2 giugno a Roma: niente da festeggiare!

Oggi c’eravamo anche noi tra le/i oltre 500 compà che hanno manifestato nel quartiere Don Bosco. Mentre le istituzioni nazionali della cosiddetta Repubblica festeggiavano marciando per via dell’Impero, pardon via dei Fori imperiali, con la loro parata militare machista, noi sfilavamo per le vie della periferia romana, in mezzo a quella gente a cui lo Stato toglie il pane per finanziare guerre e missioni militari.

Il nostro corteo denunciava che, in questo Paese, sempre più neofascista e autocrate, non c’era niente da festeggiare. Insieme a noi sono sfilate altre realtà (anche anarchiche) unite nei vari percorsi di lotta: dall’Assemblea di autodifesa dagli sfratti, al Coordinamento femminista e lesbica, ai comunisti libertari, al PCL, al CARC, al Collettivo Terra e Libertà; c’erano inoltre la Biblioteca L’Idea, l’Associazione Dhuumcatu, tantə studentə, realtà e individualità migranti, centri sociali e tante altre.

Il corteo non era autorizzato perché in questo clima di repressione generale sempre più diffusa, si è scelto di riprenderci il diritto a scendere in piazza senza dover negoziare (e sempre al ribasso) la libertà di esprimersi pacificamente, come anche il diritto di sostenere la nostra partecipazione e il nostro dissenso. Il corteo ha sfilato lentamente con piccoli momenti di tensione quasi ad ogni incrocio, dove le cosiddette forze dell’ordine hanno cercato di deviare il percorso del corteo, che è durato per due ore e mezza circa.

Sono stati tanti e vari gli interventi: sulle guerre esterne imperialiste e contro le spese militari in particolare, sulla repressione, sul razzismo, sulla guerra contro i migranti, che attraverso il decreto Cutro sta razzializzando e clandestinizzando sempre più persone che vivono da anni nel Paese; sulla guerra contro i poveri e le vittime degli sfratti, che stanno diventando sistematici… e tanto altro.

Il corteo è poi stato bloccato nelle vicinanze dell’aeroporto militare di Centocelle dove ha sede il Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI), che aspira ad essere il “Pentagono” italiano.

Riteniamo che la mobilitazione sia perfettamente riuscita, sia sotto il profilo della denuncia, sia sotto il profilo della comunicazione con il quartiere.

Gruppo Mikhail Bakunin – Federazione Anarchica Italiana di Roma & Lazio

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