José Mujica è stato denominato “il miglior presidente del mondo”, ma le sue azioni come presidente dell’Uruguay non sono state coerenti con i suoi discorsi e le sue promesse.
Grandi e piccoli media di tutto il mondo, politici, artisti, atleti provenienti da diversi paesi si sono incontrati con lui, o lo hanno accolto nei suoi viaggi all’estero come fosse una rock star, e molti sono stati quelli che sono venuti per individuare il chakra del presidente austero tra cui l’ex re Juan Carlos di Borbone, membro del Club Bilderberg, che è rimasto incantato dalla sua semplicità.
Le riprese di un film sulla sua vita, già iniziate, sono state interrotte a causa della mancanza di ulteriori contributi da parte di aziende pubbliche uruguaiane in questo momento di difficoltà economica; inoltre è stato proposto per il Premio Nobel per la Pace. Il settimanale britannico The Economist l’ha nominato tra le 100 persone più influenti del mondo.
Il New York Times gli dedica uno spazio iniziale in cui si dice che mentre gli altri leader politici hanno maggiordomi, flotte di yacht e cantine di champagne, Mujica vive in una fattoria modesta, senza personale domestico. E il giornale aggiunge ambientalista e vegetariano, riprendendo due bugie diffuse dai media internazionali per abbellire la figura di Mujica.
Viene proposto a livello internazionale un personaggio capace di sollevare questioni complesse, ma d’ora in poi, con autorità e soprattutto in modo sistemico.
Ci sono due cose che nella società si sono perse: il sapere che, per ottenere qualcosa sia sul piano materiale sia su quello del pensiero, è necessario impegnarsi; senza impegno non vi è alcuna trasformazione della nostra vita, né della società in cui viviamo; e l’altra cosa è la capacità di riflettere su quanto accade a noi e intorno a noi in modo critico. E questo perché i principali media cercano di conquistare la nostra attenzione e la nostra emotività, evitando che si possa avere il tempo di riflettere sul messaggio, e quindi di prendere per buone le notizie che ci danno superficialmente. E la cosa peggiore è che, dopo, prendiamo decisioni velocemente e passando sopra ogni cosa. Dimenticando che le decisioni hanno bisogno di tempo per essere prese.
Con le condizioni di globalizzazione che viviamo oggi, dove la possibilità di accesso alle informazioni è semplice e veloce - con un semplice click si possono avere migliaia di informazioni in pochi secondi – è sconcertante che, nonostante ci siano maggiori probabilità di acquisire nuove conoscenze, molti preferiscano ancora il sensazionalismo, trascinati dall’impostazione dei media, senza obiezioni; la grande maggioranza preferisce ancora basarsi su quello che si legge sui media per sviluppare la propria opinione, e non per quello che il pensiero critico le dice.
Quindi, in questo contesto, avere simpatia o meno per Mujica potrebbe non essere importante, il problema sorge quando questo atteggiamento diventa valutazione politica acritica ed irrazionale.
Chi scrive può a un certo punto aver sentito un po’ di simpatia per il personaggio, ma un’analisi del suo governo che non rimanga in superficie permette di gettare a mare questa simpatia e di assumere una visione molto critica a partire dall’analisi delle sue intenzioni e delle sue politiche concrete di governo.
Da dove viene
Per capire Mujica e il suo ambiente è necessario fare riferimento al suo passato di Tupamaros dove la sua verticalità e il suo settarismo all’interno del carcere di Punta Carretas (ove era rinchiuso) hanno di fatto escluso, marginalizzato e minacciato coloro che erano appartenuti ad altri gruppi di guerriglia; questa è stata la pratica dei comandi Tupamaros.
