Pubblichiamo, in anteprima, con autorizzazione dell’autore, che ringraziamo, uno stralcio inedito, della seconda edizione del libro Full Time Blues. Un diario cronaca degli anni Settanta, di Antonio Festival, in cui si discute dei dati emersi recentemente sui retroscena dell’inondazione di eroina che colpì l’Italia, e gli USA, alla fine degli anni Settanta.
Ciao Tonì… È da qualche mese che mi vedo spesso con Tonino ‘A Perzeca. Ha preso casa giusto 200 metri più su della mia. Fortunatamente anche lui, a botta d’astinenze, comunità andate perse e patimenti, è riuscito ad uscire dal tunnel della roba.
Il passato a volte è appena dietro l’angolo, a parte i ricordi che vanno e vengono, gli amici ancora persi non sono pochi. L’ultimo ad andare via è stato Felice della zona porto. Giusto un paio di giorni prima che uscisse la 1° Edizione di questo testo; 35 anni di eroina, 35 anni di strada, solitudine e disperazione.
Tonì… hai saputo dell’ultima novità venuta fuori dallo specchio magico? La valanga di polvere bianca che ci travolse in quegli anni ha un nome: operazione BLUEMOON. La notizia è ufficiale; Rai Storia ha dedicato alla vicenda l’intera puntata del 25/06/2013.
Andiamo per gradi: agli inizi dei ’70, partono le prime inchieste e i primi servizi giornalistici sulle droghe e il mondo giovanile… ci siano o meno, bisogna darne notizia per screditare-diffamare il movimento in ascesa. Una vicenda in particolare sembra segnare l’inizio della strategia.
21 Marzo 1970. In un barcone ormeggiato sul Tevere, dove da qualche mese si riuniscono giovani per ballare e socializzare, fa irruzione un reparto del Nucleo Antidroga dei C.C. diretto da un capitano del S.I.D. Risultato: 90 ragazzi fermati, perquisiti e denunciati per uso e possesso di droga.
Apriti cielo. Il giorno dopo è tutto un accavallarsi di titoli di giornali, tra cui spicca Il Tempo per solerzia e immaginazione: trovati ½ kg di hashish, siringhe usate e ciurme di ragazzi sotto l’effetto di droghe.
Nei sei mesi successivi sui giornali si contano 10.000 articoli su droga, capelloni e affini, pari al numero degli articoli usciti, sullo stesso argomento, negli ultimi 7 anni.
Alcuni mesi dopo, tra la notte del 7 e 8 dicembre, parte il colpo di stato di Valerio Borghese, poi rientrato per ordini superiori.
Il proclama che il nuovo duce avrebbe dovuto trasmettere alla radio, in caso di vittoria, oltre l’annuncio e l’apologia del nuovo governo, includeva anche un appello alla riscossa morale degli italiani ridotti a popolo di drogati, devastati dagli stupefacenti e dal comunismo.
Con il tempo, poi viene fuori che la vicenda giovani drogati sul Tevere era tutta una bufala. Nel barcone era stato trovato solo un mozzicone di spinello con pochi residui di hashish. In ogni modo, chi aveva organizzato il piano era riuscito nell’impresa: servire al Borghese, su di un piatto d’argento, le motivazioni per i suoi proclami inquisitori.
I mesi passano. Nonostante la repressione poliziesca, le continue diffamazioni dei media verso il mondo dei capelloni, qualche golpista che continua ad affannarsi nel tentativo di equiparare l’Italia alla Grecia e qualche strage da attribuire ai soliti sovversivi… il movimento, la contestazione continuano a crescere. Che fare? Parte nei dettagli l’operazione BLUEMOON.
Dallo screditare si passa all’annichilire, al distruggere l’avversario. Attraverso malavitosi grossisti d’eroina con protezioni in alto loco, intelligence travestita da freak con contatti a destra e manca e fasci allettati dall’idea di prendere due piccioni con una fava (far fuori quanti più capelloni possibili e mettere sù un giro economico non da poco), parte, in Italia, come era successo negli U.S.A. alcuni anni prima, la penetrazione e la diffusione di droghe pesanti all’interno dei movimenti di contestazione per portarli alla decadenza, all’“individualismo”, all’estinzione.
La scena madre si svolge in Francia, monti Volsgi, autunno 1972. La riunione supersegreta è descritta da un ex agente dei Servizi Interni Difesa: “Prendono parte agenti americani, italiani, portoghesi, francesi e perfino del blocco sovietico. (n.d.a. per scambiarsi tattiche e strategie, si va oltre qualsiasi cortina). L’argomento è (…) le opposizioni; cosa fare per prevenirle, per conoscerle a fondo. Come limitare i danni che potrebbero arrecare agli equilibri statuali del momento. Come regolamentarle e disciplinarle attraverso l’introduzione regolata, non per legge, ma da accordi di intelligence, di sostanze stupefacenti. Sostanze da destinare ai giovani per diminuire la capacità di resistenza psicologica nei confronti di chi deteneva la gestione del paese. (…) Bisogna togliere l’idea che i servizi segreti siano fondati su uno spirito cavalleresco, i servizi sono fondati sul principio che il nemico va eliminato. (…) la domanda che ci siamo posti è questa: in che misura, con quali mezzi e chi avrebbe poi dato concreta realizzazione ad un piano di diffusione? Sicuramente chi distribuiva doveva avere un ritorno economico ed essere assolutamente inconsapevole del perché della distribuzione. (…) un’ipotesi già collaudata da tempo.
