Divieto di dissenso. Lo scudo europeo per la democrazia

La Commissione Europea ha presentato mercoledì 16 novembre lo scudo europeo per la democrazia e la strategia dell’Unione Europea per la società civile. Si tratta di una serie di misure concrete volte a rafforzare, proteggere e promuovere democrazie forti e resilienti in tutta l’UE.

Lo scopo dichiarato dello Scudo è fronteggiare le ingerenze e la manipolazione delle informazioni da parte di attori stranieri (FIMI, Foreign Information Manipulation & Interference) all’interno dell’Unione.

Le misure si concretizzeranno su tre pilastri principali: 1) salvaguardare l’integrità dello spazio informativo; 2) rafforzare le istituzioni, garantire elezioni eque e libere e media liberi e indipendenti; 3) rafforzare la resilienza della società e l’impegno dei cittadini.

A parte il rafforzamento e il coordinamento di pratiche già in atto, è da segnalare la costituzione di un centro europeo per la resilienza democratica, che coordinerà le reti e le strutture esistenti. Tra le varie cose è prevista l’istituzione di una rete europea di fact-checkers. Inoltre il nuovo programma per la resilienza dei media permetterà di rafforzare il sostegno al giornalismo che si allineerà alle verità della Commissione Europea. La Commissione infine intende aumentare in modo significativo il sostegno finanziario alle organizzazioni della società civile, con 9 miliardi di euro previsti per il solo programma AgoraEU.

Ci troviamo di fronte quindi ad un ingente impegno finanziario, volto a propagandare la narrazione della Commissione europea, attraverso i finanziamenti ai mezzi di comunicazione di massa e alle organizzazioni della società civile amiche, e a consolidare sostanziosamente la burocrazia di Bruxelles.

Il progetto rafforza la tendenza alla criminalizzazione del dissenso ed accresce il ruolo della Commissione Europea come centro di comunicazione.

Il contesto a cui si fa riferimento per giustificare queste misure è quello della minaccia da parte di attori, cioè potenze straniere; si fa esplicito riferimento alla Russia e alla Cina. Un esempio di contrasto alla disinformazione sono le accuse nei confronti di chi si oppone alla guerra e al riarmo o di chi si oppone all’atteggiamento dell’Unione nei confronti di Israele e al genocidio della popolazione palestinese: gli uni sono accusati di essere agenti di Putin, gli altri di Hamas.

Ci troviamo insomma di fronte ad un evidente processo di delegittimazione di chiunque si opponga alla politica della Commissione Europea.

Lo scudo europeo si aggiunge quindi all’armamentario della Commissione Europea per condizionare la vita politica all’interno degli stati membri. A questo proposito è bene ricordare che la Commissione è un organismo nominato dai governi europei e non è sottoposto ad alcun controllo reale, vista la frammentazione del parlamento europeo e la sorte dei voti di sfiducia ripetutamente proposti. I finanziamenti elargiti ai media e all’associazionismo in linea con l’UE permetteranno di costituire una clientela della Commissione, dando ad essa una base di consenso nella società civile. La Commissione quindi si comporta come un vero governo, garantendo sostegno economico a coloro che le possono garantire un appoggio politico.

La logica che sta alla base dell’azione della Commissione è estremamente pericolosa sul piano dell’informazione e, più in generale, su quello della cultura politica. Essa dà per scontato che ci troviamo nel migliore dei mondi possibili, per cui ogni critica non può che essere il prodotto della manipolazione del nemico. L’interpretazione dei fatti compiuta dalla Commissione si autodefinisce come vera, perciò ogni altra interpretazione è falsa: quindi i sostenitori dell’interpretazione vera vanno alla contesa con chi afferma il contrario avvantaggiati dal sostegno finanziario dell’Unione e delle regole da essa imposte allo spazio di dibattito. Questa è la strada della negazione della libertà di espressione, perché dal sostegno alla parte giusta alla persecuzione nei confronti dei propalatori dell’errore il passo è breve.

Solo un confronto tra eguali permetterebbe una reale verifica dei fatti, ma questo non è possibile nella società borghese. Da una parte ci sono imponenti organizzazioni che dispongono di ingenti mezzi per condizionare il pubblico, dall’altra ci sono piccoli nuclei che hanno a disposizione strumenti autogestiti: il confronto non sarà mai alla pari, non sarà mai possibile portare per mezzo dell’informazione la massa degli sfruttati all’acquisizione di un pensiero critico. Questo sarà possibile solo nella misura in cui questa massa prende in mano l’azione per il miglioramento delle proprie condizioni di vita: sulla base dell’azione rivoluzionaria sarà possibile sviluppare una coscienza rivoluzionaria.

All’interno di questo percorso, l’informazione ha un ruolo importante. Il controllo dei fatti rischia però di essere una trappola. Se la galassia dell’informazione è costituita da una serie di notizie che fanno riferimento a fatti, la critica rivoluzionaria non consiste solo nel verificare le singole notizie, consiste soprattutto nel ricostruire le relazioni sociali che determinano i fatti da cui derivano le notizie: il patriarcato e il maschilismo, il complesso economico-militare e il militarismo, il monopolio dei mezzi di produzione e il capitalismo sono le chiavi di interpretazione della realtà e ci indicano il sentiero per trasformarla. In questo modo possiamo rendere vano il programma di imbonimento della Commissione europea.

Avis Everhard

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