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Autonomia, resistenza e solidarietà

Autonomia, resistenza e solidarietà

“l’Autonomia Democratica è diventata la pratica quotidiana di milioni di donne e di uomini…‭”
Domanda:‭ ‬Un aggiornamento.‭ ‬Cosa è cambiato da qualche tempo a questa parte‭ (‬ricordo i molti editoriali,‭ ‬anche recentemente,‭ ‬sull’eroica resistenza curda contro Isis‭)? ‬Ma contemporaneamente negli ultimi mesi le città curde venivano poste sotto assedio dall’esercito turco‭ (‬come corollario:‭ ‬coprifuoco,‭ ‬repressione,‭ ‬vittime civili…‭) ‬senza che da parte dell’opinione pubblica internazionale‭ (‬penso soprattutto a Unione Europea e Stati Uniti‭) ‬si levassero adeguate condanne.‭ ‬Perché,‭ ‬a vostro avviso,‭ ‬due pesi e due misure‭?
Risposta:‭ ‬Effettivamente registriamo un atteggiamento a due facce da parte dell’Europa e degli Stati Uniti,‭ ‬ma più che l’opinione pubblica questa doppiezza riguarda i governi e i media.‭ ‬I curdi diventano eroi,‭ ‬nel nome della civiltà,‭ ‬quando difendono Kobane e sconfiggono L’ISIS,‭ ‬mentre invece sono sospettati addirittura di terrorismo quando chiedono al governo turco il rispetto dei loro diritti.‭ ‬La lotta per creare una comunità libera,‭ ‬equa,‭ ‬egualitaria e ecologica nel Rojava,‭ ‬è la stessa lotta delle popolazioni nelle città del Bakur‭ (‬Kurdistan sottoposto ad amministrazione turca‭)‬.‭ ‬La differenza sta solo nel fatto che questa lotta nel Bakur si scontra con i piani del governo turco.‭ ‬I governi di Stati Uniti e Europa hanno la loro convenienza nel mascherare il carattere autoritario e antidemocratico del governo di Erdogan che opprime allo stesso modo i curdi come i turchi che desiderano una nazione libera e rispettosa di diritti fondamentali.‭ ‬Troppi sono gli interessi economici e geopolitici per contrastare le politiche autoritarie,‭ ‬con aspetti apertamente fascisti,‭ ‬del governo di Erdogan:‭ ‬il transito di gas e petrolio,‭ ‬i milioni di profughi in territorio turco da non far venire in Europa,‭ ‬la necessità di arginare il nuovo protagonismo‭ “ ‬imperiale‭ “ ‬della Russia…‭
D:‭ ‬Quale ritenete sia il progetto di Erdogan‭ (‬oltre a quello di conservare il potere‭)? “‬Risolvere‭” ‬a modo suo la‭ “‬questione curda‭” ‬approfittando della situazione‭ (‬guerra al terrorismo,‭ ‬controllo dei profughi…‭)? ‬Forse,‭ ‬azzardo,‭ ‬si è‭ “‬comprato‭” ‬il tacito assenso degli Usa e dell’Ue‭? ‬In cambio di cosa‭?
R:‭ ‬Erdogan mira a fare della Turchia una potenza a livello internazionale,‭ ‬facendo leva sullo sciovinismo e sul nazionalismo diffuso nella società turca.‭ ‬Ha mire sulla Siria,‭ ‬sull’Iraq,‭ ‬interloquisce con Israele e si confronta alla pari con la Russia e con la potenza sciita dell’Iran.‭ ‬In questo quadro strategico,‭ ‬se torna utile,‭ ‬è compresa anche l’alleanza con l’Isis.‭ ‬Questo piano presuppone tuttavia l’affermazione di un vero e proprio regime interno,‭ ‬con la soppressione di ogni dissidenza e opposizione.‭ ‬I curdi,‭ ‬con la loro rivendicazione di libertà e di giustizia rappresentano oggi il principale ostacolo a questo progetto.‭ ‬Erdogan promette fedeltà e sostegno alle politiche Usa ed Europee in cambio della mano libera verso i curdi e tutti i dissidenti.
D:‭ ‬Un vostro commento sul recente arresto in Turchia di una ventina di accademici che avevano firmato l’appello per la Pace.
