Pubblichiamo i report e comunicati arrivati sulla giornata del 25 aprile (in aggiornamento).
TRIESTE
Anche quest’anno, la Festa della Liberazione dal nazifascismo è stata caratterizzata da una crescente militarizzazione. Da una parte, per il terzo anno consecutivo, il corteo antifascista partito da San Giacomo ha dovuto fronteggiare provocazioni e violenze poliziesche, con tanto di manganellate; dall’altra parte, il monumento della Risiera è stato nuovamente circondato da uno spropositato numero di poliziotti e carabinieri in divisa e in borghese, nonché da guardie private. Non è certo la prima volta, ma oggi i controlli e le perquisizioni sono state persino più asfissianti degli scorsi anni, e proseguiti per la prima volta anche dopo la fine della cerimonia ufficiale.
A nulla quindi sono serviti i mesi di incontri e tentativi di mediazione portati avanti dall’arco della sinistra istituzionale e sindacale per un cambio di passo: la militarizzazione della Risiera di San Sabba è una scelta politica a cui questa Giunta non vuole rinunciare a nessun costo e che va di pari passo con la crescente militarizzazione dell’intera città.
È chiaro che se si vuol far saltare questo schema l’unico modo è che lo sdegno che abbiamo visto in tante persone oggi si trasformi in rabbia e voglia di spazzare via concretamente transenne e controlli.
Da parte nostra, come sempre non abbiamo preso parte alla cerimonia istituzionale: il nostro antifascismo è incompatibile con parate militari, funzioni religiose e saluti istituzionali.
Rivendichiamo la nostra presenza all’esterno, con le nostre parole d’ordine antimilitariste ed antiautoritarie, contro il riarmo, le frontiere, per la solidarietà fra sfruttat* contro ogni nazionalismo.
Rivendichiamo anche la contestazione al sindaco alla sua uscita dalla Risiera: non abbiamo nessuna memoria condivisa con i fascisti e i loro amici e il fatto che simili personaggi parlino il 25 aprile ci disgusta.
La nostra solidarietà va ancora una volta all* compagn* manganellat*.
Gruppo Anarchico Germinal
ASTI
Anche quest’ anno ad Asti si è svolto il corteo pomeridiano organizzato dall’ Assemblea Antifascista. Una manifestazione lontana da quelle celebrazioni istituzionali che hanno completamente mummificato la Resistenza, presentando la lotta partigiana unicamente come lotta patriottica.
Circa 250 persone hanno partecipato al nostro corteo, attraversando rumorosamente la città con musica, striscioni, volantini e bandiere rosse e nere. Tra gli interventi al microfono, anche uno di ricordo del partigiano anarchico astigiano Giacomo Tartaglino. Nome di battaglia “Nedo”, Giacomo fu un sindacalista tra i ferrovieri, un disertore durante la Prima guerra mondiale e un combattente delle formazioni garibaldine, a cui si unì nel luglio del 1944.
La manifestazione si è conclusa al Bosco dei Partigiani dove ci sono stati concerti, dj set, banchetti e una pasta conviviale.
Un 25 aprile di socialità libera e di lotta al militarismo, alla repressione e al fascismo dilagante. Un importante momento cittadino per riannodare la memoria partigiana di ieri con la resistenza di chi oggi si oppone alle politiche di riarmo, allo sfruttamento lavorativo, al patriarcato e ai decreti sempre più autoritari e repressivi di questo governo neo-fascista. Oggi come ieri partigiane e partigiani, disertori di tutte le guerre, con amore e rabbia, per un mondo di libere e di uguali.
Werther Spessa
TORINO
Come ogni anno ci siamo ritrovati alla lapide che ricorda Ilio Baroni, partigiano anarchico.
Oggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia, dove cadde combattendo Baroni, non è stato un mero esercizio di memoria, ma occasione per intrecciare i fili delle lotte, perché il testimone lasciato da chi non c’è più è ora nelle nostre mani.
In un clima di guerra e revisionismo quello di questo 25 aprile è stato un momento di raccolta della comunità libertaria di Barriera di Milano. Una Barriera che i fascisti al governo della Circoscrizione hanno posto sotto assedio militare, per mettere la sordina alle questioni sociali, perché chi oggi fatica a pagare fitto e bollette riversi il proprio rancore sugli ultimi arrivati, quelli che vivono ancora peggio, quelli che nessuno gli affitta una casa, quelli che si arrangiano come possono tra una miriade di lavori precari.
Ma la condizione di chi è nato altrove è la stessa di chi vive qui, perché precarietà, sfratti e povertà sono il pane quotidiano di noi tutti.Parlare dei partigiani di Barriera, di quelli che, come Baroni il fascismo lo hanno combattuto negli anni Venti come durante la Resistenza, ci ricorda che, in barba a tutti i revisionismi di Stato, il fascismo è stato ed ha continuato ad essere il braccio armato dei padroni.
