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Testimonianze dal fronte della pandemia

Testimonianze dal fronte della pandemia

Alcune informazioni sull’operato dei nostri dirigenti nella situazione attuale di emergenza sul Covid

10 marzo (giorno successivo al decreto): la coordinatrice ci obbliga a fare riunione in venti nella stessa stanza. Al nostro invito a non farla,ci risponde che è importante parlare del Covid e che basta che restiamo a un metro di distanza l’uno dall’ altro e le finestre restino aperte. Eravamo 20 operatori per quasi due ore nella stessa stanza senza mascherine.

12 marzo: veniamo allertati che un nostro assistito è positivo per Covid (tampone fatto il giorno 9 ma ha iniziato ad avere i primi sintomi il 5). Cinque colleghi (quelli che erano stati più a contatto con lui) vanno a fare il tampone. Ci dicono che le risposte arriveranno al massimo sabato: ad oggi, martedì 17, non si sanno ancora. Nel frattempo siamo ancora sprovvisti di mascherine FFP3. Usiamo solo le chirurgiche.

13 marzo: gli stessi colleghi che hanno fatto il tampone il 12, vengono a lavorare.

16 marzo: tre dei colleghi che hanno fatto il tampone hanno febbricola. Due restano a casa, mentre a una che ha ‘solo’ 37,2 e non altri sintomi, gli viene comunicato dalla dott.ssa xxx che può tranquillamente lavorare con mascherina (chirurgica). Un’altra collega che è stata a contatto con una collega della Geriatria risultata positiva, ha 39 di febbre e le hanno riferito che le faranno il tampone appena il 23.

Tutto questo nell’ambito del SID distretto 3. Al momento risultano infettati tre reparti ospedalieri, clinica medica, medicina clinica e geriatria, più del 50% degli operatori è risultato positivo. Altri sono in attesa di tamponi. Fino a venerdì nessuno di loro era provvisto dei presidi adeguati.” (Operatrice del Distretto sanitario di Trieste)

Brevi notizie da Pisa

Oggi, 23 marzo, per la seconda volta in 10 giorni, il personale sanitario di alcuni ambulatori dell’ospedale Santa Chiara di Pisa ha attuato spontaneamente forme di protesta interna per la mancanza di mascherine adeguate con cui prevenire (per sé e per i propri pazienti) il contagio da Coronavirus. Come già il 12 marzo la protesta è rientrata grazie alla consegna al personale di 15 mascherine chirurgiche sufficienti a fronteggiare solo la giornata di oggi. A sostenere la protesta delle lavoratrici/tori sono intervenuti alcuni Rappresentanti alla Sicurezza (RLS). Da domani probabilmente siamo punto e a capo e del resto questa situazione la stanno vivendo quasi tutti gli operatori sanitari della Toscana e d’Italia.” (Claudio USI-Pisa)

Riflessioni al tempo del corona virus

“… Da 37 anni svolgo attività sindacale e mai mi era capitato di dover assistere ad una situazione di emergenza di tale portata. Milioni di pensieri ti passano per la testa, pensi ai tuoi familiari, ai tuoi vicini, ai tuoi amici che in qualche modo potrebbero aver contatti con te e ti autoisoli il più possibile come per poter garantire un senso di protezione. Una cosa è certa, ci sono aspetti legati a questa situazione che adesso, per ovvie ragioni potrebbero risultare secondari ma che tuttavia, ad emergenza terminata, si paleseranno inevitabilmente in ognuno di noi ed è l’aspetto psicologico che molti lavoratori, chi più chi meno si trascineranno chissà per quanto tempo. Non passa giorno che molti colleghi ti chiamino per segnalarti casi positivi tra pazienti ed operatori sanitari nei reparti. Non passa giorno che ti vengano segnalate le difficoltà che tanti colleghi riscontrano nel loro lavoro quotidiano. Non passa giorno che ricevi decine di chiamate di colleghi e compagni disperati che non sanno come fare. Il senso di impotenza è molto forte perché non sai nemmeno tu come gestire la situazione. Non sai cosa consigliare perché hai già fatto tutto quello che ti era stato possibile fare. Eppure il senso di responsabilità che avverti non ti da tregua a differenza di chi dovrebbe averne ‘per ruolo istituzionale’: non sanno neanche ammettere di aver sbagliato tutto essendosi prestati, se non condividendo, ad attuare politiche devastanti e spesso inscenando teatrini per la solita ricerca di consenso e elettori. La mancanza di dispositivi di sicurezza è ormai una costante. Doppi turni massacranti e con la consapevolezza di non sapere come tornerai a casa è una condizione devastante.” (Un lavoratore dell’Azienda ospedaliera di Firenze)

Io non ci sto!

