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#Boicottturkey

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Negli ultimi mesi lo stato turco ha commesso crimini di guerra contro il suo stesso popolo ed i curdi: ne sono alcuni esempi le stragi di stato messe in atto nelle piazze durante le manifestazioni di protesta, le città ed i quartieri che sono stati bombardati e sono sotto coprifuoco. Centinaia sono stati i morti, la maggior parte civili, bambini e donne. Da un dossier prodotto dal Human Rights Foundation of Turkey (TIHV) oltre duecentomila persone hanno dovuto lasciare le loro case. Le maggiori atrocità sono avvenute nelle regioni del sud est, al confine con la Siria (Bakur), a maggioranza curda. Lo stato turco ha arrestato ed ucciso in maniera sommaria oppositori politici, giornalisti, avvocati e manifestanti, ed ha intensificato la sua guerra al popolo curdo.
La Columbia University, nel mese di settembre, ha pubblicato un rapporto in cui è descritto come lo stato turco ha sostenuto lo stato islamico attraverso l’aiuto tecnico, logistico e sanitario. La Turchia è paese aderente alla NATO ed il suo rifornimento di armi allo stato islamico è stato sistematico. In Turchia i mercenari dello Stato Islamico sono addestrati militarmente ed in questo paese l’attività jidahista opera indisturbata, nella stessa Istanbul e presso alcune organizzazioni religiose. Lo stato islamico inoltre si è autofinanziato con la vendita di petrolio alla Turchia. Ed è sempre in territorio turco che i jidahisti ricevono assistenza sanitaria. Le fonti internazionali da cui provengono tali notizie sono Stati Uniti, Europa e Turchia.
Il 27 novembre scorso il giornalista Can Dundar è stato accusato di spionaggio e terrorismo perché ha mostrato un video in cui sono stati ripresi membri dell’intelligence turca (Mit) mentre caricavano un camion di armi dirette ai jidahisti in Siria. Quattro camion pieni di parti di missili, munizioni e mortai semiassemblati sono partiti tra il 2013 ed il 2014 scortati da membri dell’intelligence di stato per il territorio siriano controllato da milizie di Al Qaeda. Le pene in Turchia per le accuse rivolte al giornalista Can Dundar vanno dai 10 anni all’ergastolo.
Il giorno seguente, il 28 novembre, il presidente dell’Ordine degli avvocati del distretto di Diyarbakir, Tahir Elci, è stato ammazzato durante una conferenza stampa convocata per denunciare e protestare contro la guerra al popolo curdo in Bakur (kurdistan turco).
Il 14 dicembre, nelle città di Silopi e Cizre ed il distretto di Sur a Diyarbakir, in simultanea, è stato dichiarato il coprifuoco, restrizione arbitraria della libertà di circolazione per i residenti ed il divieto di accesso a tutte le forniture necessarie. Secondo fonti governative turche sono stati impegnati sul campo diecimila membri di polizia e squadre speciali, decine di mezzi militari e carri armati, scuole ed uffici sono stati chiusi. I carri armati hanno bombardato, per almeno due ore, i quartieri di Basak, Yenisehir a Silopi e Cudi, Yasef e Nur a Cizre. Dopo il bombardamento è cominciata l’operazione militare di terra compiendo raid nelle case private. Cellulari e rete internet sono stati interrotti. L’esercito turco ha preso d’assalto le città, i carri armati hanno distrutto le abitazioni, tagliato l’acqua, l’elettricità, l’accesso alle cure sanitarie ed i cecchini hanno sparato sulla gente che camminava nelle strade o che cercava di uscire da quelle aree. Il numero delle città sotto coprifuoco, dal mese di agosto ad oggi, sono state 50, 17 città colpite, coinvolti 7 distretti, oltre un milione di persone costrette a vivere sotto assedio e la continua minaccia di essere uccise.
In risposta a questa inaudita ondata di violenza, programmata ed attuata dallo stato turco, le città sono insorte ed hanno reagito alla macelleria sociale. Hanno chiesto la fine del coprifuoco, hanno occupato le strade dei quartieri ed alzato barricate, si sono intensificate le Unità e le formazioni urbane di autodifesa per compiere azioni di sabotaggio contro i carri armati e le postazioni militari.
