I cittadini solidali chiamano… Altamura risponde
Centinaia di persone stamattina ad Altamura ci hanno messo la faccia pure loro…
Come segreteria Nazionale USI sanità esprimiamo la nostra più grande soddisfazione per il risultato raggiunto oggi, dove nonostante il silenzio, centinaia di cittadini solidali hanno risposto all’appello lanciato spontaneamente attraverso la rete a sostegno di Francesco Papappicco e Francesca Mangiatordi. La manifestazione era stata lanciata dai cittadini in appoggio alla lotta dei due medici che da ormai da dodici giorni sono in sciopero della fame contro i procedimenti disciplinari che li vedono protagonisti loro malgrado. Una manifestazione che noi crediamo sia andata ben oltre le previsioni e che abbiamo seguito praticamente in diretta grazie alla volontà di alcuni organizzatori i quali desideravano che uscisse fuori dal loro territorio.
Al grido Fuori l’omertà dalla sanità, non imbavagliate questi medici, Giù le mani da chi denuncia le illegalità delle Istituzioni, i cittadini di Altamura e dei paesi vicini hanno lanciato un chiaro segnale : La comunità è dalla parte di Francesco Papappicco e Francesca Mangiatori. Forse il Sig. Emiliano ed il Sig. Montanaro potranno continuare a fare orecchie da mercante incuranti delle proteste, ma noi crediamo che non potranno farlo a lungo e saranno costretti a tenere presente la volontà popolare.
Firenze 8 novembre 2015
Per la segreteria nazionale USI – AIT sanità
Lusi Corrado
Una proposta indecente: lavorare 12 ore al giorno
Con la fine di novembre 2015, per evitare altre multe, l’Italia dovrebbe attuare la direttiva UE n. 66 che impone che l’orario massimo giornaliero del personale sanitario non può superare le 13 ore (7.40 di contratto+straordinari in caso di urgenti necessità), obbligatoriamente seguite da un riposo non inferiore alle 11 ore tra un turno e l’altro. Invece, in alcuni ospedali vengono presentati nuovi modelli organizzativi che prevedono turni di 12 ore per tre giorni alla settimana. La proposta viene presentata come “sperimentale” ma va rifiutata anche perché il rischio che tali “esperimenti” diventino pratica permanente sono troppo facili da immaginare.
Conseguenze per il personale sanitario: aggravio di un servizio già in sé logorante
Alcuni lavoratori -specie quelli che devono subire quotidianamente tre, quattro ore di viaggio- sono tentati di accettare, ma devono convincersi che il presunto risparmio di tempo sarebbe pagato a caro prezzo dal peggioramento delle condizioni di lavoro. Turni di questo tipo sono gravemente lesivi della salute perché troppo logoranti. Tra gli effetti negativi del sovraffaticamento vi è il maggior rischio di malattie cardiovascolari e oncologiche, attestato da importanti studi internazionali, oltre a quello di dover subire le conseguenze penali e amministrative in conseguenza di eventuali incidenti occorsi ai pazienti specie nelle ore finali del turno quando l’attenzione diminuisce. L’esperienza è già stata fatta per sei mesi all’ASL di Torino (To5, Chieri-Carmagnola-Moncalieri-Nichelino) dove trenta lavoratrici e lavoratori hanno denunciato l’azienda, documentando gravi incidenti sopravvenuti a causa dei nuovi turni. La Magistratura ha dovuto accettare la denuncia e a giorni si aprirà il processo. Queste proposte rappresentano anche un furto di salario perché il passaggio da cinque a tre giorni di lavoro porta a tagli sul diritto al compenso di lavoro straordinario, sulle indennità di turno, sui festivi e sui notturni.
Conseguenze per gli utenti della sanità: peggioramento della qualità della cura e della sicurezza per i degenti
Il logoramento che questi turni impongono a infermieri e operatori sociosanitari è ragione di decadenza, specie nelle ore finali dei turni, dell’attenzione e della disponibilità che vanno garantiti per il servizio ed è pertanto causa frequente di inconvenienti anche di grave entità. Nell’interesse dei pazienti dobbiamo rifiutare questa “sperimentazione” sulla pelle di lavoratori e ammalati. La difesa della condizione di lavoro nella sanità deve servire anche a garantire la qualità delle prestazioni del servizio sanitario per il quale paghiamo le tasse.
