il comizio veniva disturbato dal suono delle campane del vicino Duomo . Anche a Biella la stampa cattolica prese posizione sull’uccisione di Ferrer, il bisettimanale cattolico Il Biellese nel numero del 19 Ottobre 1909 uscì con in prima pagina il titolo “L’anarchico di Barcellona” e per essere chiari in merito all’anarchismo dello spagnolo scriveva “Ferrer non era un Eliseo Reclus o un Tolstoi, ma un anarchico dinamitardo vero e proprio, delinquente reo d’incitamento a delinquere (in corsivo nel testo). Pertanto fu ‘davvero colpevole’”.
Le polemiche continuarono sui rispettivi giornali: il Corriere Biellese con articoli dove illustrava l’opera e la figura di Ferrer, mentre il Biellese continuava con l’opera denigratoria e insultante nei confronti dello spagnolo. Dopo queste polemiche cadde il silenzio, ma fu il Biellese sul numero del 23 Giugno 1911 a riportare la polemica su Ferrer in una sua corrispondenza sull’amministrazione socialista del comune di Sagliano Micca (località a nord di Biella) dove scriveva “(…) i problemi più importanti, le innovazioni più urgenti sono posposti al monumento a Francischetto(sic) Ferrer (…)”. In data 28 Luglio il Corriere Biellese confermava “Inaugurazione lapide commemorativa a Francisco Ferrer. Domenica 30 corrente in Sagliano Micca per opera dei lavoratori (…) avrà luogo l’inaugurazione di una lapide commemorativa.” La lapide fu posta sulla facciata del municipio di Sagliano Micca.[3] A questo punto i cattolici che non avevano argomenti validi da controbattere, continuarono con la calunnia e la menzogna sull’opera del pedagogo laico e libertario, sulle sue scuole popolari svincolate dalla credenza religiosa. Il Biellese con sfacciataggine e malignità e con “fantasia” si inventò una “corrispondenza epistolare” tra Gaetano Bresci e Luigi Granotti con il fine di screditare di fronte all’opinione pubblica lo spagnolo. Iniziò sul numero del 28 Luglio 1911, sotto il titolo “Cose dell’altro mondo” dove scrive di “(…) una lettera giunta a Sagliano con un indirizzo indecifrabile e portata in municipio (…)” e pubblicava la lettera.
Dall’altro mondo, il 10 Luglio 1911. Caro Granotti, da un frammento di giornale arrivato fin qui e da relazioni fattemi da persone che hanno lasciato Sagliano da poco tempo, venni a sapere che là, al tuo paese natio, si sta per inaugurare una lapide a Francisco Ferrer. Questa cosa mi parve così incredibile, che ho pensato di scriverti per sapere la verità. Da prima ebbi l’impressione che a Sagliano abbiano perso la testa. Non sanno dunque chi sia Ferrer? Lo domandino a me e a te, che lo abbiamo conosciuto personalmente. Un anarchico della più brutta specie, maleviso dai suoi stessi compagni per la sua vita disonesta ed infame; uno scroccone che divenuto ricco con truffe e raggiri, abbandona nella più squallida miseria la moglie e tre figlie per unirsi a altra donna; un assassino che si fa capo d’una sommossa diretta a distruggere Barcellona, una delle più belle città della Spagna; un vile che, avendo paura di compromettersi, manda altri a completare i delitti più infami, non escluso l’attentato ai Reali di Spagna, un traditore che, quando vede le cose mettersi a male, fugge travestito, abbandonando i suoi compagni. Riconosciuto ed arrestato, tenta negare ogni suo delitto; però, innanzi alla prove più schiaccianti, viene condannato dal Tribunale Militare alla morte. E sulla sua fossa si fa un po’ di gazzara, si discute, finché gli stessi suo fautori si persuadono che è un uomo che non merita alcun riguardo e lo lasciarono nell’oblio. E a Sagliano son così gonzi da dedicare una lapide in onor di quest’uomo? Ma ho pensato, non è possibile che a Sagliano, ove si sono persone ragguardevolissime, abbiano perso la testa a quel punto; forse sarà questa opera di qualche settario, o di qualche mattoide esaltato. Ma e allora, ho detto, non c’è a Sagliano un Sindaco, un Consiglio Comunale, un’autorità insomma che chiami al dovere questa gente e le impedisca di fare una opera che, oltre ad offendere il sentimento morale di quasi tutta la popolazione, fa disonore al paese intero presso le persone serie e oneste? Dormono le autorità in quel paese? O sono incapaci di fare il loro dovere? In questo caso si dimettano. Perché, diciamo francamente, né io né tu, o caro amico, né Ferrer siamo persone da meritare una lapide; e il volercela fare dimostra l’una delle due: o che quella gente non sa quello che si fa, o che ammira sinceramente l’anarchico Spagnolo, ama ispirarsi alla sue gesta, e ad esse desidera si ispiri l’educazione del popolo, ripromettendosi dal rinnovarsi delle gesta ferreriane la grandezza della patria, poiché questo, e nessun altro, può essere il significato della lapide. In ogni caso poi, quando proprio volessero sbizzarrirsi, come va, domando io, che si fa una lapide a Ferrer Spagnolo, e non la si fa a me che sono Italiano, e tanto più a te, o caro compagno, che sei proprio di Sagliano? Ho visto che, trattandosi di fare un monumento ad un eroe, non sono mica andati a sceglierlo in Spagna e in Francia, ma hanno scelto il loro eroe di Sagliano, Pietro Micca. Perché dunque, trattandosi di una lapide ad una anarchico, lo vanno a prendere in Spagna? Pazienza, se non avessero tra di loro: ma, quando ci hanno un uomo come te… ti pare? Basta, a dirtela francamente, io non ci capisco più niente, e mi pare che coloro siano tutti da legare. Fammi perciò il piacere, tu, che ancora sei nel mondo: va al tuo paese, presentati al Sindaco, che tu ben conosci e che ti conoscerà ancora, quel tale che adesso mi pare sia Cavaliere della Corona d’Italia, e persuadilo della grave ingiustizia che si commette dedicando una lapide a Ferrer e dimenticando completamente te, che a Sagliano dagli ammiratori di Ferrer dovresti essere stimato la loro gloria più fulgida. Altro non avendo ti saluto e mi dico tuo affezionatissimo amico e compagno. BRESCI
Sul numero del 1 Agosto 1911 la “risposta” di Granotti.