R:‭ ‬ E‭’ ‬noto che il mondo della cultura è da sempre tra le realtà più sensibili ai temi della pace,‭ ‬della libertà e della giustizia.‭ ‬La condanna degli atti di violenza posti in essere dal governo,‭ ‬con l’uso dell’esercito contro la popolazione civile nelle città curde,‭ ‬è il segnale evidente di questa sensibilità,‭ ‬manifestata in Turchia dal mondo accademico e della cultura.‭ ‬Il progetto autoritario di Erdogan non può tollerare queste voci libere,‭ ‬esse rappresentano un pericolo soprattutto per l’influenza che possono avere sui giovani.‭ ‬Un regime autoritario teme come la peste le voci di dissenso quando sono così autorevoli.‭ ‬Questa vicenda dovrebbe mettere in allarme,‭ ‬oltre che l’intero mondo della cultura in Italia,‭ ‬Europa,‭ ‬e in tutto il resto del mondo,‭ ‬anche gli stessi governi,‭ ‬perché è quanto mai rivelatrice della vera natura del regime turco.‭ ‬Oltre‭ ‬300‭ ‬accademici ed esponenti del mondo scientifico europeo‭ (‬270‭ ‬solo dall’Italia‭) ‬hanno sottoscritto l’appello lanciato da accademici e accademiche in Turchia per la ripresa delle trattative di pace e la fine delle operazioni militari e lo stato di assedio che hanno colpito molte città della regione curda in Turchia in spregio a tutte le libertà garantite dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali di cui la Turchia è firmataria.‭ ‬Hanno dimostrato che non vogliono far parte del crimine dello stato turco.‭ ‬E‭’ ‬molto importante.‭
D:In sintesi:‭ ‬quale è ora la situazione della popolazione curda nei territori amministrati da Ankara‭? ‬Come procede la politica dell’Autonomia democratica rivendicata da molte organizzazioni curde‭? ‬E‭’ ‬praticabile anche in una situazione di guerra come quella attuale‭?
R:‭ ‬La politica del governo turco nei confronti della popolazione curda nei confini turchi ha conosciuto,‭ ‬negli ultimi mesi,‭ ‬un aggravamento di dimensioni storiche.‭ ‬Il grande successo dell’HDP,‭ ‬sia nell’elezione di giugno che in quelle di novembre‭ (‬elezioni queste ultime volute da Erdogan proprio per cancellare la presenza politica libera e autonoma dei curdi‭) ‬rappresenta un pericolo per le mire autoritarie del sultano di Ankara.‭ ‬Il governo di Ankara si sente in pericolo per il fatto che le popolazioni delle città curde,‭ ‬quasi ovunque insieme ai rappresentanti delle istituzioni comunali eletti nell’HDP con grandi maggioranze,‭ ‬stanno sperimentando politiche di autogoverno,‭ ‬e cercano di sviluppare forme democratiche,‭ ‬assembleari e libere di partecipazione per decidere sull’amministrazione del loro territorio.‭ ‬L’Autonomia Democratica è diventata la pratica quotidiana di milioni di donne e di uomini‭; ‬essi intendono mostrare,‭ ‬alla Turchia e alla intera comunità internazionale come sia possibile un diverso modo di vivere e governare rispetto a quello accentratore,‭ ‬autoritario,‭ ‬violento e corrotto dell’attuale governo turco,‭ ‬orientato a difendere solo gli interessi dei grandi oligopoli e della grande finanza.‭ ‬Contro questa alternativa il governo ha scatenato una guerra vera e propria,‭ ‬schierando l’esercito contro i civili,‭ ‬decretando il coprifuoco e bombardando le case.‭ ‬Questa violenza genera enormi sofferenze nella popolazioni,‭ ‬con lutti e distruzioni,‭ ‬ma non ferma la determinazione delle persone,‭ ‬che resistono nonostante tutto,‭ ‬come i militari turchi hanno dovuto imparare a loro spese a Silvan,‭ ‬come a Cizre,‭ ‬a Sur,‭ ‬come a Nuseybin e in tante altre città.
“‬…nel Rojava‭ ‬è in atto una vera e propria rivoluzione…‭”
D:‭ ‬E nei territori curdi posti entro i confini dello stato siriano‭ (‬a Kobane in particolare‭)?