Se otto ore vi sembran poche..
Per tali ragioni e per il rispetto della dignità del lavoro a cui tutti siamo tenuti, dobbiamo contrastare queste nuove turnazioni e imporre l’osservanza di conquiste come quella della giornata di non oltre 8 ore, per il cui ottenimento si sono avute grandi lotte e sacrifici. Il progresso tecnico e le esigenze attuali devono portarci a una lotta rivendicativa per la riduzione dell’orario di lavoro, a parità di salario, ormai fermo da troppi anni, per una maggior salvaguardia della salute dei dipendenti, degli utenti e per un giusto incremento dell’occupazione. Vanno stroncati i tentativi in atto nel settore sanitario, da parte di alcune aziende e complici le confederazioni sindacali, di aumentare l’orario di lavoro da 36 a 38 ore settimanali come dispongono alcuni Contratti del privato. Dobbiamo fare il contrario. Riduzione d’orario = benessere e sicurezza = progresso sociale.
Coordinamento lavoratori e utenti della Sanità - Milano
Di lavoro si continua a morire
Nel 2015 record di morti sul lavoro
In Italia è quindi in corso una vera e proprio guerra di classe in cui ogni anno migliaia di donne e uomini sono sacrificati nella ricerca del massimo profitto. Nell’Italia “democratica” nata dalla resistenza, i lavoratori continuano a morire. La modernità del capitalismo continua a uccidere i lavoratori come nell’ottocento. Nel 2015 diminuiscono i lavoratori occupati ma aumentano i morti sul lavoro. Nel nostro paese ogni anno avvengono più di un milione d’infortuni sul lavoro, 1.200 di questi sono mortali. Ogni giorno in Italia ufficialmente muoiono in media 3 lavoratori per infortuni sul luogo di lavoro e molti altri a causa delle malattie professionali, cifre volutamente sottostimate dal governo e dall’INAIL. Li chiamano omicidi “bianchi”, ma sono veri e propri crimini contro l’umanità che avvengono nel più assoluto silenzio dei media salvo quando la notizia può essere spettacolarizzata. Le varie “riforme” delle pensioni fino a quella del governo Monti (con la “riforma” Fornero), hanno innalzato fino a 70 anni l’età lavorativa, aumentando il precariato e il lavoro nero insieme al ricatto della disoccupazione. Il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, oltre a una perdita di diritti e imbarbarimento della condizione lavorativa pesa molto anche per quanto riguarda la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Far lavorare degli esseri umani fino a 65/70 anni nei cantieri, costringendone alcuni a salire sui tetti, nelle miniere, o fonderie in età cosi avanzata, insieme a persone che entrano ed escono da un’impresa con contratti a termine ogni tre, sei o ogni 12 mesi espone questi lavoratori a notevoli rischi. Secondo i dati riportati da tre diversi istituti nel 2015, gli infortuni e i morti sul lavoro sono cresciuti a ritmi impressionanti. Secondo l’Osservatorio Indipendente di Bologna sui Morti sul Lavoro, l’Anmil (associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro), e l’Osservatorio Vega Engineering di Mestre sono un vero record. Secondo l’Osservatorio Indipendente di Bologna sui Morti sul Lavoro fondato da Carlo Soricelli metalmeccanico in pensione, “I morti per infortuni sui luoghi di lavoro non sono mai stati così tanti da quando nel gennaio 2008 è stato aperto l’osservatorio”.
