Tra guerra e rivoluzione

Spagna: luglio 1936 – marzo 1939 (Cronologia)

Per ricordare la Rivoluzione Anarchica in Spagna e il compagno Claudio Venza che ha dedicato molto tempo e impegno, sia come storico che come militante, allo studio di quegli avvenimenti, riproponiamo la cronologia della Spagna 36/39 che scrisse per Umanità Nova e che fu pubblicata nei numeri 24 e 33 dell’anno 2006.


***

17 luglio 1936
Golpe militare nel Marocco spagnolo, poi in tutta la Spagna, guidato da un gruppo di generali ribelli al governo repubblicano di Fronte popolare. Tra i protagonisti José Sanjurjo, Emilio Mola, Manuel Goded e Francisco Franco. L’obiettivo è di eliminare le forze innovatrici, sia rivoluzionarie che riformiste, che mettono in discussione i privilegi dei latifondisti, della chiesa cattolica, degli alti ufficiali.

18 luglio
Il governo cerca di patteggiare con i golpisti offrendo dei posti ministeriali e risponde quindi in modo incerto e limitato. Vari suoi funzionari passeranno a favorire il golpe e impediranno la distribuzione delle armi alle organizzazioni popolari che le reclamano per difendersi dall’attacco dei reazionari.

19 luglio
I sindacati, la CNT libertaria e la UGT socialista, proclamano lo sciopero generale e mobilitano gruppi di operai armati che nelle città principali (Barcellona, Madrid, Valencia, Bilbao) riescono, con pochi strumenti e molta determinazione e a costo di alte perdite umane, a bloccare il golpe in due terzi del territorio spagnolo. Alla difesa del governo legale partecipa una fetta ridotta delle forze armate lealiste.

20 luglio
La ribellione dei generali vince subito nelle Canarie, in Marocco, in buona parte dell’Andalusia, nella Castiglia–León, in quasi tutta la Galizia e a Saragozza. Iniziano le repressioni di massa di ogni possibile oppositore con l’appoggio dei ricchi latifondisti, del clero oltre che dei falangisti che imitano gli squadristi italiani.

21 luglio
A Barcellona gli anarchici della CNT-FAI, che di fatto controllano la città, accettano di collaborare con Luis Companys, il Presidente del governo catalano (Generalitat), in nome dell’antifascismo e dell’urgenza bellica. Il movimento libertario e gli operai armati danno vita ad un Comitato delle Milizie che affianca, per qualche settimana, la Generalitat, e organizza la vita cittadina e la partenza di migliaia di volontari per il fronte di Aragona. Nel Comitato, accanto alle potenti CNT e UGT, trovano posto il PSUC (formalmente socialista, ma egemonizzato dai comunisti filostaliniani), il POUM (comunisti antistaliniani), l’Esquerra (catalanisti di sinistra).

23 luglio
Inizia il trasporto di truppe fedeli a Franco dal Marocco in Andalusia con aerei fascisti italiani e nazisti tedeschi. In barba al Comitato di Non Intervento gli eserciti di Mussolini e di Hitler, e in particolare le aviazioni, useranno la Spagna come terreno di manovra e di sperimentazione di tecniche di terrorismo contro i civili. Il contributo di circa 70.000 soldati italiani, sotto l’etichetta di volontari, con il forte impegno di artiglieria e della marina, risulta determinante per garantire la vittoria di Franco che, a partire dall’ottobre 1936, diventa il Generalissimo, cioè il capo dei golpisti.

Agosto
Iniziano a definirsi vari fronti bellici a Sud, a Nord e attorno a Madrid. Lentamente ma inesorabilmente, le truppe dei golpisti avanzano a scapito dei repubblicani e dei libertari. Madrid cede solo a fine marzo del 1939, ma nel giro di un anno le varie forze dei generali ribelli controllano, con esecuzioni di massa e un terrore pianificato, la maggioranza del territorio mentre i profughi dalle zone ex repubblicane si contano a centinaia di migliaia.
In Aragona giungono, da Barcellona dove hanno formato la Colonna Rosselli-Berneri, varie centinaia di anarchici italiani che riusciranno a sostenere i duri attacchi delle truppe golpiste assai meglio armate. Questo è il fronte dove vi è un’egemonia dei rivoluzionari (CNT-FAI, POUM e altri) e dove perciò il governo repubblicano non manda armi a sufficienza.

