Di un’ampiezza raramente raggiunta da una protesta popolare da molto tempo e di così lunga durata, il Movimento dei Giubbotti Gialli [Mouvement des Gilets Jaunes – MGJ] ha scosso la Francia per quasi tre mesi mentre scrivo queste righe. Possiamo finalmente vedervi un passo verso l’autonomia e ancora meglio verso ciò che sarebbe senza dubbio il suo corollario, una rivoluzione sociale e libertaria o, al contrario, tutta questa agitazione finirà solo in un fuoco di paglia soffocato a colpi di manganelli e misure governative? Proviamo a analizzare un po’ la situazione per essere in grado di fornire elementi per rispondere a questa domanda che potrebbe essere cruciale per il seguito degli eventi.
Secondo me, l’istinto del gregge è quella facilità istintiva ed ereditaria della maggior parte delle persone di ancorarsi al pensiero dominante, seguire il movimento generale e fare “come tutti gli altri” senza capire che altri modi di pensare ed agire sono possibili e desiderabili. Va detto che tutto è organizzato a questo scopo! Fin dalla scuola, ci viene insegnato ad obbedire e rimanere saggiamente all’interno dei ranghi sotto pena di sanzioni e continua così dopo nel mondo del lavoro. È così che molti diventeranno, non senza il concorso di politici, religioni e media abbrutenti, docili e servili lavoratori-consumatori, a maggior vantaggio dell’oligarchia.
Tutto ciò però starebbe per cambiare, in Francia con la MGJ ed anche in altre parti del mondo con altri movimenti o rivolte più o meno simili apparsi negli ultimi anni? È possibile, ma restiamo per il momento concentrati sul paese del formaggio e dei diritti umani.[1]
A causa dell’impoverimento della società, anche le classi medie (persino le semi-ricche) stanno iniziando a perdere seriamente potere d’acquisto, oltre alle classi lavoratrici (proletarie e tradizionalmente svantaggiate) che sono già considerevolmente colpite da questa perdita, almeno dalla crisi finanziaria del 2008. Questo è un fatto nuovo davvero importante perché molti giubbotti gialli provengono dalla classe media e quindi non sono abituat* a manifestazioni e contestazioni. Molt* di ess* lo fanno per la prima volta.
Gravate da sempre più tasse di quante non possano eludere mentre allo stesso tempo si toglie l’ISF,[2] gravate poi dalla cancellazione del codice del lavoro ed esasperate dalla scomparsa dei servizi pubblici, le classi medie, in via di proletarizzazione, si sono gradualmente unite ai meno abbienti in quello che è diventato un “non ne posso più” generalizzato. Inoltre, aumentano sempre più le vittime della gentrificazione e quindi relegate in aree rurali e della periferia urbana abbandonate, il che le rende ancora più dipendenti dall’auto, ad esempio. Quindi, un crescente senso di ingiustizia dal momento che, anche quando si lavora e si guadagna da vivere correttamente, si scopre sia che non si può più godere di alcuni dei beni e dei servizi di prima, sia che è aumentato il prezzo di altri.
Il capitalismo ha abituato le persone ad un certo stile di vita confortevole del quale molte persone difficilmente riescono a fare a meno. Questo spiega il simbolo del gilet giallo sulle Audi e sul vestiario di persone che vanno in vacanza in aereo dall’altra parte del mondo. La stragrande maggioranza dei giubbotti gialli o dei loro epigoni non è in alcun modo anti-capitalista o anti-globalizzazione e numerosi sono, tra questi, simpatizzanti FN / RN[3] e, un po’ meno numerosi, LFI.[4] Ci sono anche un gran numero di persone che non hanno coscienza politica o che sono semplicemente apolitiche. Tuttavia, il ritmo ricorrente della Marsigliese e la massiccia presenza di bandiere francesi denotano un certo attaccamento alla nazione e uno spirito più o meno conservatore.
Tuttavia, anche se è certo che una parte della popolazione dovrebbe piuttosto imparare a non sprecare e vivere più semplicemente invece di chiedere altri soldi, la rivolta è comprensibile e persino legittima. Quasi tutti i giubbotti gialli hanno capito che una classe di privilegiati (la borghesia, per semplicità) guadagna o si ingrassa sulle loro spalle. È quindi ad un’alleanza delle classi medie e basse che dobbiamo la forza e la continuità del MGJ. Un’alleanza che ricorda le Grandi Jacqueries dell’Antico Regime e la Rivoluzione Francese del 1789, dove la gente si sollevava essendo stata tosata come una pecora da un potere troppo avido.
