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Sul tentato golpe in Turchia

Sul tentato golpe in Turchia

dafmarch
A distanza di poco più di un mese dagli avvenimenti vi proponiamo la traduzione di un articolo tratto dal giornale “Meydan” della DAF (azione rivoluzionaria anarchica). 
Il raduno di Yenikapi ad Istanbul che ha avuto luogo domenica scorsa (7 agosto 2016) è un importante esempio che mostra l’entità della mobilitazione politica in Turchia, avvenuta nell’ultimo mese. Il raduno, che ha visto la partecipazione di cinque milioni di persone e dei leader di partiti d’opposizione (eccetto l’HDP), mostrando l’“unità dei protettori della democrazia”, ha in realtà lanciato molteplici messaggi precisando gli obiettivi della politica nazionale ed estera. Durante il processo del golpe, che può essere descritto come lo scontro di gruppi di potere interni allo stato, sembra che il presidente Erdoğan e il Governo AKP siano riusciti a parlare con diversi gruppi politici nella loro “politica per il prcesso di golpe”.
Cosa è successo?
L’esistenza dello stato sulle terre in cui viviamo, è direttamente collegata all’esistenza dell’esercito, specialmente considerando la relazione che esso ha con il processo di fondazione dello stato. Il golpe è un elemento che ha avuto un importante spazio nella vita politica della Repubblica Turca. Si può vedere come il golpe, come inevitabile realtà politica dell’esistenza dello stato in queste terre, influenzi le correnti politiche di stato considerando l’ultimo golpe avvenuto, quello del 1980. Quello che è avvenuto il 15 luglio, ha una carattere che dà continuità a questa realtà politica. L’esercito che voleva intervenire nel potere politico ha cercato di assumere il controllo di edifici dello stato di importanza strategica; molti burocrati in posizioni strategicamente importanti sono stati presi in ostaggio, i palazzi del parlamento e dell’intelligence sono stati bombardati, i ponti e gli aeroporti sono stati bloccati dai soldati, si sono verificati scontri tra i soldati e la polizia. Il tentato golpe di cinque ore si è concluso con diverse e rapide manovre del governo attuale e specialmente del presidente Erdoğan. Tra queste manovre, fattori rilevanti sono il controllo dei media, il controllo della mobilitazione civile e di massa attraverso i media e il controllo della forza pubblica sottoposta al Ministero degli Affari Interni.
Mobilitazione
L’attuale potere politico ha saputo mantenere una mobilitazione massiva dal 15 luglio sotto il nome di “guardia della democrazia” che aveva come obiettivo specialmente le strade e le aree militari. Per creare la mobilitazione civile che ha fermato i carri armati marciando verso i ponti bloccati dai soldati nella notte prima del 16 luglio, l’AKP ha utilizzato tutte le strutture dello stato. Dal 15 luglio, mentre questa mobilitazione è stata identificata con i valori sacri dello stato, e coloro che hanno perso la propria vita in questa mobilitazione sono stati dichiarati “martiri” con storie di eroismo, si cerca di creare uno stato di vigilanza continua immettendo e alimentando costantemente odio e vendetta. Il grande raduno sopra menzionato è un’estensione di questo stato di vigilanza. Noi vediamo che parte della mobilitazione nelle strade prende di mira anche varie settori (Kurdi, Alevi, Opposizione) che si oppongono allo stato in diverse aree. L’AKP ed Erdoğan, che detengono l’attuale potere politico, è diventata una piattaforma per formazioni islamiste-nazionaliste. Questo è mostrato chiaramente dai simboli creati dal processo.
Maschera di Democrazia
Ogni golpe è un processo con il quale l’oppressione dello stato si mostra in forma fisica e violenta. Non è nient’altro che mettere pressione sugli oppressi usando la forza e la violenza per prendere il potere politico. Come rivoluzionari che hanno vissuto il periodo in cui il golpe militare del 1980 uccideva, torturava e reprimeva direttamente i rivoluzionari e gli oppressi, e il periodo che ne è seguito, noi sappiamo bene cosa sono veramente i golpe.
