Domenica 23/08 alle 10.30 del mattino, diverse squadre di poliziotti hanno fatto irruzione nello squat Libertatia di Salonicco. Più precisamente, durante la riparazione del tetto dell’edificio che [nel 2018] era stato bruciato dai fascisti, i poliziotti hanno rotto il lucchetto della porta e hanno fatto irruzione nello squat arrestando 12 persone che si trovavano all’interno. Dopo di che, per un’altra volta, come avevano già fatto un mese prima, hanno rubato diversi attrezzi da lavoro e altro materiale necessario per la ricostruzione del tetto. Hanno infatti fatto irruzione nello squat insieme agli assistenti dell’Eforato dei Monumenti Moderni [ufficio per la conservazione dei beni culturali dipendente dal ministero della cultura] e hanno preso una parte dell’attrezzatura dello squat per il progetto di ricostruzione. Subito dopo l’attacco i compagni che si stavano radunando fuori dall’edificio sono entrati e l’hanno rioccupato. Oltre alle 12 persone arrestate, i poliziotti hanno trattenuto altri due compagni che si trovavano fuori dall’edificio e li hanno rilasciati un paio d’ore dopo. I compagni arrestati hanno trascorso l’intera giornata sia nel dipartimento di polizia di Toumba che nel dipartimento di polizia generale di Salonicco, da cui sono stati rilasciati a tarda notte. Le accuse che sono state mosse ai compagni sono: lavoro illegale, danneggiamento di un monumento di importanza culturale e disobbedienza. Vale anche la pena di menzionare il disgustoso tentativo della polizia e di alcuni media di collegare l’arresto accidentale di una donna per possesso di droga con i 12 compagni arrestati.
Questa retata è la terza in ordine di tempo in meno di un anno e mira a fermare il progetto di ricostruzione dello squat di Libertatia. Tutti questi attacchi dimostrano che lo Stato continua a prendere di mira le strutture del movimento, così come dimostra, ancora una volta, la cooperazione senza tempo tra lo Stato e i gruppi paramilitari-fascisti contro il movimento libertario. Nello stesso tempo attraverso le proprie strutture lo Stato sostiene coloro che hanno bruciato Libertatia, scatena i suoi tirapiedi in divisa per arrestare i compagni che hanno scelto fin dall’inizio di difendere politicamente lo squat e ricostruire l’edificio bruciato. Quanto alle accuse di “danneggiamento di un monumento storico”, contro chi ne ha intrapreso la conservazione e la riparazione (prima e dopo l’incendio doloso), esse non possono che consistere in un tentativo surreale e infruttuoso di ribaltare la realtà su chi sia il vero distruttore dell’edificio. Inoltre, il ruolo dell’Eforato dei monumenti moderni come rappresentante legale delle suddette accuse, con il suo improvviso interesse per la salvaguardia dell’edificio, non può che essere definito ridicolo. È più che ovvio chi è realmente interessato a salvare questo edificio. Per chi ancora se lo chiede, chiediamo retoricamente dove si trovava l’Eforato quando il cosiddetto “gioiello di via Stratou” era completamente abbandonato e in rovina nel corso degli anni. Dov’erano quando i gruppi fascisti incendiarono l’intero edificio. Per concludere, è abbastanza ovvio quali sono gli interessi che l’Eforato serve, chi sta coprendo e proteggendo e contro chi si schiera. Nel caso del Libertatia le cose sono abbastanza semplici e chiare. Tutti questi fatti – di cui il quartiere in cui si trova il Libertatia è stato testimone negli ultimi due anni e mezzo – sono ormai chiari in ogni angolo della Grecia. Ancora una volta i vicini ci hanno mostrato la loro solidarietà in diversi modi, fischiando le forze di polizia durante il raid, informandoci della presenza della polizia e sostenendoci moralmente.
Questo particolare attacco contro lo squat Libertatia non può essere disgiunto dalle precedenti azioni repressive e dagli sfratti degli squat, con l’esempio più recente dello sfratto dello squat Terra Incognita.
In una condizione sociale tesa, dove la vita delle persone è sempre più svalutata e impoverita e la gestione della pandemia di Covid-19 mette in pericolo migliaia di persone, lo Stato decide di colpire e intensificare la repressione per indebolire il movimento rivoluzionario. Temendo lo sconvolgimento sociale e l’indignazione generalizzata della gente, lo Stato cerca di distruggere ogni resistenza, prendendo di nuovo di mira il movimento anarchico e le sue strutture come luoghi di resistenza contro lo Stato e il capitalismo. È in questa condizione che il movimento rivoluzionario deve rispondere attivamente, difendendo le sue strutture, la sua presenza politica e la sua storia di lotta sociale. Il progetto di ricostruzione del Libertatia è un obiettivo per tutto il movimento delle occupazioni. La vittoria in questa lotta sarà la nostra risposta contro gli attacchi statali e fascisti alle nostre strutture.
La ricostruzione dello squat Libertatia non è un affare che riguarda solo lo stesso squat. Al contrario, riguarda tutto il movimento antifascista, anarchico e rivoluzionario. Si tratta della difesa complessiva degli squat, poiché l’intero progetto di ricostruzione invia un messaggio molto forte contro la repressione dello Stato e la violenza fascista e stabilisce un forte simbolismo in una condizione repressiva generalizzata. Avevamo garantito la nostra presenza politica nello squat già un paio di settimane dopo l’attacco incendiario. Lo squat Libertatia sopravviverà e continuerà ad esistere come già esiste, organizzando numerose manifestazioni, discussioni politiche, proiezioni di film, ecc. Il punto è il completamento del progetto di ricostruzione con mezzi rivoluzionari, al fine di evidenziare sia la responsabilità politica della repressione dello Stato sia la difesa politica degli spazi occupati dai rivoluzionari. Lo Stato approfitterà di ogni passo indietro che faremo. Per questo, dobbiamo prendere posizione, resistere, difendere le nostre strutture e le nostre lotte, organizzarci meglio e ampliare la guerra di classe in corso.
Libertatia squat 26/08/20
traduzione a cura della CRINT-FAI