Settembre
Si rafforza il movimento collettivista iniziato spontaneamente, nelle fabbriche e nelle campagne, subito dopo il 19 luglio. Sono coinvolte centinaia di migliaia, forse un paio di milioni, di operai e di contadini che realizzano forme di autogestione e di egualitarismo mentre sopperiscono alle esigenze della popolazione e dello sforzo bellico.
In nome della collaborazione antifascista per sconfiggere l’esercito dei reazionari e clericali, la CNT accetta di entrare nel governo catalano della Generalitat e di sciogliere il Comitato delle Milizie.

Ottobre
Il governo repubblicano impone di trasformare le milizie, sorte nelle giornate della vittoriosa risposta popolare al golpe e basate su una sostanziale libertà e eguaglianza dei membri, in un Esercito Popolare con forte gerarchia interna e un’organizzazione centralizzata e tradizionale. Per non ostacolare la presunta maggior efficienza di tale struttura, i vertici della CNT-FAI fanno propria questa svolta della lotta armata malgrado una certa resistenza dei militanti.
Si costituiscono le Brigate Internazionali, su modello fortemente gerarchico, con circa 40.000 antifascisti di decine di paesi e con comandi strettamente controllati dalla crescente forza del comunismo filosovietico, L’URSS è, infatti, l’unico stato (oltre al Messico) ad aiutare la Repubblica con invio di armi, munizioni e un consistente numero di agenti militari e politici. Gli interessi diplomatici e politici dell’URSS saranno alla base delle scelte dei molti dirigenti del comunismo internazionale, tra i quali non pochi italiani (Togliatti, Longo,…). La loro linea politica prevede il rinvio di ogni rivoluzione sociale a tempi futuri in nome della grave situazione bellica. Quindi nessuna collettivizzazione che spaventa la piccola e media borghesia, rurale e cittadina, nessuna trasformazione profonda della società con la partecipazione della donna al movimento rivoluzionario e alla guerra, nessuna rottura frontale con il clericalismo e l’autoritarismo tradizionali.

Novembre
I golpisti giungono alle porte di Madrid ed annunciano al mondo intero la conquista della capitale. Attorno alla città convergono migliaia di combattenti da altri fronti. Le Brigate Internazionali si schierano per la prima volta e resistono agli assalti delle truppe marocchine.
Buenaventura Durruti si sposta dal fronte aragonese per soccorrere la capitale con alcune migliaia di aderenti alla sua colonna che sarà decimata nei combattimenti. Lui stesso cade nella battaglia: la sua fine viene spesso interpretata come il segnale della progressiva riduzione di protagonismo del movimento anarchico.
La presenza di quattro esponenti della CNT-FAI (tra cui Federica Montseny, Juan García Oliver, Juan Peirò) al governo del socialista Francisco Largo Caballero non pare portare ad alcun rafforzamento del peso dei libertari bensì rivela una forte contraddizione con la propria tradizione antistatale. Ancora in nome delle circostanze belliche eccezionali si paga un elevato prezzo di identità e di coerenza per dimostrare al mondo intero che il governo repubblicano, che cerca disperatamente armi e riconoscimenti internazionali, rappresenta veramente l’intera società spagnola con le sue strutture sindacali e politiche più rilevanti.

Dicembre
Prosegue la manovra delle istituzioni per ridurre il ruolo delle componenti rivoluzionarie. Anche le legalizzazioni delle collettività rurali e industriali va in questa direzione, mentre si riorganizzano le forze di polizia svuotando le Pattuglie di Controllo in mano prevalentemente alla CNT.
Dopo il riconoscimento ufficiale del governo di Franco da parte di Hitler e di Mussolini l’intervento nazifascista in Spagna si intensifica.

