La globalizzazione e il taglio della spesa sociale ha fatto naufragare il progetto politico della sinistra socialdemocratica, che puntava ad un capitalismo “sostenibile” con lo stato che interviene nell’economia per ridurre le diseguaglianze di reddito che il capitalismo naturalmente produce.
Ha contemporaneamente dato fiato ai “sovranismi” e ai nazionalismi, versione attuale dei fascismodel secolo scorso. Con gli stati al servizio della produzione industriale, qualche briciola in più cade dal tavolo se nei singoli paesi hanno successo i propri capitalisti.
Su questo, e sulla personalizzazione dei leader, hanno costruito il proprio successo elettorale i sovranisti. L'”America first”, “Les français d’abord”, il “Prima gli italiani” sono gli slogan che stanno caratterizzando le nuove autarchie. L’India di Narenda Modi non è diversa – politicamente – dalla Turchia di Recep Tayyip Erdoğan, dall’Ungheria di Orban, dalla Cina di Xi Jinping. C’è una rappresentazione dell’uomo forte (anche se, come in Italia, la leader è donna) che è l’unico che può salvare il paese dai nemici. I nemici non sono solo gli interessi economici degli altri stati, ma sono anche e soprattutto i nemici interni. Le minoranze etniche, i nativi, i migranti, gli oppositori.
Viene inventato un modello di abitante (generalmente di una famiglia etero, dell’etnia dominante, fervente adepto della religione dominante, benestante) a cui tutti si devono conformare, pena la repressione.
Non potendo più basare l’esercizio del dominio sul consenso dei dominati (“tuo figlio starà meglio di te”) gli stati devono basare l’esercizio del proprio potere sulla paura dei dominati (“se non mi obbedisci finirai peggio”) ed hanno necessità di dividere gli sfruttati (giovani e anziani, migranti e stanziali, uomini e donne, lavoratori autonomi e dipendenti, garantiti e non garantiti, ecc.) e di creare categorie di persone a cui dare la colpa del peggioramento della situazione sociale. In questo, come braccio armato di questa propaganda, trovano spazi i nuovi fascismi.
Nell’Ucraina di Volodymir Zelenski, come nella Russia di Vladimir Putin o nella Polonia di Andrzej Duda vengono usate le milizie fasciste, con la copertura poliziesca per attaccare i cortei dei Pride o i convegni delle minoranze etniche. Quando non sono i fascisti, come nell’Iran di Ali Khamenei sono gruppi paramilitari come i pasdaran, con caratteristiche del tutto identiche alle squadre fasciste.
Dal documento presentato dalla Federazione Anarchica Italiana al congresso dell’IFA