È strano come anche tra i più sfegatati europeisti il tema del bilancio comunitario sia assente.
La Commissione Europea ha presentato il 16 luglio 2025 il progetto di bilancio pluriennale dell’Unione (il Quadro Finanziario Pluriennale – QFP), che dovrebbe essere valido dal 2028 – quando sostituirà quello attualmente vigente – al 2034.
Le principali novità riguardano la dimensione del budget, passato da 1200 a quasi 2000 miliardi di euro, aumento che la Commissione spiega con la crescita dell’inflazione a partire dal 2020, anno di introduzione del QFP attuale. Le principali voci di spesa, la Politica Agricola Comune (PAC) e le politiche di coesione, subiranno tagli consistenti, passando dal tradizionale 70% delle uscite al 45%. Un’altra novità è che gli stanziamenti legati a questi fondi saranno erogati dalla Commissione Europea – che ne gestirà anche il monitoraggio – ai governi degli Stati nazionali, esautorando Parlamento Europeo e Regioni.
Inoltre è previsto un fondo di 168 miliardi destinati al primo rimborso delle obbligazioni accese dall’Unione Europea per finanziare il piano NextGeneration EU.
Infine, un quarto del bilancio non è preallocato, ma rimane a disposizione della Commissione Europea per interventi di emergenza.
Le politiche di guerra hanno assunto un’importanza crescente nel bilancio UE, e questo è confermato dai lavori preparatori di questo QFP: la linea strategica costruita dal QFP 2020-2027 puntava a costruire società in grado di affrontare al meglio le crisi future; oggi, in continuità con quanto è stato fatto durante le crisi pandemica, la Commissione punta a rafforzare l’Europa e caratterizza le crisi future come crisi belliche. Il bilancio pluriennale dell’Unione è condizionato da quanto deciso nel vertice NATO di giugno, in cui gli stati membri si sono impegnati a raggiungere investimenti pari al 5% del PIL entro il 2035 per “requisiti essenziali di difesa e per le spese legate alla difesa e alla sicurezza”. A questo proposito un documento del 16 ottobre “Joint communication to the European Parliament, the European Council and the Council – Preserving Peace – Defence Readiness Roadmap 2030” punta a utilizzare capitali pubblici e privati all’interno del QFP in discussione a vantaggio dei fondi previsti per la difesa e lo spazio (Fondo per la competitività, Horizon Europe).
Il meccanismo con cui procedere a questa mobilitazione è simile a quello del NextGeneration EU:
la Commissione Europea, di cui la baronessa Ursula Von Der Leyen è presidente, opererà sui mercati finanziari attraverso obbligazioni garantite dal margine di manovra, cioè dalla differenza tra il massimale delle risorse proprie (le entrate massime che l’UE può avere) e le spese effettive: si tratta di una vera e propria “cresta” che la Commissione attua sulle spese messe a bilancio.
Questi importi si aggiungono alla quota di budget non allocato.
La dichiarazione che l’aumento del budget è provocato dall’aumento dell’inflazione è smentita dal fatto che la Commissione Europea prevede di introdurre nuove tasse, che saranno pagate da tutti i cittadini europei, per coprire le spese previste e garantire il margine di manovra alla Commissione.
Come ricorda “Lavoce.info”, questo bilancio si inserisce nel percorso definito dal Consiglio e dalla Commissione Europea a partire dal 2021, quindi le opposizioni che si manifesteranno nell’Europarlamento e fra gli stati membri sono destinate ad essere sconfitte.
La massa di denaro a disposizione della Commissione e la possibilità di operare sui mercati finanziari sono una misura dell’autonomia della Commissione rispetto alle istituzioni rappresentative (Europarlamento e parlamenti nazionali), costrette a recitare un ruolo sempre più passivo nelle decisioni dell’Unione Europea.
La concentrazione e la centralizzazione della produzione rende necessario una struttura del dominio politico altrettanto concentrata e centralizzata: ai governi nazionali rimane affidato il compito di articolare nei vari paesi i programmi definiti a livello europeo.
La politica dell’emergenza è l’arma usata dalla Commissione per accumulare potere e disponibilità economiche: è così che è stata gestita l’emergenza pandemica, che ha generato colossali arricchimenti alle multinazionali legate alla Commissione e agli istituti finanziari che hanno mediato i finanziamenti; è questa la ragione di fondo dell’emergenza ucraina prima, per cui sono previsti altri 100 miliardi di euro nel prossimo QFP, e la competizione con la Russia poi. E se questo ci porta a pagare per l’energia prezzi stratosferici, se questo getta la produzione europea in una lunghissima crisi, c’è sempre da speculare sulle forniture militari. Sui faccendieri e sulla burocrazia europea non tramonta mai il sole.
Policarpo