Fermi, arresti, interrogatori, processi, condanne. Cose di questo genere non c’è la necessità di averle vissute personalmente per averne disprezzo. Ma le attività repressive messe in atto da tutti gli stati non seguono sempre solo queste classiche modalità e la storia che segue ne è un esempio. La vicenda vede come protagonista da una parte una informatica e dall’altra la famigerata FBI.
Il soprannome della donna, il “nick” come si usa in Rete, è “Lovecruft”, un evidente gioco di parole tra la parola “love” e il cognome di uno dei più famosi scrittori del genere horror, H. P. Lovecraft. La sua pagina su “github” [1] ci mostra che il suo “nick” completo è ancora più intrigante e pericoloso - Isis Agora Lovecruft - e la foto che vi compare aggiunge, se mai ce ne fosse ulteriore bisogno, anche un tocco finale in stile cyberpunk. “Lovecruft” è una programmatrice che lavora, tra le altre cose, anche al progetto “Tor” il noto protocollo di comunicazione che permette di garantire un minimo livello di anonimato alle comunicazioni su Internet. Contro di lei gli “agenti speciali” del FBI, notoriamente impegnati nel quotidiano compito di controllare il controllabile e di rendere problematica la vita a coloro che vorrebbero salvaguardare la libertà di comunicazione.
Alla fine di novembre del 2015 agenti federali hanno bussato alla porta della casa della famiglia di “Lovecruft” per consegnare una lettera con la richiesta di un incontro. Ma tutta la famiglia era partita per una vacanza e sembra davvero strano che agenti, che hanno a disposizione per legge gli elenchi dei passeggeri di tutti i voli, non si siano preoccupati preventivamente di sapere che la casa alla quale avevano intenzione di bussare era vuota.
”Lovecruft” era nel frattempo impegnata a sbrigare le pratiche burocratiche per l’immigrazione in Germania, dove ha deciso di trasferirsi a vivere, viene a conoscenza di questa richiesta solo al rientro della sua famiglia dalla vacanza. Il suo avvocato viene contattato da un agente e si sente dire che il FBI vorrebbe avere un colloquio con la sua cliente, ma senza la presenza del legale, per “avere la sua opinione su alcuni documenti”. Dopo qualche giorno, in un messaggio registrato sulla segreteria telefonica, l’agente dice all’avvocato che “il problema con quei documenti è stato risolto” ma che vorrebbero comunque avere lo stesso un incontro, sempre riservato, con ”Lovecruft”. Nell’ultimo contatto con il legale, avvenuto a fine aprile, viene chiesto un indirizzo per poter consegnare una citazione, specificando che non si tratta di un avviso di reato ma solo della richiesta di chiarire il possibile coinvolgimento della programmatrice in una indagine.
Sul blog di “Lovecruft” [2] è stata pubblicata sia una copia della prima lettera che tutta la storia che abbiamo provato a riassumere qui sopra.
Tra le tattiche messe in atto dagli stati per controllare la popolazione va quindi aggiunta quella delle “molestie” che, ai tempi della Rete, si traduce nella contraddizione tra la mole di informazioni collezionate dai sistemi di controllo statali e l’ambiguità di un comportamento coperto da segreto. Sapere di essere nel mirino di un organismo come il FBI e non conoscerne chiaramente il motivo non è certamente una cosa che si possa definire piacevole. Se poi, come nel caso di “Lovecruft”, si lavora nel campo della crittografia, la cosa diventa sicuramente fonte di problemi anche di carattere psicologico, proprio come nei casi di molestie. La programmatrice ha da tempo messo su web una pagina “canarino” [3] sulla quale viene dichiarato che non ha avuto problemi con gli apparati della sicurezza nazionale e che non è stata costretta a fare modifiche non volute ai programmi che ha scritto o sui quali lavora.
Noi speriamo che il “canarino” resti vivo ancora a lungo e non solo perché una delle sezioni del blog di “Lovecruft” si chiama “anarchism”.
Pepsy
Riferimenti
[1] https://github.com/isislovecruft “github” è una piattaforma web usata dai programmatori per condividere e gestire i progetti sui quali stanno lavorano.
[2] https://blog.patternsinthevoid.net/
[3] https://fyb.patternsinthevoid.net/canary.html il “canarino” è una sorta di versione digitale, quindi non cruenta, del volatile che i minatori portavano nei pozzi per avere un segnale su possibili fughe di gas.