Un’ipotesi fatta di ostracismo verso chi fuma erba, ma di protezione per chi dispensa droghe pesanti all’ingrosso tra i movimenti giovanili.
Un’ipotesi che vede in Italia il numero dei tossici schedati aumentare da 10.000 nel ‘76 a 270.000 nell’80-’81.
Un’ipotesi che vede poliziotti perire in strani incidenti stradali mentre svolgono indagini su trafficanti internazionali legati a servizi segreti stranieri, o che vengono destituiti dalla sera alla mattina solo per aver fatto dei grossi sequestri di eroina.
Un’ipotesi che porta mille morti l’anno tra overdose, suicidi e malattie legate all’uso delle sostanze; che vede scoppiare nell’80, a Napoli, tumulti tra tossici e personale medico all’ospedale Cardarelli e subito dopo all’ospedale Cotugno. Ospedale diventato nel giro di qualche mese un lazzaretto per tossici e malati di epatite. Il quarto piano è l’inferno… le condizioni in cui vengono trattati non sono delle migliori. In alcuni casi, pur di farsi sentire, i ricoverati arrivano ad incendiare materassi e suppellettili. In risposta, nel giro di qualche giorno, compaiono porte sbarrate e presidi di guardie giurate agli ingressi dei reparti.
Un’ipotesi che vede comparire, verso la fine degli’80, sempre a Napoli, nel fossato del Maschio Angioino, dove di mattina vive il mercato dei fiori, il nostro zoo di Berlino. Notte inoltrata… giovani tossici offrono prestazioni sessuali ad anziani signori. Ci si apparta sul posto, nell’auto del cliente; dietro un angolo dei bastioni o dietro qualche baracca che funge da negozio di fiori la mattina.
Si scopre l’acqua calda; che la roba non fosse arrivata per opera dello spirito santo si sapeva, il movimento lo sapeva.
Oggi abbiamo la conferma definitiva, anche se tardi… almeno per loro, per i vecchi genitori scomparsi, per i nonni ed i parenti trapassati da decenni e per tutti quelli che vissero anni in apprensione per i loro cari. Intere famiglie allo sbando, che si muovevano disperate tra ospedali, questure-carceri e lenzuola fradice di sudore e piscio.
Tutta una schiera di persone andata via con l’angoscia ed il senso di colpa per non aver saputo comprendere “mancanze affettive”, “fragilità caratteriali”, “drammi infantili” e cazzate simili, sparate a raffica, come da programma, dalle prime comunità terapeutiche e dai primi centri di assistenza per i tossicodipendenti. Il Business recupera-addomestica prendeva piede.
Tutti protesi a salvare il tossico, facendo nel contempo soldi a palate, per rieducarlo e farne un bravo ed ossequioso cittadino, rispettoso delle gerarchie e delle regole sociali, contento finalmente di poter mangiare/spalare merda fino alla fine dei suoi giorni… come tutti gli altri.
Tonino ‘a Perzeca. Piezz ‘e merd… tutto torna, in quel periodo (fine’70 inizi’80) ci si faceva dovunque: vicoli, piazze, a volte bastava una colonna, un’auto parcheggiata, persino negli autobus. Eravamo visibili a tutti, avevamo quasi la sensazione di essere in vetrina. Ci lasciavano strascicare per strada, creare assembramenti e risse fuori dalle farmacie, fare colletta dovunque in cerca di soldi, salvo poi metterci dentro per piccoli reati o picchiarci in pubblico solo per dimostrare che lo stato prendeva provvedimenti, che il “male” veniva contrastato… piezz ‘e merd.
Nell’eroina cadono in tanti; dai compagni-studenti-freak dei ’70 il contagio passa ai ragazzi degli ’80: giovani punk, ultime frange movimentiste, ragazzi di quartieri popolari e periferici, facendo una strage. Negli anni ‘ 90 l’eroina va in panchina, è il momento della coca e delle droghe sintetiche (…) la gente, la gioventù, finiti gli odi di classe, deve divertirsi. Un abbaglio che dura giusto il tempo di fare il giro del mondo tra un rave e l’altro. Con il nuovo millennio ritorna la roba, il no future per la maggior parte dei giovani è la realtà; oltre che sedare stimoli di rivolta c’è da riempire esistenze vuote, senza avvenire, persone sempre più spesso consapevoli di essere il disavanzo sociale, quelli che non ce la possono fare.
Antonio Festival