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Il “secondo polmone” collassa. Speculazioni cinesi nella foresta pluviale del Congo.

Il “secondo polmone” collassa. Speculazioni cinesi nella foresta pluviale del Congo.

La foresta del bacino del Congo è spesso chiamata “il secondo polmone del mondo”. È la seconda più grande distesa di foresta pluviale al mondo (dopo l’Amazzonia), con il 60% della foresta situata nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). La società civile della RDC stima che nella foresta pluviale del paese vivano fino a due milioni di indigeni, tra cui i popoli Mbuti, Baka e Batwa. Le foreste sono l’habitat di specie rare come il bonobo in via di estinzione, l’okapi (o giraffa della foresta) e il gorilla di pianura orientale (noto anche come gorilla di Grauer).

La società di legname collegata alla Cina Congo King Baisheng Forestry Development (CKBFD) è responsabile del disboscamento illegale nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), e ha esportato legname di contrabbando per un valore di oltre 5 milioni di dollari verso la Cina tra giugno e dicembre 2022. Il totale di tutto il legname spedito durante il periodo – oltre 30 mila tonnellate – pesa ben più della metà del peso del Titanic quando salpò.

Purtroppo, la storia del CKBFD nella RDC è solo la punta dell’iceberg. Il motore più significativo del disboscamento illegale in Africa è la domanda del mercato cinese di teak africano (afromosia) e di specie sostitutive del mogano come il sapele; questa domanda esercita un’enorme pressione sulle foreste di tutto il bacino del Congo.

La Congo King Baisheng Forestry Development può sembrare un operatore abbastanza nuovo sulla scena del disboscamento della RDC, ma ha radici profonde nel paese.

L’uomo d’affari cinese Lei Hua Zhang ha acquistato per la prima volta la società nel 2018 quando si chiamava Maniema Union 2, che ha subìto diversi cambi di nome prima di dividersi in due società per diventare Congo King Baisheng Forestry Development (CKBFD) e Congo Sunflower Forestry Development all’inizio del 2020.

Maniema Union 2 aveva ottenuto una serie di concessioni forestali nella RDC nel giugno 2018, quando la società era ancora di proprietà della famiglia del generale congolese Amisi soprannominato “Tango Four” e stretto alleato politico dell’allora presidente della RDC, Joseph Kabila. Il generale Amisi era stato sanzionato da Stati Uniti, UE e Regno Unito per violazioni dei diritti umani. 

Maniema Union 2 è stata poi venduta dalla famiglia di Amisi a Lei Hua Zhang alcue settimane dopo aver ottenuto le concessioni.

Lei Hua Zhang è dietro un enorme impero cinese del legname attraverso la sua azienda Wan Peng International  che ha sede a Zhangjiagang, il più grande centro di distribuzione del legname in Cina. 

L’azienda opera anche in Angola, Guinea, Mozambico, Repubblica del Congo (Brazzaville, ndr), Costa d’Avorio, Myanmar, Indonesia, Ghana, Guinea Equatoriale e Tanzania ed è “un’impresa transnazionale a conduzione privata che integra importazione ed esportazione di cemento, abbattimento tronchi, lavorazione di pannelli, spedizione marittima ed esportazione di acciaio”.

Wan Peng ha una quota dell’80% di Christelle SARL, un’azienda di legname già appartenente a Kelly Christelle Sassou Nguesso, figlia di Denis Sassou Nguesso, presidente della vicina Repubblica del Congo.

Dopo vari processi ed azioni legali che non hanno portato a nulla, nell’aprile 2022, l’Ispettorato generale delle finanze della RDC ha pubblicato un  rapporto tanto atteso  sul settore del disboscamento della RDC. Si affermava chiaramente che a Maniema Union 2 e a numerose altre società erano state assegnate concessioni in violazione della moratoria ed erano quindi illegali. In realtà, il rapporto è andato oltre e ha dimostrato che Maniema Union 2 e le sue filiali CKBFD e Sunflower – così come altre sei società di disboscamento – hanno violato anche l’articolo 92 del codice forestale, che stabilisce che a nessun singolo operatore possono essere assegnati più di 500.000 ettari nelle concessioni forestali. Inoltre, il rapporto affermava che Maniema Union 2, Sunflower e CKBFD erano riusciti a non pagare tasse per un valore di oltre 3 milioni di dollari. Il rapporto concludeva che lo Stato non aveva applicato il Codice forestale del 2002 per 18 anni.

Di conseguenza, e di fronte alla pressione internazionale, la RDC ha sospeso i cinque accordi di concessione  che aveva assegnato a CKBFD nello stesso mese.

Nonostante sia stata implicata in atroci violazioni dei diritti e violenze, la società sorella di CKBFD, Sunflower, non è stata sospesa. Come nel 2021,quando la polizia su richiesta di Sunflower è arrivata in un villaggio vicino alla concessione per recuperare una motosega, sparando a due persone a distanza ravvicinata e arrestandone altre due. Le persone ferite hanno richiesto un intervento chirurgico e a uno è stata necessaria l’amputazione di una gamba. Le altre due persone sono state tenute in custodia per tre mesi prima di essere rilasciate per mancanza di prove.

Giusto per confondere ulteriormente le cose, sembra che il ministro dell’Ambiente Eve Bazaiba abbia completamente contraddetto il suo stesso decreto appena due settimane dopo, concedendo due proroghe ai permessi di taglio della CKBFD nelle concessioni 008/20 e 002/20.

L’ultima nave della flotta di Wan Peng proveniente dalla RDC è arrivata a Zhangjiagang nel marzo 2023 sul fiume Yangtze, sede di una speciale zona di libero scambio economico, terreno fertile per traffici illegali che fanno prosperare l’economia del disboscamento indiscriminato.

La legge cinese sulle foreste del 2019 afferma che “nessuna organizzazione o individuo può acquistare, lavorare e trasportare legname nella piena consapevolezza delle sue origini illegali”.Tuttavia, la legge forestale non sembrava essere sufficiente per consentire alla Cina di agire sulle importazioni illegali di legname.

Mentre il mondo si sta avvicinando in modo misurabile al limite di 1,5°C di aumento della temperatura, è necessaria un’azione urgente per proteggere le nostre foreste.

Secondo il Programma ambientale delle Nazioni Unite, approvato da tutti i governi ma che nessun governo attua, l’eliminazione delle emissioni derivanti dalla deforestazione, combinata con la ricrescita e il ripristino delle foreste, potrebbe ridurre le emissioni nette globali fino al 30%.

Da Globalwitness. Traduzione a cura di Anarchici Anonimi.

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