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Nogarin e la macchina

Nogarin e la macchina

Il traffico e la sosta nella città di Livorno, soprattutto delle autovetture private, ha subito in questi ultimi giorni quella che il sindaco Nogarin definisce “una vera e propria rivoluzione”.
È difficile criticare le scelte dell’autorità per quello che riguarda il traffico privato: si rischia di passare per difensori di un sistema inefficiente, dissipativo e dannoso. Sappiamo d’altra parte che questo sistema ha profonde cause sociali, che arrivano alla contrapposizione tra città e campagna. Di fronte a queste cause sociali, le amministrazioni locali possono solo proporre palliativi più o meno efficaci.

Del resto, ho l’impressione che dietro questa iniziativa ci sia una campagna mediatica, volta a criminalizzare i comportamenti spontanei, tendente a convincere i cittadini che, abbandonati a se stessi, non sono in grado di adottare comportamenti virtuosi, ma solo di recar danno a sé e agli altri.
Nei suoi vari interventi, il sindaco Nogarin mette in evidenza come sui temi del traffico e della sosta il caos l’abbia fatta da padrone, senza rispetto per le più elementari norme di sicurezza, su cui per troppo tempo è stato chiuso un occhio. È convinzione dell’amministrazione comunale che, grazie al suo intervento, verrà posto termine ad un sistema di illegalità diffusa.

È strano che un movimento così attento alla comunicazione come quello dei grillini, di cui è espressione il sindaco di Livorno, non si accorga del corto circuito provocato dalle precedenti affermazioni. La denuncia della mancanza di legalità può avere senso per un’amministrazione appena insediata, non certo per un’amministrazione che governa da quattro anni ed è vicina alla fine del proprio mandato: dov’era la polizia municipale fino ad oggi? perché non è intervenuta per porre fine al sistema di “illegalità diffusa”? Le nuove grida manzoniane sul traffico e la sosta non daranno certo maggiore efficienza alla polizia municipale, piuttosto affideranno a ditte esterne – quelle che avranno in concessione i nuovi stalli blu – la sorveglianza sulla sosta, accentuando il processo di privatizzazione delle attività comunali. Anche la polemica sulla “illegalità diffusa” non regge alla minima critica: se il traffico e la sosta erano conformi alle precedenti disposizioni comunali ci troviamo di fronte ad un cambiamento di queste disposizioni, se le precedenti disposizioni comunali non erano conformi alle norme del codice della strada ed alle più elementari norme di sicurezza, come afferma il sindaco, perché aspettare quattro anni per cambiarle?

L’esigenza di fare cassa è probabilmente il vero motivo delle nuove misure. Lasciando da parte l’impressione che le amministrazioni locali incasinino volutamente traffico e sosta in modo da aumentare gli incassi con le multe, resta il fatto che le nuove norme sono un ulteriore balzello su un bene, l’autovettura, il cui uso è reso indispensabile dall’inefficienza e dalla disorganizzazione del trasporto pubblico locale, mentre le esigenze di spostamento aumentano in relazione alla precarietà del lavoro ed alla scomparsa delle attività commerciali di prossimità.

Se il traffico è reso caotico dalle auto lasciate in sosta sulla carreggiata, la soluzione non è rendere la sosta a pagamento, quanto costruire parcheggi adeguati che liberino le strade dalle auto. Chi paga questi parcheggi? Vale la pena ricordare che una delle cause della auto in sosta e del traffico è la trasformazione di tanti fondi commerciali in unità abitative, per non parlare delle cantine e delle soffitte. Qui emerge direttamente la responsabilità dell’amministrazione comunale, che permette queste trasformazioni. La normativa urbanistica prevede infatti che per le nuove costruzioni devono essere previsti parcheggi in ragione di un metro quadro ogni 10 metri cubi di nuova costruzione e le trasformazioni rientrano in questa casistica, tanto che ormai da anni l’amministrazione comunale sana queste situazioni a fronte di un esborso adeguato.

Quindi l’amministrazione comunale ha incassato milioni di euro a fronte delle ristrutturazioni e non ha provveduto a fornire i cittadini di quei parcheggi che l’iniziativa individuale non è in grado di fornire. Il sistema di trasporto basato sull’automobile ha un rendimento ridicolo, assorbe una quantità enorme di energia senza dare nulla in cambio, è dannoso all’uomo ed all’ambiente; è utile soltanto alla mera valorizzazione insensata e ottusa del capitale. Il modo di produzione organizzato per aumentare il profitto individuale di ogni singolo capitalista si rivela ancora una volta causa del disordine, dello spreco di forze umane e naturali, della miseria e della sovrapproduzione.

Di fronte a questi fenomeni sociali le amministrazioni locali sono impotenti: la politica seguita da questa amministrazione e da quelle che l’hanno preceduta, però, ha addirittura aggravato i danni provocati dall’uso del mezzo privato, a fronte di un ininterrotto flusso di soldi nelle casse comunali.
D’altra parte, l’idea che sia possibile una soluzione centralizzata dei problemi individuali, che il problema sia creato dal mancato rispetto della legge anziché dall’impossibilità di applicare una legge qualsiasi, è una concezione reazionaria condivisa ai massimi livelli dai grillini.

Le recenti misure prese dall’amministrazione Nogarin, oltre a quelle sul traffico e la sosta, cioè quelle sulla raccolta porta a porta dei rifiuti e sul daspo urbano, hanno alla base la comune concezione che il popolo, come un eterno bambino, debba essere educato con un sistema di premi e punizioni e che, abbandonato a se stesso, non possa che degenerare. Gli anarchici non possono ovviamente condividere questa convinzione: essi affermano che la causa principale è la cattiva organizzazione sociale e che il potere politico, locale, nazionale o sovranazionale, ha per scopo di mantenere l’attuale organizzazione sociale. Anche senza essere anarchici, però, non si può non vedere la pericolosità di questa operazione mediatica in una città dove le uniche occasioni per soddisfare le più elementari esigenze dei cittadini sono create dall’azione diretta e dall’autorganizzazione.

Tiziano Antonelli


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