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Che cosa rappresenta l’“Alleanza Sahra Wagenknecht”? (terza parte)

Che cosa rappresenta l’“Alleanza Sahra Wagenknecht”? (terza parte)

Nella terza e ultima parte della sua analisi dedicata alla nuova formazione di Sahra Wagenknecht, Alfred Masur conclude la rassegna critica delle posizioni espresse da quest’ultima e ribadisce come soltanto l’autorganizzazione e l’autogestione possano costituire una reale alternativa allo sfruttamento e all’oppressione esistenti.      (Link alla prima parte e alla seconda parte)

Capitalismo verde?

La misura in cui le prospettive di trasformazione sociale della BSW sono limitate dal quadro della politica statale e del capitalismo è evidente anche nel campo della politica ambientale. La Bündnis Sahra Wagenknecht–BSW [Alleanza Sahra Wagenknecht] ha ragione a opporsi al fatto che i costi della “svolta energetica” vengano imposti principalmente ai lavoratori attraverso l’aumento dei prezzi dell’elettricità e della benzina. Sahra Wagenknecht ha anche ragione a criticare come un discorso ipocrita delle élite un dibattito sul clima che principalmente fa la predica al consumismo individuale e a sottolineare che tali discorsi spingono soprattutto molte persone contro la politica climatica1.

Invece, la BSW propaganda lo “sviluppo di tecnologie chiave innovative” come via d’uscita dalla crisi climatica. Anche in questo caso c’è molto di giusto, ovvero che l’apparato produttivo esistente deve essere radicalmente trasformato per non continuare a rovinare il pianeta. Per portare a termine questo compito immane sono necessarie nuove idee tecnologiche in una grande varietà di settori. Soprattutto, però, sarebbe necessaria una diversa organizzazione sociale della produzione e delle condizioni di vita: il capitalismo, con il suo principio del profitto e le relative pressioni ad aumentare la produzione, a creare costantemente nuovi mercati per nuovi prodotti, a minimizzare i costi a scapito della natura e del lavoro umano eccetera, è fondamentalmente in contrasto con una più attenta relazione con la natura. Anche le nuove tecnologie cambieranno solo gradualmente questa situazione, poiché nelle condizioni attuali prevarranno solo se saranno in linea con gli interessi di profitto e di potere delle élite dominanti.

Wagenknecht e soci, tuttavia, vogliono realizzare innovazioni verdi in un contesto capitalista. Le imprese private, in particolare i “campioni nascosti” del ceto medio tedesco, sono accolte come alleati nella lotta contro la distruzione della natura. In definitiva, il programma di politica ambientale della BSW non è molto diverso da quello delle odiate élite della sinistra liberale: qui, come là, si propagandano soluzioni pseudo-tecnologiche ai problemi sociali e si cerca di far quadrare il cerchio dell’«armonia tra mercato dei capitali e natura»2.

Anche la speranza nello Stato, che secondo Wagenknecht e altri socialdemocratici dovrebbe promuovere un’economia più rispettosa dell’ambiente attraverso leggi appropriate, è ingannevole: nelle condizioni del mercato globale, gli Stati rifuggono dal peggiorare le condizioni di localizzazione dell’industria nazionale rispetto alla concorrenza estera attraverso regolamenti ambientali coerenti. Lo dimostrano in modo impressionante i vari vertici delle Nazioni Unite, che non sono mai riusciti a trovare un accordo che andasse oltre a dichiarazioni d’intenti non vincolanti.

Protezione dei lavoratori nostrani?

Sulla questione dell’immigrazione, la Wagenknecht prende le distanze dalla “sinistra-lifestyle” liberale che, nel suo ambiente borghese protetto, troverebbe facile invocare “frontiere aperte” perché non è toccata dai problemi sociali associati all’aumento dell’immigrazione nella sua vita quotidiana. Nell’interesse dei lavoratori locali, invece, la BSW chiede di limitare l’immigrazione.

La Wagenknecht-Bündnis ha ragione quando afferma che l’afflusso di immigrati può esacerbare problemi come la pressione salariale in professioni già poco retribuite, l’aumento degli affitti e il sovraccarico di infrastrutture, dalle scuole alle piscine, e che questi sviluppi interessano soprattutto le aree che sono già punti nevralgici dal punto di vista sociale. Tuttavia, è sbagliato reagire a tutto ciò chiedendo la chiusura delle frontiere! Sarebbe meglio costruire strutture di solidarietà nei quartieri e nelle aziende, in cui i lavoratori locali e quelli di recente immigrazione lavorino insieme per lottare per ottenere affitti accessibili, salari più alti e migliori strutture pubbliche. Naturalmente, la formazione di tali alleanze d’azione è spesso ostacolata nella pratica da vari ostacoli, come le barriere linguistiche, le riserve di tipo culturale e i veri e propri conflitti di interesse. Tuttavia, il fatto che la BSW non formuli affatto una prospettiva di questo tipo dimostra ancora una volta la natura limitata del suo approccio, che si concentra sull’azione nazionale.

Propagandando la riduzione dell’immigrazione come un modo per risolvere i problemi sociali, la BSW contribuisce a cementare la divisione della classe operaia lungo linee etniche. Ciò rende più difficile costruire un movimento il più ampio possibile contro gli attacchi del capitale e dello Stato e, in ultima analisi, danneggia i salariati autoctoni, di cui la BSW si presenta come difensore.