R:‭ ‬Nel Rojava‭ (‬la regione curda a nord della Siria‭) ‬è in atto una vera e propria rivoluzione,‭ ‬che investe tutti gli aspetti della società e che noi chiamiamo Confederalismo Democratico.‭ ‬Dall’economia‭ (‬attraverso una riorganizzazione e ridistribuzione della produzione e dei beni secondo i bisogni delle comunità e delle persone‭); ‬alla politica,‭ (‬con il trasferimento di sempre più ampi poteri alle assemblee popolari di villaggio e di quartiere e con sistemi di deleghe controllate dalla base per le decisioni che interessano ambiti più ampi‭); ‬dal rapporto tra generi‭ (‬con la promozione di uno straordinario e fondamentale partecipazione delle donne ed una lotta senza quartiere al maschilismo e al patriarcato‭)‬,‭ ‬all’ecologia‭ (‬con la costruzione di un diverso rapporto tra uomo e natura,‭ ‬più autentico e rispettoso‭)‬,‭ ‬nessun aspetto della vita è escluso dalla rivoluzione.‭ ‬In questo sforzo comune,‭ ‬tutte le etnie,‭ ‬le religioni e gli orientamenti politici e culturali‭ (‬che condividano almeno le idee basi di democrazia,‭ ‬equità e parità di genere‭) ‬convivono in pace e nel reciproco rispetto e contribuiscono a dare impulso al cambiamento.‭ ‬Certo,‭ ‬realizzare tutto questo in un’area dove al contrario tutt’attorno prevalgono le ingiustizie sociali,‭ ‬l’intolleranza religiosa,‭ ‬l’autoritarismo politico,‭ ‬il maschilismo e il sessismo più violento e il disprezzo per la natura non è facile,‭ ‬specie se le forze della conservazione e dell’inciviltà praticano la guerra e la violenza come ordinario mezzo di confronto con chi considerano un nemico.‭ ‬Questo vale per l’isis,‭ ‬ma anche per la Turchia,‭ ‬per lo stesso regime di Assad e per molte delle forze che combattono Assad,‭ ‬ma in nome di concezioni ancora più conservatrici ed arretrate.‭ ‬Tuttavia,‭ ‬il cambiamento in atto nel Rojava non si ferma,‭ ‬anzi,‭ ‬diventa sempre di più un riferimento per donne ed uomini che in Medio Oriente,‭ ‬ma anche in Europa cercano con lealtà un’alternativa al capitalismo selvaggio,‭ ‬all’autoritarismo politico e ai fondamentalismi crudeli e disumani.
D:‭ ‬Una vostra valutazione,‭ ‬se possibile,‭ ‬sui vari interventi contro Isis‭ (‬Francia,‭ ‬Russia,‭ ‬Usa…‭)‬.
R:‭ ‬Non diciamo niente di nuovo se ricordiamo che inizialmente le potenze occidentali,‭ ‬Stati Uniti innanzitutto,‭ ‬ma anche l’Europa,‭ ‬avevano avuto un atteggiamento molto morbido verso l’Isis,‭ ‬considerato un fenomeno locale,‭ ‬tutto sommato utile per abbattere Assad e il suo regime.‭ ‬Era stato tollerato anche il sostegno aperto che la Turchia e gli altri paesi del Golfo offrivano al Califfato.‭ ‬Poi le bande fasciste dell’Isis hanno mostrato al mondo intero la loro vera natura,‭ ‬ed anche le loro mire espansionistiche.‭ ‬Di fronte ai massacri,‭ ‬alle uccisione e agli attentati,‭ ‬l’Europa e gli Stati Uniti hanno cominciato a capire che l’isis era un nemico da combattere.‭ ‬Tuttavia il loro impegno bellico resta nel complesso,‭ ‬piuttosto modesto,‭ ‬limitandosi a dare appoggio con raid aerei alle forze che combattono l’isis sul campo.‭
Chiaramente il loro obbiettivo era e resta quello di sottomettere la Siria,‭ ‬e comunque di normalizzarla,‭ ‬rendendola una nazione legata alle grandi potenze,‭ ‬come è in larga misura avvenuto con l’Iraq e l’Afganistan.‭ ‬Dal nostro punto di vista vediamo come necessità primaria sconfiggere le bande fasciste dell’Isis e liberare le popolazioni civili in Siria come in Iraq dall’oppressione praticata da questo mostruoso regime.‭ ‬Naturalmente speriamo,‭ ‬e lottiamo per questo,‭ ‬che la liberazione dall’Isis non porti ad altri regimi antipopolari e a nuove colonizzazioni da parte delle grandi potenze,‭ ‬sia del blocco occidentale,‭ ‬ma anche da parte della Russia o dell‭’ ‬Iran.
D:‭ ‬E un commento sul ruolo realmente svolto da Turchia e Arabia saudita‭ (‬sospettati di aver avuto rapporti e interessi comuni con Isis‭)‬…‭?
R:‭ ‬Gli stati dell’area mediorientale che maggiormente aspirano ad assumere ruoli di potenze-‭ ‬guida dell’area sono da sempre la Turchia,‭ ‬la monarchia Saudita e l’Iran.‭ ‬Storicamente l’Arabia Saudita ha avuto nell’identità religiosa sunnita un suo collante e punto di forza‭; ‬più recentemente anche la Turchia,‭ ‬portata da Erdogan lontano dal laicismo kemalista,‭ ‬sfrutta l’identità religiosa sunnita come un mezzo di rafforzamento dell’idea di nazione,‭ ‬in chiave sciovinista.‭ ‬La contrapposizione con la potenza sciita,‭ ‬l’Iran,‭ ‬per la quale egualmente la religione è strumento di rafforzamento identitario e di potere,‭ ‬diventa quasi inevitabile.‭ ‬Lo scontro oggi si è concentrato in Siria,‭ ‬dove la presenza sciita,‭ ‬spesso alleata con la corrente alewita della quale fa parte il clan di Assad,‭ ‬è da sempre forte.‭ ‬L’Isis rappresenta sul campo l’alternativa sunnita,‭ ‬nella forma più estrema.‭ ‬Le due fazioni raccolgono simpatie ed appoggi dalle potenze‭ “‬confratelle‭”‬,‭ ‬interessate,‭ ‬ovviamente,‭ ‬a mettere le mani,‭ ‬anche se per mezzo dei loro alleati,‭ ‬sulle risorse petrolifere e idriche siriane.‭ ‬In realtà il richiamo religioso serve solo a mascherare interessi economico-politici dei vari gruppi di potere.‭ ‬A fare le spese di queste politiche è la popolazione siriana,‭ ‬sottoposta a immani sofferenze che causano l’esodo di milioni di donne e uomini,con le conseguenze ben note anche in Europa.
D:‭ ‬Recentemente la Turchia ha bombardato un villaggio curdo,‭ ‬Sharanish,‭ ‬abitato anche da cristiani‭ (‬caldei e assiri‭)‬,‭ ‬un episodio su cui è intervenuta duramente anche la stampa vaticana.‭ ‬Papa Francesco finora è mai intervenuto esplicitamente in merito all’oppressione subita dai curdi‭ (‬anche come riconoscenza per i tanti cristiani,‭ ‬salvati e protetti proprio dai curdi‭)?
R:‭ ‬L’odio fascista delle bande armate dell’Isis si è scatenato contro tutti coloro che chiedono libertà e democrazia,‭ ‬siano essi cristiani,‭ ‬mussulmani,‭ ‬ezidi,‭ ‬assiri o di qualunque altra religione,‭ ‬fede o credo politico.‭ ‬Per il movimento curdo è un principio fondamentale difendere chiunque sia vittima di questa oppressione.‭ ‬Anche le politiche di aggressione del governo turco non risparmiano nessuno e per reprimere chi lotta per la democrazia e la libertà l’esercito turco non esita a bombardare senza distinzione popolazioni civili.‭ ‬Abbiamo apprezzato l’autorevole voce del Papa ogni volta che si è espressa a favore della pace,‭ ‬della libertà e della giustizia e crediamo che sarebbe molto importante,‭ ‬per l’opinione pubblica internazionale,‭ ‬una sua parola di condanna degli atti di aggressione contro la popolazione civile,‭ ‬di qualunque credo e religione,‭ ‬posti in essere dal governo turco.
D:‭ ‬Come valutate la solidarietà internazionale tra Italia e Kurdistan‭?