Gennaio 1937
Per non perdere le posizioni conquistate, la CNT e la UGT firmano vari patti di collaborazione che prevedono l’aumento della produttività e forme di controllo istituzionale sui lavoratori e sulle collettività.
La Francia chiude le frontiere alle forniture di armi alla Repubblica e inizia un’altalena di riaperture a seconda dei rapporti internazionali e del predominio a Parigi dei partiti di centro che stanno rompendo il Fronte popolare del 1936.

Febbraio
Prosegue la militarizzazione accettata come “necessità ineluttabile” dal movimento anarchico che, al tempo stesso, conferma la “vocazione antimilitarista e antistatale”.
Primi scontri armati tra anarchici e socialisti filostaliniani in Catalogna.

Marzo
A Guadalajara le truppe fasciste italiane e quelle franchiste sono sconfitte da forze della CNT e dalle Brigate Internazionali nelle quali vi sono centinaia di antifascisti italiani.
L’Internazionale Socialista fa appello alla Società delle Nazioni per porre un argine al sostegno nazifascista a Franco. I risultati saranno molto scarsi, mentre viene respinta la mobilitazione dei lavoratori proposta da importanti organizzazioni di operai in vari paesi europei democratici.
A Mosca appaiono articoli di denuncia del POUM come “agente del fascismo” per le sue critiche allo stalinismo e della CNT che “difende i traditori trotzkisti”.

Aprile
Continuano in varie città e villaggi conflitti tra anarchici ed elementi del Partito Comunista e si diffondono notizie sulle carceri segrete, a Valencia e a Murcia, gestite in proprio dai comunisti in stretta collaborazione con gli agenti sovietici.
Bombardamento a tappeto di Guernica, la cittadina basca simbolo dell’autonomia secolare dei Baschi, con forse un migliaio di morti civili. È il primo caso di azione terroristica esplicita con protagonista l’aviazione nazista e la partecipazione di alcuni aerei fascisti italiani. Scandalo a livello internazionale dell’opinione pubblica, ma gli effetti pratici, anche sul piano diplomatico, sono assai ridotti.

Maggio
A Barcellona, dal 3 al 7 maggio, scoppiano scontri armati che iniziano dentro la Centrale telefonica in mano alla CNT ma attaccata da poliziotti al comando di un ufficiale comunista. Il governo, dove i comunisti filostaliniani stanno aumentando il loro peso, vuole sottrarre al sindacato anarchico un centro di potere di fatto, conquistato il 19 luglio 1936, che limita la riservatezza dei colloqui tra gli esponenti dei vertici governativi.
Il proletariato libertario della capitale catalana erige nuove barricate e gli scontri dilagano in molti quartieri popolari. I dirigenti della CNT-FAI invitano i militanti a cessare le ostilità per non favorire il nemico franchista. Alla fine si conteranno centinaia di morti in buona parte libertari, tra cui Camillo Berneri, uno degli animatori della partecipazione degli anarchici di lingua italiana alla straordinaria esperienza spagnola.

Giugno
Prosegue la caccia al “provocatore trotzkista”. I membri del Comitato centrale del POUM, piccolo partito comunista antistalinista, sono arrestati con l’accusa pretestuosa di intesa con i franchisti. (Saranno processati l’anno dopo e condannati, senza prove, per aver provocato gli scontri del maggio). Il segretario del POUM, Andreu Nin, svanirà nel nulla dopo l’arresto e la tortura applicata da agenti segreti russi allo scopo di ottenere una confessione sulla collaborazione con i golpisti. Il metodo, collaudato nei contemporanei processi di Mosca contro i vecchi bolscevichi, via via eliminati da Stalin, non riesce nel caso di Nin.
Cade il governo di Francisco Largo Caballero al quale partecipavano 4 ministri nominati dalla CNT-FAI e viene nominato il governo di Juan Negrín, un socialista molto vicino agli stalinisti. Non vi sono più ministri dell’area anarchica e i comunisti, usando gli aiuti militari dell’URSS, aumentano progressivamente il loro potere.