Noi sappiamo quale tentativo si cela sotto il nome della “lotta democratica” cosiddetta anti-golpe dal 15 luglio. La condizione di “potere eletto” che viene sollevata come argomentazione contro i settori che hanno pianificato il golpe, gioca una parte importante nel legittimare l’attuale posizione dell’AKP e di Erdoğan. Tutto il discorso politico che hanno sollevato dal 15 luglio è infatti collegato a questo pretesto di democrazia.
Abbiamo prima evidenziato che l’AKP e Erdoğan hanno reso esplicita la loro caratteristica di essere una piattaforma per settori islamisti-nazionalisti. Specialmente considerando la lotta di questi settori contro i sostenitori del golpe, contro i laicisti, contro i gruppi di potere Kemalisti radicali presenti all’interno dello stato dalla fondazione dello stato stesso, si può vedere che c’è una contraddizione di fondo tra questa piattaforma e l’esercito e i buracrati repubblicani. Per quanto questa contraddizione possa sembrare pro-democrazia, essa è in realtà molto distante da tali posizioni. Per riconoscere questa distanza è sufficiente guardare alle “richieste” nelle strade. Pena di morte, Presidenza con poteri straordinari, e molte altre richieste basate sui medesimi valori islamisti e nazionalisti sono nascoste sotto la maschera della democrazia.
Mentre la democrazia è santificata dall’attuale potere politico, le richieste del 51% che ha votato questo potere politico nelle ultime elezioni sono descritte come la volontà del popolo. La realtà è assai lontana da questo. L’attuale potere politico sta tentando di vendere i propri piani e strategie come richieste del popolo. Dal momento che questa piattaforma è contro tutti i “valori politici dell’Occidente”, il suo gioco pro-democrazia non è realistico.
Va sottolineato, d’altra parte, che non dobbiamo cadere nella stessa trappola in cui sono cadute alcune organizzazioni socialiste nel fare la propria analisi. La critica che abbiamo finora espresso non significa che abbracciamo i valori democratici del sistema. Infatti, è lo stesso sistema democratico che rende possibile che “la maggioranza opprima la minoranza” dietro la messinscena pro-democratica. All’interno di questo sistema democratico, quando l’Islamista radicale prende il potere, è sostenitore della democrazia; e quando i nazionalisti o i liberali prendono il potere, anch’essi lo sono. Questo è l’esatto messaggio che l’AKP e Erdoğan vogliono dare all’Occidente: “noi siamo democratici”.
Chi ha pianificato il golpe?
Nelle nostre analisi fin dall’inizio, abbiamo indicato che l’attuale processo è il risultato dello scontro per il potere tra gruppi di potere interni allo stato. È noto che sin dalle prime elezioni in cui l’AKP ha iniziato a detenere il potere statale, l’AKP avesse relazioni con la Comunità di Gulen che stava acquistando popolarità in specie nei media internazionali. Pure Erdoğan stesso ha dichiarato in un recente raduno di aver avuto relazioni con la Comunità di Gulen, di essere stato ingannato, e ha chiesto scusa al popolo.
Fetullah Gulen, che è un’autorità religiosa e il leader di una comunità, ha avuto una crescente influenza sulla politica turca negli utlimi trent’anni. Questa crescente influenza ha raggiunto il potere politico con l’AKP e ha aperto la porta per organizzare posizioni di rilievo all’interno di agenzie statali significative. Anche l’attuale potere dell’AKP ha beneficiato dei vantaggi di queste posizioni. L’identità conservatrice del partito ha permesso questo. Fetullah Gulen era visto come un importante leader spirituale fino agli ultimi quattro anni dai membri del partito e dallo stesso Erdoğan. Il culmine di questo scontro per il potere negli ultimi quattro anni, dovuto a vari regolamenti di conti politici ed economici, è questo tentato golpe. Considerando la profondità delle loro relazioni e le relazioni dei cospiratori con la Comunità di Gulen, il processo definisce qualcosa di molto differente dalla classica contraddizione tre Kemalisti e conservatori. Questo è uno scontro di interessi. Gulen e la sua comunità che sono accusati di tradimento dal potere politico, sono solo una parte di una partnership che è saltata.