Caro Bresci, Ricevuta la tua lettera, mi son ben tosto recato a Sagliano per verificare quanto mi scrivi. Manco a dirlo, sono andato in incognito, perché, noi anarchici italiani, in Italia non godiamo dei privilegi riservati agli anarchici spagnoli. A questi in Italia si fanno monumenti, a noi invece…m’intendi? Basta; lasciamo questo tasto doloroso e veniamo a noi. Fui contento della mia gita, perché ho potuto conoscere il motivo per cui a Sagliano è dedicata quella lapide. Devi dunque sapere che in Andorno* si è costituita da poco una società razionalista, massonica, anticlericale. Questa società per dar segni di sua esistenza e anche per far rabbia ai preti e ai cattolici, aveva ideato di inaugurare una lapide a Francisco Ferrer. Combinarono una iscrizione e si presentarono al sindaco di Andorno nella speranza si avere il permesso di porre la futura lapide nel palazzo municipale di Andorno, capoluogo di Mandamento. Ma il sindaco d Andorno, che è un popolare bensì, ma intelligente, astuto, e specialmente buon amministratore, disse loro: “Miei cari compagni, io, come sindaco, non vi posso concedere il richiesto permesso per questo motivo: voi sapete che in questo paese, specialmente nell’estate, vengono a passare la stagione moti distinti signori, molte persone colte, facoltose, educate, tutta gente che nel nostro paese arreca profitto non solo ai grandi stabilimenti, ma a tutti albergatori, commercianti, esercenti, negozianti, proprietari di case ecc. Ora, una lapide di tal genere potrebbe dare ai signori villeggianti l’idea di trovarsi in un paese teppistico ed anarcoide. Questo basterebbe per disgustare molti, e allontanarli dal nostro paese, con grave danno di tutti. Mi rincresce quindi, ma, innanzi al danno grave che ne avrebbe tutto il paese, io non posso accondiscendere al vostro desiderio.” Udita tal risposta, sempre a quanto mi fu riferito, si recarono a Tavigliano,* ma anche là il sindaco, uomo onesto, dignitoso, alieno da rappresaglie, e tutto intento al buon ordine e al benessere della sua popolazione, disse loro: “Non sono d’accordo con voi: questa iscrizione, se potrebbe accontentare i socialisti, disgusterebbe la maggioranza del paese e specialmente le persone serie e oneste. Io sono Sindaco non solo dei socialisti, ma di tutti, e so che, se voglio essere rispettato dalla mia popolazione, devo prima di tutto impedire che si facciano atti offensivi ai sentimenti della maggioranza di essa. Non accetto quindi la vostra proposta. Che fare? Andiamo a Magliano.* Il sindaco di Magliano, uomo che sente la dignità del suo ufficio e lo adempie con coscienza e con amore, udita la proposta, rispose: “Come? Una lapide a Ferrer? A me non la fate. Ho letto che Cabalajas, il presidente anticlericalissimo dei ministri spagnoli in pieno Consiglio ebbe a dire che Ferrer era un uomo che non meritava alcun riguardo e che fu troppo giustamente condannato. Ho letto che il Municipio di Torino, composte di persone autorevoli, respinse a grande maggioranza la proposta di intitolare a Ferrer una piazza. E vorrete che io ponga una lapide a tal nome nel mio paese? Se non avete altro, potete andarvene.” Esasperati, non sapevano più che fare. Ci sarebbe ancora Sagliano, dissero fra loro: ma chi osa presentarsi? Quel sindaco là, ha accettato la croce da cavalliere della Corona d’Italia, è impossibile quindi che accetti una lapide a Ferrer. Così si temeva, ma… misteri del cuore umano! Il Sindaco di Sagliano, non solo accettò ma propose al Consiglio, e questo diede il permesso, che la lapide a Ferrer fosse fissata nel Palazzo Comunale. Ecco quanto ho potuto sapere. Per parte mia ti dirò che non c’è proprio da essere invidiosi: che la lapide sia stata intitolata a Ferrer, anziché a noi. Trattandosi di essere presi in giro, è meglio lui che noi. Del resto la lapide è fatta in maniera che quando, mutati i tempi, volessero cancellare il nome di Ferrer e mettere il mio o il tuo, il senso correrebbe egualmente e non ci sarebbe stonatura. Per ora ti saluto e mi dico tuo aff.mo. GRANOTTI
Il Corriere Biellese risponde nell’edizione del 1° Agosto con un trafiletto di nuovo dal titolo “Cose dell’altro mondo”: “è ammessa la polemica fra gli avversari. Ma quando i preti scrivono le porcherie di cui si sono macchiati nell’ultimo numero del loro giornale (…) ogni schermaglia cortese diventa inutile. La spada va messa allora in disparte, ed in sua vece deve fare apparizione lo stafile. Vigliacchi!”.
