Le Carte di Vanzetti

“Se l’anarchismo era la punta piu’ avanzata di questa lotta per la liberta’ contro la tirannia,la documentazione piu’ concreta di una battaglia-simbolo combattuta proprio dagli anarchici, quella sul caso Sacco e Vanzetti, rappresentava simbolicamente uno dei riferimenti piu’ avanzati di questa forma di pensiero, che pertanto avrebbe potuto essere colpita in maniera tanto pesante quanto letale”

L.Botta Le carte di Vanzetti Aragno ed. Torino 2019 pag 42

Cento anni fa, il 24 dicembre 1919 a Bridgewater nel Massachusetts, alcuni individui tentarono una rapina ad un blindato. Vanzetti fu accusato di questo , era un militante anarchico conosciuto alla polizia, si era occupato di scioperi, aveva volantinato , diffondeva pubblicamente idee sovversive, scriveva ed era stimato tra la sua gente, immigrati italiani che quel giorno erano da lui al porto di Plymouth a comprare pesce secondo una tradizione atavica di natale. Quando insieme con Sacco fu anche accusato della rapina a South Braintree il 15 aprile 1920, era gia’ ritenuto colpevole della tentata rapina di dicembre, non per sentenza di tribunale, ma perche’ anarchico e immigrato e renitente alla leva. Tutti reati, questi ultimi, che gli verranno rinfacciati nei 7 anni di tortura processuale a cominciare dall’arresto il 5 maggio 1920 , dei quali , nella requisitoria dell’aprile 1927 , a sentenza definitiva , rivendicava la verità e la logica “ Se io potessi rinascere due volte , per due volte rifarei quello che ho fatto finora. Voi mi condannate perche’ sono italiano, ed in effetti io sono italiano, e voi mi condannate perche’ sono anarchico e io sono anarchico”. Lo disse in piemontese “Mi sun anarchic!” e qualcuno tradusse . Quindi, una volta conosciuta la cronaca del caso Sacco e Vanzetti e la loro innocenza sui reati specifici, si smetta di rimarcare il vittimismo di due anime innocenti, si smetta di fare feticismo degli eroi e si parli del perche’ della loro condanna: essi erano colpevoli di anarchismo e le loro idee incompatibili con la Red Scare americana. Ronald Creagh anche in questa prefazione marca il bisogno di soffermarsi su questo dato quando si parla e si riparla dell’Affaire Sacco-Vanzetti.

Luigi Botta, storico , dal 1972, del caso e ricercatore internazionale sul tema, nel 1978 pubblico’ la prima controinformazione giudiziaria nell’area occidentale europea, Bob D’Attilio lo faceva in America e nel 1984 Ronald Creagh parlo’ della grande mobilitazione libertaria in Francia continuata anche dopo l’esecuzione. In questo ultimo suo lavoro Luigi Botta insegue e descrive un dato fondamentale per uno storico : la documentazione originale della storia senza la quale e’ impossibile rivendicare alcunche’ sia del processo e sia dell’anarchismo, sia della militanza. e soprattutto delle rispondenze umane e internazionali . Botta segue tutta la documentazione riguardante soprattutto Bartolomeo “Tumlìn” ,dall’origine, ossia dalla corrispondenza di suo padre Giovanni Battista prima emigrato in America che per la prima volta gli parlo’ di questo paese, poi le sue lettere di emigrato dal 1908, le prime foto, e poi dal maggio 1920, tutta la mole di carte sulla vicenda umana e politica che poi sarebbe diventata storica, e infine, dal 1927, la mole di mobilitazione internazionale per la loro riabilitazione e la lotta di Vincenzina che ,anche dopo la dichiarazione di Dukakis del 1977 , che riconosceva il clima xenofobo e di caccia all’emigrato di cui era pervaso il processo e cancellava “ogni stigma e onta” dalle figure di Sacco e Vanzetti, non volle piu’ parlare di revisione del processo “Le cose sono andate come sono andate e tutto il mondo sa che Bartolomeo e Nicola furono due martiri” (Vincenzina Vanzetti, agosto 1987, un mese prima del Convegno FAI a Villafalletto per il 60° anniversario). Come anarchici condividemmo il suo pensiero – il pensiero di Vincenzina – per lo stesso identico motivo per cui non ci importa revisionare processi per Franco Serantini o Giuseppe Pinelli. La memoria sociale ha gia’ acquisito la verità storica senza delegarla ai tribunali.