E’ sufficiente essere stato guerrigliero (che aspirava alla conquista del potere e disprezzava le lotte sociali), essere stato imprigionato in condizioni disumane, ma aver sostenuto e nascosto i negoziati condotti dal leader del MLN (Movimento di Liberazione Nazionale – Tupamaros, n.d.t.) - ora ministro della Difesa Fernandez Huidobro - che hanno portato alla tregua tra i Tupamaros e le
forze armate nel 1972; in una fase di questa tregua i leader incarcerati del MLN collaborarono con i militari nello sviluppo dei piani di governo nella repressione dei “reati economici”; imprenditori e commercianti, accusati dai Tupamaros e dall’esercito di corruzione e di essere la causa della povertà, sono stati rapiti e torturati nelle caserme e alcuni Tupamaros hanno accettato di collaborare nella tortura di coloro che vennero accusati di queste “illegalità”. Tutta questa storia nera del MLN disposto ad allearsi con i militari, che un anno più tardi avrebbero fatto il colpo di stato, pur di mantenere un rapporto di potere, è stato accuratamente nascosto da Mujica e dalla direzione dei Tupamaros.
Da quando ha lasciato il carcere, la vita dell’ex presidente uruguaiano non ha avuto scopo nell’accumulo di ricchezza, ma nella lotta per il potere. Mujica non ha fatto altro che accumulare prestigio e potere.
Quando all’apertura democratica seguita alla dittatura ci si confronta con le altre forze d’opposizione, i Tupamaros parlano del numero di proiettili in corpo e degli anni trascorsi in prigione che ha subito la direzione esecutiva del MLN disprezzando le altre forze che avevano combattuto contro la dittatura. E’ opportuno chiarire bene che di tutte le forze politiche che sono sopravvissute ai militari solo l’MLN è arrivato con tutto il suo gruppo dirigente quasi al completo, mentre gli altri hanno visto decimate le loro direzioni, scomparsi o uccisi i loro leader.
Quando fu eletto deputato nel 1994, Mujica ben presto dichiara di sentirsi tanto inutile quanto un vaso. Come legislatore non ha mai presentato alcun progetto di legge.
Da allora molta acqua è passata ed è rimasto un vaso, perché non ha cambiato nulla che le multinazionali e la borghesia non volessero, ma ha imparato a gestire il potere e con il “gattopardismo” e la sua massima è stata “e come ti dico una cosa, te ne dico una opposta”. Non dimentichiamo che Pepe Mujica ha detto più volte, prima delle elezioni, che per arrivare al governo avrebbe fatto “alleanze con rospi e serpenti”. E l’ha fatto, traghettando politici dei partiti borghesi nei suoi ranghi per assicurarsi di vincere le elezioni e ottenere la maggioranza parlamentare.
E’ diventato presidente e il conto della banda presidenziale fu pagato da un grande imprenditore della pesca, persecutore e affamatore di lavoratori, che ostacolava i loro tentativi di sindacalizzazione e oggi ha lasciato la sua fabbrica a pezzi. Questo era già un segno di dove sarebbe andato il suo governo.
Egli ha creato un’immagine a partire da un nuovo discorso filosofico che rompe con i soliti stili dei potenti. Parla della necessità di proteggere l’ambiente, dei mali del consumismo sfrenato o del capitalismo che non porta davvero ciò che ci da felicità.
Che cosa ha fatto?
Ha promesso una “svolta a sinistra” nel governo, tuttavia ha lasciato dei neoliberisti come responsabili del Ministero dell’Economia.
Ha perfezionato il “panem et circenses”, offrendo l’oppio della speranza. Ha giocato con le passioni, le speranze e gli ideali delle persone con promesse che non ha rispettato, scavalcando i bisogni dei più poveri.
Il governo di Mujica affermò lo Stato-Nazione rafforzando il suo ruolo di mediazione tra capitale e lavoro e generando l’idea di un capitalismo buono.