Il parossismo dei clericali nei confronti di Ferrer non conosce limiti ne vergogne: nell’edizione del 4 Agosto del Biellese sotto il titolo “Gelati alla Ferrer? Centocinquanta avvelenati” riporta che durante la festa dell’inaugurazione della lapide molte persone accusarono disturbi intestinali in quanto avevano mangiato dei gelati della locale pasticceria. Nel numero dell’8 Agosto ritorna sull’argomento tranquillizzando sul fatto che tutti sono guariti, ma canagliescamente conclude “Se la futura Società alla Ferrer sarà simile ai gelati alla Ferrer, che bel vivere in questo mondo!”. Le polemiche si placano, ma nel popolo il ricordo e la memoria di Ferrer è sempre vivo: il 25 Aprile del 1915 l’avvocato Luigi Molinari tenne una conferenza a Vigliano Biellese su “Francisco Ferrer e la idealità della scuola moderna” alla Università popolare del Biellese; ancora nel 1916 una lavoratrice da Lessona (Bi) scrive al Corriere Biellese nella rubrica “La Tribuna delle donne” sul numero del 20 Ottobre in merito all’insegnamento nelle scuole ed in polemica con il Biellese “Quante scuole hanno aperto i socialisti? Ah canaglie, ma se li fate fucilare i fondatori di tale scuole! Il martire dell’intolleranza cattolica Francisco Ferrer (…) è stato fucilato appunto perché nelle scuole non voleva si impartissero quelle superstizioni e quei dogmi religiosi e politici (…)”. La parola fine alla vicenda fu riportata dal cattolico Biellese nel numero del 17 Aprile 1923, con un trafiletto dal titolo “La lapide di Francisco Ferrer in frantumi”: “Nella notte dal 14 al 15 corrente, la lapide a Francisco Ferrer è stata scalpellata” e, gesuiticamente concludeva “Da chi? Finora non si sa”.
Carlo Ottone
1)Alberto Rinaldo. Biella 1887. Schedato come anarchico dal Maggio 1907. Nel gennaio 1908 parte per Lione. Sul n 57 del Febbraio 1908 della Protesta Umana di Milano segnala la sua disponibilità a tenere conferenze ,sempre nel 1908 risulta residente a Losanna. Nel Giugno 1908 rientra a Biella. Nell’Aprile 1909 assume la gerenza, per i primi numeri, del settimanale Comunista Anarchico l’Alba, edito dall’omonimo gruppo anarchico di Sagliano Micca dal Maggio 1909 al Settembre dello stesso anno. Nel 1930 viene radiato dal Casellario Politico Centrale. Si ignorano luogo e data della morte. Acs. Cpc. Fascicolo 4336.
2) Giacinto Cipriano Ferrarone . (Biella 1869. Torino 1938) Figura di primo piano nell’anarchismo Biellese. In contatto epistolare con Pietro Gori che accompagnerà, con Luigi Galleani, in un giro di conferenze nel Biellese tra il 1892 e 1893. Nel Settembre 1897 si reca a Losanna, nell’Ottobre dello stesso anno a Zurigo. Espulso dalla Svizzera nel Novembre 1898 si reca in Francia da dove viene espulso nel 1902, ripara a Londra sino al 1907, da qui collabora al numero unico anarchico di propaganda e polemica La vera Civiltà distribuito, e sequestrato, a Biella il 1 Maggio 1904. Collabora al Grido della Folla con lo pseudonimo di Giacomini Giacomino. Radiato dal Casellario Politico Centrale nel 1924 perché “appartiene al Partito Nazionale Fascista” (Prefettura di Novara in data 12 Novembre 1924). Il cattolico Biellese gli dedica un necrologio sul numero del 25 Novembre 1938! Acs. Cpc. Fascicolo 2029.
3) Cfr. Bfscollezionidigitali.org alla voce Sagliano Micca.
* Località nei pressi di Sagliano Micca