Sono già diversi giorni che ho in testa l’idea di scrivere questa lettera, un’idea maturata perché l’emergenza coronavirus ha scoperto ogni nervo di un sistema che, se ancora oggi è in grado di dare una risposta lo deve solo all’abnegazione del personale sanitario…. Cosa è successo in questi anni? I piccoli ospedali sono stati chiusi, i letti ridotti, le mense, le cucine, le sterilizzazioni esternalizzate, i laboratori analisi accorpati, i medici costretti alle dimissioni precoci. Il personale sanitario si è trovato stretto fra le decisioni dei vertici aziendali ed i bisogni dell’utenza… L’infame obbligo all’azienda è uno tra quelli, inserito nei nostri contratti di lavoro con l’avvallo dei sindacati confederali, che ci impedisce di denunciare quanto accade, pena il licenziamento…. Per questo io non ci sto. Io sono dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici, come sono dalla parte dei cittadini e del loro diritto ad avere una sanità pubblica, efficiente e qualificata su tutto il territorio nazionale. Mi auguro che alla fine di questa emergenza noi tutti lavoratori e lavoratrici avremo raggiunto la consapevolezza che, di fronte allo scenario che si prospetta, divisi non andiamo da nessuna parte e che per iniziare ad arginare la valanga che si sta abbattendo su di noi dobbiamo rimettere al centro la solidarietà, l’unità e l’autorganizzazione, riprendendo la capacità non solo di informarci ed informare ma di impedire che attraverso questo processo la sanità diventi sempre più preda di avvoltoi e criminali. Un processo questo che se non è ostacolato, cancellerà ogni diritto e ogni legittima aspettativa dei lavoratori e lavoratrici e il diritto a una Sanità Pubblica universalistica.” (Gina Infermiera professionale)

Tutti a casa

“‘L’eccellenza della sanità lombarda’..- chi si loda si imbroda. Mai come oggi questo modo di dire è verità. Siamo diventati lo zimbello della nazione: quando tutto sarà finito sarà proprio la sanità lombarda che dovrà essere rivista e corretta, ma non più da quelle menti eccelse che l’hanno ‘riformata’ sulla pelle dei Lombardi, creando le ASST, accorpando ospedali, tagliando posti letto, bloccando assunzioni, mandando alla deriva i nosocomi esistenti in attesa di costruzioni inesistenti… A che serve assumere personale e mantenere posti letto…??!! Bravi, bravi.. .Bravi coglioni!!! È ciò che ci sta urlando l’Italia. ‘TUTTI A CASA’ è quello che urlo io a questi presidenti che cambiano mascherina nello stesso giorno ad ogni intervista, che lodano impunemente il personale sanitario spremuto da anni non solo in emergenza covid… e non solo ai presidenti di turno ma anche a quegli omuncoli dei D.G. che sviolinano i ‘sottoposti’ per minor numero di contagi tra gli operatori… senza fare i tamponi. L’ultima è quella partorita con il medico competente 2 giorni fa che stabilisce che all’infermiere positivo non verrà più chiesto con chi ha avuto contatti, bensì verrà chiesto al coordinatore.. .ma che cazzo ne sa questo con chi sono stata a contatto?? E non è finita… se risulto positiva ed il coordinatore segnala che non ho adottato le procedure di sicurezza, sono passibile di denuncia penale (oltre al danno la beffa!!).” (Operatrice sanitaria milanese)

La situazione sanitaria a Milano

La situazione terapie intensive è sempre critica e qualche posto si libera per diminuiti ricoveri dovuta ai malati che restano a casa non curati e che saranno la prossima ondata dovuta al peggioramento ricovero tardivo probabile decesso riempiendo nuovamente le terapie intensive . Sul fronte medicina generale/medici di base siamo nel caos sul territorio e non intervengono le unità USCA a domicilio per esiguo numero unità operative invece di quanto stabilito dalle attuazione disposizioni sanitarie convenzioni internazionali controllo epidemie-pandemie. La disponibilità di mascherine per la popolazione è l’ingiustizia più criminale. Le mascherine chirurgiche vanno cambiate giornalmente e non proteggono sufficientemente chi la indossa. Le mascherine ffp2 proteggono ma vanno cambiate giornalmente ugualmente. Se non verranno prodotte sui territori obbligando/espropriando o acquistando macchine che le producono non diminuiranno i possibili contagi. Si può iniziare una lotta con questo obbiettivo, perché il lungo futuro con le mascherine è già adesso. Inoltre ci saranno le ondate di calore ad aumentare i disagi nell’uso mascherine che andranno sostituite spesso. (Roberto dipendente ospedaliero)

Salvini ha calato la maschera

Proposta in Senato: Nessuna responsabilità per i datori di lavoro se i DPI per i sanitari non sono idonei. Mentre noi da un lato stiamo cercando di difendere e tutelare i medici ed il personale sanitario impegnato nell’emergenza Coronavirus, Salvini presenta un emendamento contro di loro inaccettabile. Ha infatti firmato un emendamento, modifica 1.1 al DDL 1766, per scaricare su di loro le responsabilità civili e penali. Mentre da un lato con le parole ne decanta il valore dall’altra in Senato lavora contro di loro.” (Giovanna operatrice ASST milanese)

La Direzione Aziendale del San Paolo e Carlo non riconosce le RLS USI

Mercoledì 11 marzo è stato inviato dalla Dirigenza a tutti i componenti della RSU e alle OO.SS., un nuovo regolamento aziendale per l’individuazione dei Rappresentanti Lavoratori della Sicurezza, che riduce sostanzialmente il numero dei rappresentanti designati e stravolge il senso della legge 81/08;

Martedì 17 marzo è stato convocato un incontro tra il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e i Rappresentati dei Lavoratori per la Sicurezza, non convocando i due RLS dell’USI Sanità che sostituiscono i due precedenti per fine servizio, questo nonostante l’intervento dell’ATS che ha chiesto all’SPP il reintegro dei 2 RLS, in quanto la procedura seguita dal sindacato risponde alle norme della legge 81/2008….