Sviluppò politiche di assistenza pubblica per i settori più vulnerabili. Ha applicato i piani della Banca mondiale che hanno permesso di ridurre la povertà estrema nel paese così come gli altri governi della regione…
Mentre Mujica ha detto che utilizzavano i mercati globali e multinazionali per servire gli interessi del Paese sappiamo che non era vero. “Affinché ci sia ridistribuzione, i capitalisti devono fare soldi” - ha detto - eppure, nonostante l’enorme crescita del PIL, nei primi dieci anni di “governo progressista”, nella sua gestione non c’è stata una redistribuzione della quale abbiano beneficiato i lavoratori quanto si sarebbe dovuto e, nel contempo, i ricchi si sono arricchiti molto di più. E anche se l’estrema povertà è stata ridotta nel paese, un terzo dei lavoratori uruguaiani hanno redditi che non consentono loro di coprire le esigenze di base.
Fu molto applaudito a livello internazionale il discorso anti-consumistico pronunciato da Mújica dove è detto che dovremmo smettere di lottare tanto per le cose ‘materiali’, e concentrare gli sforzi e lottare per ciò che è veramente importante. Tuttavia esso ha promosso e protetto multinazionali che stanno inquinando il paese e che godono di esenzioni e vantaggi fiscali. E se ci sono dubbi di sorta, oltre a incrementare le mega aziende di soia che contaminano con pesticidi e le aziende di cellulosa con alberi di eucalipto, piante che distruggono la terra e inquinano la nostra acqua, ha approvato una legge a favore della mega-miniera a cielo aperto che, nel futuro, quando si concretizzerà, causerà danni irreparabili ad una parte del nostro territorio.
L'”austero” ex presidente è venuto ad accusare coloro che hanno combattuto contro le piantagioni di soia, contro i pesticidi, contro la mega miniera e per la protezione delle acque e la terra, tanto da essere finanziato da ONG (organizzazioni non governative) d’Europa.
La repressione e la criminalizzazione della protesta si sono fatti sentire con il governo di Mújica.
Hanno processato e represso attivisti per aver partecipato a una manifestazione davanti alla Corte suprema di Giustizia per protestare contro il trasferimento di una giudice che seguiva diverse denunce contro esponenti della dittatura per crimini, sparizioni e torture. La repressione e la criminalizzazione non è solo contro chi protesta, ma anche contro i poveri e soprattutto contro i giovani poveri che cadono sotto le pallottole della polizia.
Nella sua gestione è approvata la legge che consente il matrimonio omosessuale, l’aborto è depenalizzato fino alla 12 ° settimana di gestazione e l’acquisto, la vendita e la coltivazione di marijuana è legalizzata: tutte iniziative applaudite dal mondo intero.
Sia nella legalizzazione dell’aborto e nella legalizzazione della marijuana, la volontà di Mujica ha coinciso con gli interessi del Club Bilderberg, un club al quale partecipano presidenti, primi ministri, banchieri privati, esponenti di organismi nazionali e internazionali e le realtà dei paesi più potenti del mondo. Queste persone sono responsabili di guerre, d’influenza sui mercati e cercano di dettare i loro ordini a tutto il mondo. Per raggiungere i propri obiettivi il Club promuove a livello globale personaggi politici e figure pubbliche che acquisiscono, attraverso il supporto dei mezzi di comunicazione, il prestigio e la credibilità per realizzare, più o meno consapevolmente, le loro proposte.
Il Club Bilderberg è uno dei promotori storici del declino della popolazione mondiale e dello sviluppo del controllo delle nascite nelle campagne.
L’Uruguay è in questo senso un laboratorio sul controllo delle nascite e se risultati saranno ottenuti verranno esportati nei paesi vicini.
La legalizzazione della marijuana è un altro degli interessi del Club Bilderberg. David Rockefeller, uno dei più potenti Bilderberg, è alla ricerca di modi per regolare il mercato globale della marijuana ed eliminare il narcotraffico sistemandosi con il suo business multimilionario, e sicuramente esporterà il suo modello per il mondo intero, se risulta conveniente ai propri interessi.