Oggi ci troviamo di fronte gli stessi, che legge repressiva dopo legge repressiva, stanno scrivendo in modo normale le leggi speciali di questo secolo, quelle che rischiano di seppellire in galera compagni e compagne per banali episodi di lotta. Una scritta sul muro, un blocco stradale, un picchetto, un’occupazione, magari messi insieme da uno dei tanti reati associativi, sono trattati con estrema durezza.
Nelle molli maglie della democrazia, il fascismo, anche grazie all’acquiescenza di certa sinistra, sta schiacciando in una morsa sempre più ferrea le poche libertà e tutele, che chi c’era prima si è preso senza chiedere il permesso.
Solo con la lotta la sola avremo nelle nostre mani il sogno irrealizzato dai partigiani di Barriera.
Eravamo in tanti e la giornata, complice un sole luminoso, è volata veloce, con la deposizione di fiori alla lapide che ricorda Ilio Baroni e il ricco e coinvolgente canzoniere anarchico e antifascista del Cor’okkio. Una bicchierata, due taralli e l’impegno a ritrovarci in piazza il 1 maggio con uno spezzone anarchico e antimilitarista.
Di seguito il volantino distribuito in piazza:
1945-2025. Oggi come ieri
Azione diretta contro Stato e fascisti!
La memoria è uno strumento per leggere il presente e trasformarlo radicalmente. Il 25 aprile rappresenta un’occasione preziosa.
Rievocare l’epopea partigiana non è un esercizio retorico, ci ricorda l’importanza di lottare apertamente contro il fascismo, da sempre braccio armato dei padroni che ci costringono ad un’intollerabile condizione di miseria e di sfruttamento.
Oggi viviamo in un clima di guerra e di revisionismo senza precedenti. La Resistenza viene ridotta a mera lotta di liberazione nazionale, per cancellarne la spinta sovversiva, internazionalista, contro stato e capitalismo. La prospettiva rivoluzionaria si eclissa sotto il peso di una narrazione egemone che vede la Repubblica come approdo definitivo, frutto degli sforzi di tanti e tante che al contrario volevano farla finita con una società divisa in classi.
Nel frattempo le periferie della nostra città sono sotto costante assedio militare. Si moltiplicano le retate contro coloro che non hanno in tasca il giusto documento. Questioni sociali vengono trattate come problemi di ordine pubblico.
I ricchi diventano sempre più ricchi, mentre i poveri sono sempre più poveri. Il lavoro non c’è, e anche quando c’è è sottopagato, pericoloso, sfruttato, privo di qualsivoglia tutela. Precarietà, sfratti, povertà sono all’ordine del giorno. Fitto e bollette sono cresciuti a dismisura e sempre più persone faticano ad arrivare alla fine del mese.
Il governo fascista soffia sul fuoco della guerra fra poveri, per nascondere la guerra sociale che ha scatenato contro tutti i poveri, italiani e nati altrove. Il tentativo è quello di imprimere una svolta sempre più autoritaria e liberticida al paese, dotandosi di strumenti utili a reprimere sul nascere qualsiasi insorgenza sociale. La ricetta scelta per ostacolare l’opposizione politica e sociale è l’ultimo Decreto Legge “Sicurezza” (ex DDL 1236), approvato dal Consiglio dei Ministri e pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 aprile. Il provvedimento appena entrato in vigore bypassando completamente il parlamento, si inserisce nel solco già aperto da altri provvedimenti (i decreti rave, Cutro, immigrazione, Caivano), che colpiscono i poveri, gli stili di vita non conformi, gli stranieri senza documenti. Blocchi stradali o ferroviari, picchetti, occupazioni, scritte su caserme o commissariati, prevedono pene durissime. Normali forme di lotta attuate dai movimenti climatici, sociali e sindacali, anticarcerari e no border rischiano di costare la galera a tante compagne e compagni.
Viene confermata l’introduzione del reato di “terrorismo della parola”. Viene concesso ancora più potere, agibilità e impunità alle forze di polizia. Le lotte portate avanti nelle carceri e nei CPR – anche sotto forma di resistenza passiva – possono essere perseguite in modo più duro perché chi le attua è dipinto come costitutivamente criminale, illegale, fuori norma. La logica sottesa al decreto è quella del diritto penale del nemico. Una logica di guerra, nella quale coloro che vengono identificati come nemici vanno annientati, ridotti a nulla, privati di vita, libertà e dignità. Per il nemico non valgono le tutele formali riservate ai cittadini. Quando la logica bellica si applica al diritto, alcuni gruppi umani vengono repressi per quello che sono più che per quello che fanno. L’intera azione dell’esecutivo è informata a questo principio.