Luglio
Le alte gerarchie ecclesiastiche spagnole inviano al mondo intero una lettera a favore dei generali insorti nel luglio precedente e tra i quali ormai domina Francisco Franco. Quasi tutti i vescovi definiscono cruzada contro il materialismo e l’ateismo, la guerra scatenata dai golpisti. Sono considerevoli gli effetti propagandistici verso i partiti cattolici a livello internazionale.
Un Plenum peninsulare della FAI decide lo scioglimento dei “gruppi di affinità” e sceglie un modello a base territoriale in nome dell’efficienza organizzativa. Prosegue il processo di centralizzazione del movimento libertario indotto anche dalle urgenze belliche e dalla politica di collaborazione antifascista.
L’Inghilterra invita Mussolini a risolvere per via diplomatica il conflitto spagnolo per riprendere i rapporti corretti tra i due paesi, nonostante lo scontro del 1935 per la guerra d’Etiopia.
Iniziano le offensive repubblicane, grandi battaglie tradizionali che dovrebbero rinsaldare il consenso verso i nuovi governanti e dimostrare la superiorità dell’Esercito Popolare sulle milizie libertarie. Si occupa temporaneamente Brunete, nei pressi di Madrid. Sarà poi abbandonata con grosse perdite in uomini e materiali. Accadrà lo stesso, il mese dopo, a Belchite, vicino a Saragozza, poi a Teruel, sempre in Aragona, tra il 1937 e l’inizio del 1938 e infine, nell’estate-autunno del 1938, sul fiume Ebro.

Agosto
Il governo Negrín istituisce il SIM (Servizio d’Investigazione Militare) che sarà un prezioso strumento in mano dei filostaliniani per imporre la propria egemonia. Il 10 agosto lo stesso governo emana l’ordine di scioglimento del Consiglio d’Aragona, una sorta di governo autonomo regionale a prevalenza libertaria. Interviene l’IX Divisione al comando d’Enrique Lister, generale comunista che reprime violentemente anche le collettività rurali aragonesi arrestando centinaia d’anarchici e restituendo la terra agli antichi proprietari. È una tappa del progetto di brusco ridimensionamento, per opera d’autoritari marxisti e borghesi, dell’iniziale protagonismo rivoluzionario e libertario.

Settembre-ottobre
Continuano gli affondamenti, a causa di sommergibili italiani, di navi dirette alla Spagna repubblicana. È convocata una conferenza internazionale a Nyon, in Svizzera, da cui esce un documento di condanna della pirateria marittima. Anche questa manovra diplomatica, come l’intera attività del Comitato di Non Intervento varato da Francia e Gran Bretagna, nell’estate del 1936, non produrrà alcun effetto reale, se non quello di fornire alibi al determinante intervento nazifascista a favore di Franco.
Largo Caballero, ex capo del governo repubblicano, denuncia le pressioni e le minacce sovietiche per dare sempre più forza al Partito Comunista Spagnolo che cerca altresì di inglobare i socialisti.
L’esercito franchista conquista tutto il Nord con l’occupazione delle Asturie e dispone ora di ingenti quantità di materie prime e di industrie, oltre a centinaia di migliaia di soldati da dirigere sugli altri fronti.
Il governo centrale, che in novembre del 1936 aveva lasciato Madrid in pericolo, decide di trasferirsi da Valencia a Barcellona dove aumenta il controllo sulla Generalitat e i movimenti libertari catalani.

Novembre-dicembre
Mussolini aderisce al Patto Anticomintern con Germania e Giappone e progetta di farvi aderire quanto prima la Spagna franchista.
Il governo di Negrín accetta il piano inglese per il ritiro graduale dei volontari internazionali delle due parti. L’illusione è di privare Franco dell’appoggio nazifascista in nome del diritto internazionale, di cui peraltro quasi tutti si fanno beffe.