Così, rivoltandosi vestiti con un giubbotto giallo, gran parte dei francesi, apolitici o di varie tendenze politiche, scoprono cosa noi, anarchici e libertari, sapevamo sin dall’alba dei tempi: lo Stato ed i media al suo servizio possono deviare la verità, mentire, esagerare i fatti, ignorarne altri… In breve, iniziano a rendersi conto che lo stato e la macchina dei media hanno il potere di manipolare l’opinione a loro piacimento e criminalizzare lotte legittime. Scoprono per la prima volta che la repressione può essere feroce e che non è riservata solo ai criminali o ai “teppisti di strada” (Eh, sì!). Infatti, alcune persone scoprono anche la solidarietà e l’aiuto reciproco incontrandosi ed organizzando i turni nelle rotatorie e nelle manifestazioni, con il movimento che si allarga persino nei Licei.
Ogni rivolta ha ovviamente le sue tante richieste. A quella iniziale, il rifiuto dell’aumento dell’Imposta sul Consumo Interno di Prodotti Energetici [Taxe Intérieure de Consommation sur les Produits Énergétiques – TICPE], il MGJ ha aggiunto altri che vanno principalmente verso una maggiore giustizia sociale ed uguaglianza, nonché verso una democrazia partecipativa ed anche diretta. Troviamo, in parte, queste richieste nel progetto della società anarchica – il federalismo libertario – e questo è un fatto interessante da notare.
D’altronde altre somiglianze con l’anarchismo appaiono anche negli atteggiamenti o nei modi di operare del MGJ: il rifiuto del capo e del rappresentante, la sfiducia nei confronti dei professionisti della politica, le assemblee dove ognuno può prendere la parola, l’autogestione, il rifiuto dei grandi media…
Prima contrario a qualsiasi concessione ai giubbotti gialli, il giovane imperatore dei francesi, Emmanuel I,[Macron, NdT] e la sua cerchia di leccapiedi che funge da suo governo, alla fine nella mangiatoia del popolo mette la rinuncia al TICPE con l’atteggiamento “ed ora cos’altro volete?” e lancia un “grande dibattito nazionale”, da subito chiaro come nient’altro che un grande imbroglio per soffocare il fuoco della rivolta. Durante questo periodo, la mobilitazione continua e di conseguenza anche la repressione, con i suoi dieci morti ed il suo considerevole numero di feriti. La gente prenderà il suo posto di nuovo nel gregge? Nulla è meno sicuro questa volta o, almeno, forse non nello stesso modo di prima.
Nonostante la grande eterogeneità del MGJ, che si dice d’altronde apolitico (mentre tutto è politico), di fatto esso è in parte anarchico, sia nelle sue affermazioni sia nei suoi atteggiamenti e modi di operare. Vi si potrebbe vedere il risultato di anni e anni di propaganda anarchica e libertaria. Tuttavia, credo che le bandiere nere non siano pronte a sostituire le bandiere tricolori perché un movimento anarchicheggiante non è un movimento anarchico.
Quindi, anche se sembra che sia appena stato fatto un passo verso l’autonomia, siamo ancora un po’ lontani dalla grande rivoluzione sociale e libertaria che ci permetterebbe di uscire dal capitalismo e di riprenderci davvero le nostre vite in mano. Tuttavia, dei semi anarchici vengono piantati… qui e là…
Frédéric Pussé*
(Traduzione di Enrico Voccia)
NOTE
* Frédéric Pussé, Groupe de Metz de la Fédération Anarchiste – https://monde-libertaire.net/index.php?articlen=4050 – article extrait du Monde libertaire n°1805.
[1] Autoironico modo dei francesi – specie quelli di sinistra – di definire la propria nazione, mischiando l’aulica Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino con la volgare affermazione di De Gaulle (“come si fa a governare una nazione dove ogni giorno un cittadino può mangiare un diverso formaggio francese?”). I francesi tendono, con questo modo di autodefinirsi, a riconoscere in essi un qual certo carattere “rivoluzionario”. [NdT]
[2] Impôt de Solidarité Sur la Fortune, più nota semplicemente come Impôt Sur la Fortune, ISF appunto. È un’imposta sul patrimonio personale e generale delle persone fisiche qualificate come appartenenti alla fascia dei “più ricchi”, allo scopo di redistribuire ricchezza a favore dei non appartenenti a tale fascia, sotto forma di sgravi fiscali o sotto forme di spesa pubblica e assistenza, che viene pagata dai francesi con un patrimonio personale superiore a 750.000 euro. L’ISF – che favoriva non solo i proletari ma anche le classi medie – è stata in gran parte abolita dal governo Macron nella finanziaria del 2018. [NdT]
[3] Front National poi dopo il 2018 Rassemblement National, raggruppamento di destra legato alla Le Pen. [NdT]
[4] La France Insoumise, simile al nostro Potere al Popolo, ma molto più seguito elettoralmente (quasi il 20% alle elezioni presidenziali, più del Partito Socialista). [NdT]