Sabato 8 settembre a Trieste si è svolta la prima iniziativa di piazza contro l’apertura dei CPR (centri di permanenza per il rimpatrio) in regione. Difatti secondo il piano del governo dovrebbero aprirne più di uno per regione e il Friuli-Venezia Giulia si è già candidato a ospitarne uno per provincia. Il primo ad aprire dovrebbe essere quello a Gradisca d’Isonzo, nella stessa struttura dove sorgeva fino al 2013 il CIE (poi chiuso dopo essere stato distrutto dai migranti) e dove vi è anche un Cara (non si sa se destinato alla chiusura o meno). I lavori di sistemazione sono stati assegnati direttamente al genio militare e il lager dovrebbe aprire a inizio 2019.
Per ribadire la contrarietà all’apertura di qualsiasi CPR, ovunque siano ubicati, dal mese di agosto è iniziato nel capoluogo giuliano un percorso dal basso che ha visto delle affollate assemblee pubbliche hanno portato all’iniziativa di sabato scorso.
Il presidio si è svolto per tutto il pomeriggio in mezzo al palazzo della regione e quello della prefettura con la partecipazione di quasi 150 persone. E’ stata una presenza molto comunicativa con vari interventi al microfono, striscioni, volantinaggio e cartelloni informativi. Spropositata la presenza di polizia e guardia di finanza in antisommossa. Dopo un paio di ore il presidio si è trasformato in un assemblea divisa in due gruppi di lavoro, uno specifico per la lotta contro i CPR e uno sulla lotta contro le frontiere (il confine italo-sloveno sebbene meno “caldo” di quello italo-francese è comunque attraversato quotidianamente da decine di persone in viaggio verso l’europa).
Molte le idee sul piatto su come proseguire la lotta e non mancheranno a breve nuove iniziative.
Un compagno