Non è la prima volta che Marco Rossi affronta temi legati alla psichiatria, lo aveva già fatto con “Capaci di intendere e di volere” (Edizioni Zero in Condotta, 2014) una ricerca su come il regime fascista aveva sistematicamente usato l’istituzione manicomiale per reprimere, oltre che i cosiddetti “matti”, anche gli oppositori politici. Questa volta, con “Correnti di guerra”, l’attenzione è puntata su una combinazione ancora più inquietante, quella tra la grande macelleria della Prima guerra mondiale e le prime applicazioni di una terapia psichiatrica che poi, qualche anno dopo, diventerà il famigerato “elettroshock”.
Che un evento come la guerra sia altamente traumatico e che quindi abbia un effetto anche a livello psicologico, soprattutto per chi vi partecipa direttamente, oggi sembrerebbe una ovvietà mentre invece non è stato sempre così. Nell’opuscolo si racconta della psichiatrica militare italiana ai tempi della Prima guerra mondiale e delle improbabili teorie medico-psichiatriche in voga in quegli anni. Di come, davanti a una realtà dei fatti difficilmente confutabile, alla fine anche alcuni dei fautori di indimostrabili “predisposizioni individuali” erano giunti alla conclusione che l’esperienza bellica era in grado di provocare danni non solo ai corpi.
L’attenzione si sposta poi sulle prime sperimentazioni, perché così venivano considerate, di una terapia basata sull’applicazione della corrente elettrica a diverse parti del corpo. Questo genere di pseudo-cura veniva chiamata “faradizzazione”, un termine creato nel 1851 quando si iniziò ad applicarla a una serie di patologie che non si sapeva come trattare. Le torture, perché solo così vanno chiamate, alle quali venivano sottoposte persone che non potevano difendersi sono state pari solo all’inumanità dei loro carnefici. E anche su queste torture che poi verranno poste le basi dell’elettroshock, inventato venti anni dopo la fine del primo conflitto mondiale e tutt’ora in uso.
Alcune pagine sono dedicate alla descrizione dell’attività della sezione Psichiatrica Militare del Frenocomio di San Girolamo a Volterra. In questa struttura transitarono, per brevi soste, migliaia di militari provenienti da altre istituzioni.
Sebbene sia un opuscolo di poche decine di pagine, “Correnti di guerra” descrive in modo appassionato un pezzo di storia di quelli che non vengono e non verranno mai ricordati in occasione dei festeggiamenti per la vittoria. Storie di ultimi, di perdenti e per noi storie da ricordare.
Pepsy
Marco Rossi, “Correnti di guerra. Psichiatria militare e faradizzazione durante la Prima guerra mondiale”, Autoproduzioni Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud, 2017.
L’opuscolo è scaricabile in formato .pdf dal sito https://artaudpisa.noblogs.org/ o può essere richiesto in formato cartaceo scrivendo a antipsichiatriapisa@inventati.org.