Nonostante ciò l’UE ha accelerato le pratiche di entrata della Turchia nella Comunità Europea creando un meccanismo perverso e patologico. Mentre le immagini drammatiche di guerra stanno facendo il giro del mondo, l’Unione europea ha stretto accordi economici con lo stato turco per creare campi di accoglienza e detenzione per i profughi, per chi, insomma, in fuga dalla guerra, vuole raggiungere l’Europa. Con questi accordi lo stato turco è nominato così “Guardiano d’Europa” nella scelta e deportazione dei profughi da far passare nelle aree Schengen. Una vera e propria aberrazione – quale fuggiasco da una zona di guerra si metterebbe nelle mani di uno stato dalla quale sta fuggendo?
Sono stimate intorno alle 200mila le persone in fuga e molti di loro stanno attraversando a piedi l’Europa cercando di oltrepassare i confini chiusi, secondo i trattati di Schengen. Quanti ne sta uccidendo il freddo invernale e gli stenti in questo cammino della speranza represso, alle zone di confine di terra e di mare, dai diversi eserciti degli altri stati europei?
Le denunce e le testimonianze dei crimini si sono moltiplicate ma il terrore dello stato turco non si è fermato e complici/attori di questa mattanza sono anche i produttori di armi italiani.
Gli elicotteri di attacco T129 usati dalla Turchia in questa guerra sono prodotti dalle Tusas Turkish aereospace industries (TAI) su licenza della Agusta westland che è controllata dal gruppo Finmeccanica. Finmeccanica opera in Turchia attraverso l’Agusta westland, l’Alenia aereonautica, l’Ansaldo STS e Selex Komunikasyon A.S, la Selex Communications, la Selex galileo per i radar navali, l’Alenia Aermacchi, la Società Telespazio per il settore spaziale, l’Oto Melara, il consorzio EUROSAM. Alcuni degli aerei militari venduti alla Turchia ATR 72-600 e pattugliamento marittimo TMPA sono prodotti in italia, a Napoli nel quartiere di Capodichino.
L’assassino Erdogan, nonostante i brogli elettorali, le uccisioni e gli arresti sommari dei rappresentanti politici dei partiti di opposizione, gli assalti alle sedi dei partiti di opposizioni, la chiusura di agenzie stampa, la rappresaglia e le minacce, non ha raggiunto la maggioranza assoluta nelle ultime due tornate elettorali del 7 giugno e del 1 novembre 2015.
Mentre gli imprenditori internazionali, vista la guerra in corso e l’instabilità politica, hanno messo in guardia dall’investire in quel paese, lo stato turco ha continuato la sua fanatica propaganda attraverso il programma Vision 2023 da realizzare per il centenario della proclamazione della repubblica. Ha spettacolarizzato Vision 2023 come un programma di “successo”, ha mistificato e mentito su un ipotetico “benessere politico ed economico” ed ha, di fatto, potenziato la sua guerra ed i suoi crimini.
Gli obbiettivi dichiarati in Vision 2023 hanno previsto la realizzazione di 10.000 km di binari per treni ad alta velocità che colleghino le principali città del paese, 8.000 km di autostrade, la costruzione di 3 grandi porti, del porto di Candarli e l’attraversamento della baia di Izmir, 8 reattori nucleari con una capacità di 10.000 MW, la costruzione di 4 reattori nucleari con una capacità di 5.000 MW, centrali elettriche a carbone con una capacità di 18.500 MW, il tunnel sotto il Bosforo (progetto Marmaray) ed un ponte sul Bosforo. Vision 2023 prevede costi di realizzo bassi per meglio competere sul mercato internazionale per la realizzazione di megaopere inutili ed infrastrutture con manodopera a basso costo, che oltre a distruggere e speculare, incideranno sulla sicurezza degli impianti e la salute pubblica.
Un’altra guerra dunque da aggiungere alla guerra. Lo sventramento del territorio e delle risorse in nome del profitto avverrà ancora ai danni del genere umano, della natura e della cultura. A Soma nel maggio 2014 un’esplosione in una miniera di carbone ha ucciso centinaia di minatori tra cui un ragazzo sotto i diciotto anni. La miniera aveva avuto altri 66 incidenti e per questo fu chiusa 10 volte ma sempre riaperta, il tutto per intensificare la produzione ed il profitto. Ancora morte, dunque. Alla guerra in atto si è aggiunta un’altra guerra, ma questa volta lo stato turco non ha usato carri armati ma le armi dell’oppressione e dello sfruttamento del lavoro, della natura e della salute pubblica.
