A processo per lo striscione
“Verità e giustizia per Fares” – Solidarietà agli imputati
A quasi tre anni dalla morte di Fares Shgater durante un controllo di polizia a Livorno, l’unico processo – ormai quasi concluso – è quello a carico di chi ha manifestato per la verità e la giustizia.
La Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario reclamano l’assoluzione degli imputati e tornano a rivendicare verità e giustizia per Fares Shgater.
Martedì 5 marzo si è svolta presso il Tribunale di Livorno l’ultima udienza del processo seguito alla manifestazione del 26 aprile 2021 che chiedeva verità e giustizia per Fares Sghater, morto a Livorno a 25 anni durante un controllo di polizia, annegato nella notte tra il 24 e 25 aprile 2021 nel Fosso Reale di fronte alla Fortezza Nuova. Il processo vede imputati due partecipanti alla manifestazione, tra cui un nostro compagno.
Non si può morire durante un controllo di polizia. In questi tre anni le istituzioni e i media ufficiali non hanno più dato alcuna risposta alla richiesta di verità e giustizia avanzata con forza dalle manifestazioni che si tennero in città subito dopo della morte di questo giovane. Al di là di come siano andati nello specifico i fatti, è chiaro che le politiche razziste instaurate in Italia dai governi che si sono succeduti negli ultimi trenta anni hanno creato una situazione tale per cui un cittadino straniero rischia durante un controllo di polizia che la sua vita precipiti improvvisamente per effetto di un provvedimento di rimpatrio, di un arresto, di una detenzione in un CPR, ma anche di ricatti, vessazioni e violenze da parte degli agenti.
La storia della morte di Fares è stata presto dimenticata e rimossa. L’unica cosa che sembra essere andata avanti in questi anni è il processo nei confronti di chi manifestava per far luce su una morte che aveva scosso la città. Una manifestazione che riuscì a esprimere a livello politico la rabbia che familiari, amici e connazionali di Fares provavano. La destra cittadina, confermando il proprio carattere provocatorio, il proprio razzismo e disprezzo di classe, organizzò, con il solo scopo di alimentare le tensioni, una contromanifestazione a pochi metri da dove si teneva la manifestazione per Fares. Quest’ultima si tenne poi senza particolari incidenti, tanto che una delegazione di manifestanti fu pure ricevuta dal questore.
La risposta delle istituzioni è stata però un processo ai manifestanti. Dopo pochi giorni dalla manifestazione un giovane connazionale di Fares è stato fermato, chiuso in un CPR e rimpatriato nel suo paese natale, la Tunisia. Per quello che sappiamo potrebbe non essere neanche a conoscenza di essere imputato in un processo a Livorno. L’altro imputato è un nostro compagno, accusato di aver collaborato a scrivere uno striscione che riportava “Verità e giustizia per Fares, No razzismo, No violenza della polizia” e, in un angolo, “acab”.
Un processo per oltraggio a pubblico ufficiale con l’accusa di aver collaborato a scrivere uno striscione sembrerebbe quasi una cosa ridicola, se questo processo non mettesse in discussione la libertà di espressione. Una censura inaccettabile che in caso condanna diventerebbe un vero e proprio caso repressivo.
Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario