Lo scorso agosto è venuto a mancare, a causa di una grave malattia, l’avvocato e professore Antonio Orlando, uomo di altissimo spessore culturale e di profonda caratura umana. Era nato a Cittanova (RC) nel 1951, luogo nel quale ha esercitato la professione di avvocato e insegnato per tanti anni nelle scuole locali.
Nel corso della sua vita si è dedicato alla professione di avvocato, alla letteratura e alla ricerca storica, pubblicando diversi testi, saggi e articoli di interesse locale e nazionale. È stato fondatore dell’Istituto Ugo Arcuri per la ricerca sull’Antifascismo e sulla Resistenza e socio, tra gli altri, della Fundacion de Estudios Libertarios “Anselmo Lorenzo” di Madrid e del Centro Studi Libertari/Archivio “Giuseppe Pinelli” di Milano. Ha fornito un importante contribuito al Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani.
Il suo contributo alla ricerca e alla preservazione del patrimonio anarchico è stato notevole, focalizzato in particolar modo sulla riscoperta degli anarchici calabresi, ai quali ha dedicato il volume “Anarchici e anarchia in Calabria”, 2018, Edizioni Erranti, e il volume “Chico, il professore, vita e morte di Francesco Barbieri”, 2013, Edizioni La Fiaccola – Zero in condotta e ha collaborato al volume “L’utopia accende una stella…Cosimo Pirozzo e i libertari calabresi nella guerra civile spagnola“, Virgilio Editore, Rosarno, 1998.
Numerosi sono stati i suoi articoli sul movimento anarchico apparsi sul giornale calabrese “La città del sole”, scritti nei quali ha ricostruito, tra gli altri, la vicenda degli anarchici “della baracca”, morti in circostanze misteriose nel 1970, e quella di Sante Pollastri.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo quando ero ancora un giovane studente e gli sarò sempre riconoscente per l’enorme contributo che ha dato alla mia formazione umana, per i tanti spunti storici e culturali che mi ha saputo trasmettere e per i libri che mi ha donato. Ricordo con enorme piacere un pomeriggio trascorso insieme, in occasione di un’intervista rilasciatami per un giornale locale, mentre più recentemente ho avuto modo di fornirgli un piccolo aiuto per una ricerca sul settimanale anarchico spezzino “Il Libertario”, diretto da Pasquale Binazzi. Ricordo anche la sua contentezza quando gli inviavo in diretta qualche foto in occasione del primo maggio anarchico di Carrara.
Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo è rimasto sempre colpito dalla smisurata cultura storica, letteraria e giuridica, ma anche dalle doti umane in cui eccelleva. Era dotato, infatti, di un’empatia e di un trasporto naturale verso gli ultimi della società, mostrando sempre un sincero rispetto nei confronti delle persone umili. Detestava l’arroganza del potere e i politici che hanno come unico obiettivo il vantaggio personale e, pur non essendosi mai dichiarato anarchico, mostrava un’accorata simpatia verso il mondo libertario. La sua esperienza politica, come ha scritto in una lettera inviata a Paolo Finzi, era partita dai gruppi della sinistra extraparlamentare per poi confluire nel P.C.I., dal quale aveva interrotto la militanza nel 1984.
Il mondo anarchico perde uno studioso importante, competente e obiettivo che con i suoi scritti ha contribuito a tenere ancora viva la fiaccola della libertà.
Emanuele Giovinazzo