Sabato 14 agosto era il centocinquantesimo anniversario della nascita di Pietro Gori. Gli organizzatori dell Festa Rossa di Perignano, in provincia di Pisa, hanno deciso di ricordare questa data invitando il Coro Garibaldi d’Assalto di Livorno, Claudia Pinelli, Davide Giromini e la Maledizione, Tiziano Antonelli. Quello che segue è l’intervento di Tiziano Antonelli.
Pietro Gori è stato un protagonista delle vicende del movimento operaio e socialista, in Italia e in varie parti del mondo, nel periodo che va dal 1885 al 1911.
La formula di “cavaliere dell’ideale” mette l’accento solo su alcuni aspetti dell’azione di questo militante anarchico, teorico, agitatore e organizzatore, oltre che avvocato, poeta e criminologo.
La figura di Pietro Gori è straordinariamente popolare, soprattutto in Toscana moltissime città e paesi hanno strade intitolate a lui, moltissime le lapidi commemorative.
Non è un caso se anche la Festa Rossa di Perignano ne celebra l’anniversario della nascita.
Pietro Gori nasce a Messina il 14 agosto del 1865, da genitori di origine toscana: il padre, ufficiale di artiglieria, è dell’isola d’Elba, la madre proviene da una famiglia aristocratica di Rosignano Marittimo.
Le ragioni della sua popolarità sono molteplici, oltre alle poesie e alle celebri canzoni: Pietro Gori aveva innanzitutto una professione, era un brillante avvocato e si è messo a disposizione dei compagni colpiti dalle periodiche ondate repressive, ordite da governi e da una classe politica che negavano ai lavoratori, ai ceti popolari il diritto di organizzarsi e di fare propaganda. Pietro Gori ha messo la sua capacità oratoria al servizio del movimento attraverso conferenze destinate non solo alla propaganda ma anche all’agitazione e alla crescita culturale, a coltivare pensiero e azione.
Molti sono i risultati della sua azione, anche se alcuni solo transitori: il Primo maggio, l’organizzazione dei lavoratori, quella del movimento anarchico, lo vedono protagonista, così come la difesa dei principi del socialismo, contro il collettivismo statalista e l’individualismo.
I governi hanno cercato di liberarsi di Pietro Gori con l’esilio, ma, in ogni paese dove è stato costretto a rifugiarsi, si è messo a disposizione del movimento dei lavoratori, del movimento anarchico, per continuare la battaglia per l’emancipazione umana.
Oggi dopo che milioni di uomini sono morti per conquistare il comunismo, l’esempio di Pietro Gori, la sua battaglia politica ed ideale ci stimolano a liberare questo sublime ideale di liberazione e di uguaglianza dai politicanti e dagli avventurieri che lo hanno piegato ai propri interessi elettorali. Dai tempi di Pietro Gori ad oggi la storia ha dimostrato che il comunismo è l’unica alternativa alla miseria e alla degenerazione del capitalismo, un comunismo da costruire senza fasi transitorie né dittature temporanee, a partire dall’autorganizzazione dei lavoratori, sulle macerie della proprietà privata e dello Stato.
In seguito ai moti per il caro pane del 1898, che culmineranno nelle stragi di Milano del 5-9 maggio, Pietro Gori è condannato a dodici anni, ma riesce ad espatriare. A Marsiglia si imbarca per l’America del Sud.
Come sostengono Maurizio Antonioli e Franco Bertolucci in un articolo pubblicato nel 2010 su Rivista Anarchica, l’Argentina era sempre stata una meta agognata. Pietro Gori era sempre rimasto in contatto epistolare con compagni emigrati laggiù, che lo avevano invitato a raggiungerli; questi inviti si erano fatti più intensi nel 1896 e nel 1897.
Il movimento anarchico argentino si era molto sviluppato, grazie anche all’immigrazione favorita da leggi che avevano come scopo di trasformare l’Argentina in un crogiuolo di razze, e svolgeva un ruolo fondamentale nel nascente movimento operaio. Pietro Gori, assieme ad Ettore Mattei e ad Errico Malatesta, fu uno degli immigrati più influenti in entrambi i movimenti. Già Errico Malatesta, stimolato da Ettore Mattei, si era impegnato nel movimento dei lavoratori. Superando le diffidenze che condivideva con i vecchi internazionalisti, Malatesta si impegnò nella lotta economica e nell’organizzazione operaia in Argentina, negli anni che vanno dal 1885 al 1889. Oltre alle sollecitazioni di Mattei, il movimento operaio argentino non si doveva confrontare con un esercito industriale di riserva pronto a sostituire gli scioperanti, ed era molto ben disposto verso il movimento anarchico, tanto che numerosi operaio andarono a rinforzarne le fila.
Il soggiorno di Malatesta in Argentina, tuttavia, può essere considerato un insuccesso: non riuscì a costituire una federazione nazionale delle organizzazioni operaie, né riuscì a superare la contrapposizione fra anarco-comunisti favorevoli alla propaganda col fatto e contrari all’organizzazione, e anarco-collettivisti, favorevoli a partecipare alle agitazioni operaie e partigiani dell’organizzazione; alla partenza di Malatesta per l’Europa, gli antiorganizzatori presero il sopravvento nel movimento anarchico, e per molti anni a seguire attaccarono il leader italiano accusandolo di essere un maniaco dell’organizzazione, un intrigante e un federalista ridicolo. Sarà solo dopo l’arrivo di Pietro Gori, e la sua battaglia ideale e politica contro l’individualismo e il confusionismo, che si formò la Federacion Obrera Regional Argentina e il movimento assunse quella direzione raccomandata sia da Pietro Gori che da Errico Malatesta.
Ricordiamo che l’attività di Pietro Gori in Argentina è multiforme: oltre all’azione sindacale e alla lotta politica in senso stretto, collabora a giornali e riviste, impartisce lezioni di criminologia in varie Università, fonda la rivista “Criminalogia moderna”, dove sostiene l’influenza dell’ambiente sociale, della miseria e della degradazione morale nel delitto, che influenzerà anche gli ambienti intellettuali di Buenos Aires.
Il Primo Maggio oggi è una festa come le altre, i governi, la chiesa, i partiti fanno di tutto per nascondere la natura internazionale, proletaria, rivoluzionaria.
Il Congresso Operaio Internazionale, riunito a Parigi nel 1889, accetta la proposta delle organizzazioni operaie degli USA per una giornata internazionale di lotta per le otto ore di lavoro, giornata da tenersi ogni primo di maggio, per ricordare la manifestazione operaia repressa nel sangue tre anni prima a Chicago e i cinque anarchici, Engel, Fischer, Lingg, Parsons e Spies, impiccati l’11 novembre del 1887 come organizzatori della manifestazione.
Pietro Gori sarà processato una prima volta nel 1887 per un’ode scritta in onore dei Martiri di Chicago, che secondo l’accusa aveva spinto i popolani livornesi a dare l’assalto prima alle navi statunitensi in porto, e poi alla questura, dove si diceva fosse nascosto il console nordamericano.
Il primo arresto, invece, avvenne in conseguenza della manifestazione del Primo Maggio 1890, quando la manifestazione di lavoratori e studenti fu duramente repressa.
Da quell’anno in poi Pietro Gori avrà un ruolo di primo piano nelle manifestazioni del Primo Maggio, quando non sarà in carcere, per le rappresaglie poliziesche.
Nel 1895, durante il primo esilio, è a Londra dove partecipa come oratore assieme a Kropotkin e a Luisa Michel ad una manifestazione oceanica, nel 1896 è a Kansas City, dove ascolta operai di diverse nazionalità cantare “Nostra patria è il mondo intero”.
