Rojava. Ora e sempre Resistenza!

Sabato 16 febbraio c’è stata una manifestazione a Roma per la Libertà di Ocalan e delle prigioniere e prigionieri politici in Turchia. Hanno partecipato un migliaio di manifestanti che hanno sfilato da Piazza Esquilino fino a piazza Madonna di Loreto con interventi dal camion che apriva il corteo e slogans in curdo e italiano. Aprivano la manifestazione la comunità curda e i solidali e le solidali che sostengono la lotta del popolo curdo. A seguire lo spezzone di retejin, il coordinamento delle donne italiane. Hanno partecipato le associazioni, i comitati, i sindacati di base e autorganizzati, gli spazi sociali.

Sono circa 300 gli attivisti curdi che hanno cominciato lo sciopero della fame dal mese di dicembre in Turchia e in Europa , alcuni sono stati già ricoverati e altri stanno rischiando la vita sotto gli occhi di noi tutti.

In Turchia si contano 260mila incarcerati tra cui 120 i giornalisti, 300 avvocati, lavoratori, insegnanti e accademici. Molti di loro sono stati arrestati a scopo preventivo con l’accusa di terrorismo semplicemente per essersi opposti al regime di Erdogan e dell’AKP e la Turchia è stata trasformata in un vero e proprio carcere a cielo aperto. Erdogan e l’Akp stanno perpetuando una vera e propria guerra del terrore contro la popolazione che sta vivendo anche gli effetti catastrofici della povertà conseguente alla crisi economica sempre più forte.

L’Europa, dopo i 6 miliardi di euro versati allo stato turco per non avere più rifugiati siriani sul continente, continua a rimanere in silenzio, mentre il regime di Erdogan conclude affari col governo italiano, provando ad ottenere concessioni nel porto di Taranto, per alimentare il commercio fra l’Italia e lo stato turco, mentre quest’ultimo sta continuando a vendere armi e a concludere affari con lo stato islamico (ISIS), Al Nusra e Al Qaeda.

La guerra nelle quattro regioni del Kurdistan sta durando da oltre un secolo e i popoli che ci vivono, a maggioranza curda, sono imprigionati, torturati e uccisi in nome degli interessi dello stato turco, siriano, iraniano, iracheno di cui sono complici la Russia, gli USA, il Qatar, l’Arabia Saudita, Israele e l’Unione Europea.

I curdi sottoassedio, oggi come ieri, si stanno difendendo dallo stato islamico e turco e solo gli unici, in quella regione, che stanno proponendo soluzioni di pace alternativi al programma di guerra e genocidio contro la popolazione.

Le loro proposte di pace sono disattese dagli eserciti e dagli stati ed è in nome di questo progetto di genocidio e di guerra tra stati nazione che 20 anni fa è stato imprigionato, con un complotto internazionale, A.Ocalan che è tenuto in isolamento sull’isola di Imrali in Turchia fuori da ogni logica di diritto internazionale e di libertà alla resistenza e all’autodifesa contro il genocidio e il fascismo.

In Rojava, in territorio siriano, i curdi insieme agli altri popoli che vivono in quel cantone, hanno costruito la Confederazione della Siria del Nord, hanno creato un sistema denominato Confederalismo democratico basato sui principi dell’ uguaglianza tra i popoli, la liberazione delle donne, l’ecologia sociale e il comunalismo autogestionario.

Contemporaneamente alla manifestazione di Roma si stava tenendo un’altra manifestazione a Strasburgo dove sono confluite le marce, partite il 10 febbraio scorso da Lussemburgo, Mannheim e Basilea e si sono concluse con una manifestazione a Parking des Vanneaux. A Strasburgo i manifestanti hanno raggiunto i 14 attivisti in sciopero della fame da 62 giorni. Alla marcia dalla Germania si è unito anche Mustafa Tuzak, che ha fatto lo sciopero della fame per 35 giorni a Duisburg.
Migliaia di manifestanti si sono uniti alla marcia di Strasburgo con canti e slogan di protesta e lo striscione che ha aperto la manifestazione è stato “Rompere l’isolamento, distruggere il fascismo, liberare il Kurdistan”. Tra gli altri è intervenuto Aldar Xelil del Tev-Dem che ha sottolineato che solo con la lotta si potrà rompere l’isolamento di Ocalan a Imrali e ha condannato gli attacchi dello stato turco ad Afrin e al Rojava.
Una marcia di 4 giorni era partita anche da Londra al Galles nel Regno Unito per protestare contro l’isolamento e la cospirazione internazionale ma il 15 febbraio, dopo aver raggiunto la città di Newport, dove Ilhan Sis ha cominciato uno sciopero della fame a tempo indeterminato da 61 giorni, i manifestanti tra cui donne e bambini, mentre andavano verso l’associazione curda, si sono trovati di fronte un blocco della polizia che ha caricato con gas urticante e tre manifestanti sono rimasti feriti.

L’incaricata per il Gruppo Anarchico “C-Cafiero”-FAI Roma

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