Generali e poliziotti alla guerra…al virus

I centomila di morti in un anno di pandemia sono il frutto delle scelte criminali di tutti i governi degli ultimi decenni. La verità è davanti ai nostri occhi: sanità al collasso, aumento della spesa militare, sostegno alle grandi imprese, alle lobby del cemento e del tondino, salvaguardia dell’industria bellica. Per questo governo, come per quelli che lo hanno preceduto, le nostre vite non valgono al di fuori dalla gabbia del produci, consuma, crepa. La produzione non si deve fermare, il coprifuoco ci ancora ad un presente distopico che ci vuole zitti ed obbedienti.
La guerra ai poveri passa dalla gestione militare della pandemia che si articola nella “normalizzazione” della presenza dell’esercito in strada, per reprimere ogni insorgenza sociale, mettere a tacere chiunque non accetti di subire tutto il carico gravoso della crisi sociale, mentre c’è chi non ha mai smesso di arricchirsi sulle nostre spalle e di rafforzare la propria posizione di potere.
La nomina a commissario straordinario per l’emergenza sanitaria del generale di corpo d’armata ed ex comandante delle forze NATO in Afganistan e Kosovo, Francesco Paolo Figliuolo, rappresenta l’ultimo atto del processo di militarizzazione della società italiana che l’emergenza pandemica ha contribuito ad accelerare.
Con l’appoggio di tutti i partiti del parlamento, il governo ha consegnato ad un alto ufficiale la governance delle strategie di risposta alla pandemia. Draghi e lo stesso Figliuolo hanno sottolineato con enfasi una delega che investe in primis il sistema di monitoraggio della diffusione del virus e la campagna di vaccinazione.
Siamo di fronte ad secco rafforzamento dei dispositivi di controllo e soppressione di ogni tipo di dissenso.
Lamberto Giannini, la cui carriera si è forgiata nella Digos, è il nuovo capo della polizia al posto di Gabrielli, promosso sottosegretario agli Interni con delega ai servizi. Con Lamorgese, confermata nel suo incarico, abbiamo di fronte un apparato di professionisti, con le idee e le capacità adatte ad affrontare le possibili spinte sovversive, che la crisi pandemica rischia di innescare.
Un uomo della squadra “politica” a capo della polizia, con il suo predecessore ai servizi segreti, rappresenta bene la scelta di campo del governo: trattare le insorgenze sociali come questioni di ordine pubblico.
Se a questo si aggiunge che il nuovo ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, prima di entrare nell’esecutivo è stato responsabile dell’innovazione tecnologica del colosso armiero Leonardo, il quadro è completo.
Nel frattempo le porte di Leonardo si sono spalancate per Minniti, già ministro degli Interni, l’uomo che ha inaugurato la stagione della caccia ai migranti nel Mediterraneo, del blocco delle navi delle ONG, degli hotspot, politica proseguita con solerzia da Salvini e Lamorgese.
Mentre Draghi ed i suoi gestiscono la spartizione della torta del recovery plan, i suoi cani da guardia si occupano di militarizzare la sanità e bloccare la protesta sociale.
Cambiano i governi, non muta la sostanza.
Le restrizioni imposte da Draghi e dai suoi predecessori non basteranno a fermare il virus. Un virus che continuerà a correre finché la logica del profitto e della guerra sarà più importante delle nostre stesse vite.
È arrivato il momento di invertire la rotta, di autorganizzarci nella lotta per una società libera e autogestita, che sappia sottrarsi alle dinamiche del controllo e dello sfruttamento, che sappia davvero prevenire e far fronte alle emergenze che ci attanagliano.
tratto da
www.anarresinfo.org

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