Vision 2023 ha previsto inoltre misure di potenziamento dello sfruttamento della manodopera e del territorio, già smisurato, nella produzione agricola di fichi secchi, noci, nocciole, uva sultanina/uvetta ed albicocche secche, di prodotti caseari tra cui latte, yogurt, formaggio, kefir ed ayran e di sottosettori come la lavorazione di frutta e verdura, mangimi per animali, bestiame, pollame, prodotti caseari, acquacoltura ed elementi di sviluppo quali catena del freddo, serre, irrigazione e fertilizzanti. La Fatina, esperta nel confezionamento di frutta secca essiccata, è tra le principali ditte italiana che hanno utilizzato prodotti provenienti dalla Turchia.
Una strategia del terrore ad opera del carnefice Erdogan e dei suoi ministri aguzzini che tessono ,indisturbati, relazioni ed accordi internazionali con i governi dei paesi europei. Che fare per interrompere questa macchina sanguinaria celata dietro questo grottesco gioco di dominio in cui attori sono i governi degli stati/nazione?
Nel programma “Vision-ario 2023”, infine, sono previsti incentivi per implementare il turismo in Turchia attraverso politiche e aliquote ridotte con l’eliminazione di barriere burocratiche che potrebbero ostacolare il potenziamento del turismo. Cavalcando il non sfruttato campo del turismo culturale hanno diffuso pubblicità di “hotel boutique” per accaparrarsi i profitti dal bacino del turismo di massa disinformato, dai tour operators e dai media, sui rischi reali a cui va incontro il turista recandosi in un paese in guerra. Organizzazioni congiunte e di settore hanno già autorizzato la costruzione di centri congressi, fieristici e nuovi alberghi, porti che contengano almeno 50.000 yacht. La volontà, inoltre, è di portare il numero dei passeggeri degli aeroporti , drasticamente, da 165 milioni a 400 milioni. Potenzialmente un vero e proprio mostro che, associato alla macchina bellica già avviata e la guerra contro i curdi, il controllo militare dei territori e la devastazione ambientale, offre ai nostri occhi, non la “visione” ed illusione fantastica di un luogo, la Turchia, da scegliere come mèta di vacanza, ma la scena realistica di un paese trasformato in teatro in cui si sta consumando una tragedia, una carneficina mascherata dietro la boutique del benessere, dell’intrattenimento e del tempo libero sfruttando la disinformazione della cultura e del turismo di massa a buon mercato. Vision 2023, di fatto, è un meccanismo amplificatore di morte e sventramento dei paesaggi, dei siti archeologici e culturali e mira al fatturato di 50 miliardi di dollari solo per il settore turistico, promossi da tour operators senza scrupoli, soprattutto europei, che, per pochi spiccioli, hanno venduto pacchetti vacanze a rischio della nostra vita. Non resteremo fermi a guardare mentre lo stato turco massacra il suo popolo e non saremo mai complici del terrore di guerra e dello sterminio del popolo curdo. Non finanzieremo mai con i nostri soldi lo stato turco che ha appoggiato e finanziato lo stato islamico. Pertanto non ci lasceremo intimidire né prendere in giro dalla informazione distorta, propagandistica e visionaria, eurocentrica e neocoloniale che mira a dividere i popoli e a rendere invisibile una guerra ormai sotto gli occhi di tutti. Non ci lasceremo convincere né intrappolare dall’illusione edonistica e globalizzata della cultura di massa propagandata dalla società dell’informazione schiava degli stati e delle nazioni. Qualsiasi macchina, seppur mostruosa come lo è questa, è fatta di ingranaggi e, come tale, basta un granello di sabbia perché il suo meccanismo si inceppi e perda la sua funzionalità, il suo automatismo e la sua ipotetica perfezione. Non scegliere la Turchia per andare in vacanza non solo è una pratica concreta di solidarietà tra i popoli, è un’azione diretta dal basso di denuncia e protesta, qui e ora, per spezzare la catena delle barbarie e della guerra messa in atto dallo stato turco.
Norma Santi

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