Inoltre, la Wagenknecht adotta spesso un tono populista e nazionalista nelle sue dichiarazioni pubbliche sul tema della migrazione, che fa appello ai risentimenti esistenti e li rafforza. Ha ragione, ad esempio, quando in un’intervista a WELT mette in guardia dall’emergere di «ambienti islamisti» che vogliono instaurare un «califfato» – ma il problema di questi ambienti non è che «non si adattano al nostro Paese», come dice la Wagenknecht, ma che sono profondamente patriarcali e contrari alla libertà e dovrebbero quindi essere respinti ovunque nel mondo3.

Wagenknecht sottolinea spesso che la richiesta di «frontiere aperte» non può essere realizzata nelle condizioni attuali a causa dell’enorme divario di ricchezza tra le varie regioni del mondo. Questo è vero, ma il problema non è la richiesta in sé, bensì le condizioni attuali! L’idea di un mondo senza frontiere e di una libertà di movimento globale è un obiettivo per cui vale la pena lottare, ma può essere realizzato solo nel corso di un movimento mondiale contro il capitalismo e l’imperialismo.

Un ritorno al pluralismo d’opinione civile?

La BSW vuole superare l’attuale polarizzazione tra liberalismo e populismo di destra evidenziando i punti di critica al sistema politico dominante che finora non hanno quasi mai trovato spazio nel discorso dei media ufficiali e che quindi potrebbero essere sfruttati populisticamente dalla destra. Sahra Wagenknecht si è già cimentata in questo ruolo in passato come combattente solitaria, criticando pubblicamente l’opinione unificata prevalente sulle misure anti-Covid o sulla politica ucraina, ad esempio, e dando così voce a ciò che molti pensavano. Un intero partito può ovviamente fare ancora di più in questo senso e ciò potrebbe effettivamente portare all’eliminazione dell’attuale impasse nei dibattiti pubblici e lasciare il posto a un panorama di opinioni più aperto e “multipolare”.

Le conseguenze di questa nuova situazione sarebbero ambivalenti: da un lato, potrebbe effettivamente riportare su un piano concreto i dibattiti politici, in quanto ogni critica al governo non tenderebbe più a essere percepita come “di destra” e ogni articolazione di preoccupazioni femministe o ecologiche come sostegno al governo. Ciò sarebbe utile anche per le forze interessate a una trasformazione della società dalle fondamenta. Inoltre, l’apparizione della BSW potrebbe forse rallentare un po’ l’ascesa dell’AfD, supponendo che non tutti gli elettori di questo partito abbiano una visione del mondo chiusa e fascista, ma che lo abbiano votato almeno in parte per protesta e per mancanza di altre alternative.

D’altra parte, la stessa BSW si colloca decisamente nel senso dell’attuale sviluppo della politica migratoria da parte della destra e ha un impatto negativo sul dibattito pubblico su questo tema. Le forze fautrici della lotta di classe devono prendere una posizione decisa contro tutto ciò e, come descritto sopra, fare una campagna per una prospettiva internazionalista.

Conclusione

La BSW è favorevole a una politica “sovranista” che mira ad aumentare la capacità di azione degli Stati nazionali europei, rendendoli meno dipendenti dall’egemonia statunitense da un lato e svolgendo un ruolo più attivo nell’economia dall’altro. Come abbiamo visto, poiché ci sono anche forze di destra e potenzialmente di centro borghese che sono favorevoli a questa linea, un cambiamento di rotta corrispondente è certamente possibile. Tuttavia, le speranze della BSW per la pace e la politica sociale non saranno certamente soddisfatte! È quindi probabile che alcuni sostenitori delle politiche della Wagenknecht si sfreghino gli occhi per la delusione quando un giorno si sveglieranno in una “Europa indipendente di democrazie sovrane” molto diversa da quella descritta nel manifesto di fondazione della BSW.

La scelta tra “sovranismo” e globalizzazione neoliberista è una falsa alternativa. Per questo è ancora più importante che noi, come forze anarchiche e socialiste, passiamo all’offensiva con la nostra prospettiva di resistenza autorganizzata dal basso. I sostenitori della Wagenknecht parlano molto di un “vuoto di rappresentanza” nello spettro dei partiti esistenti, che vogliono colmare con il loro nuovo partito. Questo divario esiste davvero. Ma noi non vogliamo colmarlo convincendo le persone che un nuovo partito rappresenterà finalmente i loro interessi. Al contrario, rifiutiamo del tutto l’idea di rappresentanza, perché non crediamo che gli interessi della maggioranza della popolazione possano essere fatti valere eleggendo rappresentanti in un parlamento borghese – nemmeno dai politici del nuovo partito di sinistra, come ha dimostrato l’analisi del loro programma. Vogliamo quindi ampliare il “divario di rappresentanza” esistente, portando alle masse la nostra critica al parlamentarismo, ma non per far sì che la gente se ne stia a casa come non votante frustrata, bensì perché si organizzi e prenda in mano la propria vita.

Alfred Masur (traduzione di Varden)

1 Ivi, pp. 284-290.

2 Dasami Moodley, This is how we can achieve harmony between capital markets and nature, World Economic Forum, 27.06.2023, in: https://www.weforum.org/agenda/2023/06/this-is-how-we-can-achieve-harmony-between-capital-markets-and-nature/.

3 Sahra Wagenknecht nell’intervista con “WELT”: Migrantenquote? “In ärmeren Wohngebieten längst 25 Prozent überschritten”, 08.11.2023, in: https://www.youtube.com/watch?v=UHwu3FeFCyE&ab_channel=WELTNachrichtensender.

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