Non è una carica di cavalleggeri ma è la manifestazione che si è tenuta a Firenze il 4 marzo convocata da CGIL, CISL e UIL “in difesa della scuola e della costituzione”. Posto d’onore per Elly Schlein e Giuseppe Conte. L’incontro tra i due è stato celebrato dalla stampa come la nascita di una nuova opposizione al governo, come il ritorno dell’alleanza tra PD e M5S, un’unione officiata da Landini. Gran parte della stampa celebra il lieto evento. I cattivi hanno i giorni contati. Ma chi sono i cattivi? Molti giornali il 5 marzo lo suggeriscono in prima pagina per semplice giustapposizione: da una parte la “colorata” manifestazione antifascista di Firenze, dall’altra il “cupo” corteo in solidarietà ad Alfredo Cospito a Torino.
I cattivi quindi non sono i fascisti, ma è la “galassia anarchica”. Dopotutto questa nuova opposizione non ha uno spazio politico proprio, perché fino a ieri PD e M5S erano al governo insieme a parte dell’estrema destra che oggi vorrebbero contestare. Ne condividono le politiche sui temi cruciali, e hanno da tempo abbandonato anche ogni battaglia ideologica. Certo ci sono delle differenze, ma sui grandi temi strategici – guerra, energia, immigrazione e lavor – gli indirizzi politici sono trasversali ai partiti. È l’interesse dello stato.
In questi mesi l’opposizione al governo non è certo arrivata dai cosiddetti media progressisti o da quei partiti che ora vengono definiti di centrosinistra. Anzi, già prima delle elezioni, c’è stata una gara per incoronare Giorgia Meloni “prima premier donna”. Hanno tutti retto il gioco a Fratelli d’Italia, alternativa all’impresentabile Salvini, raccontando la storiella della “destra presentabile”, che poi è la solita vecchia putrida maschera che usava Almirante.
L’unica opposizione al governo in questi mesi si è mossa al di fuori dei partiti parlamentari. Dalle piazze femministe e transfemministe che torneranno a farsi sentire con forza l’otto marzo con uno sciopero generale e con manifestazioni nelle diverse città. Dal sindacalismo di base che con lo sciopero del 2 dicembre e la giornata di lotta del 3 dicembre ha portato in piazza l’opposizione al governo e all’economia di guerra. Dalle diverse piazze contro la guerra, dalle realtà pacifiste e dai percorsi antimilitaristi che, l’ultima volta il 24 e 25 febbraio, si sono opposte all’invio di armi e denaro per alimentare la guerra in Ucraina e hanno manifestato la propria solidarietà ai disertori, contro tutte le potenze che alimentano la spirale di guerra a livello globale. Dalle lotte territoriali ambientaliste e dai movimenti giovanili per la giustizia climatica che, in forme anche molto diverse da una città all’altra, hanno continuato in questi mesi ad animare iniziative di protesta e manifestazioni.
Ma uno dei processi che ha messo forse più in difficoltà il governo è stato lo sciopero della fame di Alfredo Cospito. La spietatezza con cui il governo e la magistratura hanno respinto ogni istanza per fare uscire il prigioniero dal regime carcerario del 41 bis è un segno di debolezza. Un governo lanciato sul binario dell’autoritarismo e della guerra non è in grado di mediare la conflittualità sociale e di dare risposta alle proteste. Ma a pagare questa debolezza è Alfredo Cospito con la sua salute e forse con la vita stessa, è il movimento anarchico che ancora una volta è obiettivo di montature e di criminalizzazione.
Perché non ci sia una vittima sacrificale per la politica di morte del governo, perché si possa rovesciare la gabbia che stanno montando addosso a chi oggi scende in piazza per Cospito, bisogna costruire un ampio movimento di solidarietà. Bisogna estendere la lotta contro la guerra. Perché uno dei motivi per cui il movimento anarchico è oggi principale obiettivo della repressione è la sua chiara e decisa posizione antimilitarista, che continua ad avere un’influenza significativa in molti settori.
Non è un caso che il primo vero scontro parlamentare sia avvenuto sul “caso Cospito”. Al di là dell’indegna strumentalizzazione portata avanti da destra e sinistra sulla questione, è chiaro che il suo sciopero della fame contro il 41bis sia diventato un tema su cui si è ridefinita l’opposizione parlamentare.
Dopo lunghi anni di governi di unità nazionale, nei tempi del partito unico della guerra, lo spazio per l’opposizione parlamentare è ormai quasi inesistente. Per questo il nuovo centrosinistra cerca di costruirsi uno spazio politico cercando di occupare quello finora occupato dall’opposizione sociale. Anche in questo senso l’attacco al movimento anarchico è funzionale a mettere da parte chi nei movimenti, nelle realtà di base, nelle piazze, potrebbe rendere questa operazione molto difficile.
Ma la piazza di sabato scorso a Firenze non è solo la piazza della Schlein, di Conte e di Landini. È stata anche la piazza di Firenze Antifascista che, partendo da un diverso concentramento, ha partecipato alla manifestazione con un proprio spezzone numeroso e caratterizzato. Non tutti sono scesi in piazza per “difendere la preside” autrice della lettera antifascista che ha irritato il ministro Valditara. Molti sono scesi in piazza in solidarietà agli studenti aggrediti da militanti fascisti di Casaggì, nota sede legata a Fratelli d’Italia. Molti erano in piazza anche il 21 febbraio a Firenze al corteo antifascista militante, che ha portato 2000 persone in piazza a due giorni dall’aggressione. Molti sanno che il problema non sta nello scontro sublimato tra la preside e il ministro, ma nella violenza squadrista che denunciano gli studenti del Collettivo Studenti Uniti Michelangiolo di Firenze.
Sabato 4 marzo quindi non è stata solo la sfilata dei “nuovi” principi dell’opposizione. In quel giorno ci sono state molte importanti manifestazioni in tutto il paese. Dalla Calabria a Milano in migliaia sono scesi in piazza di fronte all’ennesima strage in mare, quella della spiaggia di Cutro, e contro il nuovo decreto assassino che di fatto vieta e impedisce le iniziative di salvataggio in mare delle navi delle ONG. C’è stata una partecipata manifestazione a Torino in solidarietà ad Alfredo Cospito, che ha dovuto affrontare le ormai costanti provocazioni della polizia. Ci sono state molte manifestazioni territoriali tra cui, in Toscana, la manifestazione a Pontedera contro la riapertura della discarica della Grillaia.
Ormai da mesi ogni fine settimana ci sono manifestazioni in molte città. Sta a noi cercare di rompere la polarizzazione mediatica funzionale solo a chiudere gli spazi dell’opposizione sociale. Sta a noi far sì che vengano smascherati e non abbiano spazio nei movimenti di base alleanze opportuniste con questa nuova opposizione parlamentare che intende solo assicurare il successo della politica del governo. Sta a noi cercare di ricucire i legami di solidarietà tra le lotte, per aprire spazi di libertà e di liberazione sociale.
Dario Antonelli