Dal 1° gennaio al 20 ottobre 2015 sono morti sui luoghi di lavoro 564 lavoratori, e con le morti sulle strade e in itinere si superano le 1180 morti. Questa cifra in realtà è sottostimata perché nelle statistiche delle morti sul lavoro lo Stato e l’INAIL non tengono conto di molti lavoratori che muoiono sulle strade e in itinere. Inoltre da questi conteggi sono escluse anche diverse categorie come per esempio le Partite Iva Individuali, Vigili del Fuoco, lavoratori in nero, pensionati in agricoltura e tanti altri. Nelle statistiche dell’Osservatorio Indipendente di Bologna si afferma che: “Il 30,7% dei morti sui luoghi di lavoro ha un’età superiore a 60 anni. Il 32,5% è in agricoltura, di questi 116 sono stati schiacciati dal trattore, oltre il 20% sul totale di tutte le morti per infortuni. In sostanza un morto su 5 di tutte le morti sui luoghi di lavoro sono state provocate dal trattore (è così tutti gli anni). L’edilizia 22,5%. Oltre il 50% di tutte le morti per infortuni sono in queste due categorie. Gli stranieri sono stati il 10,3% sul totale. I romeni sono come tutti gli anni la comunità con più vittime”.
Davanti a questo bollettino di guerra il governo non va oltre le frasi di circostanza e lacrime di coccodrillo ogni volta che succedono stragi di operai, (come alla TyssenKrupp) tacendo sulle decine di morti silenziose che avvengono ogni giorno, non intervenendo in modo efficace a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, ma solo a difesa del profitto.
Dai dati ufficiali risulta che nel 2014, i circa 350 ispettori dell’Inail hanno controllato 23.260 aziende e l’87,5% è risultato irregolare. Di questi sono stati regolarizzati 59.463 lavoratori (meno del 15% rispetto al 2013), di cui 51.731 irregolari e 7.732 in nero.
Da sempre la borghesia, le classi imprenditoriali e i gruppi politici a essi collegati, ha cercato di diminuire le tutele legislative per i lavoratori. In particolare negli ultimi anni con l’inizio della crisi attraverso il Testo Unico del 2008, il governo Berlusconi, quello di Letta e oggi il governo Renzi sono intervenuti con decreti peggiorativi, modificandone in parte i contenuti e diminuendo in tal modo le tutele per i lavoratori. Nonostante il peggioramento Il Testo Unico prevede norme di carattere penale e obblighi per il “datore di lavoro” il cui mancato adempimento comporta un reato penale perseguibile. Nonostante questo, anche se esistono leggi a tutela della sicurezza e della salute, la strage di lavoratori continua. Nel sistema democratico borghese, sotto la dittatura del capitale, la lotta del movimento operaio può riuscire a imporre anche leggi a tutela degli sfruttati, ma non dobbiamo mai dimenticare che il governo è un “comitato d’affari” della grande finanza e delle multinazionali capitaliste-imperialiste, che tutela la proprietà privata e il profitto e volutamente non fa niente per fare applicare le leggi sulla sicurezza se non è costretto dalla mobilitazione dei lavoratori.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio.
Novembre 2015
Dal 17 al 24 novembre 2015: settimana di solidarietà per la Vio.Me autogestita!
No alla messa all’asta!
Come potete leggere sul sito della Vio.Me (www.viome.org) il prossimo 26 di novembre è prevista l’asta dei terreni dove si trova lo stabilimento autogestito. Se quest’asta avrà successo ci saranno le premesse legali per uno sgombero di questa esperienza di lotta molto importante. Per questo motivo i lavoratori della Vio.Me fanno appello alla solidarietà internazionale e più precisamente chiedono:
– di firmare la loro risoluzione e rispedirla completa di firme (nome, nome di gruppi - completi di indirizzo) a: protbiometal@gmail.com o meglio ancora di consegnarla al consolato o ambasciata di Grecia più vicina con la richiesta di inoltrarla al Ministro del Lavoro greco (la risoluzione si trova sul sito della Vio.Me in inglese o greco);
– di organizzare azioni dirette non-violente nei confronti delle ambasciate/consolati di Grecia nel mondo;
– di organizzare proiezioni del loro documentario (30 minuti sottotitolato in inglese, visibile sul loro sito in inglese);
– di inviargli messaggi di solidarietà (testi e foto) a: protbiometal@gmail.com
I.SOL.A – Iniziativa Solidale Autogestione, che sostiene questa mobilitazione internazionale e distribuisce i prodotti della Vio.Me, invita tutti i gruppi e i singoli individui a sostenere questa esperienza facendo come richiesto qui sopra. Nel caso foste impossibilitati diffondete quantomeno il loro messaggio e fate girare a possibili interessat* l’appello.