Da questo numero Umanità Nova inizia un rapporto di reciproca collaborazione con i compagni turchi che editano la rivista Meydan, tramite uno scambio di articoli a cadenza mensile che illustrino le vicende dei rispettivi paesi o che trattino questioni di una specifica rilevanza.
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La Crisi che non Può Realizzarsi
Fra i membri del parlamento c’è totale consenso. Nessuno nomina la parola “crisi”. Non vogliono essere mandati via dopo che ciò che ha affermato Erdogan. È un po’ come in quei libri per accrescere l’autostima; se tu pensi positivo, tutto è positivo!; se ripeti che non c’è crisi, non c’è crisi! Lo stesso nei discorsi politici – non vogliono che esista! Stanno, insomma, cercando di evitare la crisi attraverso la propaganda mediatica.
Se la moneta si deprezza del 45% nel giro di un anno, con l’inflazione al 17,9%, il tasso d’interesse al 6,25%, più del 15% il tasso di disoccupazione; prezzi aumentati per svariati prodotti, strategie studiate ad arte per ulteriori rialzi e diversi prodotti stanno subendo un aumento dei prezzi, allora i governi tirano fuori le “trovate strategiche”. Il ministro del tesoro, genero del presidente, annuncia programmi a breve, medio e lungo termine: è stato istituito l’Ufficio dei costi e delle riforme per gestire le politiche di austerità. Si sostiene che la crisi sia di origine statunitense ma la ricerca di una soluzione viene affidata ad una mediazione con McKinsey, società di consulenza economica anch’essa statunitense; se il ridimensionamento, il blocco ed il generale declino dei salari avanza mentre i prezzi aumentano dal pane ai pomodori, dall’elettricità al gas naturale, siamo obiettivamente in una situazione in cui non possiamo soddisfare i nostri bisogni primari, è dunque in atto una profonda crisi. La prima legge della termodinamica dice che nulla si crea dal nulla, né tanto meno si distrugge. Di fronte a questi dati concreti, quelli che dicono che non c’è crisi stanno solo negando l’evidenza della sua esistenza.
Quelli che l’anno scorso hanno bruciato dollari e i-phone per protestare contro i dazi USA ora restano in silenzio.[1] Non c’è crisi fin quando non ci chiediamo come mai abbiamo affidato la gestione della nostra economia ad una compagnia statunitense! Eppure la situazione economica reale non è brillante. Erdogan che è determinato ad assumere il potere assoluto in economia, sta cercando di salvare la situazione autonominandosi presidente del fondo sovrano. Ecco perché sta sviluppando relazioni con paesi come il Qatar e il Venezuela per ottenere denaro fresco ed ha messo gli occhi sui soldi dei proprietari terrieri col pretesto della pace e della ricostruzione.
Mentre rincorreva i voti in vista delle ultime elezioni, Erdogan ha dichiarato: “Sostieni tuo fratello e tieni d’occhio i tassi di cambio e di interesse” ed ora sta pensando a come venir fuori da questa situazione. Com’è accaduto finora, darà nuovamente la colpa ad altri di questo cattivo andamento economico. Così facendo pensa di poter prendere due piccioni con una fava.
Come sempre, la presunta non-crisi, non ti prende di striscio, ma va a sbattere direttamente sul naso della maggioranza della popolazione. Perché viviamo in un sistema che aumenta le importazioni e fa crescere il debito estero, raddoppia in modo fittizio il valore della valuta con le sue pratiche di politica monetaria,incoraggia i profittatori e tutti coloro che cercano di incassare il montepremi speculando; questo sistema è il capitalismo.
Soluzione per la Crisi Capitalista: Creazione Immediata di una Nuova Economia
In un sistema capitalistico globale, la “crisi” è realtà sociale imposta agli oppressi da coloro che hanno un potere su scala internazionale, per tutelare o aumentare il proprio capitale, e per gli oppressi significa sempre disoccupazione e povertà. Pertanto, la liberazione dalla povertà, dall’oppressione e dalla crisi richiede la liberazione dal capitalismo.
