Sindacati di base: si consolida il percorso unitario.

Si è svolta nella giornata del 15 ottobre a Milano l’Assemblea Nazionale promossa dai sindacati di base e conflittuali che hanno proclamato lo Sciopero Generale del 2 dicembre. Un’Assemblea unitaria largamente rappresentativa delle organizzazioni che hanno indetto lo sciopero, nella consapevolezza della necessità di unire le forze di fronte a tutto quello che sta avvenendo: un continuo massacro dei diritti dei lavoratori, delle lavoratrici e degli strati popolari più poveri.

Negli interventi si è evidenziato come tra le varie formazioni del sindacalismo di base, fino a non molto tempo fa, ci si beccava come i polli di Renzo, con scioperi generali anche contrapposti, pur se indetti su questioni condivise. Il cambio di marcia auspicato rispetto a queste contrapposizioni, è stato più volte segnalato negli interventi all’Assemblea, costituendo una svolta importante per far convergere le differenze, che pur rimangono e che, si rende necessario soprattutto alla luce della situazione drammatica che stiamo vivendo. L’USI-CIT, credendo fortemente in questa prospettiva, si è battuta in questo anno di confronti per l’unità sugli obbiettivi condivisi e, nei momenti critici, è stata sempre nel gruppo dei sindacati conflittuali che hanno mantenuto l’unità nel percorso.

Nello sciopero generale del 20 maggio 2022, in vista di un peggioramento generale della situazione, poi puntualmente verificatosi e che minaccia di inasprirsi ulteriormente in futuro, venne espressa la volontà che il suddetto sciopero non rappresentasse un traguardo, bensì un trampolino di lancio per le lotte in programma. È di fondamentale importanza che lo sciopero generale del 2 dicembre sia stato proclamato da parte dell’intero arco delle organizzazioni del sindacalismo di base e conflittuale, come già avvenuto per lo sciopero dell’11 ottobre 2021.

Nell’assemblea si è ragionato sugli obbiettivi condivisi, denunciando le speculazioni di chi, avendo il monopolio di petrolio e gas, è responsabile dell’aumento vertiginoso del carovita e delle bollette; si è rivendicata la restituzione di tutti gli extraprofitti, la riduzione dei prezzi di prima necessità; si è reclamato l’adeguamento dei salari e delle pensioni al costo crescente della vita, sostenuto dalla scala mobile che ne mantenga il valore reale; si è riaffermata la lotta contro la precarizzazione del lavoro, devastante, umiliante e senza tutela; la lotta per la riduzione dell’orario di lavoro e per l’abbassamento dell’età pensionabile; si è ribadita la volontà a favore di uno sviluppo che sostenga i bisogni sociali (casa, scuola, sanità, trasporti) e un ambiente più salubre con l’impiego delle energie rinnovabili, riaffermando la totale contrarietà all’invio di armi che, oltre ad alimentare il massacro della guerra, contribuisce ad agitare lo spettro di un conflitto nucleare che sarebbe la catastrofe per l’umanità. Non è allarmismo, ma realismo. Già prima del conflitto russo-ucraino, conseguenza dei precari equilibri nei rapporti di forza tra gli opposti imperialismi di Russia e NATO, fu fatto l’errore di sottovalutare la minaccia di un’invasione. Negli interventi è stato fatto osservare come già il territorio italiano sia disseminato di basi con testate nucleari controllate dall’esterno del paese. A tutto ciò si aggiungano le nubi sempre più nere che si addensano all’orizzonte, con l’insediamento in atto di un governo di destra a guida Fratelli d’Italia, una formazione che un filo nero collega agli anni più bui della nostra storia. Questo allarme è stato puntualizzato da diversi interventi. Costoro sono i primi ad aver reclamato l’aumento delle spese militari fino al 2% del PIL e sono anche più accaniti sostenitori dell’invio di armi all’Ucraina, intrisi come sono, di retorica patriottarda e guerrafondaia. Infine, sono ancora loro a voler dare le nostre risorse ai loro amici di Confindustria e ad essere contrari all’introduzione del salario minimo. In poche parole: vanno fermati.

La maggioranza dei promotori dello sciopero generale si sono accordati sull’opportunità di indire una manifestazione unitaria a Roma nella giornata del 2 dicembre, con la sola eccezione del SI Cobas, deciso a manifestare sempre a Roma il giorno successivo, 3 dicembre, a causa delle condizioni particolari nel settore della logistica. Questa scelta ha provocato qualche malumore ed è stata interpretata come un atto depotenziante la manifestazione del 2 dicembre.

Gli altri interventi dell’Assemblea si sono concentrati sull’esigenza di coinvolgere nella mobilitazione dello sciopero generale gli studenti, obbligati all’alternanza scuola-lavoro, un meccanismo di puro sfruttamento che continua a mietere vittime, nonché di allargare il coinvolgimento anche alle aree di opposizione sociale, alle associazioni antimilitariste e ai movimenti di liberazione delle donne.

È stata inoltre espressa solidarietà alla mobilitazione in contemporanea dei sindacati alternativi che in Spagna hanno promosso una protesta nazionale a Madrid sul tema delle pensioni e dei salari.

L’Assemblea si è conclusa col rinnovamento di quello spirito unitario volto a superare le criticità e con l’intento di riproporre un’altra Assemblea Nazionale a Roma, ponendosi come obiettivo il coinvolgimento nei territori e nelle diverse situazioni lavorative dei lavoratori e delle lavoratrici che potranno così dare il loro contributo alla buona riuscita dello sciopero.

Facciamo in modo, tutti assieme, che questo sciopero generale diventi il baluardo contro la barbarie imposta dagli Stati e dal Capitale.

Fermiamoli noi, finché siamo in tempo!

Enrico Moroni

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