Gennaio-febbraio 1938
Nel Plenum della CNT, celebrato a Valencia a metà gennaio, si decide di consolidare l’economia collettivizzata introducendo gli ispettori del lavoro con “facoltà coercitive”, la diversificazione salariale, una banca con la UGT, un “orientamento omogeneo” della stampa confederale riducendo il numero dei periodici e altre misure accentratrici.
La Generalitat della Catalogna riduce le facoltà dei Comitati di controllo operaio nelle imprese non collettivizzate e riconosce valore all’autorità padronale in nome dell’aumento dell’efficienza produttiva.

Marzo-aprile
Dopo l’Anschluss dell’Austria da parte della Germania nazista, la Francia riapre il confine pirenaico con la Spagna repubblicana e, per qualche settimana, riprendono a passare aiuti civili e militari.
La CNT e l’UGT sottoscrivono un “Patto d’unità d’azione” nel tentativo di riprendere un ruolo di pressione politica ormai in declino. L’ipotesi di un “governo sindacale” basato sulle strutture delle due potenti confederazioni era tramontato da tempo per la rivalità delle agguerrite dirigenze dei partiti repubblicani.
Ripetuti bombardamenti di Barcellona da parte dell’aviazione fascista italiana che causano, fino alla fine dell’anno, quasi tremila morti. È il più grave episodio di terrorismo aereo contro la popolazione civile prima della Seconda guerra mondiale. Mussolini è esaltato dagli effetti distruttivi e omicidi raggiunti e sfida le, peraltro timide, proteste umanitarie.
Le truppe dei golpisti scatenano l’offensiva in Aragona e occupano vari villaggi catalani. Riescono altresì a tagliare in due il territorio repubblicano giungendo sulla costa del Mediterraneo, poco a sud dell’Ebro.

Maggio-giugno
Negrín espone le sue proposte di pace in “tredici punti”. Si basano su una “riconciliazione nazionale” senza rappresaglie e non saranno nemmeno prese in considerazione da Franco. L’obiettivo del Caudillo è di schiacciare non solo l’esercito e i politici repubblicani, ma ogni residuo di protesta sociale e di opposizione popolare. Per questo procede lentamente nell’occupazione di città e villaggi dando molto spazio ad una repressione capillare e definitiva dei movimenti proletari e libertari.
Il Movimento Libertario, che riunisce la CNT, la FAI e le Gioventù Libertarie, accetta le proposte del governo Negrín con qualche dissenso della FAI.
Il Vaticano e il Portogallo riconoscono ufficialmente il governo nazionalista di Franco come l’unico rappresentante legale della Spagna.

Luglio-agosto
Ultimo, e vano, tentativo dell’esercito repubblicano di rovesciare la condizione d’inferiorità rispetto ai franchisti. La sconfitta sull’Ebro dimostrerà la superiorità, soprattutto aerea, delle truppe “nazionali” e darà avvio alla ritirata e alla perdita, nel giro di alcuni mesi, della stessa Catalogna. Qui Negrín aveva già proceduto sia alla nazionalizzazione delle industrie belliche eliminando i residui controlli operai sia all’esautoramento, di fatto, della Generalitat. La centralizzazione procede anche con le dimissioni di due ministri autonomisti, uno basco e uno catalano.

Settembre-ottobre
Il Patto di Monaco fra Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia, accordo che consegna i Sudeti a Hitler, affossa definitivamente le speranze repubblicane in un intervento delle democrazie occidentali in favore della Spagna antifascista.
L’offerta di Negrín per una “pace negoziata” trova la risposta negativa di Franco che vuole solo una “resa senza condizioni”.
A fine ottobre a Barcellona, in una grande riunione di delegati del Movimento Libertario (CNT, FAI, Gioventù Libertarie) si rileva un contrasto tra la CNT possibilista verso il governo e la FAI meno disponibile a un ruolo subordinato alle istituzioni statali repubblicane. Inoltre non è accettata la richiesta delle Mujeres Libres di entrare, come quarta componente, nel Movimento.