Le Carte di Vanzetti

Quando si parla di carte si parla di documenti originali di corrispondenza, copie fotostatiche, fotografie, memoriali, ritagli di giornali, cartoline , libri, opuscoli, giornali, manifesti, litografie, incisioni sonore, targhe ricordo, microfilm e tutto quanto conteneva il baule da emigrato di Tumlìn.

Subito dopo la morte si mobilito’ per prima l’arte, a cominciare dalla scultura, furono fatti calchi in gesso dei visi ancora nella bara, poi venne la volta della Letteratura internazionale, B:Russel. Romain Rolland, Gorki, Benedetto Croce, ed altri di fama si occuparono gia’ nel 1928 della prima pubblicazione delle lettere dal carcere, poi vennero le opere di poesia, teatro, cinema, ed intanto Aldino Felicani e i compagni del Comitato di Difesa cominciarono tutta l’opera di rivendicazione e riabilitazione della memoria. La famiglia Felicani donera’ poi tutte le sue carte , curate e catalogate da Bob D’Attilio, alla Boston Library . L’Italia era ancora sotto il fascismo di quel Mussolini che a parola diceva di essersi preoccupato della vita di due italiani, nella realtà reprimeva ogni cenno e manifestazione di semplice preoccupazione solidale, faceva perquisire la casa di Vanzetti in cerca delle carte. Luigi Botta nella descrizione dell’itinerario delle carte ha un pezzo importante sulla salvezza di quelle villafallettesi dalle grinfie di carabinieri e polizia politica fascista.

Dopo il Convegno FAI del settembre 1987 Vincenzina Vanzetti decide di donare tutto il Fondo Vanzetti all’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo disponendo di “far copia fotostatica dei documenti per alcuni centri specializzati di storia dell’anarchismo italiani ed esteri” che con il Direttore Michele Calandri individuammo nell’Archivio Pinelli di Milano e nell’Archivio Berneri-Chessa di Reggio Emilia

Al Fondo, sia di Boston che di Cuneo mancano le carte di Nicola Sacco, tranne la sua corrispondenza con Bartolomeo, perche’ fin da subito Rosina cerco’ di lasciarsi alle spalle una storia che l’aveva fatta soffrire e di difendere, in questo modo, i piccoli figli di Nicola, la famiglia Sacco di Torremaggiore non fu da meno, chi cerca li’ documentazione non ne avra’, non vi sono carte nella Fondazione Sacco e Vanzetti di Torremaggiore, non vi e’ una sola produzione della fondazione sul caso e tutto viene velato coll’immagine di due immigrati italiani innocenti ritenendo il processo un errore della democrazia americana. Peccato, poiche’ Nicola Sacco in quei 7 anni di scontro aveva radicalizzato la analisi della situazione comprendendo che non vi era via d’uscita se non il rapporto di forza col potere politico, ossia il Governatore, altrimenti la morte. Non condivise quindi quella lettera di richiesta di grazia che Bartolomeo scrisse per ultima speranza a Fuller, frutto della sua naturale cultura umanistica che pure era alla base di quella scelta etica del suo anarchismo. Nicola aveva ragione, non era un errore giudiziario , era l’applicazione di una logica di stato.

Inoltre mancano alle carte tutta la corrispondenza di preparazione del Convegno FAI del 1987, le registrazioni degli interventi, le pubblicazioni, i giornali, ritagli, foto, conservate per decenni nell’archivio Biblioteca di casa mia, ed ora nell’Archivio-Biblioteca “Primo Maggio” ad Orani, Nuoro, di prossima apertura.

Luigi Botta nella sua ricerca delle carte di Vanzetti parla di un quaderno giovanile di Tumlìn del 1903, a 15 anni, sulla catalogazione degli uccelli del fiume Maira , luogo di passeggiate, di meditazione e dei suoi incontri amicali. Non si e’ trovata traccia , ma e’ bello ricordare anche questa piccola grande umanità.

Al prossimo lavoro internazionale.

Antonio Lombardo

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