La‭ ‬“spending review‭”‬ delle beffe

Fountain 1917, replica 1964 Marcel Duchamp 1887-1968 Purchased with assistance from the Friends of the Tate Gallery 1999 http://www.tate.org.uk/art/work/T07573
‭ ‬Il presidente del consiglio ha presentato la legge di stabilità per il‭ ‬2017.‭ ‬L’anno scorso il tormentone fu la contrapposizione fra austerità e crescita,‭ ‬quest’anno dovrebbe‭ ‬essere quella‭ ‬tra il merito e il bisogno:‭ ‬il merito di chi riesce a tagliare di più sui servizi e il bisogno creato dalla continua rapina dello Stato.‭ ‬E‭’ ‬inutile cercare nei resoconti degli‭ ‬organi d’informazione,‭ ‬come nei discorsi del presidente del consiglio,‭ ‬un’indicazione sulle cifre che dovrebbero servire a capire meglio la situazione,‭ ‬in particolare il deficit,‭ ‬cioè la differenza tra le entrate e le uscite dello Stato nell’anno,‭ ‬e l’indebitamento,‭ ‬cioè il peso con cui la macchina dello Stato schiaccia l’economia reale.‭ ‬Nella narrazione confezionata dal Governo sulla manovra per il‭ ‬2017‭ ‬si fa un gran parlare,‭ ‬ancora una volta,‭ ‬di‭ ‬“spending review‭”‬.‭ ‬Con questo termine,‭ ‬mutuato dall’inglese,‭ ‬si intende‭ ‬l’esame delle spese sostenute dallo Stato,‭ ‬per il funzionamento del suo apparato e per i servizi erogati alla cittadinanza.‭ ‬La manovra diventa quindi l’occasione per tagliare le spese dei ministeri,‭ ‬in particolare la sanità e la scuola,‭ ‬con la scusa di ridurre gli sprechi e migliorare il bilancio.‭ ‬Per capire qualcosa di più bisogna rivolgerci ai dati degli anni passati:‭ ‬il debito pubblico negli ultimi anni‭ ‬è cresciuto continuamente,‭ ‬così come la spesa per gli interessi.‭ ‬Secondo i dati del ministero del Tesoro,‭ ‬il debito pubblico‭ ‬è passato da‭ ‬1,989‭ ‬miliardi nel‭ ‬2012‭ ‬a‭ ‬2.171‭ ‬nel‭ ‬2015,‭ ‬mentre secondo la Banca d’Italia‭ ‬è a‭ ‬2.247‭ ‬miliardi ad agosto‭ ‬2016.‭ ‬Il debito pubblico‭ ‬è per l‭’‬84%‭ ‬costituito da titoli di Stato di vario tipo,‭ ‬emessi sia sul mercato interno‭ ‬sia su quello estero,‭ ‬pari a‭ ‬1.887‭ ‬miliardi di euro in valori assoluti‭; ‬il resto‭ ‬è costituito da debiti di altre amministrazioni e degli enti di assistenza e di previdenza,‭ ‬si tratta in altre parole dei debiti degli enti di previdenza per le pensioni‭ ‬e altri servizi su cui non gravano interessi.‭ ‬Stando alla legge di stabilità approvata l’anno scorso,‭ ‬la spesa per interessi crescerà nel triennio‭ ‬2016-2018‭ ‬da‭ ‬84‭ ‬miliardi di euro a quasi‭ ‬88.‭ ‬In percentuale,‭ ‬sul debito pubblico complessivo,‭ ‬lo Stato si trova a pagare interessi medi del‭ ‬3,78%.‭ ‬Tenendo conto solo dei titoli di Stato,‭ ‬il tasso di interesse sale invece al‭ ‬4,46%,‭ ‬si tratta di tassi che sono più del doppio di quelli a cui sono stati aggiudicati i buoni del Tesoro poliennali nell’ultima asta dal‭ ‬13‭ ‬ottobre.‭ ‬Gli‭ ‬alti tassi sono evidentemente dovuti a debiti contratti,‭ ‬cioè a titoli emessi quando i tassi d’interesse erano più alti rispetto a quelli attuali‭; ‬proprio questa sfasatura permetterebbe al governo,‭ ‬attraverso l’uso di titoli a breve,‭ ‬con cui riacquistare i vecchi titoli,‭ ‬di ridurre il peso degli interessi.‭ ‬Per fare un esempio,‭ ‬ridurre di un punto la forbice tra i tassi medi e i tassi spuntati nell’ultima asta,‭ ‬cioè passare dal‭ ‬4,46‭ ‬al‭ ‬3,46‭ ‬medio comporterebbe un risparmio di quasi‭ ‬19‭ ‬miliardi di euro.‭ ‬Si tratta di un provvedimento che non ha nulla di rivoluzionario:‭ ‬tutte le aziende ricontrattano i prestiti quando sul mercato si presentano condizioni più favorevoli‭; ‬lo potrebbe fare anche lo Stato italiano,‭ ‬evitando di salassare in continuazione i contribuenti e di tagliare i servizi a chi ne ha più bisogno.‭ ‬Quali sono le controindicazioni di questa politica‭? ‬Il sistema creditizio,‭ ‬in particolare banche e assicurazioni,‭ ‬ne‭ ‬sarebbero danneggiati.‭ ‬La sostituzione di titoli a lunga scadenza con titoli a scadenza‭ ‬più breve avrebbe un impatto sulla situazione patrimoniale degli istituti perché i titoli‭ ‬a breve,‭ ‬che hanno una durata massima di‭ ‬12‭ ‬mesi,‭ ‬non possono essere messi a riserva,‭ ‬come avviene per i titoli poliennali.‭ ‬La riduzione degli interessi,‭ ‬che rappresenta un risparmio per il debitore,‭ ‬incide sui ricavi degli istituti finanziari,‭ ‬solo in parte compensati dalle commissioni relative al collocamento più frequente dei titoli.‭ ‬Le chiacchiere sul‭ ‬“merito‭”‬ e sul‭ ‬“bisogno‭”‬,‭ ‬l’APE,‭ ‬la rottamazione di Equitalia nascondono il carattere di questa finanziaria e di quelle che l’hanno preceduta:‭ ‬il predominio dell’oligarchia finanziaria,‭ ‬che controlla i grandi gruppi monopolistici‭ (‬il‭ ‬“salotto buono‭”‬),‭ ‬e stringe alla gola il governo,‭ ‬concedendogli o negandogli i mezzi finanziari per la sua azione.‭ ‬La‭ ‬“spending review‭”‬ è una presa in giro,‭ ‬così come i vincoli alle amministrazioni locali e la centralizzazione della spesa sono solo fumo negli occhi dei cittadini,‭ ‬per nascondere la continua rapina degli interessi passivi.
‭ ‬Tiziano Antonelli

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