Novembre-dicembre
Partenza di buona parte dei volontari delle Brigate Internazionali da Barcellona in nome dell’accordo sottoscritto mesi prima. Poche migliaia di soldati fascisti italiani rientreranno in patria.
Inizia l’offensiva nazionalista in Catalogna che incontra una resistenza episodica e circoscritta. Pesano il logoramento della battaglia dell’Ebro e lo scarso entusiasmo catalano e libertario verso il governo repubblicano di Negrín a egemonia comunista.

Gennaio-febbraio 1939
Il 26 gennaio cade Barcellona. I franchisti, e con loro molti soldati italiani fascisti, entrano nella città rivoluzionaria ormai prostrata dai bombardamenti, dalla fame, dai conflitti interni scatenati dai filostalinisti del PSUC. Circa mezzo milione di profughi si ammassa alla frontiera francese dopo un viaggio allucinante quasi sempre a piedi, nel freddo e nella disperazione. Il governo democratico francese, nonostante le chiare avvisaglie dell’arrivo dei fuggitivi, è impreparato e sostanzialmente ostile. Gli uomini sono separati dalle donne e dai bambini e sistemati sulle spiagge deserte della Provenza: essi stessi si costruiranno le prime baracche per proteggersi dalle avverse condizioni invernali. Non pochi moriranno in terra francese, dove speravano di sfuggire al triste destino di vittime del nazionalcattolicesimo franchista, ormai trionfante.
Il governo Negrín si riunisce un paio di volte, con la parte superstite dei parlamentari delle Cortes, nelle cittadine catalane vicine al confine francese per recitare la parte dei legittimi rappresentanti sconfitti dalla violenza dei golpisti filofascisti. Il vertice politico pensa a salvare se stesso dopo aver inutilmente cercato di giocare le ultime carte diplomatiche.
A fine febbraio anche Francia e Gran Bretagna riconoscono il governo nazionalista come unico rappresentante del popolo e delle istituzioni spagnole.

Marzo
Nelle ultime settimane di ciò che resta della Repubblica del Fronte Popolare, Negrín nomina vari esponenti filosovietici ai posti di comando militari. Si ribellano, all’ennesima prepotenza del comunismo stalinista, vari corpi d’armata, sia anarchici, con Cipriano Mera, sia di militari professionali, con Sigismundo Casado. Nelle strade di Madrid si combatte una dura battaglia tra repubblicani: le truppe di Negrín sono sconfitte e lui fugge con vari dirigenti comunisti. Il colonnello Casado assume il potere politico per tentare, inutilmente, di raggiungere un’intesa con Franco per ridurre le vendette dei vincitori.
Gli ultimi combattenti repubblicani, tra cui molti anarchici, sperano di potersi imbarcare nei porti di Alicante e di Cartagena su navi inglesi. Giungono invece navi fasciste italiane e a centinaia si contano i suicidi di chi non vuole consegnasi vivo nelle mani franchiste.
Il 1 aprile 1939 Franco dichiara conclusa la guerra. In realtà la sua dittatura feroce, che porterà a più di 100.000 fucilati fino al 1945, sarà la lunga continuazione della guerra civile con una capillare repressione e un ossessivo lavaggio del cervello. Il costo umano e materiale della guerra è enorme: circa 600.000 morti, più di un milione di mutilati, quasi un milione di profughi e la distruzione dell’economia e della cultura. Trionfa quindi la reazione oscurantista che unisce gerarchia e terrore, manganello e aspersorio. Il regime parlerà di necessaria e infinita “redenzione dei peccati” dei vinti che avevano osato lottare per vivere liberi e uguali.
Malgrado molti tentativi di rovesciare il dittatore, anche con attentati sfortunati promossi da anarchici, Franco morirà nel suo letto nel novembre 1975.

Claudio Venza

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