Un principio sulle cui fondamenta sono stati costruiti i lager nazisti e i gulag staliniani. Oggi la democrazia getta via la maschera e mostra il suo vero volto, quello della più spudorata violenza a salvaguardia del privilegio di classe e del potere nelle mani di pochi.
Non solo. La stretta repressiva in atto e la criminalizzazione dei movimenti sociali vanno di pari passo con un intenso impegno bellico, sostenuto sia dalla sinistra che dalla destra istituzionale. Il piano ReArm Europe prevede di destinare ben 800 miliardi di euro al riarmo su ampia scala. La spesa militare nel nostro paese ha da tempo toccato quota 108 milioni di euro al giorno. Le missioni all’estero delle forze armate italiane a difesa dei propri interessi neocoloniali si sono moltiplicate. In compenso, servizi pubblici essenziali vanno incontro ad ingenti tagli. Casa, sanità, istruzione, trasporti pubblici di prossimità efficienti sono un vero e proprio miraggio. Il warfare prende definitivamente il posto delle sorpassate politiche di welfare. L’industria militare fa affari d’oro, a pagarne le spese sono uomini, donne e bambini che periscono sotto le bombe costruite a due passi dalle nostre case.
La nostra città – vera e propria eccellenza nel settore aerospaziale bellico – si impegna a costruire la Città dell’Aerospazio, polo di ricerca promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino, il quale ospiterà persino un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del D.I.A.N.A, struttura della NATO.
Vogliono arruolare i nostri corpi e le nostre coscienze bombardandoci di retorica patriottica, a partire dalle scuole e dalle università. Vogliono prepararci ad un allargamento del conflitto che può essere solo foriero di morte.
Ma le leggi dettate dal clima repressivo e dall’economia di guerra non sono altro che il precipitato normativo dei rapporti di forza all’interno della società. Siamo ancora in tempo per far sì che la paura cambi di campo, per fermare l’avanzata del fascismo, del nazionalismo, del militarismo.
Le tante libertà che padroni e governanti continuano a sottrarci con la forza possiamo riprendercele soltanto praticando l’azione diretta, la solidarietà, il mutuo appoggio tra sfruttat*. I partigiani che imbracciarono le armi e combatterono strada per strada e sui sentieri di montagna fino alla seconda metà degli anni ’40 del Novecento, lo sapevano bene.
Spetta a noi raccoglierne l’eredità e fare in modo che il loro sforzo non sia stato vano.
Spetta a noi realizzare giorno dopo giorno il sogno di un mondo di libere ed eguali, di una società realmente autogestita, libera da stato, padroni, militari, polizia.
Federazione Anarchica Torinese
Assemblea Antimilitarista – Torino
riunioni, aperte agli interessat, ogni martedì alle 20,30 in corso Palermo 46
LIVORNO
In piazza contro la guerra e il fascismo
Il 24 e il 25 aprile come Coordinamento Antimilitarista Livornese abbiamo organizzato insieme ad altre realtà delle iniziative contro la corsa al riarmo, contro tutte le guerre, per la solidarietà
internazionalista. L’insurrezione popolare del 25 aprile 1945 non solo pose fine al fascismo ma anche alla guerra voluta dal regime. Per questo siamo scesi in piazza il 24 aprile con un presidio alla lapide del Partigiano in Via Ernesto Rossi, a cui hanno partecipato decine di persone con numerosi interventi al microfono. Nel corso del presidio abbiamo esposto lo striscione “No alla guerra no al fascismo no al militarismo” che abbiamo portato in piazza anche il giorno successivo.
La mattina del 25 aprile eravamo presenti di nuovo di fronte alla lapide, contestando, al passaggio della manifestazione istituzionale quelle politiche di guerra, riarmo e militarismo di cui il governo e le istituzioni sono responsabili, complici del genocidio in Palestina, della guerra in Europa orientale e della generale escalation bellica globale.
MASSENZATICO (RE)
300 persone a tavola con cappelletti, bolliti, salse e zuppa inglese si sono ritrovate a Massenzatico il 25 aprile. Molte altre persone sono passate durante la giornata alle Cucine del Popolo. Interessante la conferenza del mattino sulla Resistenza Libertaria tenuta da Federico Ferretti che ha dato conto del grande contributo degli anarchici e delle anarchiche alla lotta antifascista a partire dall’inizio degli anni ’20.
Nel pomeriggio ampio spazio alle bambine e ai bambini con giochi, incontri e convivialità.
Dopo una giornata di grande impegno militante, abbiamo chiuso l’evento alla sera con la pastasciutta del partigiano.
Un abbraccio
Gianandrea
PORDENONE
250 persone al corteo antifascista
SICILIA