Pertanto la scrivente O.S. USI-Sanità esige che venga garantita la partecipazione dei Delegati Massimiliano Benes e Luca Grignani regolarmente nominati in luogo dei colleghi pensionati all’incontro previsto di martedì 17/03 tra il RSPP e RLS, in questa fase di emergenza creata dal coronavirus, il contributo e l’apporto di TUTTI è indispensabile. L’esclusione di chi a pieno titolo si occupa di sicurezza sui luoghi di lavoro suonerebbe, specialmente se attuata in questo momento, come un’inspiegabile provocazione. (…) Del resto dato il carattere elettivo della rappresentanza sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, oggi, qualsiasi modifica, assumerebbe un inspiegabile sapore retroattivo. Certi di un riscontro positivo, Distinti saluti” (USI Sanità-Milano)

Il conflitto al San Raffaele al tempo del coronavirus

Mentre i RLS continuavano a raccogliere segnalazioni relative a carenza di DPI (Dispositivi di Protezione Individuali), carenze organizzative con possibili aumenti del rischio e si adoperavano per risolvere queste problematiche; la RSU (con la assenza del nursind) ed USI-sanità organizzavano iniziative compatibili con la situazione (presidi interni, volantinaggi); l’amministrazione dal canto suo ha comunicato l’avvio del ricorso alla FIS (fondo integrazione salariale) per 782 lavoratori di area amministrativa, al contempo comunicava di voler erogare unilateralmente un premio una tantum al personale sanitario… (ndr, L’azienda ha già comunicato per i prossimi mesi il passaggio, in modo unilaterale, dall’attuale CCNL ad uno privato, Aiop, peggiorativo).

USI-Sanità contro tutto ciò ha proclamato per il giorno 11 maggio p.v. due ore di sciopero con garanzia della prestazione lavorativa (ndr – ricordiamo il divieto di sciopero attualmente nel settore sanitario). Nelle due ore di sciopero con garanzia della prestazione lavorativa, i dipendenti che sciopereranno non si asterranno dai propri compiti e mansioni, continuando a garantire la continuità delle cure e dell’assistenza, così come degli esami diagnostici e di tutte le altre attività, ma segnalando anche la loro qualità di lavoratori in sciopero.

Tutti i lavoratori che aderiranno allo sciopero faranno successivamente pervenire alla Direzione del personale una propria comunicazione con la quale daranno atto della loro adesione, pretendendo che venga operata la relativa trattenuta dalle proprie competenze stipendiali e che le stesse vengano destinate ad uno scopo benefico, a tal fine si indica come beneficiario la Protezione civile, Ente super partes e di nessuna colorazione politica o di parte.”

Le ultime notizie dall’Istituto Sacra Famiglia

Arrivano dall’interno dell’Istituto e sono molto preoccupanti. Le denunce dell’USI verso la gestione aziendale nel fronteggiare il coronavirus, hanno trovato purtroppo conferma. Sono stati trovati diverse decine di ‘positivi’ ai test di controllo sia tra gli operatori sanitari sia tra gli ‘ospiti’. In particolare nella sede distaccata di Settimo Milanese si sono registrati una ventina di decessi tra gli ‘ospiti’ anziani. Una situazione che ha costretto la magistratura a mettere sotto inchiesta le strutture residenziali del Pio Albergo Trivulzio, del Don Gnocchi, della Sacra Famiglia, oltre a tante altre nel territorio e fuori, per gli eccessi di mortalità registrati tra gli ospitanti.” (USI-Sanità)

Alcune conclusioni

Le testimonianze che abbiamo elencato sono lo spaccato di una situazione tragica del settore della sanità, preso nella tenaglia della terribile pandemia che ci ha investito e le gravi responsabilità dei tagli operati nel tempo dai vari governi con conseguenze disastrose. Si aggiungano i gravi danni causanti da una spinta costante e continua verso la privatizzazione della sanità, cioè in pasto alla logica del profitto.

Il sistema sanitario lombardo, tanto decantato come eccellenza, ne esce con le ossa rotto da questo impatto. A tutto ciò si debba aggiungere che dietro la retorica degli “eroi”, gli operatori sanitari che mentre vendono mandati allo sbaraglio in prima linea a mani nude ad affrontare la grave situazione pandemica, vengono poi pugnalati alle spalle da CCNL capestro. Addirittura spesso e volentieri si approfitta della difficoltà della categoria, alla quale in questa fase è stato vietato la possibilità del ricorso allo sciopero, nel proseguire l’attacco ai loro diritti in questo stesso momento.

Enrico Moroni

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