Il 28 febbraio il governo ha proclamato lo stato di emergenza per “motivi umanitari”. Questa decisione conferisce poteri straordinari al governo, che ha mano libera nella gestione dell’impegno dell’Italia nel conflitto in Ucraina. Già sono scattate misure straordinarie relative all’aumento della spesa militare e l’invio di armi al governo Zelensky. In particolare è già stato emanato un decreto-legge che contiene “una norma abilitante che, dopo una preventiva risoluzione delle Camere, consente al Ministro della difesa di adottare un decreto interministeriale per la cessione alle autorità governative dell’Ucraina di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, anche in deroga specifica ad alcune disposizioni vigenti”. Le leggi che vieterebbero l’invio di armi a paesi in guerra – in primis la legge 185 del 1990 – da sempre aggirate dall’industria armiera italiana con abili giochi di triangolazione, vengono saltate con sol balzo dal governo, che le sospende per “emergenza”.Il decreto-legge si occupa anche “del livello di rischio imprevisto per il normale funzionamento del sistema nazionale di gas naturale. Per questo si autorizza l’anticipo, anche a scopo preventivo, dell’adozione delle misure di aumento dell’offerta e/o riduzione della domanda di gas previste in casi di emergenza.” In altre parole il governo affida a TERNA, l’Ente gestore della rete, la facoltà di chiudere i rubinetti o aumentare ancora la spesa per il gas.”Il provvedimento prevede il rafforzamento della rete di accoglienza degli stranieri. Inoltre, si dispone che i cittadini ucraini vengano ospitati nei CAS anche indipendentemente dal fatto che abbiano presentato domanda di protezione internazionale.”
Per consentire a studenti e ricercatori ucraini di poter continuare a studiare nel nostro paese sono stati stanziati 500.000 euro.
I rifugiati ucraini godranno di un trattamento sistematicamente negato a chi arriva da altri fronti di guerra. Un dato positivo per le vittime di quel conflitto, ma anche un’ulteriore domostrazione che le politiche governative che hanno ucciso, dal 2014, nel solo Mediterraneo, 20.000 persone in viaggio verso l’Europa sono pura criminalità. La sindrome da invasione, i deliri complottisti sulla sostituzione etnica, “l’impossibilità di accogliere tutti” sono stati i cardini della propaganda delle varie compagini governative a sostegno di respingimenti di massa, finanziamento delle missioni militari in Libia e nel Sahel e dei lager in Tripolitania.
Questa propaganda dal sapore intrinsecamente razzista è servita a spezzare l’empatia verso popolazioni in fuga dai conflitti in Siria, Iraq, Afganistan. In questo modo, i meccanismi di selezione di manodopera a poco prezzo e sottoposta al continuo ricatto dei documenti, del CPR, della deportazione, ha funzionato senza sostanziali intoppi. Il decreto-legge del 28 febbraio inaugurala stagione dei profughi buoni, bianchi, biondi, mamme, bambini.
Lo Stato di emergenza è previsto dalla legge numero 225 del 24 febbraio del 1992. Questa legge è stata pensata per dare maggiori poteri alla protezione civile in caso di calamità, come terremoti, alluvioni, grandi incendi, epidemie. Il suo utilizzo per la guerra in Ucraina è, anche dal punto di vista strettamente giuridico, del tutto abnorme.
Questo esecutivo la sta utilizzando per esautorare parte delle funzioni attribuite al parlamento e rafforzare i poteri dell’esecutivo, senza neppure l’esile filtro del voto delle camere.
Potrebbero parere questioni di scarso interesse dal punto di vista della critica radicale allo Stato e alle dinamiche delle democrazie liberali, ma nei fatti potrebbe essere l’ombrello che consentirà all’esecutivo di limitare la possibilità di contestazione attiva delle scelte guerrafondaie del governo Draghi. Durante lo stato di emergenza pandemico è stata fortemente limitata la libertà di manifestare. Una miriade di divieti è ancora utilizzata per impedire i cortei o per limitarne i percorsi, nonostante tutte le altre attività produttive, ricreative, commerciali e culturali siano state riaperte.
Di fronte ad una guerra, in cui l’informazione è già pienamente schiacciata sulle posizioni governative, la proclamazione dello stato di emergenza, potrebbe preludere a nuove, inedite strette disciplinari.
Opporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, all’invio di armi al governo Ucraino, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura delle industrie d’armi, aprire le frontiere a tutti i profughi e ai migranti è un concreto ed urgente fronte di lotta.
Su questi temi occorre consolidare una rete che punti allo sciopero generale, attui azioni di boicottaggio e blocco delle basi militari e delle fabbriche di morte.
ma.ma.