L’ex presidente Mujica ha ribadito che si dovrebbe legalizzare e regolamentare il mercato della marijuana da parte degli Stati ed affrontare dal punto di vista commerciale il traffico di droga, dato che lo scontro in campo militare non ha prodotto i risultati sperati. Nel 2013 quando viaggia negli Stati Uniti per incontrare il presidente Obama, si incontra anche con David Rockefeller, dove viene analizzata la politica uruguayana di legalizzazione della marijuana. Mujica dice che questo incontro è stato, per lui, come “attraversare il Rubicone”.
Prima ha incontrato anche il miliardario speculatore finanziario George Soros, di origine ungherese, interessato all’esperienza uruguaiana di legalizzazione della marijuana. Una fondazione, gestita da Soros, ha finanziato una campagna per la legalizzazione della marijuana in Uruguay. Soros è anche uno dei principali azionisti della multinazionale Monsanto in Uruguay che vende semi di grano e di mais modificati geneticamente.
In questo campo il paese è ancora una volta un laboratorio che sarà esportato in tutto il mondo, se funziona come business.
Alla fine del suo mandato, Mujica ha dato asilo a sei prigionieri di Guantanamo e nelle dichiarazioni fatte il mese scorso ha detto che questi prigionieri in realtà li ha scambiati con arance uruguaiane dirette negli Stati Uniti. Ha anche promosso, senza intenzione di dare sostegni reali, l’immigrazione di cinque famiglie siriane che alla fine si sono mobilitate per le loro rivendicazioni. Tutto per promuovere l’immagine dell’ex presidente a livello internazionale.
Non l’ha fatto
Nel suo governo non ha influenzato le strutture economiche ereditate dai governi della borghesia.
Non ha saputo esplorare o sfruttare, quando le materie prime erano in aumento sui mercati internazionali, modi alternativi, diversi dalla dipendenza dalle materie prime. E nonostante il boom economico il suo governo non ha creato che lavori precari essendo la diseguaglianza economica superiore a quella di qualsiasi paese in Europa, una regione dove Mujica ha molti estimatori.
“Investiremo per primo in materia di istruzione, secondo in istruzione, terzo in istruzione. Un popolo istruito ha le migliori scelte di vita ed è molto difficile che corrotti e bugiardi lo ingannino”, ha detto Mujica nella sua campagna presidenziale.
Tuttavia la crisi dell’istruzione è peggiorata, l’istruzione non è mai andata così male e la repressione contro gli insegnanti continua. In un libro pubblicato quest’anno su Mújica, egli afferma che per risolvere il problema degli insegnanti occorre ‘fare palla del sindacato degli insegnanti’, cioè, distruggerlo.
Nel mezzo di un nuovo governo progressista in crisi, è necessario ricordare che negli ultimi dieci anni, l’Uruguay è stato il paese che ha proporzionalmente il maggior numero di lavoratori poco qualificati nel mercato del lavoro, in Sud America. Questo significa che è il paese dell’America Latina dove i lavoratori sono meno istruiti.
L’impunità per i crimini contro l’umanità compiuti dalla dittatura è stata la politica del governo Mújica. Durante la sua presidenza ha messo ostacoli permanenti alle indagini su 200 cause pendenti riguardanti scomparsi durante la dittatura. L’ex presidente si è dichiarato a favore della liberazione per motivi di età dei militari imprigionati, anche se il patto di silenzio delle uniformi - infrangibile - ha bloccato ogni progresso nel chiarire i crimini della dittatura. Dopo due mandati sono stati chiariti solo quattro casi di scomparsi da parte della dittatura (1973-1985) e sono stati processati solo 22 militari ospitati per iniziativa del governo Mujica in un carcere militare, con tutti i comfort. Per le quasi 7.000 persone che sono state arrestate e torturate, non c’è stato un solo militare processato.
