“[…]ed è quasi superfluo rilevare che gli idoli di legno trionfano e le vittime umane cadono![…]”
K. Marx – Dibattiti sulla legge contro i furti di legna
Così scriveva il barbuto di Treviri circa 160 anni fa in merito alle nuove leggi sui furti di legno in Renania. Oggi potremmo, forse, aggiornare gli idoli di legno con gli idoli di carta: i codici legislativi italiani, i libri di Saviano, gli articoli de la Repubblica, il senso comune.
L’articolo quotidiano, l’Amaca, di Michele Serra, opinionista di punta de la Repubblica, pubblicata sul quotidiano debenedettiano 11 settembre e subito assunta a verbo fattosi carne da molti minus habens nostrani rappresenta lo stato dell’arte della moderna arte del giustizialismo di sinistra. Giustizialismo sulla pelle degli altri, ovviamente.
Secondo Serra difatti la colpa della morte di Davide Bifolco è da ascriversi completamente a Bifolco stesso e il carabiniere è una vittima. È colpa del clima di illegalità, del machismo, della mentalità da ultras. Nessuna colpa va ascritta ad un carabiniere che nel migliore dei casi è completamente incapace di manovrare in sicurezza l’arma di ordinanza, e dire che la Beretta 92 FS è dotata di meccanismi di sicurezza che hanno definito gli standard in mezzo mondo, e che nel peggiore ha ammazzato a sangue freddo un ragazzo disarmato che si rialzava da terra.
No, il carabiniere è anche lui una vittima, perchè, poverino sarà rimasto traumatizzato dall’aver ammazzato un ragazzino. La colpa di è Bifolco che ha osato andare in tre su uno scooter senza casco e senza assicurazione senza fermarsi ad un posto di blocco. Che a quanto pare è un reato punibile con la morte, con giudice e boia incarnati dalla stessa persona. E chissenefrega se andare in scooter senza casco o in tre è una semplice violazione amministrativa. E chissenefrega se stavano facendo una ragazzata o se uno in scooter ci va senza assicurazione perchè non ha i soldi per la stessa. E chissenefrega, sopratutto, se un ragazzino è morto ammazzato. Completamente cancellato dal dibattito. L’importante è la legalità.
Quello che evidenzia tra le righe Serra è che costoro, questi abitanti dei quartieri popolari, sono in verità dei sub-umani che sono da educare o da reprimere ferocemente. Una mentalità degna di un ufficiale italiano in Libia nel ’13 (e abbiamo pochi dubbi in merito al fatto che il vile Serra riuscirebbe a prodursi in una giustificazione del colonialismo italiano se gliene si desse possibilità).
Come osano, poi, costoro, questi incivili trogloditi, protestare per la morte di uno di loro? Come osano farsi vedere? Ritornino al loro ghetto e crepino lì. Oppure si dimostrino contriti e pentiti ed si facciano rieducare da Saviano.
Nessuna parola, en passant, sul fatto che le indagini sul fatto siano state affidate ai carabinieri stessi. Con gran sprezzo della logica.
La geniale “Amaca” di Serra è il trauma davanti al ritorno del rimosso. Perchè una buona fetta dell’opinione pubblica “progressista” ha rimosso un fatto sociale fondamentale: esistono i poveri, gli sfruttati; e così ha rimosso anche il fatto che i poveri e gli sfruttati sono carichi di contraddizioni.
Quello di Serra e dei suoi epigoni è puro odio di classe alla rovescia. È mentalità coloniale applicata alle fasce più povere della popolazione, perchè i ragazzi del rione Traiano oltre ad essere poveri hanno il difetto di essere napoletani. Incapace di rilevare le contraddizioni, o, forse, rendendosi conto che è dall’altro lato della barricata, dall’alto della sua comoda e ricca poltrona, pontifica. E cambia argomento, parla dei morti ammazzati dalla camorra, parla della mentalità da stadio, parla dell’illegalità. Stronzate. Stronzate buone a creare una cortina fumogena intorno a un fatto semplice: un ragazzo è morto, morto ammazzato da un carabiniere. I voli pindarici sulla legalità stanno a zero davanti a questo fatto. Sono buoni solo per giustificare il prossimo morto. Perchè questo sta facendo Serra, questo stanno facendo i lor signori opinionisti con i loro discorsi belli, tondi e ragionevoli: preparano il terreno per il prossimo omicidio. Anche quelli che non se ne rendono conto. E poco han da rispondere, a chi fa notare quanti siano stati i morti ammazzati dalle forze dell’ordine, citando i pochi casi finiti con processi e condanne per poliziotti e carabinieri. Tra quelli più famosi c’è ne è solo uno: Aldrovandi. E tutti sappiamo che i poliziotti assassini, riconosciuti come tali da tre gradi di giudizio, sono ancora in polizia. Per non parlare di quello che è successo ai condannati per le torture alla Diaz e a Bolzaneto: promossi e in carriera, nonostante tutto. Anzi, forse grazie a tutto. Mentre per Cucchi, Uva, Rasman, Giuliani, Brianzino? Per le decine di persone ammazzate per non aver rispettato l’alt a un posto di blocco? Per i torturati nelle carceri e nei CIE? Per tutti coloro massacrati di botte di cui non si è mai saputo nulla?
Per costoro niente. Cancellati. D’altra parte Cucchi era un tossico, Brianzino produceva marjuana, Rasman era pazzo, Uva era alcoolizzato, Giuliani un teppista, Bifolco un terrone povero, chi viene massacrato in un CIE è un negro e chi viene ammazzato o si ammazza in carcere la prossima volta ci pensava prima di delinquere.
E ovviamente gettiamo alle ortiche tutto il pensiero critico, tutta la sociologia, tutta la storiografia. Facciamo finta che no, le forze dell’ordine non servano per mantenere uno status quo favorevole ad una classe sociale. Facciamo finta che i corpi militari non siano per struttura stessa un incubatore di autoritarismo e violenza. Piuttosto blateriamo di tiny blue line e parliamo dei mafiosi cattivi anche quando non centrano niente. Parliamo degli ultras; costruiamo il nemico pubblico, apriamo la strada al diritto penale del nemico. Tanto, Serra, te ne puoi stare tranquillamente assiso in cattedra a dare lezioni, a scrivere libri di cui non si sentiva la mancanza per spiegare ai giovani che cosa devono fare per smettere di essere apatici.
Eccotela servita la tua legalità, Serra: morte, devastazione, torture. Eccoteli i tuoi poveri carabinieri, i tuoi poveri poliziotti, i tuoi amati secondini, da te trasformati in vittime delle persone che ammazzano con un capovolgimento della logica degno di un sofista da dialogo platonico. Ci mancava solo l’ennesima citazione a cazzo di Pasolini e potevi fare il capolavoro del secolo, Serra!
Non ci pigliare per il culo, appollaiato sulla spalla dei potenti, pronto a gettarti come avvoltoio su un cadavere fresco: noi lo sappiamo che dietro la tua maschera ipocrita, dietro ai tuoi discorsi così pieni di buon senso, c’è tutta la violenza del mondo.
lorcon