Uno dei, pochi vantaggi dei momenti di calma sociale è che, depositatosi il polverone inevitabilmente prodotto dalla mobilitazione, si può avere una visione della situazione generale ragionevolmente chiara.
Per quanto riguarda la scuola e,in particolare, il fronte sindacale può essere utile esaminare la situazione sia per quanto riguarda le posizioni formali che per quanto riguarda pratiche e derive dell’azione concreta.
L’anno scolastico si apre con un documento dal titolo maestoso:
“Le linee di comportamento dei sindacati scuola uniti per una valorizzazione professionale dei docenti alternativa alla legge 107. Le proposte di FLC CGIL, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams per costruire nelle scuole, nel rispetto delle leggi e del CCNL, percorsi partecipativi collegiali e sindacali.”
Per chi non lo sapesse la legge 107 è, appunto, la “Buona Scuola”. Non è il caso di fare una disamina del documento che comunque è importante non foss’altro per il suo carattere unitario e che contiene molte affermazioni abbastanza condivisibili come è normale che sia quando si parla male del governo.
Il cuore del documento è chiaro, CGIL CISL Gilda Snals e UIL propongono una sorta di guerriglia scuola per scuola per riconsegnare quanto la legge 107 attribuisce ai dirigenti alla contrattazione di istituto fra dirigenti ed RSU ed ai Collegi Docenti.
Un federalista ingenuo potrebbe annuire a una proposta del genere che sembrerebbe valorizzare l’auto attività dei lavoratori della scuola. A una valutazione più fredda qualche dubbio, mi tengo leggero, è legittimo. Farò un solo esempio per capirsi, la Legge 107 consegna al DS, con il supporto di un Comitato di Valutazione, la possibilità di scegliere un 10% di docenti da premiare. Aggiungo, come nota pittoresca, che i docenti membri del Comitato di Valutazione non possono premiare se stessi al fine di evitare un conflitto di interessi. Ora CGIL CISL Gilda SNALS e UIL propongono di operare perché i criteri per scegliere i premiandi siano contrattati fra Dirigente Scolastico e Rappresentanza Sindacale Unitaria, è evidente l’idea furbina di ridare peso e spazio ai sindacati nel governo della scuola. Peccato che la Legge 107 non sia così facilmente aggirabile, i colleghi individuati come meritevoli di premio saranno quelli che faranno carriera ecc. e, di conseguenza, i sindacati istituzionali non faranno, nella migliore – per loro -. delle ipotesi, che cogestire il modello imposto dal governo.
Come abbiamo visto, l’ipotesi “unitaria” dei sindacati concertativi è la gestione subalterna di quanto prevede la legge ma di “unitario” fra di loro c’è sempre meno. Passata la mobilitazione di massa che vedeva i loro esponenti di sinistra scimmiottare Buenaventura Durruti e quelli di destra imitare Dolores Ibarruri, la famosa Pasionaria, CISL, UIL e SNALS, la Gilda conta come il due di coppe quando briscola è a bastoni, si sono già posti nella prospettiva di non fare troppa cagnare e di concentrarsi sul sindacalismo porta a porta che ne caratterizza le modalità di azione. La CGIL patisce un po’ di più la situazione e vorrebbe qualche maggior vivacità ma, questo è il problema, non può forzare, per scelte di carattere generale, sino al punto di rompere con la CISL e i suoi satelliti.
Nei primi giorni di settembre, d’altro canto dei gruppi di insegnanti hanno iniziato a darsi da fare per rendere quantomeno visibile il loro disagio di fronte alla scuola disegnata dalla Legge 107, il 2 settembre c’è stata un’iniziativa in occasione della venuta del ministro Giannini alla festa dell’Unità a Torino e il 4 settembre altrettanto è avvenuto alla festa dell’Unità di Milano.
Guarda caso in entrambe le occasione CGIL, CISL, Gilda, SNALS e UIL semplicemente non c’erano. Ovviamente nessuno può pretendere di decidere cosa devono fare, colpisce però il loro rilassarsi.
Vale la pena di “ascoltare” le risposte del ministro alle contestazioni, citiamo una delle tante note di agenzia:
“Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, si è presentata alla festa dell’Unità a Milano, parlando del famoso decreto, tanto criticato, di scuola lavoro.
Ovviamente sono partite le contestazioni durante l’intervento del ministro, alcuni docenti si sono alzati per contestare urlando parole come “dignità” e “lavoro”, mentre la stessa Giannini prendendo la parola ha ribadito:
“Sempre gli stessi slogan, il tempo sarà galantuomo”, rivolto ovviamente ai contestatori rispetto al decreto della buona scuola.
“Vedremo fra qualche anno, se questi strumenti ribalteranno o meno le sorti di questo Paese, da nord a sud ho sentito sempre gli stessi slogan, che potevano essere di vent’anni fa, gli slogan andrebbero aggiornati con i contenuti di oggi e le famiglie lo capiscono”.”
A mio avviso i passaggi chiave sono due:
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il primo è costruito sulle parole “ovviamente” riferite ai colleghi e sulla frase “Sempre gli stessi slogan, il tempo sarà galantuomo” del ministro. Insomma chi non è d’accordo non fa che ripetere un rito trito e stanco sino al punto di essere noioso a petto di un governo del dire, del fare e, persino, del predire;
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il secondo è la promessa di ribaltare le sorti di questo Paese da nord a sud. In realtà i “ribaltamenti” non mancano, non sono quelli che vorremmo noi ma non mancano, si pensi al job act per fare un solo esempio ma di questi ribaltamenti il governo Renzi è semplice esecutore più che geniale decisore.
Insomma i termini della dialettica che piacciono al governo sono già ben definiti, innovazione contro conservazione. Persino la scelta che sarebbe demente se non fosse scellerata di determinare un numero ampiamente superiore al tecnicamente necessario di trasferimenti coatti di insegnanti viene presentata come espressione della lotta fra vivacità e vigoria contro pigrizia e sonnolenza con l’effetto che una collega foggiana sessantaduenne trasferita a forza diviene la bandiera dei colleghi del sud costretti a trasferirsi.
Credo sia però il caso di ragionare sul fatto se questo termini piacciono a noi e, soprattutto, se sono funzionali ad un’azione efficace.
In altri termini, è chiaro che si dovrà costruire volta vota opposizione efficace e determinata alle singole nefandezze del governo, e non ne mancheranno, ma se l’opposizione sociale si limiterà a questa necessaria attività avrà perso prima di iniziare.
Si deve, a mio avviso, evitare assolutamente di farsi dettare contenuti e tempi dall’avversario e, al contrario, è necessario imporre noi le nostre rivendicazioni e proposte.
Ne cito una per tutte, dal 2009 non c’è un rinnovo del contratto, il reddito medio dei lavoratori della scuola, come quello di tutti i lavoratori, è stato seccamente ridotto. Bene, è il caso di fare una campagna sul salario, una campagna dichiaratamente unilaterale, senza la pretesa di piacere all’avversario, senza infingimenti e moralismi. Il salario come elemento scardinante della politica padronale e governativa, il salario come programma di fase?
Mi rendo conto che può pare, ed essere, una provocazione e che la proposta va articolata, è però, a mio avviso, un punto di partenza ineludibile.
Cosimo Scarinzi