Se questa vicenda non implicasse una riscrittura – peraltro rivendicata – della storia, per di più con la finalità neppure troppo implicita di infangare la Resistenza dal nazifascismo, sarebbe uno sketch da avanspettacolo con attori improvvisati e colpi di scena scontati.
Ma cosa è successo?
Ad ottobre dell’anno passato tre sedicenti ricercatori storici vengono patrocinati e finanziati dal sindaco ex missino di Gorizia Ettore Romoli per effettuare una visita agli archivi dello stato a Roma “nell’ambito delle ricerche sulle violenze e gli infoibamenti degli anni 1945-1947”.
Chi sono questi tre?
Innanzitutto c’è Luca Urizio, presidente della Lega Nazionale di Gorizia e coordinatore dei gruppi pro Renzi della città isontina.
Con lui Ivan Buttignon dipendente provinciale isontino con il vezzo di scrivere libri sulla storia del fascismo che non esita a presentare con CasaPound. Fa collezione di tessere: era fino a poco fa nel direttivo della Lega Nazionale, dirige una associazione mazziniana, è stato dirigente della CGIL e dopo trascorsi in Rifondazione Comunista si assesta su posizioni renziane. È pure iscritto all’ANPI.
Il terzo è noto soprattutto per essere il figlio di un accademico udinese e per essere stato associato ai negazionisti della Shoah.
Per recarsi a Roma i tre si giovano del sostegno del senatore PD Alessandro Maran che tramite i suoi collaboratori sostiene logisticamente i “nostri” per avere delle carte che dovrebbero sconvolgere l’interpretazione della storia della Resistenza al confine orientale stando ai proclami che si leggono sulla stampa locale.
Urizio scopre le carte simbolicamente il 10 febbraio: è il “Giorno del ricordo” che dovrebbe richiamare alla memoria le “complesse vicende del Confine Orientale” ma poi in quel giorno si sente sempre la stessa campana che suona irrimediabilmente a morto.
Ci sarebbe una foiba da qualche parte nel Friuli orientale. La sua localizzazione si sposta rapidamente giorno dopo giorno a quanto rendono noto i giornali. Vola dalla località di Rosazzo a Manzano al Bosco Romagno a Premariacco coprendo chilometri e chilometri…
Conterrebbe tra 200 e 800 cadaveri: è scritto in una velina del ministero scritta nel 1946 e lo sostengono anche dei vecchi nei paesi tra un fiasco e l’altro di vino. Lo hanno sentito dire settant’anni fa da chissà chi quindi non c’è da dubitarne.
Il fatto che nessuno sappia dove sia questa foiba o fossa comune o buca di qualche tipo, o che nessuno abbia mai denunciato la scomparsa di tutte quelle persone e che la carta esibita sia già stata vista e ritenuta inattendibile non ferma la stampa. Parte una campagna che dà voce a questa denuncia dell’ennesimo eccidio compiuto da parte dei “partigiani slavo comunisti” accusando però come diretti responsabili capi partigiani locali come il friulano Vanni e il monfalconese Sasso (che all’epoca dei fatti contestati combattevano nel cuore della Slovenia, ben distanti dal Friuli).
Il giornale locale “Messaggero Veneto” dà il peggio di sé con articoli martellanti a tutta pagina.
La foiba non c’è ma deve esserci a tutti i costi.
Si scomodano persino investigatori con metal detector: che poi ci siano tra questi anche dei nazisti convinti è un particolare secondario.
A Trieste intanto l’assessore regionale Gianni Torrenti – sempre PD – prende posizione a favore di un sostegno anche economico a questa ricerca sulla foiba volante in nome della verità storica e bla bla bla.
A denunciare fin nei dettagli le mistificazioni dell’operazione di Urizio e soci interviene il collettivo Nicoletta Bourbaki che su “Giap” (il blog del collettivo di scrittori Wu Ming) ne sottolinea le incongruenze e denuncia le finalità reazionarie.
La fiaba si interrompe: il re è nudo. Buttignon si defila: lui non avrebbe mai approvato la divulgazione delle carte trovate. Urizio senza mezzi termini gli dà dell’opportunista. Pare stupito del “tradimento” del sodale.
Il mazziniano e coach in comunicazione Ivan – poco lucidamente e con un riferimento poco chiaro – dice di essere stato capito male. Rispolvera beghe da Prima Internazionale prendendosela con non meglio precisati “anarcoinsurrezionalisti” che sarebbero – bontà sua – gli unici ad avercela con lui.
L’ANPI reagisce tardi e male. C’è un chiaro imbarazzo dovuto forse al fatto che Buttignon rischia di diventare presidente di una sezione ANPI mentre da una ricerca a cui ha partecipato si crea un clima isterico antipartigiano. Sedicenti iscritti ANPI udinesi intervengono su “Giap” per difendere Buttignon – che comunque alla fine fa/deve fare un passo indietro nell’organizzazione antifascista – cercano di buttarla in cagnara e se la prendono anche con gli anarchici indegni di far parte della propria organizzazione. Si sente acuto lo stridio dei polpastrelli che scivolano sullo specchio.
Il gruppo di ricerca di Resistenza Storica della casa editrice Kappa Vu, specializzata nella storia del confine orientale, interviene nel dibattito dimostrando in particolare come il conto dei morti sia del tutto inattendibile così come le fonti. Anche l’ANPI cerca di aggiustare il tiro e fa prima una conferenza stampa e poi un esposto contro Urizio. La mossa è comunque debole anche perché per difendere la storia della Resistenza si definisce la lotta dei partigiani “guerra patriottica” forse per non indisporre quel “Partito della Nazione” che partendo da ampie aree del Partito Democratico giunge fino ad ambienti neofascisti. Questi stanno cercando di dare una visione edulcorata della storia italiana finalizzata ad imporre quella memoria condivisa che è la parola d’ordine più ricorrente e dominante nell’operazione politica revisionista che ha portato il parlamento all’approvazione plebiscitaria del “Giorno del Ricordo”.
L’Osservatorio Antifascista Regionale del Friuli Venezia Giulia ha organizzato una conferenza il 19 maggio a San Giorgio di Nogaro sulla “Foiba che non c’è” in cui si parlerà di strategie e connivenze (con istituzioni e organi di informazione) dei vecchi e nuovi fascismi per denigrare la Resistenza Partigiana e riscrivere la storia a proprio vantaggio e di chi detiene il potere.
E comunque al di là di tutto il fumo negli occhi e nelle coscienze a distanza di mesi dai presunti 200-800 infoibati a Rosazzo si è arrivati a stabilire con certezza la presenza di solo poche manciate di morti sparsi in tutto il Friuli orientale, per lo più fascisti e per di più già noti.
“E in quale maniera ricercherai, o Socrate, questa che tu non sai affatto che cosa sia? E quale delle cose che conosci ti proporrai di indagare? O, se anche tu ti dovessi imbattere proprio in essa, come farai a sapere che è quella, dal momento che non la conoscevi?”
Platone, Menone.