Una partecipazione oceanica al Gay Pride di Roma di Sabato 9 giugno 2018. Più di 300mila persone hanno sfilato da piazza della Repubblica fino al Vittoriano. Un’ingente spiegamento di polizia, senza l’antisommossa, a sbarrare l’accesso a piazza Venezia che un po’ ha stupito. Ogni anno, per via di una grande partecipazione, il corteo del Pride sfocia al Circo Massimo, passando da piazza Venezia e scendendo per via Petroselli. Ma quest’ anno l’atmosfera è diversa, in giro per Roma, da un paio di settimane, si vedono più camionette del solito e i cortei vengono concessi col contagocce (la questura centrale ha cercato di impedire con ogni mezzo burocratico anche l’annuale Million Marijuana March che si terrà, con grosso ritardo nell’annuncio della data ufficiale, sabato 30 giugno). Lo sbarramento è stato rafforzato dai carri giganti del Mario Mieli, tra gli organizzatori del Pride di quest’anno, che, mettendosi di traverso, hanno trasformato il corteo in un palco-interventi paraelettorale. D’altronde i requisiti c’erano tutti: una partecipazione che non aveva precedenti, fresche reazionarie dichiarazioni di un ministro della “Famiglia e disabilità”, Lorenzo Fontana, più cattolico e omofobo che mai, la presenza del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti (che dopo la partecipazione ha voluto dedicare un post sul proprio profilo ufficiale Instagram al “coloratissimo evento”), e lo show del PD con la presenza del segretario reggente Maurizio Martina e del presidente Matteo Orfini, le ambasciate del Regno Unito, del Canada e Quebec, della Germania, della Spagna, della Svizzera, della Danimarca e degli USA, così come della Cgil con la segretaria generale Susanna Camusso, Unione Sindacale di Base dei Vigili del Fuoco, Amnesty International, i Radicali Italiani e Liberi e Uguali. Insomma c’erano davvero tutti, così come l’ANPI non poteva farsi mancare l’occasione di mettersi in mostra e, dal carro-passerella, è intervenuta la partigiana 92enne Tina Costa: la marcia lgbtiq organizzata dalla “Brigata Arcobaleno” aveva l’emblematico claim “La liberazione continua”. Ma, nonostante il cappello istituzionale, immancabile e inevitabile, rimane il dato politico sulla partecipazione di massa, variegata ed eterogenea. E’ risaputo che, soprattutto ultimamente, il divertimento riempie le piazze più delle vicende di cronaca nera, ma essere parte di questi movimenti di piazza, saper cogliere quegli aspetti che portan le persone a sfidare il caldo torrido di un sabato di giugno e riuscire a comunicare con loro è fondamentale, specialmente in un momento storico dove lo Stato assume forme e facce più reazionarie e intolleranti che mai.
L’incaricato del Gruppo Bakunin FAI Roma