È da un periodo piuttosto lungo che giro e rigiro su e giù per la fonderia in cui lavoro.
Ogni momento libero lo passo vagando per i reparti sforzandomi di tenere abbastanza aperti gli occhi della curiosità, e in punta di scarpone cammino silenzioso spiando la classe operaia; concentrato, guardingo, sufficientemente militante.
Cerco ad ogni giro di fare sempre meno rumore per sorprenderli alle spalle, i miei compagni.
Mi nascondo a volte dietro a un muletto, ad una porta, dietro la macchinetta del caffè e cerco di capire, di apprendere.
Niente di niente! La classe operaia negli anni si è fatta straordinariamente astuta, alla volpe mi fa pensare quando la osservo sotto le capriate alte dei capannoni, ripeto: quei corpi fasciati in rozze tute blu appartengono a bestie furbe!
Dove vanno i metalmeccanici a cospirare? Dove si nascondono per organizzarsi? Per me è ancora un mistero. Vanno forse altrove ad arroventarsi? Temono, quindi, di raffreddarsi sotto i colpi reazionari dall’acqua restauratrice degli idranti dei sindacati pompieri collusi con le multinazionali vaticane? Chissà dove vanno a preparare la Rivoluzione, a confezionare l’Ideale. Al buio i miei compagni stanno impacchettando, magari con carta di giornale, panetti di Libertà e in cima a questi pacchi ci scrivono col pennarello “libertà da” per essere precisi.
Vuole essere sicura la classe operaia che quando distribuirà la Libertà, la gente non confonda il prezioso regalo con il tarocco “libertà di”. Le avanguardie amatissime peccano di eccessiva pignoleria perché già si sa che l’umanità desidera essere libera da, per esempio, qualcosa che soffoca e opprime e mica vuole essere libera di, per esempio, fare quello che gli pare.
Nel frattempo sanno fingere molto bene gli operai, hanno paura di essere scoperti prima dello Scoppio. Fingono di odiarsi tra di loro, fingono di non curarsi dell’ambiente di lavoro, fingono di essere aziendalisti, si lasciano abbassare il salario, fingono alla perfezione di amare i vari caporali che abusano del loro micro potere per affondare i denti nelle loro teste: un sentimento d’amore simulato con occhiolini, lingue umide a fior di labbra, sorrisi, inchini accennati o palesi, pagamento regolare del caffè. Ma la brace sta covando sotto parecchia cenere e quei cervelli apparentemente egoisti, paraculi, reazionari, razzisti, tranquillamente fascisti, non sono palle d’argilla nelle mani sporche dei padroni, del pensiero dominante, di una religione a scelta; sono ben altro. Fingendosi serva, paciosamente complice del potere e nemica dell’umanità nuova, la classe operaia ci da a tutti noi una grande lezione di mimetismo. Ella saprà, al segnale convenuto (indovino uno squillo di tromba) affermarsi come protagonista assoluta della Storia di cui il corso muterà repentinamente, piegato al volere delle masse sfruttate. Un colpo di scena che ci farà finalmente ridere, una notizia da andare a raccontare di corsa al bar sotto casa. Seguirà dibattito.
Rud Inacio