Il 7 di febbraio, presso l’Obelisco di Buenos Aires, e anche in altre città in tutto il paese, si è messa in atto una dimostrazione chiamata “Tetazo”. Le motivazioni risiedono in un avvenimento della settimana precedente, presso la spiaggia di Nechochea: 3 turiste che prendevano il Sole in topless sono state oggetto di attenzioni da parte di un eccessivo dispiegamento di forze di polizia: quasi ventisei poliziotti per obbligare le due donne a rimettersi la parte superiore del bikini. Amara ironia: quando ti molestano o ti colpiscono devi chiamare la polizia, ma ricordati di dire che stai per esporre i seni perché ti diano attenzione. Essendo stufe del fatto che disciplinino, criminalizzino e perseguano il libero uso dei nostri corpi, abbiamo deciso di occupare il centro cittadino a petto nudo.
La reazione non s’è fatta attendere: parallelamente, sui social network, sono stati convocati un #chotazo, con gli uomini che si presentano completamente nudi e ci mostrano i loro peni, perchè effettivamente c’è qualcuno che pensa che i seni siano genitali, oppure una “toccata di tette di massa”. Tutti i tipi di maschi violenti, protetti dall’anonimato della rete, ci hanno minacciato tacciandoci come “feminazi”.
Siamo arrivate, e la prima cosa che ci ha scoraggiate è stata la quantità di uomini attorno al luogo di concentramento, che volevano usufruire di “tette gratis”, che abbiamo interpellato chiedendogli:
Voi cosa ci fate qui?
Sono venuto a vedere…perché lo fate?
Non lo facciamo perché veniate a guardarci, non lo facciamo per intrattenervi, no…(interruzione di un altro maschio che evidentemente ce l’ha chiaro e tenta di spiegarcelo…)
Ragazze ne sono sicuro, anche voi avete il diritto di camminare nude come noi, ma perché non lo fate a casa?
Durante tutto ciò, improvvisamente succede qualcosa di brutto, vediamo un ragazzo correre rincorso da altri uomini, dietro una ragazza senza fiato che gridando diceva che lui aveva tentato di toccarla e colpirla. Tre o quattro uomini l’hanno colpito, e noi pensavamo “Quanti uomini sono venuti al tetazo!”. Finalmente la polizia lo ha preso in custodia, presumibilmente per evitare che continuassero a colpirlo.
Alla fine ho deciso di superare la barriera dei maschi guardoni e addentrarmi lì dove erano le ragazze. Il Tetazo era anche una festa. I tamburi risuonavano e noi ballavamo. Improvvisamente accanto a me compare una cara compagna, con la sua bambina a petto nudo, mi passa una borsa dicendo “tienila” e si toglie il reggiseno, dice “slacciami il corpetto”, e così eravamo tutte lì. Eravamo così felici. Ad un certo punto qualcuna dice “andiamo lungo la strada, mi sono stufata di star qui circondata da segaioli” e siamo andate, così, a seno nudo, attraverso il 9 di Luglio, il più ampio viale del mondo, attraversato da donne felici coi seni scoperti.
E abbiamo goduto, abbiamo ballato, abbiamo riso durante il Tetazo. Usiamo i nostri corpi per rivendicare la nostra libertà, per chiedere di essere libere dalla violenza, e per chiedere che liberino Higui, compagna lesbica, detenuta perché ha ucciso uno dei dieci uomini che tentarono di violentarla e impalarla.
Cartelloni del giorno: un poliziotto, disegnato con una compagna coi seni scoperti sopra di lui; uno dei maschi che hanno convocato del #chotazo, che correva con lo zaino in fiamme e i nostri enormi sorrisi dietro.
Yoli (FLA-Federazione Libertaria Argentina)
Traduzione in italiano a cura di (A) for Freedom