Nelle campagne pisane, a La Spezia, all’Ardenza, Pietro Gori viene continuamente chiamato ad illustrare le ragioni del Primo Maggio, le ragioni delle lotte dei lavoratori, il legame tra le lotte per i miglioramenti immediati e la Rivoluzione Sociale che darà vita ad una società senza sfruttatori né oppressori.
Pietro Gori sosterrà queste ragioni, oltre che in comizi e conferenze, con opere teatrali e con l’Inno del Primo Maggio, sull’aria del Coro del Nabucco, che sarà a lungo cantato, insieme all’Inno dei Lavoratori, nelle manifestazioni del Primo Maggio.
Ma la ragione principale per cui dobbiamo essere grati a Pietro Gori è che difese, contro le proposte rinunciatarie dei socialisti legalitari, le ragioni dello sciopero generale, della giornata internazionale di lotta.
E’ bene ricordare che in quegli anni il Primo Maggio non era una giornata di festa, in nessuna parte del mondo, e organizzare delle manifestazioni operaie per quel giorno significava organizzare degli scioperi che, nella maggior parte degli Stati e anche in Italia, erano illegali. Nel 1891, alla vigilia del Primo Maggio, i socialisti legalitari, guidati da Camillo Prampolini, proposero di spostare la data alla prima domenica di maggio, evitando così la fermata del lavoro. Gli anarchici, e fra essi Pietro Gori, rivendicarono il carattere di giornata di lotta e le manifestazioni, anche se non ebbero il carattere insurrezionale che molti si aspettavano ebbero comunque un grande successo.
La proposta di Prampolini non nasceva dal nulla, il partito socialdemocratico tedesco, guidato dal segretario di Engels Karl Kautsky, proporrà al congresso di Bruxelles della Seconda Internazionale di spostare la ricorrenza alla prima domenica di maggio. La proposta verrà respinta, mantenendo il carattere originale del Primo Maggio, grazie all’impegno dei delegati anarchici presenti.
Ricordare Pietro Gori, quindi, è un modo per ricordare il carattere proletario, internazionale, rivoluzionario del Primo Maggio.
Pietro Gori seppe trasformare l’immagine dell’anarchismo, liberandolo dal cliché del bombarolo e del violento caro ai poliziotti e ai giornalisti prezzolati, diventando l’alfiere dell’anarchismo operaio e organizzatore. Quando inizia la sua attività politica, per i liberali al governo, sia moderati che conservatori, gli anarchici erano pericolosi miscredenti dediti alla distruzione della società, piuttosto che come sovversivi politici che cercavano di guidare gli operai e i contadini oppressi in rivolta. Tutti i gruppi parlamentari concordavano sul fatto che l’anarchismo non era una genuina filosofia politica, e che il diritto di assemblea e le altre libertà garantite dallo Statuto albertino non si applicavano ad uomini che non combattevano per un principio o per un’idea, ma per il piacere di distruggere la società. Cesare Lombroso, con la sua antropologia criminale, dà una veste scientifica ai pregiudizi di una classe dominante gretta e autoritaria.
Pietro Gori combatte sul piano teorico la concezione del Lombroso, sostenendo che è la società a creare le condizioni materiali del delitto, con la miseria, l’ignoranza, la degradazione sparse a piene mani fra gli sfruttati, e combatte sul piano politico la persecuzione degli anarchici, ricordando ai liberali le promesse mancate. L’alba del nuovo secolo vedrà in nuovo clima politico, dove il movimento anarchico sarà più o meno tollerato: questa nuova situazione è un prodotto sia delle revolverate di Monza, che della propaganda degli anarchici, a cui Pietro Gori diede un contributo fondamentale.
Una figura così complessa viene tirata per la giacca da tutte le parti, dalle istituzioni che spesso lo celebrano solo per costruire l’evento locale, anche da organizzazioni politiche che dall’anarchia sono distanti. Ma il messaggio di Gori è puro e inequivocabile e noi anarchici siamo fieri di esserne gli eredi.