Mujica e il MLN hanno una visione particolare della storia recente. Per loro lo scontro era tra i comandi Tupamaros e i comandi militari; la teoria dei due demoni condivisa anche dalla borghesia. Con il loro settarismo si dimenticano le migliaia di torturati e imprigionati, le centinaia di scomparsi e uccisi per resistere alla dittatura e che non appartenevano al MLN e non negoziavano con i militari prima del colpo di stato come ha fatto il MLN.
Mujica, incredibilmente, ha continuato a dire che questo problema della violazione dei diritti umani durante la dittatura dovesse essere risolto con la morte dei protagonisti.
Un’altra priorità, definita come il fiore all’occhiello del suo governo è stata un’abitazione per le persone svantaggiate e per questo ha creato il Piano Insieme, questo piano è stato gestito direttamente dalla presidenza ed è stato un enorme fallimento, sono state costruite o ristrutturate un po’ più di 1.000 case su 4000 promesse.
Il suo protetto e delfino politico, il direttore della compagnia petrolifera statale Ancap e attuale vice presidente della Repubblica, lasciò che la società andasse in bancarotta senza che il presidente facesse nulla.
AFE, l’azienda ferroviaria statale privatizzata da Mujica con la promessa, mai mantenuta, di rafforzare gli investimenti è un altro esempio dei suoi fallimenti, del quale beneficia in particolare il trasporto privato su strada.
L’ex presidente ha promesso la creazione di migliaia di posti di lavoro con la costruzione di un porto in acque profonde, un impianto di rigassificazione, una miniera per l’estrazione ferrosa, ambita da investitori stranieri; nessuno di questi progetti si è materializzato
Del vecchio programma di sinistra del Frente Amplio (FA), partito del presidente Mujica, non c’è nulla, lo hanno definitivamente sepolto in nome della governabilità. Il vecchio programma del FA parlava di sviluppare l’industria e l’agroalimentare del paese, ma l’hanno dimenticato. Nel suo vecchio programma parlavano anche della nazionalizzazione delle banche, ma il governo di Mujica ha promosso una legge che ‘fidelizza’ quanti ricevono una qualche forma di reddito sia con salari, pensioni e il sostegno sociale dello Stato, vale a dire che alimenta le banche obbligatoriamente con le risorse della maggior parte delle persone in questo paese.
Durante il suo governo si è rafforzato lo Stato Nazione e una nuova generazione di burocrati di sinistra di provenienza politica e sindacale si è appollaiato nell’apparato statale in questo secondo governo del Frente Amplio dicendo che la gente ora partecipa al processo decisionale, nascondendo l’attuazione del programma definito dalla Banca mondiale e dalle altre agenzie globali mantenendo la continuità del modello ereditato e prima criticato.
Questa è la politica del governo Mújica, un’offensiva autoritaria comune ai governi progressisti e di sinistra dell’America Latina che da un lato praticano un assistenzialismo senza uscita per i poveri e dall’altro reprimono i giovani dei quartieri emarginati, figli della povertà che non sono riusciti a sconfiggere.
L’ex presidente, che ha parlato di un “capitalismo buono” si è inaspettatamente convertito in un simbolo del capitalismo e della sua democrazia elettorale e rappresentativa.
D’altra parte nel governo la riforma del capitalismo ha avuto piccole espressioni, ma solo in quelle forme in cui era compatibile con il processo di riproduzione del capitale, come nel caso della legalizzazione della marijuana. Nel suo governo solo progetti sostenuti globalmente poterono essere realizzati, gli altri si sono persi per strada.
Infine l’ex presidente è stato promosso, nel bel mezzo della crisi del progressismo e della sinistra in America Latina, come referente di un forum di organizzazioni che si pensa di realizzare a Montevideo per discutere come continuare e correggere gli errori dei governi di sinistra. Non va dimenticato che in questi governi la politica va da un lato e l’etica dall’altro.
Pepe Carballa
del taller A di Montevideo – Uruguay
(traduzione di Massimo Varengo)