In questo contesto, gli sforzi collettivi per far fronte alle crisi economiche, che si sviluppano in diversi periodi e aree geografiche, sono importanti, non solo per mitigare gli effetti di tali crisi, ma anche per tentare di creare un mondo in cui il capitalismo, che ne è la causa, non esista più. Sono oggi in corso molte lotte collettive contro la crisi economica e lo sfruttamento, la povertà e il sistema vessatorio del capitalismo, che devono essere sviluppate ed estese.
La creazione di associazioni di produttori locali, comunità del cibo, cooperative urbane di produzione e consumo collettivi, ridisegno delle relazioni di produzione e distribuzione in modo collaborativo e collettivo attraverso la formazione di reti tra queste comunità sono tra gli esempi più importanti degli sforzi descritti prima. In questo modo, invece di un’economia focalizzata sulla competizione e sul profitto, si può stabilire un processo economico basato sulla condivisione e sulla solidarietà.
Condivisione delle reti e previsione-programmazione del consumo, sviluppo delle relazioni di solidarietà nelle aree locali, costruzione di una visione completamente nuova di lotta e di trasformazione delle nostre vite, creazione di relazioni di produzione-consumo alternative, liberazione dalla distruttività delle relazioni capitalistiche e statali attraverso una cultura essenziale ed in contatto con la vita. Tutte queste alternative sono una necessità in vista una soluzione alla crisi economica in corso, così come i metodi che dobbiamo attuare nell’organizzazione per la liberazione dal capitalismo e l’organizzazione una nuova vita sociale.
Dobbiamo Organizzarci contro ogni Meccanismo Basato su Autorità e Proprietà
Ovviamente, non è possibile sbarazzarsi degli effetti del capitalismo o scappare da quest’ultimo producendo solo qualche impegno economico alternativo, perché il capitalismo è una delle forme di potere che ostacola la creazione di un mondo libero. Ma tutte queste alternative possono contribuire ad offrire risposte ad un diffuso bisogno di superamento delle attuali crisi economiche, ed entrare a far parte delle metodologie che dobbiamo sperimentare nell’organizzazione della liberazione dal capitalismo e di una nuova vita sociale.
Le attività politiche a cui ci si riferisce per sfidare l’intero sistema, non sono l’instaurazione di elezioni (locali) atte a pacificare l’intera società. Si tratta di iniziative rivolte direttamente a contrastare il sistema. Lotte atte a rafforzare il funzionamento economico, socializzare, resistere alle crisi sociali e politiche in tutte le altre aree, per risolvere le crisi ed opporsi al sistema stesso che le genera. Queste lotte nel loro insieme possono anche essere organizzate per contrastare tutte le forme di potere.
La situazione economica, politica e sociale in cui ci troviamo è piuttosto incerta. Sebbene si discuta della crisi economica senza venire allo scoperto, è ovvio che l’economia si troverà ad affrontare problemi sempre più grandi nel prossimo futuro. Ciò di cui abbiamo bisogno è preparare le condizioni per creare un’economia non capitalista in modo collettivo. Questa preparazione è un processo che dovrebbe essere organizzato dall’opposizione pubblica che vuole guardare aldilà dell’agenda artificiale dello stato. È necessario concretizzare e socializzare, con l’organizzazione, le relazioni di condivisione e solidarietà.
Non c’è nulla su cui fare affidamento se non sulla nostra auto-organizzazione che ci terrà in piedi ed uniti. L’unica cosa che possiamo fare è affrontare insieme la sfida e costruire solidarietà, mentre i governanti ci trascinano sempre più in basso nella crisi e, mentendo, affermano che non c’è “nessuna crisi”; al contempo invece i padroni provano a spartirsi i dividendi di questa crisi per arricchirsi.
Come nel caso di diverse esperienze che hanno creato un nuovo modello economico, un nuovo modo per affrontare e sbarazzarsi della crisi economica creata dagli stati, ciò di cui abbiamo bisogno è creare collettivi di produzione-distribuzione e consumo che ci libereranno dalla stagnazione della crisi capitalista, creare workshop e cooperative basate sull’auto-organizzazione, attraverso relazioni incentrate sulla condivisione e sulla solidarietà.
Beca*
*Traduzione di Flavio Figliuolo
NOTE
[1] https://www.ilgazzettino.it/esteri/erdogan_iphone_turchia_usa-3914269.html