Scenari
Dal momento che la questione è il potere politico dello stato, è ovvio che lo scontro politico tra gruppi di potere all’interno dello stato ha un posto nelle strategie internazionali. Dal giorno del tentato golpe, in un processo in cui tutti i canali televisivi, le radio, i giornali, eccetto quelli rivoluzionari, sono divenuti parte dei vari scenari che i mass media hanno continuamente trasmesso e stanno ancora trasmettendo. La maggior parte degli scenari sostengono che il golpe è stato fatto dagli USA per mano della comunità di Gulen, a causa del fatto che Gulen risiede negli USA. Gli scenari spesso parlano del tentato golpe come progettato dalla CIA a causa delle politica internazionale anti-occidentale dello stato turco.
Altri scenari parlano del tentato golpe come progettato e messo in atto dall’AKP e Erdoğan stesso. Questi altri scenari sottolineano che Erdoğan che vedrebbe rinforzato il proprio potere come risultato di questo processo, eliminerebbe ogni opposizione in questa posizione. Certamente le politiche di oppressione contro i curdi giocano un ruolo importante nel creare questo contesto di non opposizione. AKP, CHP, MHP che hanno agito come “unità della democrazia” sin dall’inizio del processo hanno seguito una politica che escludeva esplicitamente l’HDP, creando una presunta “coalizione della democrazia” accusando l’HDP e il movimento curdo di essere parte del complotto e quindi esrtomettendo l’HDP.
Un altro scenario parte dello stesso processo di estromissione è lo scenario di guerra. In questo scenario, seguendo le operazioni di guerra che per un anno sono state condotte nel Nord Kurdistan, si sottolinea che lo stato si starebbe preparando per massacri su scala ancora più larga.
All’interno di una congiuntura in cui il confine tra guerra civile e guerra esterna è sparito negli ultimi dieci anni, non si può non pensare che un esito di guerra sarebbe diretto verso la Rojava e la Siria. Considerando solo la Siria e la mobilitazione nella geografia del medio oriente, è possibile che il processo di golpe sia parte di altre strategie internazionali.
Stato di emergenza per chi?
È importante per noi anarchici rivoluzionari analizzare bene ogni scenario sopramenzionato come una possibilità per quanto riguarda le nostre prospettive più prossime e più lontane. Abbiamo bisogno di strategie rivoluzionarie basate su queste prospettive. Comunque, a parte questi scenari, noi come rivoluzionari sentiamo le ripercussioni materiali dello stato d’emergenza dal 20 luglio.
Lo stato è in un processo di ricostruzione dal 20 luglio. Operazioni nell’esercito, nella polizia, nell’apparato giudiziario, nei centri economici, nei ministeri, nelle municipalità, etc. sono ancora in corso. Lo stato, che è un meccanismo di oppressione e violenza, diviene più oppressivo e più violento con questa legislazione delegata [al potere esecutivo], e a parte i settori legati alla comunità di Gulen, aumenta gli attacchi contro i rivoluzionari, approfittando del processo in atto.
L’opposizione populista schierata con il potere, l’insieme dei grandi media che sono diventati la voce del potere politico, la forza pubblica che risponde direttamente a Erdoğan, la massa fascista pronta a mobilitarsi con valori islamico-nazionalisti, l’esercito pronto a attaccare aree geografiche vicine nel quadro di una congiuntura internazionale… Questi sono i possibili pericoli che attendono gli oppressi e i rivoluzionari in questa regione.
La lotta tra gruppi di potere che rivendicano il potere politico su una strategia che cresce sull’ingiustizia politica ed economica; non è altro che l’egemonia degli oppressori sugli oppressi che diviene permanente allo scopo di distruggere la libertà degli oppressi. Né la dittatura silenziosa o apparente, né la formazione militare o civile, né i golpe o le elezioni dei poteri politici che sono nemici del popolo, hanno alcuna relazione con la volontà del popolo. Noi, che crediamo che la vita della libertà non possa essere creata da golpe o da elezioni, riconosciamo l’esistenza dello stato come un golpe alla libertà e la nostra rivolta durerà fino a che non creerà un mondo libero. Ciò di cui noi tutti abbiamo bisogno non è riporre le speranze nello tra le potenze, ma sapere che la speranza è la rivoluzione per la libertà.
(DAF member)
 


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