R:‭ ‬In Italia la solidarietà con il nostro movimento è stata sempre particolarmente attiva.‭ ‬Lo dimostrano le iniziative delle tante realtà associative,‭ ‬culturali e anche istituzionali che si sono sviluppate in tutto il territorio nazionale.‭ ‬In ogni città si sono costituiti comitati di solidarietà e nodi territoriali della Rete Italiana di Solidarietà con il Popolo Curdo.‭ ‬Molte amministrazioni locali hanno stretto patti di solidarietà con l’amministrazione autonoma del Rojava.‭ ‬Le recenti iniziative di concedere la cittadinanza onoraria al Presidente Ocalan da parte di grandi città come Palermo e Napoli ne sono una concreta prova.‭ ‬Anche a livello accademico si sono svolte e sono in preparazione importanti iniziative di approfondimento e divulgazione del sistema del confederalismo democratico come nuovo modello per una vita libera e democratica,‭ ‬così come molte organizzazioni di donne e femministe si sono avvicinate al tema della jineologia.‭ ‬La solidarietà internazionale è uno strumento di grande importanza e straordinario valore,‭ ‬perché agisce dal basso verso l’alto e porta la voce del nostro movimento dal livello locale fino alle istituzioni.‭ ‬Sosteniamo tutti i tipi di iniziativa tesi a realizzare una vita alternativa e riponiamo grandi speranze in tutti e tutte coloro che le costruiscono attivamente.
“‬…siamo consapevoli della nostra forza e proseguiremo sulla strada che abbiamo tracciato…‭”
D:‭ ‬E riguardo al negoziato internazionale per una soluzione politica del conflitto in atto in Siria‭?
Qualora effettivamente non vi partecipassero,‭ ‬quale sarebbe la posizione dei curdi‭ (‬o delle diverse organizzazioni curde‭) ‬di fronte all’esito dei negoziati‭?
R:‭ ‬Queste domande possono essere considerate unitariamente.‭ ‬Abbiamo valutato,‭ ‬e continuiamo a valutare come positivo l’avvio del negoziato internazionale.‭ ‬Tuttavia,‭ ‬la decisione di tutti gli attori di accettare il diktat turco di escludere dal tavolo il PYD,‭ ‬il partito più rappresentativo dei curdi di Siria e le forze di autodifesa del Rojava,‭ ‬ovvero le forze che non solo hanno un ruolo fondamentale nella rivoluzione in atto nel Rojava,‭ ‬ma anche nella lotta all’Isis,‭ ‬renderà il negoziato debole e privo di reale efficacia.‭ ‬È irrealistico infatti pensare ad una soluzione di pace e di democrazia per la Siria senza tener conto dell’esperienza di autogoverno del Confederalismo Democratico e del valore che esso ha per sconfiggere definitivamente le bande fasciste.‭ ‬Noi crediamo che di questo,‭ ‬inevitabilmente,‭ ‬tutti gli attori del negoziato si renderanno conto.‭ ‬Per quanto ci riguarda,‭ ‬siamo consapevoli della nostra forza e proseguiremo sulla strada che abbiamo tracciato.‭ ‬Pensiamo che la determinazione del nostro popolo e di tutti coloro che con noi stanno scrivendo questa straordinaria pagina di storia farà prevalere la ragionevolezza ed il buon senso in coloro che siedono al tavolo del negoziato,‭ ‬rendendo tutti consapevoli che nel futuro della Siria,‭ ‬come di tutto il Medio oriente,‭ ‬non vi può essere vera soluzione senza i curdi.‭
D:‭ ‬Ho visto recentemente i libri biografici della vostra compagna Sakine Cansiz assassinata in rue La Fayette a Parigi nel gennaio‭ ‬2013.‭ ‬Potreste dirci perché la sua vita rappresenta una testimonianza esemplare della lotta di liberazione del popolo curdo‭ (‬e delle donne curde in particolare‭)?
R:‭ ‬La nostra lotta di liberazione,‭ ‬come popolo,‭ ‬ma crediamo sia un principio valido per l’intera umanità,‭ ‬è fondata sull’idea che la parità di genere ed il protagonismo delle donne costituiscono un elemento imprescindibile per una società libera ed equa.‭ ‬Maschilismo,‭ ‬sessismo e patriarcato sono tra i peggiori ostacoli alla costruzione di rapporti liberi e fraterni tra le persone,‭ ‬sono tra le cose peggiori che lo sviluppo delle società classiste ha lasciato in eredità all’intera umanità.‭ ‬Per questa ragione nel nostro movimento le donne hanno un ruolo fondamentale,‭ ‬non c’è carica politica,‭ ‬amministrativa o di autodifesa che non veda la compresenza di un uomo e di una donna,‭ ‬e le donne hanno inoltre le loro organizzazioni civili,‭ ‬e di autodifesa.‭ ‬Con la loro determinazione e la loro consapevolezza,‭ ‬le donne hanno dato alla rivoluzione e all’autonomia democratica una energia e una straordinaria modernità che spinge anche gli uomini a diventare più consapevoli e liberi.‭ ‬La compagna Sakine,‭ ‬per noi Sara,‭ ‬con la sua storia,‭ ‬la sua lotta e il suo martirio rappresenta un paradigma per i nostri principi:‭ ‬forza e determinazione,‭ ‬ma anche umanità e amore per la vita sono il patrimonio di ogni donna curda che decide di non essere più schiava,‭ ‬serva,‭ ‬sfruttata,‭ ‬oppressa.‭ ‬Ogni donna curda diventa,‭ ‬nella lotta,‭ ‬Sara.
D.‭ ‬Ultima domanda:‭ ‬ho letto che‭ “‬i curdi hanno per amici soltanto le montagne‭”‬.‭ ‬Come si configurano,‭ ‬nella cultura,‭ ‬nella tradizione,‭ ‬nell’immaginario,‭ ‬nelle leggende…‭ ‬e ovviamente nella Resistenza le Montagne per il popolo curdo‭?
R:‭ ‬Per decenni,‭ ‬la politica turca dell’assimilazione negava la stessa esistenza di un’etnia curda.‭ ‬Noi eravamo chiamati,‭ ‬non senza disprezzo,‭ “‬Turchi di Montagna‭”‬.‭ ‬Le forze della reazione pensavano così di umiliarci,‭ ‬ignorando che la nostra fierezza deriva anche dall’essere così legati ai nostri monti.‭ ‬Essi hanno rappresentato,‭ ‬per secoli,‭ ‬un rifugio contro chi voleva annientarci o sottometterci:‭ ‬dai sumeri,‭ ‬ai romani,‭ ‬dagli arabi agli ottomani.‭ ‬E‭’ ‬su quelle montagne che è rimasto vivo il fuoco della libertà,‭ ‬quello acceso dal fabbro Kawa per annunciare l’uccisione del tiranno babilonese Zuhak.‭ ‬Tutti i perseguitati del tiranno erano fuggiti sulle montagne per nascondersi‭; ‬vedendo quel fuoco capirono che la tirannia era stata sconfitta e su ogni montagna furono accesi i fuochi della libertà.‭ ‬Da quelle stesse montagne oggi viene oggi un identico segnale.‭ ‬Viviamo e lottiamo per vederlo accogliere e diffondere in ogni parte del mondo.
Alle domande che ci sono state poste vorremmo aggiungere una sola riflessione.‭ ‬La nostra lotta ha un ispiratore e una riferimento:‭ ‬è il pensiero del Presidente Ocalan.‭ ‬La sua prigionia,‭ ‬che dura ormai da‭ ‬17‭ ‬anni,‭ ‬in condizioni di vera e propria disumanità,‭ ‬simboleggia l’oppressione e il dolore di un intero popolo.‭ ‬Non crediamo ci possa mai essere una vero processo di democrazia e di giustizia nel Medio Oriente fino a quando il Presidente Ocalan sarà imprigionato.‭ ‬Questa deve essere una consapevolezza che l’Europa,‭ ‬e gli Stati uniti devono acquisire,‭ ‬altrimenti tutti i loro sforzi,‭ ‬in Siria,‭ ‬come in Iraq,‭ ‬ma anche la stessa speranza di avviare la Turchia su una strada di vera democrazia,‭ ‬saranno vani.
‭(‬intervista a cura di Gianni Sartori,‭ ‬febbraio‭ ‬2016‭)

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